Fake news: lo strumento per introdurre la censura
Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli
Il monopolio assoluto dell’informazione una volta era espressione di professionalità facilmente individuabili ma al tempo stesso di interessi editoriali precisi, il cui legame molto spesso era celato in modo ambiguo e sotterraneo per la vicinanza ad interessi politici, ora sta venendo meno proprio per il grosso impatto dei social media che stanno radicalmente modificando l’intera architettura mediatica.
Ovviamente l’aumento esponenziale delle fonti, le quali solo successivamente possono essere indicate come non affidabili, se da una parte determina una maggiore pluralità contemporaneamente può determinare l’aumento anche delle fake news e della loro strumentalizzazione.
Andrebbe tuttavia ricordato come proprio la pluralità delle fonti permette di comprendere l’origine e la veridicità della notizia. Nel passato, invece, il loro ridotto numero non ha per questo assicurato la loro affidabilità e corrispondenza alla realtà, in quanto non verificabili dalla pluralità attuale.
Come sempre, solo il tempo ed il confronto democratico permetteranno di trovare, quindi solo ex post, un equilibrio in grado di raggiungere una convivenza tra la pluralità delle fonti e delle notizie.
Il tentativo, appoggiato dai principali organi politici progressisti, della Commissione Europea di imporre un paradigma preciso che determini ed individui ex ante una fake news rappresenta semplicemente un reale e pericoloso attacco alla pluralità democrazia dei media da parte di quel mondo istituzionale nazionale ed europeo, il quale, non riuscendo più a gestire come una volta i flussi di informazioni a proprio vantaggio, cerca di eliminarli introducendo una esplicita forma di censura ingiustificabile per qualsivoglia motivazione.
La pluralità come concetto e principio presenta sempre dei costi, ma il tentativo di eliminarla in nome di una falsa ricerca della verità si dimostra decisamente più pericolosa ed espressione di una volontà autoritaria e totalitaria che si credeva “patrimonio culturale” delle deleterie derive ideologiche del secolo scorso come il nazismo ed il comunismo.
Indifferentemente dall’obiettivo che si dichiara di voler raggiungere il controllo dell’informazioni altro non è che la classica censura espressione di una volontà politica antidemocratica ed autoritaria.