Putin

  • I delitti non resteranno impuniti

    Tutti coloro che credono nei valori e nei diritti universali oggi si sentono particolarmente vicini alla Corte dell’Aja dopo la condanno di Putin, e aspettano l’ulteriore passo: l’elenco e la condanna di coloro che hanno eseguito gli ordini di Putin. Costoro devono sapere che i loro delitti non resteranno impuniti, che non potranno più uscire da confini della Russia, che quando un giorno, nella Federazione Russa, ci sarà un governo di persone civili saranno condannati anche nel loro Paese.

    Ogni russo che ha deportato un bambino, ogni russo che, in un modo o nell’altro, è stato connivente di questo spaventoso delitto dovrà pagarne le conseguenze e da oggi ogni russo, sapendo che nulla sarà perdonato, dovrebbe cominciare ad opporsi, a dare il suo contributo per denunciare, per tentare di riportare a casa, in Ucraina,i bambini rapiti.

    La condanna di Putin apre anche una nuova speranza per i tanti cittadini russi che vorrebbero vivere in un paese libero.

  • Il non senso

    La sospirata e tardiva decisione di Germania e Stati Uniti di fornire finalmente all’Ucraina i carri armati, dei quali ha bisogno da mesi e che da mesi Polonia e Repubbliche baltiche chiedono di poter inviare, non servirà nel breve tempo a dare un vero aiuto per impedire le scellerate violenze dei russi. Infatti, dato l’annuncio dell’invio è stato anche specificato che occorreranno circa tre mesi per addestrare i soldati ucraini al loro utilizzo.

    Ed eccoci ad uno dei tanti non senso di questa guerra perché non ha senso non aver addestrato per tempo i soldati Ucraini anche all’uso di questi super tecnologici carri armati, carri armati che rischiano di arrivare in un tempo troppo lontano, visti i massacri di oggi, ed in condizione meteo, il fango della primavera, che potrebbe renderli meno attivi per parecchio.

    Le guerre si fanno con molti strumenti che si possono predisporre in anticipo o in ritardo ma le condizioni meteo non dipendono né da presidenti o generali e non tenerne conto è improvvido e pericoloso.

    Tra tre mesi, se è questo il tempo che occorre, come comunicato ieri da Stati Uniti e da Germania, perché gli ucraini possano utilizzare i carri armati sarà aprile, la stagione del disgelo ed il fango regnerà sovrano più che mai rendendo molto più difficoltoso il passaggio dei tank, l’abbiamo già visto l’anno scorso.

    Tra pochi giorni entreremo nel secondo anno di guerra, l’Ucraina è stata quasi tutta rasa al suolo dalle bombe e dai missili russi ma i sistemi antimissili sono stati consegnati dagli alleati, anche questa volta, con molti ritardi e tutt’ora manca un supporto aereo adeguato per contrastare i bombardieri di Putin.

    Gli ucraini hanno dimostrato un coraggio fuori dal comune sia come soldati che come civili, sono inenarrabili le violenze fisiche ed i patimenti che questa popolazione ha dovuto sopportare senza cibo, acqua, luce, riscaldamento e troppo spesso senza casa, senza più nulla della propria vita passata.

    Inutile negarlo, per mettere d’accordo tra loro, per contemperare le paure, gli interessi, chiari o più oscuri, di ciascuno Stato dell’Unione e poi per mettersi d’accordo con Stati Uniti, Onu, Nato, ed altri alleati non è stato né semplice né veloce.

    I ritardi, le titubanze, le promesse non seguite da azioni immediate non hanno ammorbidito Putin, nessun tentativo, più o meno autorevole, di mediazione ha portato risultati se non quello di perdere ulteriore tempo mentre le varie milizie, dalla Wagner alle altre, hanno sempre intensificato le loro atrocità.

    Tutti coloro che conoscono un po’ di storia della guerre recenti sanno bene come la tempestività sia fondamentale mentre gli stalli, i tentennamenti, i ritardi incancreniscono i conflitti, né hanno grande esperienza i russi e gli americani in Afghanistan, gli americani anche in Vietnam.

    In questo conflitto non tutti gli interessi degli alleati sono chiari mentre è chiarissimo che se Putin continua a trovare sulla sua strada gli ucraini non armati a sufficienza, e tempestivamente, il destino, non solo dell’Ucraina, è segnato, sarà bene cominciare a tenerne conto in modo più adeguato.

    Molte possono essere le giustificazioni per i ritardi anche nell’addestramento degli ucraini ma in tempo di guerra non ci sono giustificazioni accettabili se non sono chiari i percorsi ed i tempi, come sempre dovremmo sentire meno annunci e più tempestività nel dare gli aiuti promessi.

