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Qualcuno sciolga i nodi della rete in cui siamo finiti imbrigliati

L’avevamo detto nell’ormai lontano 2000, l’avevamo scritto e abbiamo continuato a scriverlo in più occasioni: la mancanza di regole nell’uso dei sistemi informatici avrebbe portato a pericolose derive. Purtroppo avevamo, ancora una volta, ragione nel segnalare un pericolo e nel chiedere, in difesa della legalità e della libertà di tutti, che non fosse consentito nessun sistema di informazione e di comunicazione che non rispondesse ad un minimo di regolamentazione e di certezza della privacy.

Sapevamo che, in una società mondializzata, l’assenza di regole condivise avrebbe portato al sopruso ed alla manipolazione, di notizie e di coscienze, e che l’incapacità, dei più, di saper decodificare i messaggi avrebbe generato confusioni e falsità scambiate per verità.

Sulla rete hanno viaggiato indisturbati, per anni, terroristi a caccia di adepti e veicolatori di insegnamenti per uccidere e per sterminare persone inermi, criminali di varia natura, dai trafficanti di armi e di uomini agli spacciatori di droga e di medicinali contraffatti, pedofili incalliti e piccoli frustrati che con i loro insulti hanno turbato la vita di molti, specialmente donne. Sulla rete indisturbati truffatori hanno carpito la fede dei molti sprovveduti, diventati vittime di truffe, e troppi ragazzini hanno potuto acquistare stupefacenti e rimanere invischiati in giochi erotici, crescendo nel mito del bullismo e della violenza fine a se stessa. Molte le vittime, enormi i danni non solo economici.

In questi giorni la realtà ci conferma, con i dati rubati almeno a 72milioni di persone (ma la cifra appare destinata a crescere in modo esponenziale), che quanto avevamo preannunciato si è, purtroppo, puntualmente verificato! Il bello della rete, e cioè mettere in comunicazione mondi lontani, aumentare la cultura, contrastare l’ignoranza ed i regimi dittatoriali, far crescere le possibilità di aiuto sanitario ed umanitario, favorire lo scambio di idee e speranze, è stato in gran parte vanificato da quella mancanza di regole comuni che hanno consentito un uso troppo spesso criminale dei sistemi informatici. I nostri dati sensibili non solo sono di libero accesso agli hacker, che possono manipolare dati bancari o interrompere quando vogliono il traffico aereo ed inserirsi nelle intelligence degli Stati, ma sono anche utilizzati per modificare gli assetti politici ed istituzionali e per arricchire a dismisura coloro che della loro scoperta geniale hanno fatto un business illegale. Poi, beffa nella beffa, paghiamo i garanti della privacy…

Mentre, non solo in Italia, diventa sempre più difficile formare un governo che capisca come governare, qualcuno si chieda come fare ad insegnare ai cittadini, partendo da più piccoli, l’utilizzo consapevole della rete e come trovare, in modo globale, una regola comune che impedisca che pochi controllino, utilizzino e decidano della vita di tutti gli altri.

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