mondo

  • Tra sogni e realtà alla fine del 2024

    Erdogan sogna l’impero ottomano e qualche passo in avanti sembra lo abbia fatto vista la nuova realtà siriana, i suoi sempre buoni, e reciprocamente interessati, rapporti con il mondo occidentale e le diverse situazioni nelle quali è stato e sarà almeno coprotagonista di livello.

    Putin sogna una grande Russia sempre più imperiale e ha fatto qualche passo indietro visto che dopo quasi tre anni non ha sconfitto l’Ucraina mentre la Georgia e la Moldavia sognano, anche con coraggio e rischio in piazza, l’Europa, il suo amico Lukashenko ha dichiarato che sceglierà lui, e non lo zar, i siti dove piazzerà le armi russe, il Kazakistan non ha aderito all’alleanza militare con la Russia ed alcune repubbliche ex sovietiche e, come ultimo atto di un periodo nel quale ha sacrificato 700.000 russi, morti sul campo, è costretto ad ospitare il sanguinario Bashar al Assad e cercare di mettersi d’accordo con Al Jolani, il nuovo capo siriano, ed Erdogan  per non perdere le sue basi in Siria.

    Gli Stati Uniti sognano di tornare ad essere ancora di più centrali nella soluzione della guerra in medio oriente e in Ucraina e di ottenere che i paesi europei aumentino gli stanziamenti militari, intanto devono fare i conti con l’immigrazione, la violenza interna e la sempre più attiva concorrenza del mondo asiatico, insomma problemi e confusioni.

    L’Iran, che sognava di dare vita ad una specie di guerra che avrebbe dovuto riunire il mondo arabo, vede cadere invece il suo alleato siriano e indebolito Putin, altro alleato all’insegna del vecchio detto: chi è nemico del mio nemico è mio amico.

    Israele sogna di poter vivere senza dover continuare a difendersi e a piangere morti ed ostaggi, uno stato, una nazione riconosciuta e rispettata da tutti e che finisca nel mondo quell’antisemitismo mai sopito e che si è risvegliato quasi ovunque.

    Tutte le persone normali, se normali è un termine che si può ancora usare, sognano che la Palestina diventi uno stato libero indipendente e senza terroristi, che il terrorismo sia sconfitto ovunque si annidi.

    L’Unione Europea non sa esattamente cosa sognare perché una gran parte degli Stati e dei cittadini dell’Unione vorrebbero finalmente e velocemente realizzata quell’Unione politica e militare, della quale si parla da decenni inutilmente, mentre l’opposizione di Orban e l’indecisione di qualche altro crea una eterna situazione di stallo dovuta al voto all’unanimità in Consiglio. L’Europa dovrebbe non sognare ma agire modificando finalmente quella parte dei trattati che la condannano ad essere ininfluente politicamente e ormai debole anche sul piano commerciale.

    Il continente africano, in alcune aree terra di conquista cinese ed in parte russa, in altre violentato dal terrorismo e messo a dura prova dalle carestie e dalle povertà, sogna governi più attenti alle necessità dei popoli e capaci di dare sviluppo reale a territori che, pur essendo in molti casi ricchi di grandi risorse, necessitano di strutture ed infrastrutture costruiti senza contratti capestro siglati con i paesi più sviluppati.

    La Cina non sogna perchè non ne ha bisogno, il presidente Xi Jinping ha ancora una volta le carte in mano per poter giocare le partite che sono più utili al Dragone, le sue zone di influenza, politica e commerciale, il grande salto tecnologico fatto in tutti i campi, le ricchezze dovute non solo alle terre rare e le debolezze altrui le consentono di misurarsi con tutti da una posizione dominante.

    Noi vorremmo sognare, ci sforziamo di farlo ma non è così semplice!

  • L’UE discute con i partner mondiali azioni congiunte per affrontare i conflitti e le minacce climatiche e sanitarie

    La Presidente von der Leyen e l’Alto Rappresentante/Vicepresidente Borrell hanno partecipato alla sessione di apertura del dibattito generale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tema dell’intervento della Presidente von der Leyen le energie rinnovabili. La Presidente ha ospitato inoltre l’evento “Innovazione per un futuro sostenibile: collaborare alla crescita industriale e alla decarbonizzazione” insieme al Primo Ministro canadese Justin Trudeau.

    L’Alto rappresentante/Vicepresidente Borrell ha presenziato una riunione sull’Ucraina.

    La Commissaria Stella Kyriakides ha puntato l’attenzione, in un evento collaterale, sulla prevenzione e il controllo delle infezioni e sulla stewardship antimicrobica, mentre la Commissaria Urpilainen, è intervenuta all’evento collaterale “Tre anni dopo: sostenere i diritti delle donne afghane“, organizzato congiuntamente dall’UE e da UN Women, in cui ha annunciato ulteriore sostegno ai bisogni essenziali e ai mezzi di sussistenza del popolo afghano.

  • Presidenti virtuali e democrazie morte

    Si discute molto, in questi giorni, sulle performance di Trump e di Biden e sulle effettive possibilità che ha quest’ultimo di tornare alla presidenza.

    Sono molte meno le voci che si confrontano sul problema reale e cioè quale è il futuro di un grande paese, come gli Stati Uniti, definiti la più grande democrazia del mondo occidentale e la prima, o tra le primissime potenze, in fatto di armi e di economia, quando per la presidenza si confrontano due anziani, l’uno inqualificabile per i suoi comportamenti, l’altro che spesso sembra confuso.

    L’età di un presidente non è importante se ci troviamo di fronte a persone lucide come Mattarella, diventa un problema quando negli Stati Uniti dei due candidati l’uno passa di processo in processo, enunciando programmi sempre più astrusi e pericolosi, e l’altro non riesce a ricordare le cose buone che ha fatto durante la sua presidenza e a rispiegare i fondamentali motivi per i quali gli Stati Uniti non possono disarticolarsi dall’Europa o smettere di difendere l’Ucraina.

    Tutto questo avviene mentre sanguinose guerre continuano, non solo in Medio Oriente ed in Ucraina, in tutto il mondo, Xi Jinping stringe sempre più forte amicizia con il sanguinario zar della grande Russia, Kim Jong-un esporta armi, lancia missili ed inonda di immondizia la Corea del Sud, tornano a farsi sentire i terroristi di varia natura, l’Europa nelle trattative per il proprio e nostro futuro sembra la nazionale di calcio italiana, cioè inconcludente, la Francia è sull’orlo di una crisi isterica, almeno per una parte, i cambiamenti climatici hanno messo in ginocchio l’agricoltura ed il rischio di carestie e di impoverimento per tutti è sempre più reale.

    Che l’inquinamento, negli anni, abbia colpito il cervello di molti non è più una ipotesi surreale, forse l’intelligenza artificiale è stata creata proprio per questo, oltre che per arricchire alcuni, e cioè impedirci di continuare a pensare sostituendosi a noi con presidenti virtuali e democrazie morte.

  • 8 marzo

    Un pensiero rivolto a tutte le donne che, pagando anche con la vita, lottano per il loro diritto alla libertà e all’uguaglianza.

    Un pensiero per tutte le donne che vorrebbero non portare il volto e la testa coperti, per tutte le bambine che non vogliono subire menomazioni sessuali, per tutte coloro che vogliono studiare, lavorare, sposarsi per loro libera scelta.

    Pensieri ne facciamo molti ora cerchiamo tutti, per quel che possiamo, di fare qualche azione in più per aiutarle.

  • Ambiente tema centrale delle elezioni del 2024 nel mondo. Incognita intelligenza artificiale sulle campagne elettorali

    Nel 2024 metà della popolazione mondiale andrà alle urne e a quanto pare la questione ambientale sarà una delle issue più rilevanti in tutte le consultazioni.

