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Corruzione, abuso di potere e molto altro

E’ una esperienza che sempre si ripete nella storia il fatto

che qualsiasi uomo abbia del potere è portato ad abusarne.

Montesquieu

Nei primi giorni di questo mese la Commissione europea ha pubblicato il rapporto ufficiale sull’Albania per il 2022. Nei precedenti rapporti si evidenziavano sempre “i successi ed i positivi risultati raggiunti”. Si evidenziava e si sottolineava anche “il massimo impegno del governo albanese”, grazie al quale erano stati conseguiti dei “continui progressi” nel percorso come Paese candidato per l’adesione nell’Unione europea. Ma, diversamente dai precedenti, il rapporto per il 2022 sull’Albania, per la prima volta dal 2014, evidenzia alcune problematiche. Problematiche dalle qualli, nonostante il “linguaggio diplomatico” usato da coloro che hanno redatto il rapporto, si capisce che non possono essere solo quelle elencate. Si capisce, in base ad un sano ragionamento, che quelle sono causate da altre problematiche, non evidenziate nel rapporto, ma che, purtroppo, sono ben presenti, gravi e preoccupanti. Si, perché, se si afferma che “…Le misure contro la corruzione continuano ad avere, in generale, un limitato impatto”, si capisce che la corruzione è stata ben presente in Albania anche prima. Era presente anche negli anni precedenti, quando non risultava per niente nei rapporti della Commissione europea sull’Albania. Chissà perché?! Si sa però, in base a molte esperienze da altri Paesi, che la corruzione non può nascere e diventare un problema solo in pochi mesi. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito e a più riprese di certi rapporti “molto positivi”, zuccherati e per niente realistici della Commissione europea sull’Albania. Così come è stato informato anche dei palesi “atteggiamenti protettivi” dei massimi rappresentanti istituzionali della Commissione europea nei confronti del primo ministro albanese (Era troppo presto per dimenticare, 6 marzo 2017; Irresponsabili falsità e fandonie da Bruxelles, 11 dicembre 2017; Di nuovo falsità e fandonie da Bruxelles, 26 marzo 2018; Soltanto per merito, 23 aprile 2018; Patti con Satana e irritanti bugie, 3 giugno 2019; Ciarlatani e corrotti di alto livello istituzionale; 19 dicembre 2022 ecc..). Ma qualcosa dovrebbe aver costretto coloro che hanno redatto ed approvato il rapporto della Commissione europea sull’Albania per il 2022 ad elencare alcune delle problematiche, ma certamente non tutte. Forso i clamorosi scandali milionari che si susseguono e che coinvolgono direttamente i massimi livelli del potere politico ed istituzionale, primo ministro compreso. Scandali che non possono più “sfuggire” all’attenzione di chi di dovere anche nella Commissione europea. O forse si tratta di una nuova “strategia d’approccio”? Chissà. Sarà il tempo però, quel perenne galantuomo, che chiarirà tutto e ce lo farà sapere. A proposito di “strategie”, l’autore di queste righe ricorda e cita spesso una frase molto significativa e sempre attuale, tratta dal noto romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Una frase detta da Tancredi allo zio, il principe di Salina, mentre in Sicilia stavano avanzando i garibaldini. “Zio, se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”!

