Attualità

Singapore: la negazione della democrazia

Quali valori trovano sempre una tutela all’interno di una democrazia liberale? Quale pericolo corre veramente un sistema democratico in relazione alla decisioni dei governi nella problematica gestione della pandemia?

La forte contrapposizione, infatti, si esprime ormai quasi come una guerra di posizione e sempre più ideologica tra i due schieramenti, “vaccinati e sì green pass” contrapposti ai “no vax e no green pass”, e sta esasperando le posizioni spingendo i manifestanti ad inutili e controproducenti forme ripetute di protesta sempre più invasive i cui costi ricadono sempre sulle attività del centro storico.

Contemporaneamente la compagine opposta e quella di maggioranza si avvicinano sempre più a soluzioni assolutamente incompatibili con uno Stato democratico e con l’unico inconfessabile obiettivo di annullare l’avversario. Viceversa un liberale, magari vaccinato e titolare di green pass, rimane sempre fedele ai propri ideali e quindi consapevole del loro valore e conseguentemente non proporrà MAI, cosa che in Italia da tempo viene suggerita, di chiedere il pagamento delle spese sanitarie a coloro non ancora vaccinati adottando il modello di Singapore. A sostegno di questa antidemocratica tesi adottata dallo stato insulare si indicano le conseguenze per la gestione del sistema sanitario nazionale del costo giornaliero di un paziente in terapia intensiva (oltre 1.600 euro) in contrapposizione al costo del vaccino (circa 20 euro).

Partendo da questo semplice confronto relativo ai costi emerge come la “nuova” coscienza democratica si ponga non tanto in rapporto alla validità degli stessi quanto al loro impegno economico. Si assiste quindi ad una banale “monetizzazione” di un diritto alla salute il quale è tutelato ma fino a quando non si oltrepassi una soglia di “sostenibilità economica” per il SSN.

All’interno di una democrazia liberale, invece, i diritti fondamentali, specialmente come quello alla salute, non possono risultare soggetti a nessuna valutazione di costo economico ma salvaguardati in quanto espressione della stessa democrazia.

Fedele a questo concetto di assetto democratico, allora, il diritto alla salute non dovrebbe venire sottoposto ad una valutazione da parte dello Stato e di chi in suo nome opera (https://www.ilpattosociale.it/attualita/il-sistema-sanitario-nazionale-ed-il-paradosso-progressista/). Singapore, invece, rappresenta ora la prima pericolosa deriva verso uno Stato etico nel quale il diritto fondamentale alla salute viene sottoposto ad una valutazione da parte dello Stato per essere considerato valido ed applicabile.

Sottoporre, quindi, ad una valutazione il legittimo diritto all’assistenza sanitaria da parte dello Stato in relazione alla congruità dei comportamenti del paziente rispetto al protocollo definito dallo Stato stesso rappresenta di per sé la fine della garanzia democratica.

Contemporaneamente si sancisce così l’ingresso in pompa magna all’interno di uno Stato etico, nel quale i diritti risultano tali in relazione solo ed esclusivamente alla aderenza ad un modello statale predefinito e magari nella italica versione essere al di sotto della soglia di sostenibilità economica PRECEDENTEMENTE indicata dallo Stato.

All’interno di una istituzione etica emerge evidente come prenda di nuovo forma ed espressione quella ideologia socialista già disintegrata dalla storia la quale ora ha modificato la propria definizione (certo non la sostanza) in politicamente corretto.  Un pericolosissimo declino etico ed ideologico all’interno del quale il diritto diventa soggetto ad analisi e validazione statale invece di venire considerata tale. In altre parole, avanza il pericoloso principio in base al quale lo Stato diventa non più la somma di una perfettibile e democratica separazione dei poteri ma esso stesso diventa ed opera come entità etica suprema ed autonoma e nuovo soggetto istituzionale come sintesi suprema degli altri poteri indicando le procedure da seguire affinché i diritti poi vengano riconosciuti in relazione alla loro rispondenza ai protocolli statali.

Si passa ad uno Stato supremo risultante dall’espressione di un’ideologia massimalista e prevaricatrice. Una deriva che da anni nel nostro Paese annovera già parecchi sostenitori tra i cosiddetti “progressisti”, i quali rappresentano in modo ormai inequivocabile quella mancanza del minimo sindacale di bagaglio culturale democratico per ricordarsi come un principio ed un diritto democratico valgano in quanto tali e non possano essere soggetti ad alcuna valutazione etica o morale e tanto meno di sostenibilità economica.

Singapore rappresenta perciò un primo pessimo passo verso questo declino antidemocratico dello Stato e contemporaneamente la prima forma istituzionale di reale supremazia dello stato sui diritti del singolo cittadino.

All’interno di uno stato liberale e democratico, viceversa, il diritto alla salute, come ogni altro diritto tutelato dalla carta costituzionale, non può essere mai sottoposto ad una valutazione di merito dello stato per ottenere la propria applicazione. Mai.

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