Vil razza dannata
Agli amanti della lirica, e non solo, è nota la frase dell’opera Il Rigoletto, dell’imperituro Giuseppe Verdi, “cortigiani vil razza dannata”.
Siamo ovviamente ben contenti che il termine razza esca dal vocabolario quando il termine è usato per definire persone di un colore, di una religione, di un territorio o di un altro.
Siamo certi che il legislatore saprà come affrontare il problema per gli animali, distinti in razze diverse anche se appartenenti a categorie che hanno aspetti comuni: la mucca è un mammifero come la tigre ma non vanno confuse.
Il problema si fa più complesso quando dobbiamo riferirci a quei cortigiani citati nel Rigoletto che hanno anche oggi tanti loro simili che vivono tra noi, dalle pieghe della politica al mondo degli affari, in ogni campo della società.
Il problema diventa poi insolubile se dobbiamo, per forza, parlare di “esseri” come Alessandro Impagnatiello che ha ucciso la fidanzata ed il suo bambino di sette mesi, e dei tanti altri, veramente troppi, che hanno trucidato, violentato, persone inermi, di coloro che, attraverso la grande criminalità, lo spaccio di droga, hanno distrutto migliaia, decine di migliaia di vite.
Come riverirci a costoro se non con dicendo razza infame, razza dannata,” vil razza dannata”?