    Nella più popolosa democrazia del mondo, l’India, il premier uscente (e favorito nei pronostici) Narendra Modi si barcamena tra la spinta verso le fonti energetiche rinnovabili e l’accelerazione nell’estrazione di carbone, mentre lì accanto, nel Pakistan, la contesa elettorale si gioca anche sui problemi del cambiamento climatico resi evidenti dalle piogge torrenziali che nel 2022 hanno provocato 8 milioni di senza casa. L’Indonesia nell’eleggere il suo prossimo presidente dovrà scegliere se proseguire lungo la diminuzione della deforestazione, la sua foresta pluviale è tra le più grandi al mondo, oppure no: Prabowo Subianto, ex genero del dittatore Suharto e uno dei candidati con maggiori chances di spuntarla, è contrario alle politiche in difesa dalla deforestazione. C’è poi la possibilità che negli Usa Donald Trump riesca a guadagnarsi l’epiteto che a suo tempo Indro Montanelli affibbiò ad Amintore Fanfani – «rieccolo!» – e riproponga quelle politiche che il suo successore e rivale Joe Biden ha sconfessato, come il ritiro dell’adesione statunitense dagli accordi di Parigi decisa da Obama nel 2015, col conseguente impegno cioè ad agire per contenere l’aumento di temperatura entro +1,5° rispetto all’epoca pre-industriale.

    Sulle elezioni pesano sempre più, peraltro, i timori di registi occulti che tramite i social media diffondano fake news. Negli Usa già durante le primarie per il Partito repubblicano sono partite telefonate in cui una voce che sembrava della di Biden ma era invece opera dell’intelligenza artificiale invitava gli elettori a disertare la votazione per scegliere chi tra Trump e i suoi competitors debba rappresentare il Gop nella corsa alla Casa Bianca. Un report dell’americana Advance Democracy segnala il possibile utilizzo diffuso dell’intelligenza artificiale anche per orientare gli elettori, in un senso o nell’altro, facendo leva su tematiche ambientali. Sander van der Linden, docente di Psicologia sociale a Cambridge, creatore del primo strumento psicometrico che verifica se sia possibile che le reti neurali generino disinformazione, ha confermato su Wired quanto sostenuto un’altro studio pubblicato su Science. L’algoritmo GPT-3 produce notizie false più convincenti rispetto agli umani: «Nel 2024 vedremo più deepfake, clonazione vocale e manipolazioni prodotte dall’AI. La disinformazione generata dall’intelligenza artificiale arriverà alle elezioni vicino a noi e probabilmente non ce ne renderemo nemmeno conto».

  • Buon Natale con amicizia

    Non è ancora Natale ma lo sarà tra pochissimo e in un attimo saremo nel nuovo Anno e voglio dirvi tutto quello che non mi è piaciuto, non mi piace e non mi piacerà, visto che immagino che le cose non cambieranno molto.

    1) Non mi piace Elon Musk con buona pace di tutti coloro che lo invitano, lo invidiano, lo cercano di imitare, nel loro piccolo, o ne fanno un esempio.

    Non mi piace che abbia utilizzato la maternità surrogata per arrivare a 11 figli, alcuni dei quali hanno nomi che sembrano formule chimiche, figli che sembrano costruiti come i suoi robot, gli androidi, le macchine che vuole fare diventare sempre più simili nell’aspetto all’essere umano e con un’intelligenza artificiale che presto sarà in grado di pensare al posto dell’uomo e di decidere di conseguenza. Macchine, futuri umanoidi che toglieranno anche posti di lavoro.

    Non mi piace che continui a sparare in aria i suoi satelliti che, a questo ritmo, rischieranno presto, come dicono coloro che hanno sommato i numeri, di impedirci la vista delle stelle.

    Non mi piace che mentre noi dobbiamo sottostare alle nuove regole, necessarie per tentare di preservare il pianeta, lui porti in giro nello spazio i suoi amici miliardari, che pagano profumatamente per inquinare l’aria: strano mondo il nostro dove non sono impediti i voli privati nello spazio ma l’accensione del caminetto in casa.

