Intelligenza artificiale

  • L’intelligenza artificiale sta per pensionare i doppiatori di film e serie tv?

    La riproduzione della voce umana da parte dell’intelligenza artificiale viaggia spedita: la startup Sesame ha recentemente mostrato una voce capace di pause, inflessioni, cambi di tono, esitazioni.

    Le aziende che si occupano di questa tecnologia volano in Borsa e i progressi tecnologici, come sempre, mettono in crisi lavori che rischiano di divenire obsoleti o troppo costosi prima che le persone si formino per svolgere i nuovi lavori che il progresso rende non solo disponibili ma necessari. Doppiatori, speaker, operatori del customer service, venditori telefonici potranno apparire eccessivamente costosi laddove l’intelligence artificiale risulti in gradi di rendere il loro stesso servizio e non solo, come già fa, sostituire voci umane in video aziendali, audiolibri, assistenti vocali e anche nel doppiaggio di serie televisive e film. Sonantic, startup acquisita da OpenAi, ha creato una voce sintetica per dare vita a Val Kilmer in “Top Gun: Maverick”, dopo che l’attore ha perso la capacità di parlare a causa di un cancro alla gola. L’Associazione Nazionale Attori Doppiatori ha di conseguenza lanciato uno spot in cui un gruppo di doppiatori italiani storici rivendica: «Noi non possiamo essere sostituiti».

    La via però non è ancora segnata. L’attore Nick Mayer ha raccontato al LA Times di aver rifiutato 100mila dollari, una cifra che col suo lavoro attuale impiega diversi anni a mettere insieme, per registrare la sua voce e addestrare l’intelligenza artificiale. Amazon intanto ha annunciato che userà l’IA e non più attori veri per doppiare film e serie disponibili sulla sua piattaforma di streaming Prime Video. L’iniziativa ha preso il via con un primo lotto di 12 film e serie destinato al mercato latinoamericano (tra cui i film Mi Mama Lora del 2016 e Long Lost del 2018 e il lungometraggio d’animazione La leggenda di El Cid del 2003) e mira ad ampliare l’offerta del provider alla sua cliente, fornendo la traduzione di film e serie che, come molti dei titoli del primo lotto, non sono mai stati doppiati da nessuno. All’inizio di gennaio, Lumiere Ventures ha annunciato che il film Armor, con Sylvester Stallone, uscirà su Prime Video in Francia con una versione doppiata in francese che ricrea, grazie all’intelligenza artificiale, la voce dell’attore Alain Dorval che è stato la voce francese di Stallone in una trentina di film, ma è scomparso nel febbraio 2024. Mentre l’annuncio ha scatenato reazioni avverse oltralpe, in generale i sostenitori del doppiaggio attraverso l’intelligenza artificiale argomentano che la nuova tecnologia consente di offrire in più lingue film che non sono abbastanza popolari da rendere il doppiaggio economicamente sostenibile.

  • Gli Emirati Arabi costruiranno un mega data center in Francia

    Gli Emirati Arabi Uniti costruiranno un maxi data center in Francia. Lo ha reso noto l’Eliseo, spiegando che è stato firmato a Parigi un partenariato in presenza del presidente francese Emmanuel Macron e dell’omologo emiratino Mohamed Bin Zayed Al Nahyan. Il progetto prevede un investimento fra i 30 e i 50 miliardi di euro e, al momento, deve ancora essere deciso il sito in cui sorgerà la struttura. Il data center avrà una capacità di calcolo che potrà arrivare fino a un gigawatt e sorgerà all’interno di un campus dedicato all’Intelligenza artificiale (IA), che sarà sviluppato dal fondo di investimento emiratino Mgx coadiuvato da un consorzio di investitori francesi e del Paese del Golfo. Macron e Mohamed Bin Zayed “hanno espresso la volontà di creare una partnership strategica nel campo dell’Intelligenza artificiale e si sono impegnati a esplorare collaborazioni su progetti e investimenti a sostegno dello sviluppo della filiera dell’intelligenza artificiale”, si legge in una dichiarazione congiunta franco-emiratina.

    Un annuncio sulla prima parte dei finanziamenti arriverà a maggio durante il Summit Choose France 2025, appuntamento annuale che riunisce a Parigi aziende mondiali di diversi settori. Secondo quanto riferito dalla presidenza francese, Abu Dhabi si è impegnata anche a “esplorare delle collaborazioni su progetti di investimento che sostengono lo sviluppo della catena di valore dell’Intelligenza artificiale”. In particolare, questi dossier riguarderanno altri data center, i microchip e una collaborazione accademica tra la Francia e gli Emirati Arabi Uniti. Poco prima dell’annuncio dell’accordo, la ministra francese responsabile dell’Intelligenza artificiale, Clara Chappaz, ha annunciato che ben 35 siti in Francia sono pronti per la creazione di nuovi data center. Una spinta verso l’innovazione, quella francese, che giunge proprio in vista del vertice sull’Intelligenza artificiale che si terrà a Parigi i prossimi 10 e 11 febbraio, a cui è prevista la partecipazione di oltre cento Paesi. Fra i partecipanti più attesi al vertice figurano il vicepresidente degli Stati Uniti James David Vance, il vicepremier cinese Zhang Guoqing, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

    Gli Emirati Arabi Uniti, tra i maggiori paesi produttori di petrolio, sono partner di lunga data degli Stati Uniti in materia di sicurezza e puntano a occupare un ruolo sempre più importante nel campo dell’Intelligenza artificiale, in un contesto di crescente concorrenza con i vicini Qatar e Arabia Saudita. Non a caso il tema dell’IA, nel quadro della cooperazione tecnologica, è stato al centro dell’agenda del presidente emiratino Mohamed bin Zayed Al Nahyan durante una visita a Washington lo scorso dicembre. La spinta di Abu Dhabi verso l’Intelligenza artificiale è guidata dalla holding G42 e da Mgx, di cui è partner il fondo sovrano da 330 miliardi di dollari Mubadala. Il mese scorso, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato una joint venture denominata Stargate, che coinvolge gli investitori azionari OpenAI, SoftBank e Oracle, alla quale partecipa anche Mgx. I partner di Stargate hanno promesso di investire inizialmente 100 miliardi di dollari per costruire i server che forniranno potenza di calcolo all’Intelligenza artificiale.

    Lo scorso settembre, Mgx, BlackRock, Global Infrastructure Partners (Gip), Microsoft hanno annunciato la Global IA Infrastructure Investment Partnership (Gaiip), con l’obiettivo di effettuare investimenti in nuovi data center per soddisfare la crescente domanda di potenza di calcolo, nonché in infrastrutture energetiche per creare nuove fonti di energia per queste strutture. Questa partnership contribuisce a sostenere un ampio ecosistema IA, fornendo pieno accesso su base non esclusiva a una vasta gamma di partner e aziende. Per esempio, Nvidia supporterà Gaiip offrendo la sua competenza nei data center, a beneficio dell’ecosistema dell’Intelligenza artificiale. La Gaiip si impegnerà attivamente anche con i leader del settore per aiutare a migliorare le catene di fornitura IA e l’approvvigionamento energetico a vantaggio dei suoi clienti e del settore.

    Fonti informate citate dalla stampa internazionale hanno riferito che Sam Altman, l’amministratore delegato di OpenAI (nota per lo sviluppo del popolare modello di linguaggio IA ChatGpt), ha programmato per questa settimana una visita negli Emirati Arabi Uniti per discutere con il gruppo di investimento Mgx della raccolta fondi da 40 miliardi di dollari lanciata per sostenere la prossima fase di crescita ed espansione. La tappa di Altman ad Abu Dhabi assume particolare rilievo alla luce della sfida statunitense rappresentata dalla cinese DeepSeek, modello di Intelligenza artificiale generativa più economica rispetto a OpenAI. L’obiettivo di Altman è quello di ottenere garanzie sui finanziamenti per i progetti in corso, tra cui Stargate.

  • Sei banche italiane su dieci stanno già implementando l’intelligenza artificiale nei propri servizi

    L’88% delle banche italiane avrà una strategia per la Generative AI entro il 2025 (nel 38% dei casi già operativa). Inoltre, per l’80% degli istituti di credito nazionali, le iniziative di GenAI sono parte integrante di una più ampia strategia per lo sviluppo della AI. Queste alcune delle principali evidenze emerse dall’indagine condotta da ABI Lab con il supporto metodologico di Deloitte nell’ambito dell’Osservatorio Fintech Innovation e presentato in occasione dell’evento Sperimenta e innoverAI! Dalla visione alla realtà tra contaminazione e nuove tecnologie, presso il Centro Congressi Bezzi a Milano, con l’obiettivo di approfondire il livello di adozione della Generative AI nel settore Banking. La ricerca è stata condotta su un campione di 16 istituti di credito nazionali, che rappresentano il 76% dell’attivo a livello nazionale e il 79% del numero di dipendenti.

