on line

  • Consigli per difenderci dalle frodi on line

    Continuano, anzi aumentano, le frodi online ed è necessario perciò avere molta attenzione ed usare alcune precauzioni, ne elenchiamo alcune: 1) non dare mai le proprie password ad altri, 2) non utilizzare la stessa password su diversi siti, 3) controllare che le informazioni richieste dal servizio che si sta utilizzando o nel messaggio mail che abbiamo ricevuto siano confacenti a quel servizio, 4) non rispondere a mail che offrono rimborsi, vincite, sconti, abbonamenti richiedendo i dati personali, non aprire mail, sms, chat inattesi, non cliccare sui link e non scaricare gli allegati, non rispondere inserendo le proprie credenziali, 5) proteggere pc, tablet, smartphone con antivirus rendendone sicuro l’accesso, 6) non tenere mai i dati sensibili, numero di conto, estremi della carta di credito, password in posti dove possano essere copiati o sottratti, specialmente non tenerli nel portafoglio, nella borsa, o vicino al tablet o al pc, non memorizzarli sugli stessi o sulla macchina, 7) evitare il salvataggio automatico di user e password sul browser, 8) controllare spesso i movimenti del conto e delle carte, 8) non dare le proprie credenziali per telefono, 9) quando si utilizzano siti per acquisti online verificare che i siti siano affidabili ed utilizzare solo app ufficiali, 10) evitare di utilizzare wi-fi gratuiti o pubblici per fare acquisti, accedere al conto bancario, entrare in piattaforme di archiviazione dati.

  • Credito al consumo: riscontrate potenziali irregolarità in oltre un terzo dei siti di prestiti online

    La Commissione europea e le autorità nazionali per la tutela dei consumatori hanno pubblicato i risultati di una revisione a livello dell’UE di 118 siti online di credito al consumo.

    L’obiettivo della revisione era verificare le offerte su dispositivi quali tablet o smartphone e verificare se gli operatori rispettino le norme dell’UE in materia di protezione dei consumatori per quanto riguarda le informazioni standard nel settore della pubblicità online per il credito al consumo. È emerso che più di un terzo (36%) dei siti web oggetto dell’indagine violava potenzialmente il diritto dei consumatori dell’UE. Mancavano o non erano chiare informazioni fondamentali quali il costo del credito, i tassi di interesse o l’obbligo di assicurazione. Inoltre, i siti web non sempre menzionano eventuali misure straordinarie nel quadro della pandemia di COVID-19 che possono sortire un impatto sul credito al consumo (ad esempio, la possibilità di richiedere un periodo di rimborso per gli anticipi). Le autorità nazionali responsabili della tutela dei consumatori daranno seguito ai casi di potenziali irregolarità segnalati.

    Nell’ambito della nuova agenda per i consumatori, la Commissione sta lavorando alla revisione della direttiva sul credito al consumo, già oggetto di una valutazione nel novembre 2020.

    Maggiori informazioni sulla revisione a livello dell’UE delle offerte di credito online e dati recenti sulla valutazione dei mercati del credito al consumo da parte dei consumatori sono disponibili online.

  • In Italia sempre più pagamenti contactless ed è boom degli smartphone

    Nell’Italia patria del contante avanza la rivoluzione digitale nel mondo dei pagamenti. Tra la paura del contagio, che porta gli italiani a preferire modalità senza contatto, e il lockdown che spinge gli acquisti online, i pagamenti elettronici diventano un alleato di cittadini e consumatori. Complice anche l’entrata in scena del cashback di Stato nell’ultima parte dello scorso anno, introdotto dal precedente governo con il piano Italia Cashless e ora sotto la lente del nuovo esecutivo. E’ questo il quadro che emerge dai dati dell’Osservatorio “Innovative Payments”, secondo cui, il contante resta il mezzo più utilizzato dagli italiani ma cresce la penetrazione dei pagamenti digitali.