Nel sopracitato rapporto, per il 2022, della Commissione europea sull’Abania si afferma, altresì, che “Nei confronti degli alti rappresentanti (delle istituzioni governative e statali; n.d.a.) ci sono state alcune condanne definitive per delle accuse di corruzione, ma fino ad adesso nessuna condanna si riferisce alla qualifica degli atti di corruzione come un crimine grave”. Una simile constatazione evidenzia però una ben più grave realtà, sull’esistenza della quale sono direttamente responsabili sia le strutture specializzate del governo, che quelle del sistema “riformato” della giustizia. Si capisce perciò che chi ha l’obbligo costituzionale, legale ed istituzionale di combattere la corruzione non ha fatto ancora il proprio dovere. Lo afferma, sempre con il solito “linguaggio diplomatico”, anche il rapporto per il 2022 sull’Albania, quando si riferisce alla Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata. Una struttura, quella costituita nel novembre 2019, nell’ambito della ristrutturazione del sistema “riformato” della giustizia, che è presentata come un “vanto” sia dal primo ministro albanese che dai soliti “rappresentanti internazionali” in Albania. Nel rapporto per il 2022 della Commissione europea sull’Albania si afferma che quella struttura “deve avere un approccio proattivo per lottare contro la corruzione negli alti livelli”. E poi, sempre riferendosi alla stessa struttura, si evidenzia che ci sono dei “disaccordi tra l’alto numero delle indagini e il numero delle condanne definitive”. Soprattutto quando le persone ufficialmente denunciate e indagate sono molto altolocate. Primo ministro in testa. Anzi la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata sarà veramente e realmente credibile, sarà un vanto per tutti, quando, in base alla legge e solo alla legge, aprirà e svolgerà delle indagini incondizionate, serie e professionali proprio a carico di quelle persone altolocate, partendo dal primo ministro. Anche perché quanto sta accadendo in Albania durante questi ultimi anni porta direttamente al primo ministro! Almeno istituzionalmente.

Nel sopracitato rapporto si evidenzia anche che “L’aumento del numero delle condanne definitive dei funzionari di alto livello deve essere una priorità importante”. Ma, fatti accaduti e che stanno tuttora accadendo, fatti documentati e denunciati pubblicamente testimoniano che, purtroppo, la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata sia stata molto selettiva nei casi trattati, “mettendo in soffitta” tanti casi molto sensibili e pubblicamente denunciati. Le cattive lingue da tempo stanno dicendo che quella struttura è direttamente controllata dal primo ministro e/o da chi per lui. Elencando anche molti casi significativi e pubblicamente noti. E, come sempre, le cattive lingue difficilmente sbagliano in Albania. Si capisce però che la corruzione esiste ed è diffusa, partendo dai più alti livelli del potere politico, dell’amministrazione pubblica, centrale e/o locale e delle istituzioni governative e statali e si sta cercando, da chi di dovere, di trattarla non con la dovuta responsabilità e serietà. In più, non essendo qualificata la corruzione “un crimine grave” in nessuna delle condanne fatte, come si evidenzia nel rapporto, testimonia una perfida e ben ideata “strategia protettrice” per tutti, nel malaugurato caso ci si dovesse affrontare con l’accusa di corruzione. E potrà capitare a molti, visto che si tratta di un fenomeno così diffuso.

Ma la corruzione non è e non poteva essere, purtroppo, la sola seria preoccupazione in Albania. Si, perché fatti accaduti e che stanno tuttora accadendo, fatti documentati e pubblicamente denunciati alla mano, testimoniano palesemente che è altrettanto grave e preoccupante anche l’abuso del potere conferito, partendo sempre dai più alti livelli del potere politico ed istituzionale, per poi diffondersi, gerarchicamente, su tutti i livelli subordinati. Purtroppo, nel rapporto ufficiale della Commissione europea sull’Albania per il 2022 non si fa nessun chiaro e dovuto riferimento al abuso del potere. Così come non si fa nessun chiaro e dovuto riferimento neanche ad un’altra grave, preoccupante e pericolosa problematica, come quella del riciclaggio del denaro sporco. Denaro proveniente non solo dalla diffusa corruzione, ma anche e soprattutto dalle attività della criminalità organizzata locale ed/o internazionale. Così come non si fa nessun chiaro riferimento neanche ad altre gravi, preoccupanti e pericolose problematiche, vissute e sofferte quotidianamente in Albania. Alcune delle quali contestate in precedenza anche da alcuni rappresentanti della stessa Commissione europea. Come il disegno di legge sull’amnistia fiscale, ma anche sui cosiddetti “passaporti d’oro”, oppure sugli appalti del tutto non trasparenti, in palese violazione con le leggi in vigore in Albania. E anche con quanto è previsto nell’Accordo di Associazione e Stabilizzazione dell’Albania con l’Unione europea, entrato in vigore nell’aprile 2009. Il caso del porto di Durazzo ne è una palese e molto significativa dimostrazione e testimonianza di una simile violazione di quell’Accordo. Il nostro lettore, anche di tutti questi casi è stato sempre e a tempo debito informato durante questi ultimi anni. Chissà perché non sono stati evidenziati tutti questi casi però nel rapporto per il 2022 della Commissione europea sull’Albania?!

