In attesa di GiustiziaRubriche

In attesa di Giustizia: Beccaria, chi era costui?

Il ‘700, il secolo dei lumi, è lontano: eppure gli insegnamenti, il frutto del pensiero di un’epoca straordinaria di rinascita intellettuale, rimangono attualissimi. Basta pensare all’eredità lasciata dalle grandi rivoluzioni: quella francese e l’americana, al pensiero di Rousseau (che si rivolta nella tomba per l’accostamento del suo cognome con la nota piattaforma a firma Casaleggio & Associati), Montesquieu, Newton, Hegel  e – naturalmente – Cesare Beccaria: un visionario che credeva nella funzione rieducativa della pena e che il diritto penale avesse una mera  funzione sussidiaria come strumento di controllo sociale.

Tuttavia, seguendo l’insegnamento di improbabili maestri del calibro di Marco Travaglio, Alfonso Bonafede, Nicola Morra (non propriamente definibili come raffinati cultori di teoremi giuridici) e di furbastri agit prop come Piercamillo Davigo e Nicola Gratteri, l’opinione pubblica  – e non solo quella – sembra allinearsi alla corrente di pensiero che segna il primato della querela e dei ceppi ai polsi sulla ragione in un mondo che è ideale solo se carcerocentrico e – quindi – molto distante dalla Città del Sole di Tommaso Campanella.

Su queste premesse si è già acceso lo scontro dialettico sul controllo del green pass che in molti vorrebbero (ed altrettanti temono) suscettibile di severe verifiche da parte di baristi e camerieri, come per incanto trasformati in ausiliari delle Forze dell’Ordine ma – ahimè – sforniti di poteri sanzionatori.

Perché, in fondo sempre lì si va a parare: una punizione purchessia per garantire l’ordine costituito. Sul punto, la Ministra competente (?) per materia è ondivaga nel chiarire le regole lasciando i cittadini nella spasmodica attesa di qualche circolare esplicativa che, verosimilmente, sarà partorita con la chiarezza di un testo redatto in lineare B di Cnosso.

E c’è pure chi vorrebbe che anche i lavoratori sprovvisti di passaporto vaccinale siano passibili di sanzioni alta levando l’invocazione: crucifige, crucifige! sebbene la contestazione disciplinare appaia incompatibile con un obbligo, quello della vaccinazione, che dal punto di vista giuridico non esiste.

Ma tant’è: in un Paese popolato da aspiranti sceriffi e punitori, quanto a distanza dal pensiero illuminista ed illuminato di Cesare Beccaria si continua a vedere di molto peggio, a conferma di quanto si è osservato sulla tendenza ad un sistema carcerocentrico anziché sulla  attuazione al canone costituzionale che affida finalità rieducative alla espiazione della pena. E non parliamo, non necessariamente, di redattori, editorialisti ed abbonati al Fatto Quotidiano.

Infatti, qualche mese fa – tanto per fare un primo esempio – ad un detenuto in regime di carcere duro  (il famigerato 41bis) dal Magistrato di Sorveglianza di Viterbo è stata negata la possibilità di acquistare e leggere un libro di Marta Cartabia perché visto come un privilegio e le conoscenze che ne avrebbe tratto ne avrebbero aumentato il carisma criminale.

Peggio ancora – al peggio, si sa, non c’è limite – ha saputo fare il Tribunale di Sorveglianza di Bologna negando la detenzione domiciliare a un condannato che, in regime di carcerazione, ha conseguito una laurea in economia, una in giurisprudenza ed anche un master. Scrivono questi fenomeni dell’oscurantismo giudiziario che “le lauree e la frequentazione di un master per giurista di impresa si ritiene che possano affinare le indiscusse capacità del condannato e, dunque, gli strumenti giuridici a sua disposizione per reiterare condotte illecite in ambito finanziario ed economico”.

E, allora, perché non buttare via la chiave, già che ci siamo? Altrimenti prima o poi quest’uomo uscirà e sarà pericolosissimo.

Anche Beccaria, come Rousseau, si rivolta nella tomba…già, Cesare Beccaria, chi era costui?

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio