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Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile

Niente provoca più danno in uno Stato del fatto che i furbi passino per saggi.

Francis Bacon

Timoteo è stato uno dei fedeli compagni dell’apostolo San Paolo durante il suoi viaggi missionari nei territori dell’Asia Minore e della Grecia antica per evangelizzare le popolazioni locali. Questo ci confermano le Sacre Scritture. L’apostolo Paolo considerava Timoteo come il “suo vero figlio nella fede”. Nel Nuovo Testamento sono state inserite anche le due lettere scritte da San Paolo a Timoteo. Lettere che, riferendosi agli Atti degli Apostoli e a testimonianze di storici dell’epoca, risulterebbero essere state scritte nel periodo in cui San Paolo si trovava a Roma, mentre Timoteo era ad Efeso, dove divenne anche il primo vescovo. Lo afferma Eusebio, consigliere e biografo del’imperatore Costantino I, nella sua opera “Storia ecclesiastica”. Secondo Eusebio Timoteo, sarebbe morto lapidato per aver pubblicamente condannato il culto di Dionisio, il dio dei greci antichi che si identificava come il “dio dell’estasi, del vino, dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi”.

Nella sua prima lettera l’apostolo Paolo consiglia al suo discepolo cosa si doveva fare per la nuova Chiesa che lui e i suoi compagni, Timoteo compreso, stavano costituendo. Mentre nella seconda lettera, San Paolo consigliava a Timoteo di essere molto attento alle preoccupanti situazioni che potevano essere causare dai corrotti e dagli imbroglioni, i quali andavano affrontati con coraggio e anche con abnegazione. In quella lettera, tra l’altro, l’apostolo consigliava al suo giovane amico di diventare testimone e di trasmettere le verità da lui vissute e sofferte. L’apostolo Paolo scriveva a Timoteo: “Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.” (Seconda lettera di San Paolo a Timoteo; 2/2). Nel terzo capitolo della seconda lettera inviata a Timoteo, San Paolo si riferiva anche alla corruzione e ad altre serie e gravi realtà verificatesi in quel periodo in diverse parte dei territori, le cui popolazioni loro stavano cercando di evangelizzare. San Paolo iniziava quel capitolo scrivendo: “Or sappi questo: che negli ultimi giorni verranno tempi difficili, perché gli uomini saranno amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, scellerati, senza affetto, implacabili, calunniatori, intemperanti, crudeli, senza amore per il bene, traditori, temerari, orgogliosi, amanti dei piaceri invece che amanti di Dio, aventi l’apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza; da costoro allontanati” (Idem; 3/1-5). Poi, in seguito, l’apostolo avvertiva e anche consigliava Timoteo: “…i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso” (Idem; 3/13-14).

San Paolo scriveva quelle due lettere piene di constatazioni, di utili consigli e di avvertimenti a Timoteo circa venti secoli fa. Ma il contenuto di quelle lettere è attuale ed assume un valore molto importante anche nel periodo in cui viviamo. Quanto sta accadendo in Albania in questi ultimi anni lo conferma. Basterebbe rileggere i versetti sopracitati della seconda lettera per accorgersi. La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato degli ultimi sviluppi di uno dei più abusivi e clamorosi scandali tuttora in corso in Albania. Si tratta di quello che, da alcuni anni, è noto come lo scandalo dei tre inceneritori. Uno scandalo tramite il quale coloro che lo hanno ideato e messo in atto hanno abusato dei soldi pubblici. Da una provvisoria valutazione finanziaria risulterebbero sperperati milioni in uno dei Paesi più poveri dell’Europa. Ma, dati e fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, risulta che tutti e tre gli inceneritori non sono in funzione. Mentre per quello della capitale, nonostante non sia stato mai costruito, si pagano dei milioni, come se stesse bruciando i rifiuti. Invece sta “bruciando” tantissimi soldi pubblici ogni giorno. L’autore di queste righe scriveva lunedì scorso che “…Per tutta la scorsa settimana, l’attenzione dell’opinione pubblica in Albania è stata attirata dalla richiesta d’arresto di uno dei più stretti collaboratori del primo ministro, Si tratta del suo vice che è stato anche ministro delle finanze e di altri ministeri importanti, dove si gestiva il denaro pubblico, nonché deputato”. E poi alla fine dell’articolo affermava che egli era “convinto che il sistema ‘riformato’ della giustizia risulta essere agli ordini del primo ministro. E non vale a niente la richiesta per l’arresto dell’ex-vice primo ministro […] se non viene ancora indagato lui, il primo ministro albanese.” (Governo che funziona come un gruppo criminale ben strutturato; 17 luglio 2023).

