All’interno di una strategia commerciale e di comunicazione per un’azienda non è tanto importante la realtà quanto la percezione della stessa. In questo contesto quindi un’impresa tende ad enfatizzare le proprie qualità con l’obiettivo di aumentare il valore del proprio prodotto e del brand attraverso una accorta strategia di advertising. La comunicazione rappresenta perciò uno degli strumenti principali finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo di evidenziare i propri contenuti valoriali all’interno di un mercato fortemente concorrenziale. Quando invece la comunicazione rappresenta uno strumento gestito da enti politici e governativi e si dimostra finalizzato alla realizzazione di un preciso disegno politico, ideologico e sociale usufruendo di questo sostegno economico-finanziario, allora la comunicazione diventa di per sé uno strumento antidemocratico.
In questo contesto l’obiettivo da conseguire è quello di modificare la stessa percezione della realtà, creando le condizioni per rendere possibile la percezione di una Fake Reality, proprio condizionata da quella ideologia favorita dai finanziamenti governativi.
Se una volta il principio era quello de “i fatti distinti dalle opinioni”, ora che ad intervenire sono gli stessi organi istituzionali e governativi la comunicazione stessa diventa uno strumento fuorviante la stessa realtà anche istituzionale.
In altre parole, attraverso una complessa rete di complessità ideologiche ed economiche si tende a diffondere una errata percezione dei diversi contesti, nei quali uno dei diversi schieramenti politici può avvalersi come giustificazioni le proprie teorie politiche ed ideologiche.
Proprio per questo motivo, la scandalo USAID presenta tutti gli elementi per diventare il più grande scandalo politico e mediatico che metterà in risalto quanti siano stati i giornalisti (si parla di oltre 6.000), i giornali ed i network (New York Times ed altri 700) ma anche le Ong ed associazioni politiche che sono state pagate, o se si preferisce finanziate, negli ultimi 14 anni da questa organizzazione governativa statunitense con l’evidente intenzione di addomesticarli.
L’obiettivo era quello di influenzare attraverso una attività informativa compromessa, ma di evidente ispirazione politically correct, l’opinione pubblica sulle più importanti questioni politiche (deriva autoritaria), ambientali (catastrofe ambientale) ed ideologiche (woke), fino alla elaborazione di strategie economiche (transizione energetica ed ecologica/mobilità elettrica).
Forse non tutti di beneficiari di questi finanziamenti, forse anche leciti ma certo con obiettivi assolutamente antidemocratici se finalizzati ad indirizzare l’attività informativa dei giornali e dei media verso un preciso obiettivo politico ed ideologico, potranno venire individuati, specialmente in Europa ed in particolare nel nostro Paese.
Un indizio investigativo alla loro identificazione è rappresentato, comunque, dalle posizioni politiche sostenute negli ultimi anni nel dibattito politico e mediatico nelle diverse sedi istituzionali sia in ambito europeo che nazionale. In particolare basterebbe ricordare tutti coloro che si sono battuti per una censura dei social media, spacciata come controllo sulle fake news, per individuare chi ideologicamente e politicamente si sia reso compromesso e reso complice di questa operazione orchestrata da Usaid per impedire e manipolare la libera circolazione delle opinioni quanto dei fatti e così di fatto instaurare una vera censura ideologica a favore di determinati movimenti ideologici e schieramenti politici. (*)
Il sostegno ad uno strumento di controllo e censura dei social media a favore di quegli organi di stampa istituzionali e alimentati finanziariamente rende evidente già ora chi sia stato compromesso con questi “incentivi economici” di USAID.
(*) https://www.ilpattosociale.it/attualita/fake-news-lo-strumento-per-introdurre-la-censura/