    «Negli ultimi anni, l’innovazione e le evoluzioni tecnologiche hanno permesso di affrontare sfide sempre più complesse. In questo momento, la Generative AI rappresenta un ulteriore cambio di paradigma che apre a nuove opportunità. Dalla iper-personalizzazione dei servizi fino al miglioramento dell’efficienza operativa dei sistemi informativi, il potenziale di applicazione è molto vasto e, in gran parte, ancora inesplorato. Ma per poter cogliere realmente questi vantaggi in termini di business, non basta solo implementare strumenti tecnologici avanzati, perché diventa necessario ripensare all’organizzazione aziendale e al miglioramento dell’offerta verso i propri clienti attuali e futuri, integrare competenze digitali e abilitare i propri collaboratori ad interagire con queste nuove tecnologie», ha commentato Paolo Gianturco, Financial Services Tech Leader di Deloitte Central Mediterranean.

    Sei banche italiane su 10 dichiarano progetti di AI in produzione, mentre il 69% degli istituti finanziari segnala di essere attualmente in una fase di sperimentazione dei progetti GenAI.

    Per il 69% delle banche italiane il budget GenAI è parte del budget complessivo di AI, ottimizzando le risorse e favorendo sinergie tra progetti, mentre solo il 13% delle realtà italiane ha dedicato un budget specifico per l’intelligenza artificiale generativa. Il trend di investimenti per iniziative legate all’intelligenza artificiale è in crescita: l’82% delle banche prevede un budget in aumento per le progettualità legate all’AI, il 38% in modo significativo (cioè oltre il 10%), e il 44% in modo moderato, quindi fino ad un massimo del 10% degli investimenti. Questo andamento si riscontra anche se si analizza più strettamente la sola GenAI, dove circa l’88% degli istituti di credito indica un incremento significativo o moderato degli investimenti previsti nei prossimi anni. Tra i fattori principalmente considerati nel valutare un investimento in GenAI, l’80% delle banche considera i ricavi e benefici attesi, il 67% i costi e investimenti necessari, e sempre il 67% dei rispondenti i rischi e la compliance.

    Un dato interessante riguarda poi le aspettative dei player bancari su ritorno dell’investimento dei progetti dedicati alla GenAI: il 75% non indica un periodo di ROI preciso, mentre il 13% risponde “da 6 mesi a meno di 1 anno”.

    Risorse e competenze disponibili, tempi di sviluppo e impostazione strategica aziendale sono i tre fattori che le banche indicano come principali nella scelta tra una logica “make” (costruire internamente i propri sistemi di GenAI) oppure “buy” (acquistare dall’esterno). Infatti, nella realizzazione di soluzioni, la strategia make è utilizzata prevalentemente per le attività di studio e progettazione, risk management, audit e assurance (indicate da oltre il 40% delle banche), mentre la formazione, l’implementazione architetturale, la manutenzione e lo sviluppo seguono principalmente logiche di esternalizzazione. Il 54% delle banche ha in corso partnership attive con aziende ICT/BigTech per lo sviluppo di iniziative di GenAI, mentre le sinergie future saranno realizzate principalmente con software Vendor e fintech/start up, indicate rispettivamente al 55% e 45% dei casi.

    L’81% delle banche afferma di presidiare le tematiche legate all’AI. E nel 77% dei casi la GenAI è seguita dalle stesse strutture aziendali che trattano temi di AI o di Innovazione, mentre il 23% dichiara di aver creato un presidio ad hoc dedicato alla GenAI. In media 4 dipendenti bancari ogni 1000 sono coinvolti in iniziative di AI e GenAI, e circa tre quarti delle banche prevede per i prossimi due anni un incremento degli FTE (full-time equivalent) interni che saranno dedicate a tali attività.