Lunedì scorso, 14 luglio, il parlamento ha approvato la richiesta firmata dal dirigente della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, una nuova istituzione del sistema “riformato” della giustizia. Richiesta che era arrivata il 7 luglio scorso a destinazione ma che è stata resa nota dal parlamento con tre giorni di ritardo, il 10 luglio scorso. Giorni molto utili per il vice primo ministro sotto accusa per lasciare indisturbato il territorio albanese. Una notizia quella confermata in seguito dal suo avvocato.

L’ex vice primo ministro è stato accusato di abuso d’ufficio, di corruzione passiva, di illegittimo vantaggio di interessi e di riciclaggio di denaro. Accuse che secondo il materiale della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata sono tutte basate. Ma, guarda caso, lui, l’ex vice primo ministro, che è stato anche ministro delle finanze e di altri ministeri importanti, dove si gestiva il denaro pubblico, fatti accaduti, documentati, testimoniati, resi pubblici e denunciati ufficialmente alla mano, non risulta essere accusato della violazione delle leggi in vigore che regolano le procedure seguite nel caso dei tre inceneritori e gli obblighi istituzionali del ministro. Violazioni delle procedure che porterebbero poi direttamente al primo ministro. Come mai e chissà perché?! Nel materiale che la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata ha consegnato al parlamento non risulta un clamoroso fatto accaduto, documentato e ormai noto al pubblico. Un fatto che riguarda la “straordinaria prontezza delle istituzioni”. Era il 16 dicembre 2014. Si stava preparando tutto per dare il nullaosta alla firma del contratto tra il governo albanese ed una società che doveva costruire ed operare il primo dei tre inceneritori. Ebbene, si è trattato di una procedura “estremamente veloce”. Si, perché nello stesso giorno sono state avviate presso 17 ministeri ed istituzioni governative le richieste previste dalla legge, per avere in seguito le opinioni ufficiali da parte degli stessi ministeri ed istituzioni governative. Normalmente la risposta arriva entro alcune settimane. Grazie a quella procedura “estremamente veloce” però tutte le 17 risposte ufficiali sono arrivate lo stesso giorno, il 16 dicembre 2017, all’ufficio del segretario generale del Consiglio dei ministri, l’eminenza grigia del primo ministro. In quel 16 dicembre 2014 è stata svolta la gara d’appalto con una sola società interessata. Mentre il periodo delle probabili contestazioni, previsto dalla legge, è stato ridotto da sette giorni a un solo, il 16 dicembre 2014. Tutto in violazione della legge! Lo stesso giorno è stata preparata la bozza del contratto. Bozza che poi, lo stesso giorno e dopo aver avuto le sopracitate 17 risposte, è stata presentata come il testo del contratto vero e proprio. Testo che è stato poi presentato l’indomani, il 17 dicembre 2014 alla riunione del Consiglio dei ministri che lo ha approvato! Tutto firmato, prima della riunione dal segretario generale del Consiglio dei ministro e, dopo la riunione dello stesso Consiglio, dal primo ministro, lo stesso allora come oggi. Questo caso dovrebbe, con ogni probabilità, essere un caso unico in tutto il mondo per la procedura “estremamente veloce” svolta in un solo giorno. Il primo ministro ha, nel gennaio 2015, riunito il Consiglio nazionale del territorio per approvare la licenza per la costruzione dell’inceneritore. Anche quella licenza porta la sua firma. In seguito si è saputo e reso anche pubblico, che la società vincitrice però risultava priva delle capacità finanziarie necessarie per la costruzione dello stesso inceneritore. E non solo. In seguito si è saputo e reso anche pubblico, che la società vincitrice non aveva neanché le capacità professionali e la dovuta esperienza, prevista e richiesta dalla legge, per svolgere l’attività approvata dalla riunione del 17 dicembre 2014 del Consiglio dei ministri. Ma nonostante tutto ciò la società ha avuto tutto. E non solo; gli stessi proprietari di quella società, in seguito, hanno “vinto” anche le licenze per costruire ed operare i due altri inceneritori! Chissà perché e chissà come?! Ma certamente lo sanno sia il segretario generale del Consiglio dei ministri, l’eminenza grigia del primo ministro, che il primo ministro stesso. Lo sanno anche coloro che si sono presentati come i “proprietari” degli inceneritori. E lo sa anche l’ex vice primo ministro ormai ricercato per essere arrestato. Ma lui, ormai in esilio e “scappato” alle istituzioni “specializzate” del sistema “riformato” delle giustizia, cercherà di ricattare e trattare. Perché lui sa e potrebbe creare grandi preoccupazioni e problemi per i veri ideatori e beneficiari degli inceneritori non funzionanti e addirittura non esistenti in Albania. Come quello della capitale che è stato un vanto del primo ministro e del sindaco. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito di questo e di altri “particolari” che riguardano lo scandalo milionario dei tre inceneritori

