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  • Le lingue di Milano: voci e immagini nella Basilica di Santo Stefano Maggiore

    In occasione del Centenario dell’Università degli Studi di Milano, il Dipartimento di Lingue, Letterature, Culture e Mediazioni invita la cittadinanza a scoprire le dimensioni del plurilinguismo della Milano globale contemporanea e del passato internazionale della nostra città con il progetto Le lingue di Milano, la Milano delle lingue. Attraverso un ciclo di itinerari mirati, ci si potrà immergere nella vitalità delle lingue di Milano, fatta di voci, immagini, storie, memorie, religiosità, energie sociali e pratiche culturali, affinando lo sguardo per scorgere importanti aspetti dell’esperienza plurisecolare della “Milano delle lingue”. Sul filo del tempo presente, ma con la dovuta attenzione alle prospettive di più lungo periodo, i percorsi in distinte aree della città, da via Padova a Chinatown e al centro, intendono suggerire una pratica consapevole dell’esplorazione urbana quale esercizio interculturale e fonte di arricchimento personale, ricca di potenzialità per le nuove generazioni. Per prepararvi al viaggio, siete tutte/i invitati a immaginarvi nell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele nell’atto di osservare le allegorie dei continenti – Europa, Asia, Africa, America – che lo sovrastano. Provate ad animare quelle rappresentazioni nel segno delle interazioni e degli intrecci che hanno unito nel tempo, e che uniscono oggi, Milano alle lingue e alle culture del mondo, e possiamo partire.

    Progetto a cura di Maria Matilde Benzoni, Maria Vittoria Calvi, Giovanni Iamartino e Vincenzo Matera.

    Le lingue della Chiesa di Milano. Voci e immagini nella Basilica di Santo Stefano Maggiore – 11 ottobre, ore 17,30.

    A due passi dalla “Ca’ Granda”, la sede centrale dell’Università degli Studi di Milano, Santo Stefano Maggiore è il fulcro della Pastorale dei Migranti che, nel solco del magistero dell’arcivescovo Martini, si misura con le sfide poste dalla trasformazione di Milano in una città dal profilo schiettamente multiculturale. Dopo l’esplorazione del paesaggio linguistico e iconografico della zona di via Padova e di via Paolo Sarpi, il progetto “Le lingue di Milano, la Milano delle lingue” invita la cittadinanza a spostarsi in centro per scoprire le dimensioni del plurilinguismo che gravita all’interno dell’edificio religioso – dal 2015 Parrocchia personale dei Migranti-, simbolo del più ampio radicamento delle lingue e delle culture del mondo nelle chiese cittadine.  Ascolteremo le voci di don Alberto Vitali, responsabile della Pastorale dei Migranti della Chiesa Ambrosiana, Emilia Cedeño, coordinatrice del Progetto “Camminando/Al andar se hace el camino”, Gothy Lopez, artista salvadoregna che ha dipinto ed esposto in loco, e don Sonny de Armas, cappellano della Comunità filippina presso Santo Stefano Maggiore. In dialogo con le nostre docenti Maria Matilde Benzoni e Maria Vittoria Calvi, le loro testimonianze ci accompagneranno in un viaggio che spazierà dalla mondializzazione iberica della prima età moderna in cui si radicano le immagini presenti in chiesa, emblemi di devozioni ormai molto sentite anche a Milano quali il Señor de los Milagros, alla rielaborazione, attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea, dei conflitti e della ricerca del cambiamento cui è intimamente intrecciata la mobilità umana.

    Programma:

    Ore 17.30 Ritrovo presso la Basilica di Santo Stefano Maggiore, Piazza S. Stefano, e introduzione a cura di don Alberto Vitali, Maria Matilde Benzoni, Maria Vittoria Calvi, Emilia Cedeño;

    Ore 18.00 Itinerario all’interno della Chiesa, con contributi corali e gli interventi di Gothy Lopez e don Sonny de Armas;

    Ore 19.00 termine.

    La visita sarà in lingua italiana.

    La partecipazione è gratuita con registrazione a questa pagina.

  • Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, questo verso di Cesare Pavese rappresenta plasticamente quello che sta accadendo nella nostra vita in questo travagliato momento.

    Gli occhi di una madre che uccide i suoi neonati

    Gli occhi di un figlio che uccide i suoi genitori

    Gli occhi di un adolescente che uccide una sconosciuta per sapere cosa si prova ad uccidere

    Gli occhi della mafia o della ‘ndrangheta che uccidono anche chi non c’entra niente con le loro aspirazioni di vendetta

    Gli occhi dei fidanzati, compagni, mariti che uccidono le donne

    Gli occhi dei terroristi che da anni seminano stragi

    Gli occhi degli assassini del 7 ottobre in Israele

    Gli occhi dei soldati che uccidono anche innocenti per cercare di evitare altre morti ed altre stragi

    Gli occhi di Putin e dei tanti criminali dittatori che avvelenano e distruggono libertà e speranze

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, intorno a noi come lontano da noi ci sono gli occhi del male e saperli riconoscere non è facile perché la disperazione e la morte arrivano anche da occhi che non vediamo, gli occhi dei social che si insinuano nel nostro privato, studiano, sollecitano violenza, creano mostri là dove erano inizialmente solo persone che avevo forse solo bisogno di aiuto per guarire dall’oscurità.

  • Ricordando il Presidente Berlusconi

    Osanna e critiche, amici veri, pochi, e persone variamente interessate, troppe, critici onesti e altri ammalati di rabbia od invidia, alleati veri o presunti, più o meno tutti seguiranno l’ultimo viaggio di Silvio Berlusconi, l’uomo che ha segnato la nostra Storia recente con colpi di genio e lungimiranza ed errori di comprensione di alcune realtà, con capacità di visione del futuro, aziendale e politico, e poi incapacità di distinguere spesso tra chi era leale e chi interessato.

    Berlusconi politico, imprenditore, sportivo, genitore, figlio, uomo di spettacolo, bersaglio, a volte incolpevole, sicuro di sé ma forse più fragile dentro di quanto si pensasse in quel suo costante desiderio di piacere, di essere amato, anche al prezzo di troppe volte pagare l’amore.

    Sicuramente un uomo che non si arrendeva e che ha saputo trasmettere a milioni di italiani un sogno, un sogno che ad alcuni è costato molto, come la distruzione di Alleanza Nazionale, colpa che certamente non è da ascrivere solo alla sua responsabilità.

    I funerali saranno imponenti mischiando insieme chi deve esserci e chi vuole esserci per salutarlo con affetto sincero, ma è un po’ così in tutti i funerali, anche in quelli delle persone semplici perché la morte ci rende comunque liberi ed uguali.

    La pace sia con Lei e con coloro che le hanno voluto bene.

  • Buonsenso a Natale e sempre

    Il Natale dovrebbe indurci ad una rapida riflessione e considerazione: piaccia o non piaccia il covid, come altre drammatiche malattie, esiste, di covid ci sia ammala, spesso in forma grave, e la guarigione è accompagnata da lunghi periodi nei quali le conseguenze dell’infezione continuano a farsi sentire in modo pesante, come testimoniano purtroppo tante persone. Di covid si muore e si muore male. Il covid colpisce specialmente chi non è vaccinato, chi fa l’indifferente e non usa la mascherina, chi è distratto e non si lava le mani, chi è presuntuoso e si infila negli assembramenti senza cautela e protezione. Tutti coloro che si infettano infettano a loro volta altre persone in una catena infinita. Perciò a Natale facciamoci un regalo di buon senso: vacciniamoci, indossiamo la mascherina, quella regolare anti covid e non quelle fantasia intonate all’abito o già usate da giorni e perciò inutili, torniamo a disinfettarci le mani, stiamo lontani dai posti affollati e manteniamo le distanze perchè se non lo facciamo è veramente poi inutile e ridicolo prendersela col governo che dovrà porre limitazioni e indicare paletti. Diciamo la verità abbiamo tutti abbassato la guardia e il virus ne ha tratto vantaggio, se vogliamo veramente aspirare ad un domani migliore cominciamo oggi ad avere maggiore buon senso.

    Auguri a tutti!