    Oltre il 57% delle banche dichiara uno skill gap moderato o alto in aree relative a Ethics, Solution Testing&Deployment e Data Science/Prompt Engineering. Il 75% delle banche ha già attuato o ha in programma di realizzare azioni culturali e di change management in risposta alle nuove progettualità di GenAI. Tra le iniziative ritenute più rilevanti, ci sono la formazione su tematiche di GenAI (50%), la revisione e l’adattamento dei processi aziendali (50%) e l’introduzione di nuove figure professionali (40%). La promozione di piani di formazione rappresenta un aspetto rilevante per lo sviluppo di iniziative di GenAI. E tra le principali attività formative attualmente realizzate ci sono: corsi rivolti ai dipendenti sull’uso della GenAI (44%), formazioni su temi di GenAI awareness (33%) e formazione di team di sviluppo per creare nuove soluzioni (33%). Inoltre, in futuro saranno predisposti percorsi dedicati allo sviluppo di nuovi ruoli o alternativi all’interno dell’organizzazione (56%).

    Il 70% delle banche ha definito o prevede di definire processi, metodologie e strumenti per garantire l’etica e la conformità all’AI Act entro il 2025. Monitorare i requisiti normativi e garantire la conformità (79%), promuovere un approccio di AI Governance by Design fin dalla fase di progettazione (71%) e garantire la supervisione umana nel processo di validazione dei contenuti della GenAI (57%) sono le pratiche più ricorrenti adottate dalle banche per gestire attivamente i rischi legati all’implementazione della GenAI. Per rispondere a tale esigenza, inoltre, si rileva dall’indagine come la metà delle banche rispondenti ha definito un Framework di governance per l’uso di strumenti e applicazioni di GenAI. Infatti, le disposizioni previste dall’AI Act rappresentano il principale riferimento normativo che le Banche in Europa devono considerare per assicurare il corretto sviluppo delle implementazioni di GenAI. E il recepimento di questi requisiti comporta interventi su tutto il Modello Operativo (strumenti, processi e procedure) in modo da garantire la conformità all’intero impianto normativo.

  • La Commissione firma la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale

    La Commissione ha firmato la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale (IA) a nome dell’UE. Si tratta del primo accordo internazionale giuridicamente vincolante sull’IA ed è pienamente in linea con il regolamento dell’UE sull’IA, la prima normativa globale in materia di IA al mondo.

    La convenzione prevede un approccio comune per garantire che i sistemi di IA siano compatibili con i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto, consentendo nel contempo l’innovazione e la fiducia. Comprende una serie di concetti chiave tratti dal regolamento dell’UE sull’IA, tra cui un approccio basato sul rischio, trasparenza lungo la catena del valore dei sistemi di IA e dei contenuti generati dall’IA, obblighi di documentazione dettagliata per i sistemi di IA identificati come ad alto rischio e obblighi di gestione dei rischi con possibilità di introdurre divieti per i sistemi di IA considerati una chiara minaccia per i diritti fondamentali.

    La firma è avvenuta in occasione della conferenza informale dei ministri della Giustizia del Consiglio d’Europa a Vilnius, Lituania. Tra le parti negoziali figuravano l’UE, altri Stati membri del Consiglio d’Europa, la Santa Sede, Stati Uniti, Canada, Messico, Giappone, Israele, Australia, Argentina, Perù, Uruguay e Costa Rica. Il contributo di 68 rappresentanti internazionali della società civile, del mondo accademico, dell’industria e di altre organizzazioni internazionali ha inoltre garantito un approccio globale e inclusivo. La convenzione del Consiglio d’Europa fa parte dei più ampi sforzi dell’UE in materia di IA a livello internazionale, che comprendono discussioni in sede di G7, OCSE, G20 e Nazioni Unite.

    La convenzione sarà attuata nell’UE mediante il regolamento sull’IA, che prevede norme armonizzate per l’immissione sul mercato, la diffusione e l’uso dei sistemi di IA, insieme ad altre normative pertinenti dell’UE, se necessario.

    Dopo la firma, la Commissione elaborerà una proposta di decisione del Consiglio per concludere la convenzione. Anche il Parlamento europeo dovrebbe dare la sua approvazione.

