La Ue pronta a versare altri 3 miliardi alla Turchia perché blocchi i flussi migratori verso l’Europa
L’Ue dovrebbe pagare altri 3 miliardi di euro per mantenere i rifugiati in Turchia, nonostante le preoccupazioni sul regime turco, ha affermato la Commissione europea, aggiungendo anche che l’Unione dovrebbe pure mettere «pressione» sugli Stati africani e asiatici per riprendersi i loro cittadini indesiderati dall’Ue.
I 3 miliardi di euro saranno finanziati con 1 miliardo di euro dal bilancio dell’Ue e il resto dagli Stati membri, come nella precedente tranche da 3 miliardi di euro, conclusasi nel 2017. Lo stanziamento è destinato all’alloggio, l’educazione e l’assistenza medica ai 3 milioni di rifugiati ora in Turchia, secondo quanto sostenuto da Dimitris Avramopoulos, annunciando la proposta dell’esecutivo comunitario. Lo stesso Avramopoulos ha esortato gli Stati membri a sostenere la proposta, nonostante la linea della Turchia verso l’Unione Europea e la scarsa considerazione per i diritti umani del presidente Recep Tayyip Erdogan, ricordando che il precedente pacchetto aveva portato a una «chiara e consistente» riduzione di migranti irregolari dalla Turchia alla Grecia. «È nell’interesse della Turchia e dell’Unione europea avere questo accordo e questo accordo dovrebbe continuare ad esistere come prima”, ha detto ancora Avramopoulos, riferendosi all’accordo Ue-Turchia del 2016 sui migranti.
Dal luglio 2016, però, la repressione di Erdogan ha condotto la Turchia ad imprigionare anche cittadini tedeschi e, recentemente, due soldati greci (che, a detta di Atene, avevano attraversato per caso il confine terrestre greco-turco). Avramopoulos, politico greco, ha esortato Erdogan a liberare i militari detenuti: «Nessuna persona logica direbbe che la sicurezza di un Paese era a rischio perché due soldati si erano allontanati oltre il confine» ma ha anche riconosciuto che secondo i revisori dell’Ue gli ultimi 9 miliardi di fondi europei per la Turchia, candidata all’adesione, hanno avuto un «effetto limitato» nel contribuire a creare uno Stato di diritto e democrazia nel Paese destinatario.