  • Un po’ di sale in zucca a tutti

    Se, come dicono gli esagitati no pass, fossimo in un sistema che non tiene conto della libertà non si sarebbero rispettate fino ad oggi, anche in modo eccessivo, manifestazioni e proteste e tutti avremmo l’obbligo, da tempo, di usare le mascherina anche all’aperto, quando vi è la presenza di più persone. Dopo l’implacabile aumento dei contagi che continua da più giorni, non sarebbero possibili manifestazioni fatte senza utilizzare i dispositivi di sicurezza cha l’Oms e l’Istituto Superiore di Sanità continuano a ricordare come essenziali. Se fossimo in una democrazia capace di darsi regole e di farle rispettare il personale sanitario, che non si è vaccinato, sarebbe fuori dal lavoro e tutti coloro che fanno propaganda contro il vaccino sarebbero, da tempo, stati sanzionati. Se fossimo una democrazia, come la democratica repubblica austriaca, avremmo tutti l’obbligo del vaccino. Se fossimo in una democrazia autentica la risibile minoranza che, giorno dopo giorno, procurando disordine e aumento del contagio, sfila ed emana, via social, minacce non avrebbe quotidianamente pubblicità gratuita sui mezzi di informazione. E non vedremmo espulsi dagli ospedali e dai luoghi di cura tutti quei malati non covid che la pandemia ha emarginato e in alcuni casi, per colpa dei mancati ricoveri, condannato a morte. E se fossimo in una democrazia nella quale la rappresentanza politica avesse a cuore gli interessi collettivi, e non quello di cercare consenso per il proprio partito, con battute ad effetto o strizzando l’occhio alle frange più irragionevoli ed estreme, si sarebbe da mesi provveduto a riorganizzare sul territorio quell’assistenza sanitaria che manca da troppi anni e che, salvo rari ed encomiabili casi, è stata insufficiente soprattutto in periodo pandemico procurando ulteriori morti. Se fossimo in una democrazia autentica tutti coloro che, rivestendo un ruolo politico o pubblico, continuano ad ammiccare, più o meno palesemente, ai no vax e ai no pass dovrebbero rendere conto delle proprie azioni. Ma noi siamo noi perciò la stragrande maggioranza degli italiani continua ad essere costretta a rischiare più del necessario per colpa di qualche migliaia di esagitati che trovano appagante sfilare senza mascherina e sbandierando tricolori e bandiere che sviliscono proprio nel momento nel quale, per difendere la loro presunta libertà, mettono a repentaglio la salute di tutti gli altri. Ormai è nei fatti: la stragrande maggioranza degli italiani rischierà e subirà nuove restrizioni per colpa di una risicata minoranza, per l’incapacità della politica di fare prevenzione, emanare regole certe e per la mancanza di determinazione nel farle rispettare. Anche l’Unione Europea ha le sue colpe perché è stata, ed è priva, di un piano pandemico di prevenzione e risposta celere ed è incapace di chiedere agli Stati membri l’applicazione di regole comuni almeno per difendere i confini interni ed esterni dal sempre più incalzante diffondersi del virus. Mantenere Schengen dovrebbe sottendere l’immediato obbligo di gran pass per ogni spostamento dall’esterno e interno all’Unione, con qualsiasi mezzo si viaggi, sappiamo bene, infatti, che mentre per i passaggi aerei c’è l’obbligo di tampone chi viaggia in torpedone, auto etc non si deve presentare nessun documento che attesti non si sia malati di covid. E resta comunque in attesa di risposta una domanda che assilla specialmente le fasce economicamente più deboli: il denaro speso per curare chi non ha voluto vaccinarsi inciderà sulle tasse, sulla maggiore futura carenza di servizi, sul debito pubblico? E se si può consentite a pochi di mettere a rischio la salute e la vita fisica, economica e sociale di molti qual è il concetto di democrazia che si applica in Italia?