    Non mi piacciono le sue pericolose macchine elettriche, i licenziamenti delle sue aziende, il monopolio di X, simbolo di una lettera che nell’immaginario collettivo ha sempre rappresentato un simbolo di anonimato, di mancanza di alfabetizzazione. X come la firma di chi non sapeva scrivere, X per manipolare milioni di persone che lentamente ed inesorabilmente hanno smesso o stanno smettendo di pensare.

    Non mi piace che ora sembri aiutare l’Ucraina ma poi strizzi l’occhio alla Russia, che si senta un maschio bianco dominante, che nasconda, dietro la sua sicura intelligenza ed inventiva, tante fragilità pericolose per gli altri.

     

    2) Non mi piacciono gli influencer perché, come dice la parola stessa, influenzano gli altri guadagnandoci sopra, mi dispiaccio che tante persone siano così insicure d’aver bisogno del consiglio degli influencer per comperare una borsa o uno shampoo.

    Molte dittature sanguinarie sono nate sotto l’influenza di persone capaci di affabulare il prossimo, ancora oggi scontiamo le conseguenze di quel passato, recente e lontano nei secoli della storia

    Dovremmo cercare di liberarci dall’influenza di chi ci spinge a comperare un oggetto e tornare a capire che la nostra peculiarità, il nostro sentirci qualcuno, non dipende da cosa indossiamo ma da come siamo.

    Dovremmo essere più attenti alle manipolazioni della rete, dei media, della politica o dell’intellighentia, quello che dicono spesso tira acqua al loro mulino, non al nostro oggettivo interesse, i manipolatori si ammantano di sorrisi o promesse e così si veicola anche la violenza contro intere categorie.

     

    3) Non mi piace che si confonda il patriarcato con il maschilismo imperante che porta le donne a cercare l’eterna giovinezza e gli uomini a perdere il rispetto dell’altro, non mi piace una società liquida dove l’identità è annullata

    Legittimo per tutti scegliere di tatuarsi come di cambiare sesso, se lo si sente necessario per la propria stabilità, ma non certo in età adolescenziale, ma non certo per cercare una strada d’uscita all’angoscia che fa parte della vita stessa e che va combattuta con la conoscenza di se ed il rispetto dell’altro.

     

    4) Non mi piacciono la verità a senso unico, la discriminazione, il preconcetto, l’indifferenza, l’ostentazione, l’arrivismo, la prevaricazione, la banalizzazione, la strumentalizzazione, la negazione della storia, l’uso della tecnologia senza regole certe, la superficialità di troppi genitori, l’impreparazione della scuola rispetto ai nuovi problemi del terzo millennio, la violenza verbale e fisica, l’impreparazione culturale e politica, l’attenzione dei media solo all’audience senza valutare le conseguenze di quanto trasmettono

    5) Non mi piace una società che mette troppe regole a chi onestamente cerca di rispettarle e lascia che altri le calpestano impuniti

    Non mi piace la burocrazia inutile e la mancanza di una politica europea che sappia difendere valori ed accogliere chi ha necessità di accoglienza.

    Non mi piace il politicamente corretto quando diventa la strada per cercare di impedire la libera espressione ed apre il percorso che porta la normalità della maggioranza ad essere subordinata ad altre realtà minoritarie.

     

    Mi rendo conto che sono troppe le cose che non mi piacciano e non voglio rattristarvi oltre, tra poco sarà Natale ed un nuovo anno perciò ricordiamoci che la democrazia e la libertà sono beni preziosi che ogni giorno vanno preservati all’interno di regole chiare, condivise, applicate e difese sia dalla classe dirigente, di maggioranza ed opposizione, in politica e nella cultura, sia da ciascuno di noi singoli individui.

