Buona settimana a tutti i lettori, sono Saverio La Grua, il “Senatore” del Gruppo Toghe & Teglie, così soprannominato un po’ per questioni anagrafiche e un po’ per i miei trascorsi da Parlamentare. Stiamo entrando nel periodo quaresimale ma non per questo deve farsi penitenza tutti i giorni: ecco allora un piatto saporito, una cotoletta farcita non di mia creazione, il cui nome sembra evocativo di qualche pellicola anni ’60 con Sofia Loren ma – in realtà – non è così e non so spiegarvi l’origine del nome…che, in fondo, conta poco! Badiamo, piuttosto alla realizzazione.
Per preparare due cotolette alla marescialla prendete quattro fette di lacerto o di lonza un po‘ sottili, tre patate di formato medio, due uova, prezzemolo, quattro fette di provola – anche affumicata va bene, se piace il gusto più deciso – e quattro di prosciutto cotto, burro, sale e parmigiano grattugiato q.b.; per un numero maggiore di commensali basta raddoppiare le dosi.
Bollite le patate e appena cotte schiacciatele in una ciotola nella quale avrete già messo dei pezzetti di burro. Aggiungete abbondante prezzemolo tritato, parmigiano, sale e, se volete, una macinata fresca di pepe nero.
Ora mescolate alacremente fino a quando si sarà sciolto il burro e formate un purè: è vietato usare quello in busta anche perché il composto deve restare di una certa consistenza e non essere una sorta di budino.
Stendete una fettina della carne, battetela un po’ e dopo averla salata ricopritela con il purè di patate lasciando liberi i margini e stendetevi sopra le fette del prosciutto e della provola per poi ricoprire con l’altra fetta di carne facendo in modo di farne combaciare i bordi, sigillandoli con le dita.
Infarinate leggermente la cotoletta, passatela nell’uovo che avrete prima sbattuto e salato e quindi nel pangrattato che deve ricoprirne anche i lati.
Friggetele cotolette in olio di semi di girasole, girandola piu’ volte fino ad ottenere una perfetta doratura e servite ben calde.
Voi dite che assomiglia ad una valdostana? Macchè! Intanto nella valdostana non c’è il purè, il formaggio è – ovviamente – la fontina e poi…quanti sofisimi! Chiamatela come vi pare purchè sia realizzata a regola d’arte e soddisfi il palato.
A presto.