  • Dai nuovi dati covid quello che si dovrebbe cominciare a fare

    Ieri, 16 novembre, in Italia ancora 7.698 casi e 74 morti con 481 pazienti in terapia intensiva mentre si susseguono manifestazioni dei no vax e no pass, tutti che sfilano assembrati e senza mascherina continuando ad ignorare ogni precauzione e regola ed infischiandomene della salute degli altri. Intanto sulla rete aumentano i messaggi di odio e di violenza contro scienziati, giornalisti, politici, persone vaccinate. La gran parte dei malati più gravi ricoverata negli ospedali è non vaccinata, è morta anche una giovane mamma con la neonata ma nulla ferma l’irrazionale protesta contro gli unici strumenti in grado di proteggerci dal virus- Protesta che ormai è evidente ha sponsor e fomentatori anche in forze ed interessi transnazionali perché la ricerca dell’instabilità per alcuni è il modo per incanalare frustrazioni, per altri di trovare nuovi spazi ai propri interessi sia economici che di notorietà. Per cercare di arginare l’ulteriore diffondersi del virus si apprestano, ancorché un po’ tardive, nuove misure di controllo come sui mezzi pubblici in Italia, mentre alcuni presidenti di regione chiedono di seguire l’esempio di quei paesi, in primis l’Austria, che applicano il lockdown ai non vaccinati. Proprio il premier austriaco ha rilevato che dopo il lockdown è aumentato il numero delle persone che vanno a vaccinarsi, la linea severa è l’unica soluzione se vogliamo convincere a vaccinarsi quei cittadini che, in buona fede, non l’hanno ancora fatto. In Europa la situazione è molto grave, in Olanda vi è stato un picco di 1.920 casi in 24 ore, il numero più alto dal 19 maggio con una media in aumento del 19% solo nella settimana dal 7 al 13 novembre. L’Oms rivela che l’Europa è l’unica area al mondo nella quale contagi e decessi sono in costante aumento. Particolarmente grave la situazione nel Paesi dell’est, in questi paesi la resistenza e contrarietà alla vaccinazione porta ad un continuo aumento di infettati. In Romania sono da tempo ormai saturi gli ospedali, in repubblica ceca da fine ottobre si è passati da una media di 2.000 contagi a 8500, Croazia, Bulgaria e Serbia sono in grave difficoltà per i ricoveri. In Russia si è arrivati a 1.239 decessi in 24 ore con più di 40.000 contagi al giorno e solo il 35% della popolazione è vaccinata mentre in Spagna, con una copertura vaccinale del 89% i contagi sono contenuti il che dimostra, ancora una volta, che quei paesi, come l’Italia, nei quali la popolazione si è vaccinata si può contenere l’epidemia. Pesantissima la situazione in Germania, nonostante i reiterati appelli della cancelliera, solo il 67% della popolazione si è vaccinata, in Francia la percentuale dei vaccinati è del 69% e la media dei contagiati non si arresta, nel Regno Unito la situazione comincia a migliorare invece grazie al fatto che già 12 milioni di persone hanno ricevuto la terza dose.

    La rapida scorsa di questi dati e la memoria di quanto abbiamo vissuto dal febbraio 2020 dovrebbe finalmente far comprendere all’Europa la necessità, per andare in aiuto agli Stati membri, di mettere in atto una immediata campagna di incentivazione alla vaccinazione per aiutare gli Stati a convincere i cittadini e di indicare obbligatorie, come Unione, quelle norme di protezione che oggi solo alcuni paesi tengono in vita: la mascherina al chiuso e anche all’aperto in casi di affollamento e sempre durante le manifestazioni, l’obbligo di controllo sia  alle frontiere esterne che a quelle interne per evitare che si possa arrivare, con un aumento esponenziale dei casi, a delle chiusure. Ancora oggi mentre per viaggiare in aereo c’è il controllo di tamponi e certificati vaccinali per i viaggi in treno e in autobus con percorso transnazionale non c è alcun controllo, lo stesso problema riguarda chi viaggia in macchina. Sono misure semplici che possano salvare vite, socialità ed economia ma sono misure che bisogna avere il coraggio di prendere, l’Europa deve ritrovare coraggio sempre nella speranza che quell’Unione politica della quale si è tanto parlato per anni, senza alcun risultato, cominci a prendere forma ora partendo proprio da quanto il virus ci ha insegnato: senza il principio che nessuno si salva da solo non si va da nessuna parte.

  • Via la mascherina senza i controlli?

    Togliere la mascherina da subito ai vaccinati? Questa sarebbe la nuova proposta? Chi controllerà per strada, nei luoghi dei noti assembramenti o nei supermercati che coloro che non hanno la mascherina siano veramente già stati vaccinati? Ormai da giorni sono in aumento le persone che non usano alcuna precauzione, a partire proprio dalla mascherina! Prima di dare il via libera, prima di dire che chi è già vaccinati può non usare la mascherina sarebbe più intelligente aspettare qualche settimana, i rischi sono ancora troppi e, soprattutto, sono troppe le persone che fanno le furbe ai danni degli altri e di loro stessi. Il governo, Sileri in testa, pensi prima a trovare il modo di impedire gli assembramenti e di organizzare in modo idoneo i trasporti poi chi è vaccinato ed in possesso dell’idoneo certificato potrà girare senza mascherina e sottostare a quegli adeguati controlli che, auspichiamo, ci saranno.

