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Gli italiani leggono le news sempre più online

Una fotografia in chiaroscuro, tra crescita continua di dispositivi digitali e del web, declino della carta stampata e bisogno di sicurezze nell’informazione, èquella che offre il 18/o rapporto Censis sulla comunicazione, intitolato ‘I media delle crisi’ (la pandemia e la guerra, ndr) presentato a Roma.

Venendo ai numeri, resta stabile nel 2022 il pubblico della televisione, guardata dal 95,1% degli italiani, con il forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv arrivano al 52,8%, +10,9% in un anno) e il boom della mobile tv, passata dall’1% di spettatori nel 2007 al 34% di oggi. I radioascoltatori sono il 79,9% degli italiani, stabili da un anno all’altro, con la fruizione attraverso lo smartphone sempre più rilevante (29,2%, +5,4% in un anno).

Tra le voci negative del rapporto, realizzato con la collaborazione di Intesa SanPaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Windtre, il continuo declino dei media a stampa: i quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, si sono ridotti al 25,4% nel 2022. Si registra ancora una limatura dei lettori dei settimanali (-1,6%) e dei mensili (-0,6%). Gli utenti dei quotidiani online invece sono il 33% degli italiani (+4,7% in un anno) mentre il 58,1% (+4,3%) utilizza i siti web d’informazione generici. Dopo un breve arresto del calo di lettori di libri nel 2021, gli italiani che oggi leggono libri cartacei sono il 42,7% del totale (-0,9% rispetto allo scorso anno e -16,9% rispetto al 2007). La flessione è parzialmente compensata dall’aumento dei lettori di e-book, pari al 13,4% degli italiani (+2,3%). La spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio crollo (-37,7% rispetto al 2007).

Tra il 2021 e il 2022 c’è un forte aumento dell’impiego di internet (88% di utenza, +4,5%), mostrando una perfetta sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone (l’88,0%: +4,7%). Lievitano all’82,4% gli utenti dei social network (+5,8% in un anno). Tra i giovani (14-29 anni) cresce l’impiego delle piattaforme online: il 93,4% usa WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. C’è un forte incremento dei giovani utenti di TikTok (54,5%), Spotify (51,8%) e Telegram (37,2%). In flessione, invece, Facebook (51,4%) e Twitter (20,1%). Tra il 2007 (l’ultimo anno prima della grande crisi del 2008) e il 2021, la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato un vero e proprio boom (+572,0%) e quella dedicata all’acquisto di computer, audiovisivi e accessori è più che raddoppiata (+138,9%).

I media “considerati più affidabili nell’ultimo anno sono nell’ordine, radio, tv e carta stampata; mentre all’ultimo posto ci sono i social network – spiega Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis -. Fare un forte ricorso ai media digitali non vuole dire attribuirgli un alto grado di credibilità”. Rispetto però al modo in cui sono stati raccontati pandemia e guerra in Ucraina, “scende il livello di fiducia verso i media tradizionali, mentre sale quello verso i social». Ad esempio “quasi il 72% degli utenti della tv ha critiche per come sono stati affrontati questi temi”. Inoltre Il 60,1% degli italiani ritiene legittimo il ricorso a una qualche forma di censura: in particolare, per il 29,4% non dovrebbero essere diffuse le fake news accertate; per il 15,7% le opinioni intenzionalmente manipolatorie e propagandistiche; per il 15% i pareri espressi da persone senza competenze per parlare. Al contrario, per il 39,9% non è mai giustificata alcuna forma di censura. “Questo sulla censura è l’elemento meno atteso – commenta il presidente del Censis Giuseppe De Rita – significa che le persone hanno bisogno di sicurezza. Se non c’è questa si va incontro a un degrado crescente dell’informazione”.

Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset, è “convinta che i media tradizionali, percepiti come di riferimento, offrano ancora un ambito di confidenza perché sono un ambiente regolamentato, dove c’è una cultura della sicurezza”. Sul web, invece “la profilazione degli utenti favorisce l’esposizione delle persone alle fake news – spiega il direttore Marketing Rai Vincenzo Nepote – Penetrare con un’informazione più equilibrata a volte è difficile. Bisogna riuscire a creare un dialogo”.

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