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  • Certificato COVID digitale dell’UE: i certificati di guarigione possono ora essere rilasciati anche sulla base di test antigenici rapidi

    La Commissione europea ha adottato un atto delegato relativo al certificato COVID digitale dell’UE per il rilascio di certificati di guarigione. A partire dal 22 febbraio, le nuove norme consentiranno agli Stati membri di rilasciare certificati di guarigione sulla base di un risultato positivo di un test antigenico rapido. In precedenza, un certificato di guarigione poteva essere rilasciato solo in seguito all’esito positivo di un test molecolare di amplificazione dell’acido nucleico (NAAT), come la RT-PCR. Al fine di garantire l’accuratezza e l’affidabilità del certificato, il test antigenico rapido utilizzato deve essere incluso nell’elenco comune dell’UE dei test antigenici rapidi per il COVID-19 ed essere effettuato da operatori sanitari o personale addestrato. Gli Stati membri possono rilasciare tali certificati retroattivamente sulla base di test effettuati a partire dal 1º ottobre 2021. Le nuove norme si applicano immediatamente e gli Stati membri possono iniziare a rilasciare certificati di guarigione basati su test antigenici rapidi non appena saranno pronti. Maggiori informazioni sul certificato COVID digitale dell’UE sono disponibili sul sito web dedicato.

    Fonte: Commissione europea

  • Col green pass liberi di viaggiare all’interno dell’Unione europea

    L’Unione Europea ci prova, perché di più non può fare, visto che la sanità è competenza dei governi nazionali. I 27 Stati dell’Unione radunati nel Consiglio hanno approvato una raccomandazione coi quali si esortano i Paesi membri a pensionare la mappa del contagio e ad adottare unicamente il green pass come discriminante per adottare restrizioni nei confronti dei viaggiatori europei (con un chiaro favore per i vaccinati). Banalmente: chi è immunizzato non dovrebbe più essere soggetto a “misure aggiuntive”, come “test” d’ingresso o “quarantene”.

    “È giunto il momento di prendere in considerazione la revoca delle misure di viaggio aggiuntive che un certo numero di Stati membri ha messo in atto al di là delle raccomandazioni dell’Ue”, ha detto il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders al termine del Consiglio affari generali. A fargli eco è stata la commissaria per la Salute Stella Kyriakides: “Oggi i Paesi hanno riconfermato che il possesso di un valido certificato digitale di vaccinazione dell’Ue dovrebbe in linea di principio essere sufficiente per viaggiare durante la pandemia”. Questa la teoria. Poi, in pratica, è tutto un altro paio di maniche. La stessa raccomandazione precisa che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) deve “continuare a pubblicare una mappa delle regioni degli Stati membri che indica il rischio potenziale d’infezione secondo il sistema a semaforo (verde, arancione, rosso, rosso scuro)” e la mappa deve essere basata “sul tasso di notifica dei casi a 14 giorni, sui livelli di vaccinazione e sul tasso dei test”.

    La mappa infatti non sarà totalmente dimissionata. Gli Stati membri potranno “scoraggiare” tutti i viaggi non essenziali “da e verso le aree rosso scuro”, dove il virus sta circolando “a livelli molto alti”, e richiedere alle persone che arrivano da queste aree, “e che non sono in possesso di un certificato di vaccinazione o di guarigione”, di sottoporsi “a un test prima della partenza e alla quarantena dopo l’arrivo”. Insomma, dal Consiglio emerge una forte volontà d’incoraggiare la vaccinazione in tutta Europa, benché il green pass Ue (rilasciato dalla sua introduzione in più di 1,2 miliardi di casi), oltre al certificato vaccinale e quello di guarigione, continui a prevedere il tampone (con validità a 72 ore se Pcr e 24, non più 48, se antigenico). L’ultimo punto spinoso, rispetto alle posizioni prudentiste assunte da alcuni Paesi, tra cui Italia e Francia, è quello della durata dei pass.

    E qui tocca fare un distinguo. Il Consiglio ribadisce la validità di 9 mesi. Il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, ha infatti annunciato inoltre che presto verrà presentata la proposta di estendere il green pass oltre giugno perchè “ha dimostrato di essere uno strumento efficace, essendo utilizzato da centinaia di milioni di persone e adottato da oltre sessanta Paesi». Resta peraltro valida la raccomandazione di “scoraggiare tutti i viaggi non essenziali e imporre alle persone provenienti dalle zone rosse (con alta diffusione del virus), che non siano in possesso di un green pass, di sottoporsi a un test prima della partenza e a quarantena dopo l’arrivo. Ma il ministro francese per gli Affari Europei Clément Beaune, in rappresentanza della presidenza di turno della Ue che è in capo a Parigi, ha chiarito che un conto è il certificato europeo, che garantisce la libertà di movimento verso l’Ue e all’interno dell’Ue, un altro ciò che si può fare con i pass all’interno dei singoli Stati. In pratica andare al ristorante o dal parrucchiere, prendere un treno, spedire un pacco alle poste, ecco, quello resta di competenza dei governi e la raccomandazione Ue potrebbe diventare lettera morta.

  • Il primo vero fallimento del governo Draghi

    Trovarsi a un giorni all’introduzione della obbligatorietà del green pass con oltre quattro (4!!!) milioni di lavoratori senza vaccinazione (25% dell’Arma dei Carabinieri non vaccinati: 20.000 su 80.000) rappresenta il primo vero ed imbarazzante fallimento del governo Draghi ma soprattutto della sua pattuglia di “esperti ministri e consulenti”.