    Che noi si abbia una religione di riferimento, o che si sia laici in modo assoluto, dobbiamo sapere tutti che c’è un mondo intorno a noi fatto di essere umani, come noi o diversi da noi, e questo mondo, tutte queste persone, hanno diritto alla vita ed al rispetto

    Il mio augurio è che si riesca a camminare insieme agli altri con la disponibilità a comprendere le unicità e le diversità, in una società che diventi capace di affrontare tutte le forme di progresso valutando le conseguenza di ogni grande e piccola scelta.

    Il mio augurio è di guardare all’ecosistema sapendo che senza averne rispetto anche noi contribuiamo alla lenta morte della terra perché le leggi di natura possono essere, per qualche tempo, violate ma alla fine sarà la natura stessa a renderci la vita impossibile

    Il mio augurio è che, guardando dentro di noi, troviamo umanità, empatia, rispetto per noi, per il nostro corpo, per la nostra anima e per gli altri

    Un pensiero a chi vivrà questi giorni, e purtroppo i futuri, in zone di guerre o minacciati dal terrorismo, dalla fame, dalla siccità, dalla violenza o dalla paura, a chi non ha nulla o a chi ha troppo e non se ne accorge

    Buon Natale con amicizia

  • Addio a Kissinger e a un’epoca in cui la diplomazia era fatta di relazioni tra persone

    La morte di Henry Kissinger segna la fine di un’epoca, un’epoca nella quale la diplomazia, il rapporto tra gli stati, non era affidato ai social ma alle capacità di avere relazioni nel rispetto tra le persone e nella conoscenza approfondita dei problemi interni ed esterni.

    Sembrava eterno Kissinger che, fino all’ultimo, non ha fatto mancare alla comunità internazionale il suo pensiero ed i suoi suggerimenti, avvolto in un’aurea quasi mitica per le sue capacità diplomatiche, le sue relazioni, anche con paesi e capi di stato molto “difficili”, che gli facevano individuare le strade, a suo avviso, più giuste da percorrere.

    In una società dove anche il pensiero sembra diventato liquido e lo studio delle realtà geopolitiche e della storia dei popoli sempre più ignorata, dobbiamo sperare che il Segretario di Stato americano Antony Blinken, tanto attivo sia per la guerra in Ucraina che per quella di Israele contro i terroristi di Hamas, sappia suggerire alle diplomazie in ogni stato, la necessità di tornare ad una diplomazia capace, incisiva e consapevole delle conseguenze delle scelte e delle non scelte.

  • Premio Megliounlibro 2023: quando le favole diventano testimonianza del proprio paese di origine

    Io sono figlio del fiume in Congo, sono nato in una regione in cui sfocia in tutta la sua grandezza e bellezza e arrivo a Pavia, in Italia, dove c’è il Ticino, cosiddetto “fiume azzurro”: dove cerco di riproporre la tradizione congolese ho ritrovato il fiume. La mia idea è proprio quello di riproporre storie che altrimenti non si conoscerebbero, e scrivere in italiano, per i ragazzi dai 9 ai 99 anni”. Sono parole di Paul Bakolo Ngoi, autore che sa valorizzare le tradizioni del Paese d’origine, la Repubblica Democratica del Congo, parlando ai più giovani e alle diverse generazioni con chiarezza e ironia e trasmettendo tra le righe la classica “morale della favola, e vincitore del premio letterario Megliounlibro con la sua opera più recente “Nonno mi racconti una favola”.

    Il Premio Megliounlibro è nato nel 2019 durante la Bologna Children’s Book Fair “per valorizzare testi scelti tra quelli recensiti di recente dal magazine Megliounlibro, che più degli altri abbiano saputo rapire il piccolo lettore, trasportandolo in una dimensione ricca di messaggi e portatrice di bellezza nelle sue variegate sfaccettature”, così Laura Prinetti, direttore responsabile.