Nel 1989, durante il vertice G7 di Parigi, è stata costituita una struttura ormai nota come FATF (Financial Action Task Force on Money Laundering, n.d.a.), nota anche come GAFI (Gruppo di Azione Finanziaria; n.d.a.). Gli Stati membri del G7, preoccupati dalle simili realtà con le quali si dovevano affrontare, decisero di combattere insieme i reati dovuti ai finanziamenti delle attività illecite, al riciclaggio del denaro sporco ed al finanziamento delle attività terroristiche, dovunque si presentassero. Perciò FATF rappresenta e funziona come una struttura intergovernativa. Partito con soli 7 membri nel 1989, attualmente FATF annovera 39 membri. Ci sono anche altri Paesi e organizzazioni specializzate internazionali che figurano come membri associati e come membri osservatori. Nel 1997 è stato costituito un’altra struttura nota come MONEYVAL (Committee of Experts on the Evaluation of Anti-Money Laundering Measures and the Financing of Terrorism – Comitato d’Esperti per la Valutazione delle Misure contro il Riciclaggio di Denaro e il Finanziamento del Terrorismo; è una struttura di monitoraggio del Consiglio d’Europa; n.d.a.). Si tratta di una struttura specializzata del Consiglio d’Europa che ha come compito principale quello di combattere il riciclaggio del denaro. In più MONEYVAL collabora strettamente con FATF, usando ed applicando i suoi stessi standard. Ebbene, sia FATF che MONEYVAl da anni hanno rapportato l’Albania come uno dei Paesi problematici per il riciclaggio del denaro sporco. Ragion per cui hanno inserito l’Albania nella cosiddetta “zona grigia” dal 2020. Il che significava che l’Albania deve essere un Paese “sorvegliato e sotto un allargato monitoraggio”. Bisogna sottolineare che secondo le normative che regolano il funzionamento di MONEYVAL, si stabilisce che “Gli Stati possono essere messi sotto sorveglianza allargata nel caso in cui si identificano delle serie incompatibilità con gli standard….”. Ma niente di tutto ciò è stato evidenziato nel rapporto per il 2022 della Commissione europea sull’Albania! Chissà perché?!

Chi scrive queste righe è convinto che la corruzione, l’abuso di potere conferito, a tutti i livelli, il riciclaggio del denaro sporco e molto altro sono, purtroppo, delle realtà preoccupanti e pericolose non solo per l’Albania, ma anche per altri Paesi. Italia compresa. Chi scrive queste righe è altresì convinto, sempre fatti accaduti, documentati e pubblicamente denunciati alla mano, che il primo ministro albanese è, almeno istituzionalmente, il diretto responsabile di queste realtà. Lui che è il rappresentante istituzionale di una pericolosa alleanza tra il potere politico, la criminalità organizzata e determinati raggruppamenti occulti locali ed internazionali. Il nostro lettore, è stato informato di molti fatti inconfutabili, che portano ad una simile conclusione.

Chi scrive queste righe pensa che di queste realtà gravi, preoccupanti e molto pericolose devono essere ben informati anche tutti i rappresentanti statali, governativi ed istituzionali europei ed altri quando programmano di incontrarsi, anche per poco, con il primo ministro albanese. Chi scrive queste righe pensa che doveva essere stata ben informata anche la Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, che nei giorni scorsi ha accettato “l’invito amichevole” proprio del primo ministro albanese per passare alcuni giorni insieme nella costa ionica dell’Albania. Un’occasione ghiotta quella per l’anfitrione che, come sempre quando si trova in difficoltà, cerca di approfittarne. E lui, bugiardo e ingannatore innato e senza nessun freno morale, si è sentito in questi giorni un “fratello d’Italia”, riferendosi al partito della presidente Meloni. Mentre con il suo operato dà ragione alla convinzione di Montesquieu cheè una esperienza che sempre si ripete nella storia il fatto che qualsiasi uomo abbia del potere è portato ad abusarne”.

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