    Due problematiche sostanzialmente emergono evidenti. Il primo aspetto è relativo alla infantile illusione di convincere i milioni di non vaccinati ad affrontare la vaccinazione in prospettiva di una introduzione della obbligatorietà del Green Pass per accedere ai posti di lavoro. L’andamento delle vaccinazioni da settimane indica una progressiva diminuzione delle vaccinazioni presso i centri vaccinali, quindi anche l’effetto incentivante fornito dall’obbligatorietà del green pass risulta assolutamente fallimentare.

    Il secondo aspetto riguarda proprio le previsioni di una possibile mancata adesione completa alla vaccinazione ed è rappresentato dalla incapacità dello Stato di gestire milioni di persone non vaccinate attraverso delle strutture per l’utilizzo dei tamponi da 48 ore.

    In altre parole lo Stato da una parte doveva incentivare i vaccini e dall’altra attrezzarsi per dare la possibilità a chi non avesse intenzione di vaccinarsi di accedere ai tamponi non escludendo nessun lavoratore dal 15 di ottobre, allestendo quindi strutture adeguate. Perché va ricordato, ancora una volta, come il nostro Paese sia ancora all’interno di una terribile crisi economica, checché ne dica qualche sottomarca di ministro il quale vaneggia di boom economico.

    L’obiettivo principale dell’intera classe governativa, indipendentemente dalle diverse radici ideologiche dell’ampia quanto variegata maggioranza parlamentare doveva essere rappresentato quindi dalla capacità di assicurare la continuità produttiva ed economica.

    Invece, amaramente, si rileva come a poche ore si continui con la ridicola contrapposizione ideologica tra sì e no vax quando il sistema economico italiano rischia l’impasse.

    Una situazione determinata anche dalla volontà di evitare di adottare l’obbligatorietà del vaccino e quindi lo Stato di assumersi la piena responsabilità gestionale e civile, delegando il controllo relativo alla avvenuta vaccinazione (green pass) ai privati imprenditori economici.

    La sintesi di questi due aspetti ha determinato un errore decisamente clamoroso da attribuire alle deleghe che il Presidente del Consiglio ha affidato a dei componenti del governo decisamente imbarazzanti. Basti pensare al mondo dei virologi che aveva assicurato con la propria competenza specifica l’immunità di gregge con il raggiungimento della soglia dell’80% di vaccinati, ormai già ampiamente superata ma di immunità nemmeno l’ombra.

    Alla luce di tali problematiche e per evitare che anche questo governo possa venire risucchiato nella melassa della incompetenza di quelli precedenti la logica conseguenza dovrebbe vedere un avvicendamento nei Ministeri chiave e di figure politiche e di consulenti ormai ridicoli.

    Rappresenterebbe un errore capitale disperdere il patrimonio di credibilità internazionale che la Presidenza Draghi ancora oggi riesce ad assicurare nonostante alcuni componenti dello stesso governo e il detestabile e vergognoso comportamento dell’intera compagine politica della maggioranza.

  • Libertà vo cercando

    “Libertà vo cercando, che è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta”: nel Purgatorio di Dante sono queste le parole che Virgilio rivolge a Catone Uticense.

    Mai come in questo anno, che commemora Dante Alighieri e che vede l’Italia, come gran parte del resto del mondo, combattere ancora contro la pandemia, questa parole dovrebbero ricordare a tutti che per difendere la propria libertà non si può mettere a rischio la libertà e la salute degli altri. I nostri diritti individuali trovano confine nel rispetto dei diritti altrui, della collettività. Chi dimentica questo, sia che si tratti di un politico, di un giornalista, di una persona immagine o di un semplice cittadino, si mette fuori da quell’ordine sociale che ha dato vita, e tiene in vita, la democrazia. Tutte le polemiche e le proteste messe in essere in questi giorni, in totale spregio di qualunque misura cautelare contro il diffondersi del virus, dimostrano come intolleranza, ignoranza, disprezzo degli altri e confusione mentale si stiano diffondendo in una società che preferisce sposare acriticamente qualunque falsa notizia che appaia sulla rete che tenere conto della realtà. Una realtà tragica che, in questi lunghissimi mesi, ha visto morire 127.971 persone ed altre decine di migliaia a non essere completamente guarite e ancora portatrici di patologie gravi ed invalidanti. Una società che sembra accettare che battere la gran cassa dei propri personali interessi sia consentito a prescindere dalle conseguenze che ci saranno e dove l’intolleranza è alleata alla stupidità di chi, per non mettere la mascherina, mette a rischio gli altri e se stesso, salvo poi pretendere di essere curato a spese di tutti, in ospedale. La libertà individuale, se non si svolge un’attività che porta a contatto con gli altri, dà diritto a non vaccinarsi, a non mettere la mascherina, a non lavarsi le mani ma, in questo caso, il diritto alla libertà di tutti gli altri deve imporre che chi non accetta le regole comuni deve starsene a casa sua fino alla fine della pandemia, deve pagarsi le spese sanitarie, se contrae il virus, deve rispondere, a termini di legge, se ha infettato altri e procurato danni ai singoli o alla collettività.

    Avvilisce che per alcuni il vaccinarsi o meno sia diventato un elemento divisivo che porta a vere manifestazioni di violenza, non solo verbale, e a posizioni pseudo politiche e pseudo culturali che danneggiano una vita civile e relazionale corretta. Anche questi sono tra i danni del covid. Tra i possibili scenari invece ottimisti quello che questa pandemia possa portarci ad affrontare più preparati il futuro, partendo dalla Medicina del territorio, dalla prevenzione ed organizzazione a monte, dal controllo globale sulle ricerche scientifiche per evitare quelle scorrette e pericolose, dallo scambio tempestivo di informazioni utili ad una maggior serietà e consapevolezza di tutti coloro che, a vario titolo, si occupano della cosa pubblica, dalla gestione delle reti all’informazione, dalla politica, all’economia, alla cultura.

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