  • Italia tra i Paesi in cui più i lavoratori sfruttano l’intelligenza artificiale

    L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo delle imprese e si è affermata come una presenza stabile nel business delle stesse. Quasi tre quarti dei rispondenti italiani (76%) afferma di avere un’esperienza diretta con la nuova tecnologia. La maggior parte di loro utilizza l’AI prevalentemente nella vita privata (43%), o nel contesto lavorativo (12%), mentre il 20% la impiega in entrambi gli ambiti. Si evidenzia, quindi, un sostanziale ottimismo verso queste tecnologie. È quanto emerge dalla prima edizione dello studio “EY Italy AI Barometer” realizzato da EY, che ha coinvolto oltre 4700 manager di 9 Paesi europei, di cui 528 professionisti di imprese italiane in diversi settori, indagando aspettative e sfide future nei prossimi 12 mesi, nonché l’utilizzo attuale che viene fatto dell’intelligenza artificiale nel business. “L’intelligenza artificiale si sta affermando come una delle principali priorità e l’Italia è tra i primi tre Paesi che l’hanno adottata (77%o) – spiega Giuseppe Santonato, AI Transformation Leader di EY Italia – preceduta solo da Spagna (84 %) e Svizzera (82%). Investire oggi nell’intelligenza artificiale permette alle aziende di posizionarsi come leader in un contesto di mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo. Un’azienda su tre, infatti, si prepara a investire sulle sue potenzialità per il prossimo anno e i settori che prevediamo saranno al fronte di questo movimento includono i servizi finanziari, il settore immobiliare e il retail e consumer products”.

    L’analisi evidenzia, quindi, come l’Italia sia avanti nell’implementazione dell’AI nei contesti lavorativi rispetto alla media europea (19%), con quasi un quarto dei rispondenti (24%) che afferma che l’AI sta già influenzando il loro lavoro e il 46% che prevede invece un incremento nei prossimi tre anni dell’impatto delle applicazioni AI nel business. Inoltre, il 24% dei rispondenti ritiene che l’intelligenza artificiale possa sostituire parti delle mansioni su larga scala e il 76% si aspetta che questa porti a una riduzione del numero di dipendenti man mano che il suo utilizzo si consolida. Il tema della formazione si conferma cruciale in questo campo e si evidenzia come le imprese possano fare di più per sostenere i propri lavoratori nell’implementazione dell’AI, adottando un ruolo attivo nella formazione e nell’aggiornamento professionale delle proprie persone: il 37% dei rispondenti, infatti, pensa che la propria azienda dovrebbe fornire maggiore formazione e il 32% ritiene di non avere abbastanza aiuto in questo senso. Solo il 16% dei rispondenti si ritiene soddisfatto della formazione che riceve sul posto di lavoro, inoltre, il 55% dei rispondenti si dedica all’autoformazione, sia privatamente (22%) che professionalmente (20%), entrambi il 13%, prediligendo per la maggior parte formazione dal vivo e workshop e corsi online.

    Le trasformazioni derivanti dalle nuove tecnologie che stanno pervadendo sempre più il business delle imprese non vengono viste in modo negativo dalla maggior parte dei rispondenti: il 52% di questi, infatti, ritiene che la propria azienda abbia sufficienti conoscenze per implementare l’AI nel modo corretto. Guardando ai settori, questo trend si evidenzia in particolare nel settore energetico, dei servizi finanziari e nei media e telecomunicazioni. Al contrario, il 67% dei rispondenti appartenenti al settore pubblico pensa di non avere abbastanza conoscenze. Nonostante le numerose sfide, i benefici dell’adozione dell’AI sono già evidenti, soprattutto in termini di risparmi sui costi: in Italia, più della metà dei manager (58%) afferma che l’uso dell’AI ha permesso loro di risparmiare sui costi, aumentare i profitti o entrambi. Il 16%, al contrario, non ha riscontrato risparmi. Queste tecnologie in Italia impattano maggiormente il 69% di coloro che hanno ruoli manageriali, a differenza di chi ha un ruolo non manageriale (49%).

  • Entra in vigore la legislazione europea sull’intelligenza artificiale

    E’ entrato in vigore il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (IA), il primo atto legislativo comprensivo sull’intelligenza artificiale al mondo. Il regolamento sull’IA è concepito per garantire che l’IA sviluppata e utilizzata nell’UE sia affidabile e offra garanzie per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini. Il regolamento mira a istituire un mercato interno armonizzato per l’IA nell’UE, incoraggiandone l’adozione e creando un ambiente favorevole all’innovazione e agli investimenti.

