Politica

Il vero obiettivo dello stato etico o religioso

A Parigi è passato il referendum attraverso il quale i proponenti intendevano triplicare i costi di parcheggio ai Suv. Al di là della specifica domanda proposta attraverso questo strumento democratico, l’aspetto più pericoloso che pochi hanno colto è rappresentato dal fatto che se si sia recato alle urne poco più del 5% della popolazione.

All’interno di una democrazia avanzata e rappresentativa sarebbe da decenni operativa una legge che prevedesse la soglia minima del 50% più uno degli aventi diritto per rendere effettivi gli esisti del referendum.

Invece, uno stato sempre più etico e simile nelle forme e dinamiche a una vera e propria teocrazia laica
non si preoccupa della sintonia tra gli esiti elettorali e la volontà della maggioranza degli elettori.
Anzi, spinge sempre più verso una più marcata percezione del distacco  dei cittadini dalle istituzioni che si estrinseca con l’abbandono di ogni strumento  democratico e quindi della centralità delle stesse elezioni
come strumento finalizzato all’indirizzo politico di uno stato ed espressione popolare.
Oltre  la specificità dello strumento referendario, quindi, questo  progressiva perdita di fiducia dei cittadini verso il semplice esercizio della democrazia permette ad ogni élite politica o religiosa di assicurarsi gli esiti elettorali voluti e programmati in quanto il peso elettorale dei propri sostenitori diventerebbe determinante.

Tornando, infatti, ai numeri del referendum a Parigi si è registrato un afflusso di poco superiore al 5%, numeri che hanno espresso un parere favorevole con il 54,6% al quesito referendario. In altri termini, si pretenderebbe che con il favore del 2,6% degli elettori sia considerato legittimato un referendum e con esso le strategie delle élite
politiche nel modificare una legge.

Lo Stato etico, cioè la versione laica della teocrazia, si nutre proprio della propria perdita di credibilità e quindi si alimenta dello stesso scetticismo espresso attraverso un allontanamento da ogni strumento democratico, come quello elettorale.
Quindi prospera della gestione del consenso ormai monopolistico dei propri affiliati alla religione o all’etica dominante dominandone cosi persino gli esiti elettorali.

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