anidride carbonica

  • Completato il primo impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica in Italia

    Maire, attraverso le sue controllate Nextchem (Sustainable Technology Solutions) e Kt (Integrated E&C Solutions), ha agito come integratore tecnologico e ha completato i lavori di engineering, procurement e construction per un impianto di cattura della CO2 presso la centrale di trattamento del gas naturale di Eni a Casalborsetti, Ravenna. L’impianto, appena entrato in funzione, è progettato per separare, purificare e comprimere un volume di emissioni di CO2 stimata in circa 25mila tonnellate all’anno. Il progetto sta garantendo un abbattimento delle emissioni di CO2 di oltre il 90%, che sarebbero diversamente rilasciate nell’atmosfera. Operando con una concentrazione carbonica inferiore al 3% e a pressione atmosferica, l’impianto è il primo progetto al mondo su scala industriale con livelli così elevati di efficienza di cattura dell’anidride carbonica. Questo progetto è il primo impianto di cattura della CO2 in Italia e, avendo supportato la fase 1 del progetto Ccs di Ravenna, rappresenta una pietra miliare nel consolidamento dell’intera catena del valore della Ccs (dalla cattura allo stoccaggio) e una soluzione per la decarbonizzazione di crescente importanza giocando un ruolo fondamentale per la sostenibilità ambientale.

    In qualità di integratore tecnologico, Nextchem ha sviluppato una propria soluzione innovativa in grado di combinare una tecnologia di terze parti e consentire un’efficiente cattura della CO2 dai gas di emissione, operando ad alta efficienza con un basso consumo energetico anche a concentrazioni estremamente basse. Con questo progetto, Nextchem consolida il suo track record nella cattura della CO2, ora inclusa nell’offerta tecnologica Nx Decarb volta a migliorare l’efficienza delle soluzioni di cattura della CO2, ottimizzando la gestione del calore e l’uso dell’energia. “Come Gruppo, ci dedichiamo allo sviluppo di nuove soluzioni altamente performanti che aiutino a decarbonizzare un settore hard-to-abate. Questo progetto è un riconoscimento della nostra offerta tecnologica a supporto di importanti attori del mercato e del nostro ruolo nel potenziamento della filiera industriale italiana”, ha dichiarato Alessandro Bernini, amministratore delegato di Maire.

    Nei prossimi anni, in corrispondenza della Fase 2, è in progetto lo sviluppo su scala industriale di Ravenna CCS che prevede di stoccare fino a 4 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030, in linea con gli obiettivi definiti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec). Grazie alla capacità totale di stoccaggio dei giacimenti a gas esauriti dell’Adriatico, i volumi catturati e da immagazzinare nel sottosuolo potranno raggiungere 16 milioni di tonnellate all’anno in base alla domanda del mercato. Alla luce delle sue caratteristiche e del potenziale di stoccaggio, il progetto di Ravenna si candida a diventare il polo italiano per la decarbonizzazione delle industrie energy intensive e hard to abate rappresentando un contributo fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici e la neutralità carbonica al 2050. Inoltre, il progetto fornirà una soluzione concreta ed efficace per sostenere la competitività delle attività industriali italiane, inclusi i comparti energy intensive dei distretti emiliano-romagnoli, preservando gli attuali livelli occupazionali e generando al contempo nuovi posti di lavoro ad alta specializzazione attraverso la filiera legata alla realizzazione del progetto.

  • La Ue trova la quadra sulle emissioni di anidride carbonica

    L’Ue compie un grande balzo in avanti sulle misure per arrivare alla neutralità climatica entro metà secolo: le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sui connotati del nuovo mercato della CO2 dei Ventisette, l’Emissions Trading System (Ets). Il sistema che dal 2005 dà un prezzo alle emissioni di CO2 traducendo in pratica il principio “chi inquina paga”.

    L’Ets, che nasce per essere il principale strumento dell’azione climatica Ue dei decenni a venire, sarà più grande e non interesserà più solo industria ed energia. Per la prima volta al mondo un mercato della CO2 coprirà i trasporti via mare. Ma anche quelli via gomma e il riscaldamento e, in futuro, gli inceneritori. Seconda novità senza precedenti è la creazione di un Fondo sociale per il clima con oltre 86 miliardi di euro, di cui l’Ue e gli Stati disporranno per tutelare i cittadini dagli aumenti del costo dell’energia. Risorse fresche per interventi strutturali, ma una parte potrà essere usata per erogare veri e propri aiuti diretti alle famiglie. Il terzo inedito è la ‘carbon tax’ alle frontiere, che applicherà il prezzo della CO2 dell’Ue ai prodotti importati di alcuni settori, per consentire alle imprese europee di competere il più possibile ad armi pari con quelle di Paesi dove le politiche del clima sono meno stringenti, evitando delocalizzazione e perdita di posti di lavoro.

    L’accordo sul meccanismo che porta l’Ets fino agli uffici dogana dell’Unione era in parte già fatto. Mancava però un’intesa sulla velocità con cui la carbon tax sarebbe entrata a regime, portando alla corrispondente eliminazione dell’attuale sistema anti-delocalizzazione, quello dei permessi di emissione gratuita. Il passaggio tra un sistema e l’altro sarà molto graduale, dal 2026 al 2034.

    Entro il 2030, la grande industria e il settore energetico dovranno diminuire le proprie emissioni del 62% rispetto a quando il sistema ha iniziato a funzionare, dal 2005. Da quell’anno a oggi il taglio è stato di quasi il 43%, ma la velocità della riduzione dovrà aumentare. Le compagnie di navigazione pagheranno per tutte le loro emissioni di CO2, metano e protossido di azoto dal 2026. Dal 2027 un Ets separato riguarderà trasporti su strada e edifici, cioè le emissioni dei carburanti alla pompa e il combustibile da riscaldamento. Il sistema è studiato per incidere sui fornitori di carburante e non sulle famiglie, ma secondo le valutazioni di impatto della Commissione europea gli aumenti saranno inevitabili. Se dovessero rivelarsi insostenibili, l’entrata in vigore del sistema sarà rimandata di un anno. In ogni caso, nel 2026 partirà il fondo sociale, 65 miliardi di risorse Ue con cofinanziamento nazionale fino al 25%. In totale, 86,7 miliardi fino al 2032.

    Una delle firme della rivoluzione dell’Ets è italiana. “Dedicato alla memoria di Mauro Petriccione”, si legge nella riga finale del comunicato stampa del Consiglio Ue. Omaggio inusuale e sentito da parte di tutti i negoziatori al Direttore generale clima della Commissione europea, venuto a mancare improvvisamente il 22 agosto scorso.

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