    La maggior parte delle norme della legislazione sull’IA verrà applicata a partire dal 2 agosto 2026. Tuttavia, i divieti sui sistemi di IA che si ritiene rappresentino un rischio inaccettabile si applicheranno già dopo sei mesi, mentre le norme per i cosiddetti “modelli di IA per finalità generali” si applicheranno dopo 12 mesi.

    Come “ponte” durante il periodo transitorio che precederà la piena attuazione del regolamento, la Commissione ha varato il patto per l’IA. Tale iniziativa invita gli sviluppatori di IA ad adottare volontariamente gli obblighi fondamentali del regolamento sull’IA prima dei termini legali.

    Gli Stati membri hanno ora tempo fino al 2 agosto 2025 per designare autorità nazionali competenti che vigilino sull’applicazione delle norme relative ai sistemi di IA e svolgano attività di vigilanza del mercato. L’ufficio per l’IA della Commissione sarà il principale organo di attuazione del regolamento sull’IA a livello dell’UE, oltre a monitorare le norme per i cosiddetti modelli di IA per finalità generali.

  • Bastano 15 secondi per clonare una voce

    L’intelligenza artificiale può clonare la voce umana in modo pressoché perfetto e generare file audio deepfake con cui perpetrare truffe e generare disinformazione.

    Fino a qualche tempo fa l’intelligenza artificiale riusciva a clonare la voce basandosi su campioni audio piuttosto lunghi (almeno 30 minuti), che dovevano rispettare specifici standard qualitativi ed espressivi per poter consentire all’algoritmo di sintetizzare la voce alla perfezione; oggi può bastare un semplice vocale WhatsApp.

    Per evitare che succeda è bene anzitutto limitare il consenso all’utilizzo dei cookies che viene chiesto quando si naviga in rete ed è poi opportuno avvalersi degli strumenti tecnologici in via di sviluppo per impedire di vedersi rubare la voce, come ad esempio AntiFake. Negli Usa sono già numerosi vip e star che hanno lamentato di aver vista clonata la propria voce lamentando di non aver acconsentito e reclamando i diritti di autore del caso e nelle primarie per la scelta del prossimo presidente americano sono stati utilizzati anche messaggi con la voce registrata dei candidati stessi per distogliere gli elettori avversari dal recarsi a votare.

    La buona notizia è che alcune aziende che sviluppano intelligenza artificiale e dunque la connessa possibilità di clonare la voce hanno intanto annunciato che non renderanno accessibile al pubblico la funzione di duplicazione della voce almeno fino a quando i sistemi bancari non avranno rimosso o meglio tutelata i sistemi di accesso ai conti individuali basati sulla voce (oggi clonabile) di chi è titolare del conto stesso.

  • La Commissione istituisce un ufficio per rafforzare la leadership dell’UE in materia di Intelligenza Artificiale sicura e affidabile

    La Commissione ha presentato l’Ufficio per l’IA che, istituito internamente, mira a consentire uno sviluppo, una diffusione e un uso futuri dell’IA tali da promuovere i benefici e l’innovazione sociali ed economici, attenuando nel contempo i rischi. L’Ufficio svolgerà un ruolo fondamentale nell’attuazione della normativa sull’intelligenza artificiale, in particolare in relazione ai modelli di IA per finalità generali. Promuoverà inoltre la ricerca e l’innovazione per una IA affidabile e per permettere all’UE di avere un ruolo di leader nelle discussioni internazionali.

  • L’intelligenza artificiale aumenterà del 25% la produttività mondiale

    L’Intelligenza artificiale generativa – anche detta Generative AI -, oggi rappresenta la nuova frontiera dell’innovazione tecnologica che trasformerà il settore delle utilities. Si stima infatti, che per le Utilities, la Generative AI potrà portare a un incremento della produttività fino al 25% a livello mondiale. Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’analisi Agici-Accenture presentata a Milano in occasione del Workshop: “Le utilities nell’era della Generative AI: ottimizzazione, competitività e gestione degli asset” organizzato dalle due società, alla presenza dei top manager delle principali aziende del settore. A oggi il 77% dei dispositivi elettronici include già una qualche forma di Generative AI. Lo scorso febbraio, a distanza di un anno da ChatGPT 3.5, è stato lanciato Sora, un modello di generazione di video da testi, oltre a Dall-E 3, in grado di generare immagini ad alta definizione da testi. Le grandi aziende dell’IT sembrerebbe punti con “decisione” su questa tecnologia, con investimenti in start-up dedicate che nel 2023 sono stati pari a 33 miliardi di dollari per Meta, 13 miliardi per Microsoft, 4 miliardi per Amazon e 2 per Google.