    Nel 2020 arrivano a rappresentare un terzo dei pagamenti complessivi, con 5,2 miliardi di transazioni per 268 miliardi di euro (-0,7% rispetto al 2019), nonostante un calo generale dei consumi. Si conferma l’avanzata del contactless, a quota 81,5 miliardi di euro (+29% annuo), ed è boom per gli acquisti in negozio con smartphone e wearable (+80%) che superano il valore di 3,4 miliardi. “Il 2020, pur nella sua drammaticità, potrebbe davvero aver segnato un punto di svolta per il settore dei pagamenti digitali”, ponendo le basi “per un’accelerazione definitiva nel prossimo biennio”, sostiene il direttore dell’Osservatorio Innovative Payments, Ivano Asaro, segnalando come alcune iniziative di incentivo del governo abbiano acceso un faro e stiano portando “sempre più persone a preferire i pagamenti elettronici”.

    In particolare, il Piano Italia Cashless, a cui è collegata anche la lotteria degli scontrini, “pur con delle limitazioni, rappresenta un segnale positivo”, in un quadro europeo che vede l’Italia pre-Covid tra i paesi meno avanzati sul fronte dei pagamenti digitali. La pandemia, con le chiusure di negozi, uffici e servizi non strettamente necessari, ha però cambiato le priorità, le relazioni e anche il modo di fare shopping. Tant’è che l’e-commerce cresce del 31% nel 2020 e lo smartphone diventa il device preferito dagli italiani per effettuare pagamenti da remoto e acquisti online, superando il pc. Tra bollette, bollettini, ricariche telefoniche, ma non solo, il mobile payment cresce del 15% e raggiunge quota 1,3 miliardi di euro.

    Ad avvalorare i dati del Politecnico, i risultati di Nexi, che segna un incremento del 140% degli acquisti con smartphone in negozio, trainando di fatto la crescita di un comparto in cui l’84% del valore complessivo, ovvero quasi 3 mld di euro, è generato da acquisti effettuati con app che prevedono la virtualizzazione della carta nello smartphone. Anche Nexi infatti segna una crescita del 57% delle carte registrate su app come Apple Pay, Samsung Pay o Google Pay. Dall’altro lato c’è Satispay, che domina il mercato dei pagamenti digitali da mobile senza carta di credito in negozio. Un mercato che ad oggi vale complessivamente 500 milioni di euro, di cui il 60% passa da Satispay. L’innovativa piattaforma di mobile payment raccoglie inoltre il 67% del numero delle transazioni effettuate nel segmento mobile non Nfc. Complessivamente, tra shopping fisico, ricariche, bollettini, pagoPA, Bollo auto e moto, Satispay chiude il 2020 con 585 milioni di euro transati (+81%).

  • Corsa all’acquisto di farmaci online

    Costretti in casa per molti mesi del 2020 così da tutelare la sanità pubblica, gli italiani hanno fatto ricorso a internet per l’acquisto di prodotti di ogni genere, compresi quelli farmaceutici da banco e parafarmaceutici. Analizzando le intenzioni di acquisto, idealo – portale internazionale leader in Europa nella comparazione dei prezzi online – ha riscontrato che l’interesse online per i farmaci da banco in genere è aumentato, negli ultimi 6 mesi, del 74% con un boom nel solo mese di ottobre del 127,8%. In particolare è aumentata la ricerca online dei Prodotti da banco per trattare i problemi cardiovascolari (oltre il 200%) come le creme e compresse per rafforzare le pareti venose e migliorare la circolazione, quella dei farmaci gastrointestinali (+144,7%) come i prodotti per l’acidità e la stitichezza, dei Prodotti per la salute intima femminile (+112,5%) e quella dei Farmaci per il cavo orale (+88,9%) come i collutori e gli spray per la gola.

    Secondo l’analisi di idealo, negli ultimi 6 mesi gli italiani hanno fatto scorta online di rimedi per il benessere fisico in generale e per mantenersi in salute e di prodotti analgesici, antidolorifici e contro la febbre. È boom di interesse per i prodotti per smettere di fumare, come le gomme da masticare alla nicotina, gli spray e le capsule, che negli ultimi 6 mesi hanno fatto registrare una crescita del 142,3%. Si fanno scorte online di prodotti analgesici, antidolorifici e contro la febbre acquistabili senza ricetta medica e che, in via precauzionale, si vuole avere pronti a casa, come il classico paracetamolo e iIbuprofene, cresciuti del 68,4% negli ultimi 6 mesi. Aumentano, infine, le ricerche online di rimedi per il benessere fisico in generale, come i gel e cerotti per i muscoli e le articolazioni (+58,7%), i farmaci per l’insonnia e per lo stress (+32,9%), i farmaci per occhi, orecchie e naso come le soluzioni nasali e i colliri (+17,7%) e i prodotti dimagranti (+4,2%).In controtendenza, invece, i rimedi contro la tosse e il raffreddore, come gli spray nasali, gli sciroppi, le pastiglie e gli unguenti, che si acquistano solitamente in farmacia come rimedio rapido sin dai primi sintomi (-6,9%).

    Acquistare online i farmaci da banco conviene: negli ultimi sei mesi, infatti, il prezzo medio dei prodotti della categoria ha fatto registrare una diminuzione del 12,3%. I prodotti per i quali i prezzi medi sono risultati più bassi negli ultimi 6 mesi sono: gli antidolorifici e contro la febbre (-44,6%), i farmaci antiallergici (-39,4%), i prodotti dimagranti (-19,0%), i rimedi per smettere di fumare (-17,7%) e i farmaci gastrointestinali (-15,5%).

    Idealo ha tracciato l’identikit di chi cerca online i farmaci da banco e prodotti per la salute, scoprendo che per la maggior parte si tratta di donne (59,3%), sotto i 44 anni (56,2), che effettuano le ricerche da mobile (77,3%), preferibilmente dal lunedì al giovedì (+24,9% rispetto di giorni venerdì-domenica) e tra le 16 e le 19. Le Regioni dove è più alto l’interesse online nei confronti dei prodotti della categoria Farmaci da banco sono il Lazio, la Lombardia e il Piemonte; l’ultima la Valle d’Aosta.  Negli ultimi 6 mesi, però, è la Liguria (+107,1%) a far registrare la crescita di interesse maggiore. Seguono la Lombardia (+80,0%), la Toscana (+74,8%), l’Emilia Romagna (+66,7%).

    “Il numero di farmacie e siti che vendono online prodotti farmaceutici da banco e parafarmaceutici è cresciuta moltissimo nell’ultimo anno, parallelamente alla maggiore richiesta degli utenti italiani che hanno compreso l’utilità e la convenienza di acquistare con un click anche questo genere di prodotti – ha commentato Filippo Dattola, Country Manager per l’Italia di idealo – E’ interessante notare come, complice il momento storico, molti italiani stanno utilizzando il canale online per fare scorte di farmaci generici che possono tornare utili nel momento del bisogno e al contempo risparmiare. Resta sottinteso che consigliamo di utilizzare i farmaci in generale sempre con parsimonia e di consultare un medico o un farmacista prima del loro acquisto.”

  • L’Istat registra un nuovo calo dei consumi, vola solo il commercio on-line

    Tornano a scendere i consumi in Italia. Secondo quanto rilevato dall’Istat, a luglio le vendite al dettaglio segnano una diminuzione rispetto a giugno del 2,2%, dopo il +10,2% di giugno. Una diminuzione generalizzata che vede solo l’eccezione del commercio on-line che anche al termine del periodo di lockdown continua a volare. E le principali associazioni di categoria chiedono interventi risoluti al governo per rilanciare i consumi. In particolare risultano in calo sia le vendite dei beni non alimentari (-3,2%), sia quelle dei beni alimentari (-1%). Su base annua, quindi nei confronti di luglio 2019, si registra una diminuzione delle vendite del 7,2%, determinata soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari (-11,6%), in notevole diminuzione sia nella grande distribuzione sia nelle imprese operanti su piccole superfici. In calo anche le vendite dei beni alimentari (-1,1%). Rispetto a luglio 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 3,8% per la grande distribuzione e dell’11,7% per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 7,0% mentre il commercio elettronico è in crescita (+11,6%).

    L’andamento preoccupa le categorie di settore a cominciare da Confcommercio che però vede qualche segnale di ottimismo. “Il dato sulle vendite di luglio – spiega in una nota – pur rappresentando un segnale preoccupante va letto alla luce di alcune specificità. In particolare, il rinvio ad agosto dei tradizionali saldi estivi può aver spinto le famiglie a spostare al mese successivo gran parte degli acquisti, non solo per abbigliamento e calzature. È presumibile, dunque, un rimbalzo statistico di entità apprezzabile nei dati di agosto che implicherebbe un riallineamento delle dinamiche tendenziali”. Federdistribuzione chiede invece interventi decisi. “Le preoccupazioni relative al proprio stato personale e le incertezze economiche per il futuro, unite a una riduzione diffusa del potere d’acquisto – sottolinea il presidente Claudio Gradara – continuano a frenare i consumatori. Per invertire questa rotta occorre lavorare non solo su azioni dirette a sostegno dei consumi ma anche sul fattore fiducia che deve essere rialimentato con un piano strutturale che preveda misure lungimiranti e di ampio respiro.

  • Il coronavirus manda a picco il mercato dei libri

    “Una crisi epocale” come la ha definita il presidente dell’Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi,  ha travolto l’editoria italiana: nei primi quattro mesi del 2020 sono meno 8 milioni le copie vendute nella varia (saggistica e fiction) con circa 134 milioni di euro di fatturato persi, concentrati tutti tra marzo e aprile, in piena emergenza Coronavirus. E il timore è “che l’intero mercato del libro, fiction, saggistica, ma anche libri scolastici, universitari e professionali più la vendita dei diritti, possa chiudere il 2020 con un pesantissimo calo di fatturato quantificabile tra i 650 e i 900 milioni rispetto ai 3,2 miliardi complessivi del 2019” ha spiegato Levi alla presentazione, per la prima volta online, di una ricerca dell’Associazione Italiana Editori (AIE), in collaborazione con Nielsen e IE-Informazioni Editoriali, sull’impatto del Covid-19 sul mercato del libro. Ed è paralisi nei lanci dei nuovi titoli: dal 16 marzo al 3 maggio, gli editori distribuiti dai maggiori gruppi nazionali hanno congelato il 91,1% delle uscite. Secondo le stime Nielsen, il mercato dell’editoria di varia (fiction e non fiction) in librerie, store online e grande distribuzione organizzata (Gdo), dal primo gennaio al 3 maggio 2020, ha registrato una perdita netta di 90,3 milioni. Considerando anche le vendite fuori dai canali rilevati dagli istituti di ricerca (cartolibrerie, vendite dirette, fiere, librerie specialistiche e universitarie) la perdita arriva a circa 134 milioni di euro.

    Nel lockdown sono cambiate le abitudini di acquisto degli italiani e sono volati gli store online diventati il primo canale di acquisto dei libri con una quota pari al 47% delle vendite di varia (fiction e non fiction), nelle prime 16 settimane del 2020, contro il 26,7% del 2019. Stabile la Gdo-Grande Distribuzione Organizzata, al 7,3%, mentre le librerie calano dal 66,2% al 45%. Ma che cosa significa la crescita dell’e-commerce che ha visto in generale il 37% delle persone usare per la prima volta gli store online, anche per fare la spesa? Sapranno gli altri canali di vendita e le librerie reagire offrendo quei benefit che i canali online non sono in grado di offrire? Ci sono possibilità per le librerie di ripensarsi? Questa la vera sfida per Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi AIE. A un primo sguardo sembra di sì vista la rapidità nel ripensarsi, la resistenza e “la capacità di essere unito che ha dimostrato il mondo del libro” come ha sottolineato Levi annunciando la proposta di “un buono di 100 euro per 1 milione di famiglie. Il metodo potrebbe essere per quelle con un figlio di 5 o 6 anni. Con 100 euro si creerebbe una piccola bibliotechina di 8 libri da poco più di 10 euro, che potrebbe usare tutta la famiglia, non solo il bambino. E tutte le ricerche ci dicono quanto sia importante avere sin da bambini i libri in casa”.

    La perdita di reddito delle famiglie conseguente alla caduta del Pil, -8% annuo secondo le stime del governo, porterà a una riorganizzazione della spesa di cui vediamo già oggi i segnali e che, se non contrastata attraverso un forte sostegno alla domanda, potrebbe avere un impatto drammatico sul nostro settore con forti ricadute sull’occupazione. La partita non è chiusa: sia pure nelle difficoltà, le imprese stanno reagendo e un forte sostegno alla domanda, tramite bonus alle famiglie e acquisti delle biblioteche, può ancora avere significativi effetti. Se faremo presto” dice il presidente dell’AIE. Ma c’è anche qualche spiraglio di luce: le librerie hanno perso l’85% delle vendite nelle settimane di chiusura, dal 9 marzo al 12 aprile. Ma, come evidenzia l’indagine di Informazioni Editoriali questa percentuale è il risultato della media tra chi, chiuso completamente, ha perso il 100% del fatturato e chi, organizzandosi con le consegne a domicilio e grazie a una buona presenza sui social e alla fidelizzazione dei clienti, ha ridotto il suo calo al 71%. E  c’è anche il piccolo caso di 17 librerie che sono riuscite a vendere addirittura di più rispetto allo stesso periodo del 2019, come ha spiegato l’ad di IE, Simonetta Pillon.

    La rete è sempre più strategica: si è passati dal 59%, prima dell’emergenza Coronavirus, al 64% attuale dei lettori che dichiarano di acquistare sulla base di segnalazioni su blog, siti dedicati o social network.

  • Il coronavirus innova le modalità di consumo e l’e-commerce fa il botto

    L’e-commerce è esploso durante il lockdown ma il settore dei corrieri è in affanno e si prepara a un anno difficile. Per alcune aziende, specialmente le più piccole, specializzate nel B2B (business to business), ovvero nelle consegne a imprese e negozi, la perdita di fatturato è arrivata al 70% solo nel primo mese di lockdown, secondo le stime di Confetra, la confederazione dei trasporti e della logistica. La consegna a domicilio al consumatore finale, l’e-commerce B2C (business to consumer), il vero ‘vincitore’ nella pandemia, ha corretto in minima parte un mercato che le associazioni di categoria come la Fedit definiscono “in grande crisi” e che in Italia vale circa 6,6 miliardi con poco più di 700 imprese attive, secondo i dati dell’ultimo censimento (2017) dell’Osservatorio Contract logistics del Politecnico di Milano.

    Il balzo dell’e-commerce è stato importante – e inevitabile – nei due mesi di picco dell’emergenza sanitaria. L’Istat ne ha rilevato una crescita del 20,7% nel mese di marzo; nel trimestre, Poste ha consegnato il 15% in più di pacchi e secondo Nielsen, per la Gdo e i prodotti di largo consumo il trend è stato +144% da inizio emergenza.

    L’eCommerce Netcomm Forum parla di due milioni di nuovi consumatori online in Italia da inizio anno. I volumi, spiega all’Adnkronos Ivano Russo, dg di Confetra, sono stati “prenatalizi”, ma il grosso di questo business è in mano alle multinazionali che consegnano a domicilio, come Tnt, Ups o Dhl. I piccoli corrieri italiani, che lavorano per lo più per il commercio al dettaglio, sono rimasti a secco.

    Il boom degli acquisti online, in realtà, ha fatto fare grandi affari a poche realtà iper-specializzate. “Oggi aziende che facciano esclusivamente B2B o B2C non esistono, almeno per quanto riguarda le grandi. Fanno entrambe le cose. E il comparto dei corrieri ha perso valore, mediamente in entrambi i casi”, spiega Enzo Solaro, segretario generale di Fedit. “C’è stato un aumento dei pacchi da consegnare, certo, ma questo non sempre ha corrisposto a un andamento positivo del conto economico”. Le consegne business, argomenta, “sono un mercato pregiato, più profittevole, perché la merce ha un volume e un peso diverso, e da questo dipende la tariffa di spedizione”.

    Il problema del distanziamento, poi, ha comportato che l’organizzazione del lavoro diventasse “più complessa e decisamente meno performante, con meno persone nei magazzini”. Le caratteristiche dell’e-commerce di consumo, “piccoli pacchi da consegnare in luoghi diversi con valore aggiunto molto basso, non sempre fanno corrispondere a molto lavoro una marginalità elevata, anzi è stato esattamente il contrario”. Senza contare che in molte regioni i prodotti ritenuti non essenziali sono rimasti in magazzino. Per la filiera, quindi, “sono stati due mesi complicati da gestire perché alla quantità di lavoro cresciuta ha fatto da contraltare un fatturato non corrispondente in modo proporzionale”. I corrieri che lavorano prevalentemente con le aziende “hanno perso parecchio, chi consegna principalmente ai privati forse è riuscito a galleggiare”. L’aspetto più positivo della faccenda è che con la Fase 2 e poche riaperture graduali, l’e-commerce potrebbe fare nel 2020 i passi avanti attesi da almeno un decennio. La sua quota di mercato rispetto al volume delle vendite totali in Italia è ancora molto bassa. Secondo l’ultimo report dell’Eurostat sull’argomento, nel 2019 si attesta al 12%, in aumento rispetto agli anni passati ma ancora tra le più basse dell’Unione europea. Peggio di noi fanno solo Bulgaria, Cipro, Grecia e Romania.

    “Per capire la quota di mercato aumenterà significativamente – sottolinea Solaro – bisognerà aspettare maggio e giugno, con la riapertura dei negozi, vedere quanto si tornerà nei luoghi fisici o meno. Se dovessi fare una previsione sull’anno, penso che nel 2020 quel 12% sarà superato”. Lo scorso anno, c’erano già stati dei passi avanti: gli acquisti di prodotti, secondo i dati del Politecnico, erano aumentati del 21% nell’eCommerce di consumo rispetto al 2018, l’acquisto di servizi, invece, era cresciuto del 9%.

  • Allarme di Confagricoltura: Italia troppo indietro in Europa nell’impiego di Internet

    L’attuale situazione di emergenza causata dal coronavirus rende ancor più necessario l’uso di internet e di servizi informatici: dai rapporti con la Pubblica Amministrazione allo smart working, dall’attività didattica all’home banking, all’e-commerce, molte attività in questo periodo si stanno trasferendo sul web, con nuove modalità. L’Italia, da quanto emerge da un’analisi condotta dal Centro Studi di Confagricoltura su dati Eurostat 2019, risulta più indietro rispetto agli altri Paesi europei per l’utilizzo di internet e dei servizi informatici in generale.