  • Uomini siate e non pecore matte

    Pecore, pecoroni e immunità di gregge.
    L’immunità di gregge è ancora purtroppo lontana, lo sappiamo tutti, lontana di alcuni mesi, forse ancora di più a causa di quelle varianti delle quali conosciamo ancora troppo poco. Legittimo ed umano che si sia tutti stanchi ma sarebbe stupido, pericoloso, in alcuni casi criminale, ripercorrere gli errori della scorsa estate. Quegli errori ci hanno portato a lunghissimi mesi di clausura con migliaia e migliaia di morti, migliaia e migliaia di ammalati, che dopo la guarigione continuano a subire, nella mente e nel fisico, i lunghi postumi della malattia. Mesi e mesi che hanno colpito duramente la vita e l’economia dei singoli e dell’intero paese. Doveroso che nell’attesa di portare avanti la campagna vaccinale si cerchi di allentare un po’ le misure restrittive ridando più spazio alle attività produttive e alle libertà dei singoli, ma per raggiungere lo scopo, più libertà senza troppi rischi, occorre una collaborazione tra singoli ed istituzioni che ad oggi non c’è! Quanto avvenuto in questi giorni dimostra che troppe persone hanno un tragico atteggiamento da pecore che tutte insieme vanno nella stessa direzione, le une strette alle altre, ammassate negli stessi posti come se la libertà fosse solo rappresentata dalla capacità di assembramento. Pecore che seguono la prima che si muove anche se si dirige verso il burrone, pecore che non riconoscono il pericolo e che sopravvivono solo se hanno un buon pastore e cani da difesa che le sorvegliano, le difendono. Ai tanti che hanno rispettato regole e sacrifici si oppongono con ignoranza e arroganza i negazionisti e con superficialità ed incoscienza gli orfani della movida, ricca o povera che sia. Intanto il trasporto pubblico continua a non essere pronto a trasportare in sicurezza studenti e pendolari e troppi sindaci non sono in grado, o nella capacità o volontà, di organizzare controlli adeguati nelle aree a maggior rischio, dai centri storici alle località turistiche. Intanto le pecore si ammassano ignare, si fa per dire, dei rischi mentre i pecoroni tacciono ed i caproni incitano alla libertà. Libertà che è di cara come sa chi vita rifiuta? No, qui non c’è nulla di eroico, nessun ideale da perseguire ma caccia al voto ed al consenso. Possiamo solo sperare che il pastore non si faccia trascinare dal gregge, che i cani pastore non si siano imbolsiti perché se non fosse così e per colpa di alcuni dovessimo rischiare di rinchiuderci d’estate o di subire la quarta ondata a settembre, ottobre ogni morto, ogni ammalato, ogni nuova perdita economica ricadrà sulla coscienza anche del gregge, di ogni pecora.

  • La Commissione lancia uno strumento interattivo per monitorare e anticipare i cambiamenti demografici nell’UE

    La Commissione ha presentato un “Atlante della demografia” dell’UE – uno strumento interattivo online per visualizzare, monitorare e anticipare i cambiamenti demografici nell’Unione europea, che è stato elaborato dal Centro comune di ricerca della Commissione (JRC).

    L’atlante fornisce un accesso rapido e agevole a un corpus completo di informazioni e dati demografici, raccolti a livello dell’UE, nazionale, regionale e locale.

    Presenta statistiche e proiezioni ufficiali di Eurostat, nuovi dati ad alta risoluzione spaziale prodotti dal JRC, nonché storie tematiche che collegano le tendenze demografiche a settori strategici specifici.

    L’atlante contribuirà a migliorare la comprensione dei cambiamenti demografici e ad anticipare le dinamiche in questo ambito. Si tratta di uno “strumento vivo” che può essere ampliato e adattato alle esigenze delle diverse politiche e che può contribuire al processo decisionale nell’ambito della coesione sociale, apportando benefici a tutti i cittadini dell’UE. Una migliore comprensione delle dinamiche demografiche nell’UE consente infatti alla Commissione di migliorare le proprie politiche.