    Cresce infatti il numero delle realtà che puntano alla Generative AI, come Siram Veolia, “perché é una tecnologia che ha una potenzialità incredibile. Soprattutto nel nostro mestiere, che ha a che fare con l’ambiente e, nel nostro caso specifico, con l’efficientamento energetico, il digitale ha un effetto moltiplicatore estremamente importante” ha spiegato Emanuela Trentin, Amministratore Delegato di Siram Veolia, che “questo dal punto di vista dei risvolti ottimistici e positivi”. Sarà necessario poi costruire un modello flessibile per rendere l’intelligenza artificiale scalabile, accertarsi che questa venga usata in modo responsabile e senza generare rischi (Accenture calcola che il 28% dei lavoratori usi già la Generative AI, il 50% dei quali senza supervisione) e riqualificare e riorganizzare la forza lavoro, che dovrà arrivare a uno stato “liquido”, pronto cioè a modificare velocemente ruoli e compiti in modo da stare al passo dell’evoluzione tecnologica. Infatti ha precisato Trentin che “questi sono anche strumenti che sono tanto potenti quanto da maneggiare con estrema cautela”. Per questo “ci siamo dotati di una compliance forte proprio per gestire al meglio l’utilizzo di questi strumenti che, appunto, devono essere governati”. Inoltre, per quanto riguarda il dato, Veolia “ha già sviluppato un suo sistema, di sua proprietà, perché con ChatGpt, se utilizzato in maniera inconsapevole e non strutturata, si rischia di diffondere all’esterno dei dati sensibili” ha osservato.

    La Gen AI trasformerà in modo sostanziale la Industry, a partire da tre direttrici principali che possiamo definire come “archetipi”: nuove modalità di interazione con i clienti, una ridefinizione degli asset aziendali attraverso l’incrocio fra “fisico” e “digitale” (phygital) e, infine, la progettazione di nuovi servizi, costruiti attorno ai lavoratori. Sulla scia della digitalizzazione e della ricerca Pier Lorenzo Dell’Orco, amministratore delegato di Italgas Reti spiega che ora “stiamo avviando una nuova fase, che sarà dominata dall’avvento prorompente dell’intelligenza artificiale generativa”. Inoltre, si è detto “fortemente convinto che la GenAI cambierà, in positivo, l’organizzazione complessiva del settore e il nostro modo di fare”. Infatti, “abbiamo avviato le prime iniziative di GenAI nell’ambito della gestione documentale, dei processi commerciali e delle manutenzioni degli asset, e i primi risultati sono davvero sorprendenti. Siamo molto fiduciosi sugli sviluppi futuri”. Il gruppo italgas ha avviato già dal 2017 “un ambizioso percorso diretto alla completa digitalizzazione degli asset e dei processi aziendali, iniziato con la totale migrazione on cloud nel e proseguito con il deployment massivo degli smart meters, la digitalizzazione di impianti e reti di distribuzione e lo sviluppo del primo sistema al mondo di comando e controllo remotizzato per reti gas. Di pari passo abbiamo avviato concrete applicazioni di intelligenza artificiale, che ci hanno portato in pochi anni a conseguire risultati sorprendenti in termini di adoption ed efficienza. Oggi, in Italgas, una persona su 4 utilizza quotidianamente strumenti di intelligenza artificiale per svolgere in modo più rapido ed efficace il proprio lavoro” ha concluso.

