Enzo Gesmundo segretario generale della Coldiretti, prevede che i dazi americani impatteranno pesantemente sul sistema agroalimentare italiano: «A pagarne le conseguenze potrebbero essere tutti i cittadini italiani, non solo le imprese che sul mercato statunitense rischiano di perdere 1,6 miliardi. L`Italia non è solo un grande esportatore ma è anche un forte importatore di prodotti agricoli: nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 22,5 miliardi con un aumento dell`8%. Dazi, contro-dazi e altre misure nocive rischiano di comprimere rapidamente mercati di prodotti come mais, soia e grano per i quali siamo autosufficienti rispettivamente per il 46%, 32% e 44% Si tratta di elementi determinanti per la dieta degli italiani, in maniera diretta come il grano per la pasta o indiretta come il mais e la soia destinati all`alimentazione degli animali da allevamento che poi producono il latte, la carne e i formaggi che finiscono sulle nostre tavole».
Di fronte a questo scenario, Gismundo invoca «un nuovo piano agricolo nazionale che consente di colmare il gap produttivo, ma anche di generare effetti positivi su ambiente e paesaggio» argomentando che «la scomparsa dì terreni fertili ha bruciato 21 miliardi in valore di prodotti agricoli in poco meno di un ventennio, Confrontando i risultati dei censimenti agricoli dal 2000 al 2020, la superficie agricola totale è passata da 18,8 milioni di ettari a 16,1, con un calo netto di 2,7 milioni di ettari. Se si guarda più lontano, a causa della cementificazione e dell`abbandono l`Italia ha perso quasi 1/3 dei terreni agricola nell`ultimo mezzo secolo. Un fenomeno che ha avuto gravi ripercussioni sui raccolti ma anche sulla gestione del territorio e sulla stabilità idrogeologica del Paese, aggravando gli effetti dei cambiamenti climatici e delle condizioni meteo estreme».
«Garantire un giusto reddito alle imprese agricole, che resta il nostro principale obiettivo» afferma Gismundo, e dichiara: «Partiamo ad esempio dall`emergenza siccità, ormai strutturale e che inevitabilmente limita le capacità agricole di vasti territori, in particolare al Sud. Pensiamo che un piano di invasi su larga scala, capace di garantire acqua ed energia e di prevenire gli effetti dei cambiamenti climatici, debba essere una risposta non più rimandabile. Oggi l`acqua piovana va a finire nei 230mila chilometri di canali lungo il Paese e sprecata nel mare. Insieme all`Anbi, l`Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato un progetto per la realizzazione di un sistema di bacini di accumulo con un metodo di pompaggio che garantirebbe riserve idriche nei periodi di siccità ma anche di limitare l`impatto sul terreno di piogge e acquazzoni sempre più violenti che accentuano la tendenza allo scorrimento dell`acqua nei canali asciutti. Fondamentale quindi il recupero degli invasi già presenti sul territorio».