    L'”Atlante della demografia”, che è disponibile al pubblico, può sostenere gli interventi in diversi settori, tra cui la sanità, l’occupazione, l’istruzione, l’accesso ai servizi, nonché le politiche territoriali e di coesione.

    I cambiamenti demografici sono uno dei principali processi alla base del futuro dell’Europa. La popolazione europea sta invecchiando e di pari passo si riduce quella in età lavorativa. La mobilità giovanile, sospinta in gran parte dalle opportunità di lavoro e di studio, presenta opportunità e sfide sia per le città che per le zone rurali europee.

    Da una recente relazione del JRC emerge che tra il 2015 e il 2019 22,9 milioni di giovani europei sono entrati a far parte della popolazione in età lavorativa, mentre nello stesso periodo 26,6 milioni di lavoratori hanno raggiunto l’età pensionabile: ovvero un possibile deficit di circa 3,8 milioni di lavoratori.

    Se da un lato gli interventi politici possono influire solo in parte sulle tendenze demografiche, dall’altro possono tuttavia contribuire a fare sì che i cambiamenti demografici non abbiano ripercussioni negative sull’economia, la produttività, la coesione sociale o la vita democratica.

    Nel giugno 2020 la Commissione ha avviato la propria azione in questo ambito con la Relazione sull’impatto dei cambiamenti demografici. L’Atlante della demografia presentato è finalizzato a sostenere tale azione, fornendo alla Commissione elementi oggettivi che saranno utilizzati per tre importanti iniziative politiche: il Libro verde sull’invecchiamento, la prospettiva a lungo termine per le zone rurali e la strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori.

    Le edizioni future dello strumento comprenderanno informazioni sui fattori demografici quali la fertilità, la mortalità e la migrazione netta e le ultime proiezioni di Eurostat al di fuori dell’UE, con l’obiettivo di arrivare nel 2022 a una copertura globale di queste tematiche.

    Idee e opinioni sulla demografia nell’UE possono essere condivise nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa.

    Fonte: Commissione europea

  • Riaperture anticipate ignorando la realtà

    Il 24 aprile, mentre nel mondo si registra una tragica impennata di contagi, anche nei paesi dove vi è assiduo controllo e forte campagna vaccinale come in Germania, gli italiani anticipano le aperture previste per lunedì 26 e, dimentichi di ogni precauzione, affollano spiagge e centri cittadini. Comprensibile che ciascuno di noi aspiri a maggior libertà, a respirare aria, vedere il mare, ritrovare il piacere di una passeggiata tra i negozi, riincontrarsi con amici e conoscenti, comprensibile che ciascuno di noi aspiri a ritornare il più possibile ad una vita normale, incomprensibile che si voglia farlo ignorando la realtà fatta dai troppi contagi e morti che, ogni giorno, dobbiamo registrare in Italia. Incomprensibile che leader politici chiedano ancora maggiori aperture in una realtà pandemica che prescinde dalle idee politiche e dalla corsa ai sondaggi sulle ipotetiche intenzioni di voto. O continuiamo a tenere tutto praticamente chiuso o si deve capire che per aprire gran parte delle attività economiche bisogna rispettare norme e regole sia per gli orari che per i rapporti interpersonali. Solo se i singoli cittadini saranno capaci di evitare assembramenti, di indossare la mascherina, di ottemperare alle misure precauzionali che da mesi sono ripetute, solo se le amministrazioni pubbliche predisporranno adeguati controlli sui mezzi pubblici, sulle attività aperte al pubblico e nelle strade potremo sperare che le aperture programmate continueranno e, piano piano, si arrivi anche a maggiori libertà sia per le attività economiche che per i singoli. Le premesse però, purtroppo, non sono buone, da un lato troppe persone non rispettano le più elementari precauzioni e gli assembramenti si moltiplicano, dall’altro alcuni rappresentanti politici soffiano sul fuoco chiedendo aperture che oggi sono ancora troppo pericolose proprio per l’incoscienza di coloro che, anche sabato 24 aprile e domenica 25, hanno dimostrato di non essere capaci di tenere in conto quanti morti, malati e contagiati abbiamo ancora ogni giorno.

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