    La Generative AI “rappresenta un fattore trasformativo dirompente anche per il mondo delle Utilities e consentirà a tutti gli attori del mercato di ripensare radicalmente il modo in cui si svolgono processi e modalità di interazione con i consumatori, abilitando soluzioni fino a oggi inimmaginabili. Pensiamo, infatti, che nel comparto delle Utilities in Italia fino al 40% delle ore lavorate sarà trasformato dalla Gen AI, migliorando la qualità del lavoro delle persone e la produttività attraverso le potenzialità di questa innovativa tecnologia, a beneficio dell’intero Sistema” ha sottolineato Claudio Arcudi, responsabile dell’Industry Group Energy e utility in Europa di Accenture. Il mondo dell’energia “si trova oggi sulla soglia di una grande trasformazione, quella dell’Intelligenza Artificiale, che potrà rivelarsi decisiva per lo sviluppo di un settore sempre più complesso” ha evidenziato Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici. La crescente centralità dell’efficienza energetica, delle rinnovabili, dell’economia circolare e della gestione delle acque in Europa e in Italia “ha ampliato, rispetto al passato, il perimetro delle attività svolte dalle Utilities. Aprirsi alla rivoluzione dell’IA Generativa sarà quindi funzionale alla gestione di questa complessità, favorendo anche un aumento della produttività delle Utilities. Per questo motivo, con l’incontro di oggi abbiamo voluto dare il nostro contributo al tema, per lanciare lo sguardo su un futuro che è sempre più vicino” ha concluso.

    Al termine dell’incontro sono stati consegnati i premi “Manager Utilities – Andrea Gilardoni” per l’anno 2023, votati dai prestigiosi comitati della Rivista Management delle Utilities e delle Infrastrutture di Agici. In questa diciassettesima edizione, vince nella categoria Energia Monica Iacono, ceo di Engie Italia, premiata dalla giuria “per i risultati raggiunti nel promuovere la leadership di Engie Italia nel processo di transizione energetica del nostro Paese”. Luca Dal Fabbro, Presidente Esecutivo di Iren, si aggiudica la vittoria nella categoria “Servizi Pubblici Locali “per la visione strategica fortemente innovativa ed i risultati industriali raggiunti da Iren nei servizi ambientali e nella circular economy”. Infine, Valentina Tamburini, head of strategy di A2A, ha ottenuto il Riconoscimento Speciale “L’energia di domani: il futuro è donna”, giunto alla seconda edizione e destinato alle professioniste under 40 nel settore delle utilities, “per il prezioso contributo al disegno della strategia del gruppo A2A”.

  • L’acqua scarseggia, ma l’intelligenza artificiale aiuta a non sprecare quella che c’è

    Il 22 marzo si è celebrato il World Water Day, la Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare sul valore di questa preziosa risorsa, ancora difficilmente accessibile per 2 miliardi di persone.

    Al di là del valore umanitario della giornata proclamata dall’Onu, il problema dell’acqua riguarda anche l’Italia. Nel 2021 l’Istat fotografava un’Italia con 286 giorni senza pioggia all’anno, un dato in costante crescita dal 2015. E lo scorso febbraio il Centro internazionale di monitoraggio ambientale ha denunciato una carenza di neve su Alpi e Appennini del 63%, mentre le regioni del Centro e del Sud, in particolare Sicilia e Sardegna, rimangono tuttora a secco. Certo, a marzo Giove Pluvio non ha mancato di manifestarsi ma la siccità appare ormai non più un’emergenza bensì un fenomeno strutturale che richiede strategie di lungo periodo. Secondo la Fao è causa del 34% di tutte le catastrofi naturali che si verificano a livello globale.

    A livello globale, per ottenere acqua potabile si contano oltre 16mila desalinizzatori, di cui i più noti sono quelli di Barcellona e in Israele.  L’Italia ha a sua volta intrapreso la via della desalinizzazione ma appare più capace a recuperare acqua potabile tramite la depurazione delle acque di scarto. In Emilia-Romagna un progetto dell’Università di Bologna e di Enea sulla depurazione delle acque di scarto ha permesso di coprire il 70% del fabbisogno idrico regionale, con vantaggi soprattutto per l’agricoltura (il settore che la Fao indica come il responsabile della maggior parte del consumo di acqua destinata all’uomo).
    Sistemi di intelligenza artificiale, internet of things e droni che permettono di gestire meglio l’irrigazione dei campi consentono di procedere alla valutazione dell’umidità del terreno, attraverso sensori meteorologici e di suolo, e al monitoraggio costante dello stato di salute della pianta, per poter intervenire tempestivamente, ridurre l’uso di fertilizzanti e rendere l’irrigazione più efficiente e mirata, abbattendo gli sprechi.

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