    Il nostro Paese si colloca al 20° posto per l’accesso a internet: solo l’85% delle famiglie italiane ha questa possibilità, contro una media europea del 90%. Dalle cifre relative alla banda larga (almeno 30 Mbits/secondo) risulta, inoltre, che l’Italia è al 18° posto in Europa, con l’84% delle famiglie (rispetto alla media europea dell’89%) che può disporre di una tale velocità di connessione. Se si guarda poi alla banda ultralarga (100Mbits/secondo) scendiamo addirittura al 25° posto, seguiti solo da Croazia, Cipro e Grecia (elaborazione Corte dei Conti UE su dati Commissione UE 2017). Anche sul fronte dei servizi on line per l’espletamento di adempimenti vari, il Centro Studi di Confagricoltura rileva dati poco confortanti: sebbene ci sia stato un aumento (fra il 2015 e il 2019 dal 28% al 36% della popolazione) nell’utilizzo dell’internet banking, ovvero nella gestione dei conti correnti bancari on line, siamo comunque al 23° posto in Europa (media UE 58%).

    Nei rapporti con la Pubblica Amministrazione (per informazioni, pagamenti e gestione pratiche) la situazione non è certo migliore: in Italia i cittadini che si avvalgono di internet sono solo il 23%, rispetto a una media UE del 55%, collocandoci al 27° posto in Europa, precedendo sola la Romania. Quanto all’e-commerce, nel nostro Paese solo l’8% della popolazione effettua acquisti di beni e servizi on line, rispetto al 20% della media europea: una percentuale che ci relega al 24° posto in Europa. “Nonostante gli impegni fissati a livello nazionale ed europeo e l’approvazione del progetto ‘Strategia Digitale Italiana’ nel 2015 (per gli obiettivi di crescita UE 2020), che prevedeva che entro il 2020 almeno il 50% delle abitazioni fosse dotato di connessione a banda ultra larga, il nostro Paese – commenta il presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli di Brondello – continua a scontare un pesante ritardo, anche culturale, su questo fronte. L’emergenza Coronavirus, che sta costringendo la popolazione a ricorrere necessariamente ai servizi telematici per diversi adempimenti, fa affiorare in maniera ancora più evidente l’inadeguatezza del sistema infrastrutturale digitale italiano”.

  • Cosa tirava online quando ancora si poteva uscire a fare shopping

    Come ogni anno, idealo, portale internazionale di comparazione prezzi leader in Europa, ha analizzato il comportamento d’acquisto online degli italiani che utilizzano la comparazione prezzi. I dati analizzati hanno permesso di elaborare statistiche sui prodotti più acquistati online, dall’elettronica di consumo alla moda, interessanti indicazioni sui profili demografici degli utenti in materia di abitudini d’acquisto digitale e dati legati ai fenomeni digitali di massa degli ultimi anni, come ad esempio Black Friday o Amazon Prime Day. Questi i risultati più salienti per il 2019.

    I dati hanno mostrato come l’80% degli acquirenti digitali italiani effettui, in media, almeno un acquisto online al mese. Secondo il report, i consumatori digitali italiani possono essere divisi in intensivi (20%, almeno un acquisto a settimana), abituali (80%, almeno un acquisto al mese) e infine sporadici (20%, un acquisto ogni trimestre o meno). Tale divisione mostra come il mercato digitale italiano sia dominato dagli acquirenti abituali: un e-consumer italiano su due acquista infatti online almeno una volta al mese, se non di più.

    In tutti i Paesi in cui è presente idealo, ad eccezione della Francia, la maggior parte delle ricerche online è effettuata da uomini. Per quanto riguarda l’Italia, il loro peso è pari al 61,7% mentre quello delle donne si attesta al 38,3%. Relativamente alle fasce d’età, invece, i consumatori tra i 35 e i 44 anni sono quelli predominanti e rappresentano il 26,8% del totale, seguiti dai 25-34enni (23,4%) e dai 45-54enni (21,5%). In Germania, Francia e Austria la quota più alta è invece quella dei 25-34enni.