    Per la giuria, composta da Marco Bertola presidente Giuria, giornalista, vicepresidente del Book Counselling, Ayleen Pineda architetto, esperta Letterature comparate, redazione Megliounlibro, Marinella Blanchi docente scuola primaria IC Toscanini-Perotti, Torino, Laura Prinetti, direttore responsabile Megliounlibro, docente Università Cattolica, “Nonno raccontami una favola” una perla luminosa, che affascina e coinvolge, trasportando i bambini, ai quali le favole sono destinate (e anche gli adulti che leggeranno con loro) in un mondo fantastico ma non distaccato dal reale.

    Megliounlibro, magazine di orientamento alla lettura, edito da 26 anni dalla non profit Il Segnalibro Book Counselling Service, ha tra i fini la promozione “della lettura che trasmette bellezza” per un target dai bambini agli adulti. Una redazione composta da cinque donne, e una schiera di collaboratori, tutti volontari e preparatissimi nel vagliare l’aspetto estetico e formativo delle opere. La sfida è trovare “i classici del futuro”, le perle. Questo Premio arriva a #BookcityMilano 2023 per valorizzare l’opera di un autore che ha il merito di saper trasmettere con garbo le tradizioni del suo Paese d’origine.

  • Che tempo abbiamo più?

    Anche la giornata mondiale dell’ambiente se ne è andata.
    Sarà il cambiamento climatico in sinergia con l’accelerazione tecnologica, usata da tutti indiscriminatamente anche quando non sarebbe necessaria, ma il risultato è che il tempo scorre sempre più rapido e domani, in un attimo, è già diventato l’altro ieri, il mese scorso.
    Tempo per pensare ce n’è sempre meno, troppi input, richieste, esigenze, allerte, problemi, comunque problemi.
    Qualcuno sostiene che siamo all’ora zero, che diventa sempre più impossibile fermare il declino, che l’erosione del fragile equilibrio dell’ecosistema è arrivata al limite.
    Non lo so, so per certo quello che sappiamo tutti: i venti di guerra aumentano di giorno in giorno anche nei luoghi ove si pensava che una più forte percezione della libertà, del diritto internazionale avessero un radicamento oggettivo. E queste guerre producono non solo morti nell’immediato ma un danno spesso irreversibile alla terra, all’aria, alla speranza di una vita futura.
    I delitti aumentano, grandi e piccoli, dal bullismo adolescenziale alle più tragiche violenze domestiche, dalle sparatorie o accoltellamenti nelle scuole ad una costante diffusione di ogni tipo di sostanza stupefacente che brucia i cervelli e le coscienze.
    La smodata concezione dei propri individuali diritti ha cancellato ogni senso del dovere, ogni sentimento di empatia, ogni capacità di autocritica, di limite.
    Con la natura gli esseri umani hanno aperto un irragionevole dissidio  da molto, troppo, tempo e, dopo tanta sopportazione, è arrivata la risposta, infatti le calamità naturali, da qualche anno, si susseguono con particolare virulenza mietendo vittime tra gli  umani, gli animali e le cose.
    La tecnologia travolge se stessa, l’intelligenza artificiale si ribella a quella umana, nessun sito è più sicuro da hackeraggio, nessun dato sensibile è più riservato, anche nella propria casa ciascuno è esposto e può essere in pericolo.
    L’essere umano  è diventato incapace di convivere con le altre realtà che fanno parte del sistema terra e si scontra con altre realtà da lui stesso create.
    I cinghiali pascolano in città, cervi ed ungulati vari prolificano a dismisura, i lupi, animali schivi e sociali per eccellenza, sembrano avere scelto di venire tra le case, camminano, come già fanno cervi e cinghiali, sui nastri d’asfalto mentre le api sono sempre meno, l’impollinazione è a rischio e con essa il nostro cibo, perché non basterà il transgenico a sfamarci.
    Non mi spaventa il lupo, che qualcuno pensa già di tornare a sterminare, ma l’uomo, l’essere umano sì, perché uccide con la stessa indifferenza il lupo e la pecora, la sua prole e tutto quanto è intorno: sulla terra e oltre lo spazio.
    Per combattere la paura, per fermare quanto sta precipitando dobbiamo ritrovare il tempo, ma quando anche le centrali sono fatte saltare condannando alla distruzione presente e futura che tempo abbiamo più?