Durante queste ultime settimane, dagli “analisti ed opinionisti a pagamento” si sta cercando di far credere che gli ideatori e i proprietari dei tre inceneritori sono i loro proprietari. Tutto ciò solo per spostare l’attenzione da coloro che, fatti accaduti e che tuttora stanno accadendo, fatti documentati e pubblicamente denunciati alla mano, sono i veri responsabili dello scandalo. Cioè di nascondere chi sono i veri ideatori ed i diretti approfittatori dello scandalo degli inceneritori. Ma le cattive lingue da tempo stanno parlando ed additando come tali il primo ministro, il segretario generale del Consiglio dei ministri, il sindaco della capitale, alcuni ministri ed ex ministri, ma non solo.

Nel frattempo il primo ministro sta facendo di tutto per far sembrare e convincere tutti che lui è incolpevole. Cioè che lui, il puro, l’innocente “saggio e visionario”, l’incolpevole dirige purtroppo e a sua insaputa una banda di colpevoli che abusano del potere, della “ingenuità” e della fiducia che il primo ministro ha avuto per loro. Ma comunque sia, il primo ministro non deve più esercitare questo importante incarico istituzionale. O perché lui è cosi “ingenuo” che con la sua “ingenuità”, che è anche incapacità, non merita di fare il primo ministro. Oppure perché lui mente ed inganna e perciò non deve più fare il primo ministro. Le cattive lingue sono convinte che lui mente.

Chi scrive queste righe avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per evidenziare altri clamorosi fatti riguardanti lo scandalo degli inceneritori, ma seguirà questo scandalo, tuttora in corso, per poi informare con la dovuta oggettività il nostro lettore. Egli pensa che quanto scriveva San Paolo a Timoteo nella sua seconda lettera si adatta benissimo alla grave e preoccupante realtà albanese. Basterebbe rileggere i versetti sopracitati della seconda lettera per accorgersi. Chi scrive queste righe è però convinto che il primo ministro albanese sia colpevole, sia il diretto responsabile per il clamoroso scandalo degli inceneritori. Ma lui inganna per non ammettere che è proprio il maggior responsabile. Così come per tutti gli altri abusi che stanno continuamente sperperando il denaro pubblico in Albania, uno dei Paesi più poveri dell’Europa. Chi scrive queste righe è altresì convinto che nessuno, proprio nessuno dei suoi ministri e degli alti funzionari coinvolti nello scandalo degli inceneritori, fatti documentati di tutto quello che è accaduto alla mano, poteva fare niente senza che il primo ministro lo sapesse, desse la sua approvazione e/o lo chiedesse. Lui adesso non può fare il furbo, presentandosi come un innocente visionario, come un “saggio”. Aveva ragione Francis Bacon, niente provoca più danno in uno Stato del fatto che i furbi passino per saggi.

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