    L’analisi effettuata ha rivelato come il 95% degli e-consumer italiani legge spesso test o guide all’acquisto. Il 92%, invece, legge spesso recensioni e opinioni di altri utenti. Il 69% è più propenso ad acquistare un prodotto se è disponibile la consegna presso un punto di ritiro mentre il 63% è disponibile ad acquistare presso un negozio online meno noto se è possibile risparmiare.

    I dati relativi all’andamento del prezzo di ogni prodotto mostrano importanti differenze tra i sei paesi europei in cui è presente idealo. Ad esempio, il paese nel quale fluttuano maggiormente i prezzi è la Spagna (18,2%), segue il Regno Unito (17,8%), l’Italia (17,7%), l’Austria (16,3%), la Francia (13,7%) e infine la Germania (13,2%). Relativamente alle possibilità di risparmio del canale online, in Italia, i dieci prodotti con il risparmio massimo medio nel 2019 sono stati: videogiochi (-37,6%), casse altoparlanti (-29,1%), aspirapolvere (-28,5%), obiettivi fotografici (-21,9%), televisori (-20,8%), console di gioco(-20,4%), scarpe per bambini (-20,0%), smartphone (-19,6%), cuffie (-19,3%) e tablet (-16,5%).

  • Il coronavirus fa aumentare le truffe di vendite on line di prodotti veterinari

    Nel raccomandare anche noi, una volta di più non fa male, di rimanere a casa per difendere la nostra ed altrui salute, ricordiamo che sono permessi gli spostamenti per curare i nostri animali. Ed è consentito anche, ovviamente, continuare ad accudire gli animali nelle strutture zootecniche, di accoglienza e presso le colonie feline di gatti in libertà.

    Gli spostamenti per curare i nostri animali rientrano in quelli per motivi di salute ed è consentito uscire per portare il cane a fare i suoi bisogni, l’importante è che durante la passeggiata igienica, che non deve prolungarsi eccessivamente, si utilizzino tutte le precauzioni di distanza dagli altri e che siano coperte vie respiratorie, noi aggiungiamo meglio mettersi anche gli occhiali e, tornati a casa, oltre a lavarci le mani diamo una spruzzata di disinfettante agli indumenti che abbiamo indossato all’esterno. Ovviamente resta valida la disposizione per i controlli sulle autocertificazioni e per la rintracciabilità degli animali. Continuano, altrettanto ovviamente, tutte le profilassi, dalle vaccinazioni per i pet a quelle dedicate agli animali d’allevamento per scopo commerciale per contenere l’influenza aviaria e la peste suina africana.

    Continuano intanto le azioni di controllo dei Nas per evitare le truffe in campo veterinario, proprio ultimamente attraverso le indagini dei Nas di Livorno è stata scoperta una vendita on line di prodotti antiparassitari che per legge possono essere venduti solo in farmacia con la presentazione della ricetta medica corrispondente. Questi farmaci erano anche venduti, tramite la piattaforma eBay, privi del confezionamento e senza il foglio illustrativo sia delle loro caratteristiche che delle metodologie di utilizzo e di tutte le indicazioni obbligatorie. L’acquisto di tali prodotti on line non solo è una truffa esercitata da chi vende ma anche un reato commesso da chi li acquista ed il fatto diventa particolarmente importanti quando si tratta di prodotti per animali da allevamento le cui carni o derivati, latte, sono utilizzati per alimentazione umana con i conseguenti pericoli per la salute. Anche in tempo di coronavirus i furbi e gli imbroglioni non si arrendono, anzi intensificano le loro attività come si è visto anche dai prezzi esorbitanti di mascherine ed amuchina offerti proprio su eBay.

    La Autorità garante per la concorrenza ha aperto due istruttorie per verificare i comportamenti e le responsabilità di Amazon e eBay per la vendita di prodotti igienico sanitari a prezzi esorbitanti e per l’utilizzo di pubblicità ingannevole, fattori ancor più gravi in tempo di pandemia.

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