  • Pensieri

    Questo Natale sarà il primo senza la grande paura del covid, ma il covid non è sparito, molte persone devono ancora andare all’ospedale e qualcuno non sopravvive, l’influenza si sta espandendo, i pronto soccorsi sono pieni e mancano medicine, un consiglio per tutti: nei luoghi affollati, nei grandi magazzini, sui mezzi pubblici e nei negozi mettiamoci la mascherina, disinfettiamoci le mani, un po’ di saggia precauzione aiuta!

    Questo sarà il primo Natale di guerra per gli ucraini senza luce, acqua, riscaldamento e che da febbraio sono sotto le bombe. Moltissimi sono rimasti senza casa, vestiti, ricordi di una vita, troppi  sono stati i morti ed i feriti, molti bambini e vecchi soffrono più di tutti, facciamo, ciascuno, quello che possiamo per alleviare le loro sofferenze, se abbiamo già dato diamo ancora un po’ perché la loro resistenza è anche il nostro futuro di libertà.

    Sarà il primo Natale nel quale, per quanto possano officiare ed assistere a funzioni religiose, Kirill e Putin saranno guardati dal mondo civile, di qualunque religione, come i mandanti ed i finanziatori di assassini, siano questi uomini della Wagner o di altre formazioni. Il primo Natale nel quale gran parte del popolo russo dovrà piangere i suoi figli mandati a morire inutilmente in una guerra ingiusta e crudele iniziata e continuata, contro ogni ragionevolezza ed in spregio ad ogni legge internazionale, solo per appagare la sconfinata sete di potere del nuovo zar e del suo accolito Kirill che ha utilizzato ed utilizza la religione per arricchirsi.

    Non si festeggia il Natale in molti paesi nei quali la violenza, il sopruso, la mancanza di libertà, dei più elementari diritti umani, sono la norma. Pensiamo al coraggio dei tanti che manifestano in Iran, che sono uccisi per strada o sul patibolo solo perché cercano libertà e giustizia. Pensiamo alle donne afgane, alla bieca arretratezza dei talebani, ad un popolo ridotto allo stremo, pensiamo alle stragi perpetrate degli Shabaab non solo in Somalia, ai folli lanci di pericolosi missili fatti con sempre più frequenza del dittatore coreano, alle migliaia e migliaia di lavoratori morti in paesi come il Qatar, ai troppi migranti vittime dei trafficanti di esseri umani e a tutti quelli morti in mare mentre tentavano la strade dell’Europa e di una vita senza fame e guerre.

    Non può essere Natale senza pensare a tutti coloro, partendo dall’Italia, che attendono giustizia, al tragico numero di giovani morti per droga, a come dovremmo rivedere il nostro modo di vivere affinché il progresso si coniughi con il rispetto per chi ha bisogno di più tempo e cechiamo di far sì che il riconoscimento dei diritti vada di pari passo con il riconoscimento dei doveri di ciascuno e delle istituzioni.

    È Il primo Natale per il governo presieduto da Giorgia Meloni che, con determinazione e fatica, ha rotto steccati e pregiudizi. C’è molta strada da percorrere per il bene dell’Italia, dell’Europa, della democrazia e della libertà, passo dopo passo impegniamoci tutti, di qualunque parte politica, a percorrerla sapendo che il confronto corretto, anche acceso, fa crescere il Paese mentre insulti, preconcetti e menzogne scatenano spirali violente che non vogliamo veder tornare.

    Per troppi sarà ancora un Natale povero e freddo, di solitudine e paure, ascoltando Papa Francesco non dimentichiamoci di loro nei pensieri e nelle azioni, come singoli cittadini e come istituzioni.

    Buon Natale

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