    Certo è che non potremo guardare con serenità al futuro della democrazia e della pace nel mondo se Putin non sarà fermato o portato a miti consigli, inoltre il mondo di domani ha bisogno già da oggi di una totale riorganizzazione dell’Onu, della Nato e della stessa Unione Europea.

  • Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta

    Anni fa, un po’ per paradosso, dicevo che a forza di parlare di diritti senza doveri e di libertà in assoluto un giorno poteva capitare che, mentre si era in attesa del verde del semaforo, qualcuno ci facesse la pipì addosso e non avremmo saputo come difenderci se non usando violenza noi stessi, le leggi infatti, farraginose, e le lunghissime procedure non ci avrebbero difeso.

    È passato qualche anno e ormai leggiamo spesso di conducenti di autobus innaffiati di urina o presi a calci e pugni. Quotidianamente tra i più giovani si consumano violenze fisiche, sessuali e psicologiche che portano anche alla morte di alcuni.

    Gli anziani e coloro che hanno meno prestanza fisica sono di fatto alla mercé di maleducati e violenti perché la legge del sopruso impera dopo tanta complicità della politica e dei media che hanno usato linguaggi violenti istigando all’odio in alcuni casi, in altri facendo emergere la parte negativa che purtroppo è in molti se non in tutti.

    Perduto il senso della misura, assodato che, in questa epoca più che mai, per essere il più forte devi essere il più violento, il più spregiudicato, che le regole esistono solo per i deboli perché stupirci per le donne uccise o violentate, per i bambini pestati a morte, per i silenzi o le omertà nel non denunciare criminali potenti e sanguinari?

    Perché stupirci se di fronte a paure per se stessi, per la propria presunta tranquillità, si dilaziona o nega l’invio di armi necessarie agli ucraini per continuare a difendersi dalla feroce e spietata aggressione di Putin? E si ignora volutamente che con la pusillanimità di oggi si diventa complici e sempre più deboli e si creano i presupposti per altre violenze.

    Il simbolo di tutto quanto è negativo nella nostra società è proprio Putin, Messina Denaro e soci, o qualche rivoluzionario e tiranno che impera in tanti paesi del mondo, sono dilettanti di fronte allo zar che con lucida consapevolezza ordina quotidianamente il massacro di civili in nome del suo potere e va avanti per non affrontare i suoi errori e le sue paure negate.

    Dalle piccole violenze alle grandi tragedie il passo è stato breve e mentre dovremmo tutti impegnarci per la difesa dell’Ucraina dovremmo anche cominciare a difenderci da noi stessi, dalla società che abbiamo creato nella quale la libertà è diventata sopruso e la legge non assolve ai suoi compiti.

  • Suicidi sospetti

    Morto anche Pavel Antonov, un altro oligarca russo apparentemente suicidatosi in India subito dopo la morte, sempre nello stesso albergo, di un turista russo suo caro amico.

    Antonov già da mesi si era dichiarato contrario alla guerra in Ucraina.

    Continua, lentamente ed inesorabilmente, a salire la lista degli oligarchi russi che si uccidono, alcuni dopo aver sterminato la propria famiglia, morti sempre più misteriose sulle quali non si hanno più notizie di accertamenti, e che continuano  dall’ inizio della guerra scatenata da Putin in Ucraina.

    L’improvvisa epidemia di “suicidi“ racconta un altro inquietante aspetto della realtà russa e il fatto che molti di questi ‘suicidi” si siano verificati all’estero testimonia inoppugnabilmente come lo zar possa colpire dove vuole e come vuole tramite una fitta rete di spie e sicari.

  • Ci sono parole

    Ci sono parole per definire un essere che ordina al suo esercito di bombardare un supermercato la vigilia di Natale causando decine di morti tra donne e uomini che comperavano le poche cose disponibili in una città distrutta dalla guerra?

    Qualunque parola, qualunque condanna non può esprimere il disgusto profondo per un essere che non possiamo che paragonare ad un mostro sanguinario, mostri come solo certi umani possono diventare quando sono abituati a conquistare e detenere il potere passando sui cadaveri di amici e nemici.

    Nel giorno di Natale dobbiamo essere buoni e dobbiamo saper perdonare, anch’io, forse, perdonerò Putin e Kirill quando saranno morti, oggi so solo unirmi al dolore per i tanti ucraini che hanno ingiustamente massacrato.

  • Derattizzare la Russia per la libertà della gran parte del popolo russo

    Dopo le dichiarazioni di Putin, con il richiamo alle armi di 300.000 riservisti e la rinnovata minaccia di lanciare ordigni nucleari, mentre continuano i bombardamenti a tappeto, anche mettendo a rischio le centrali nucleari ucraine, torna alla mente l’aneddoto del topo.
    Il famoso topo che, durante la sua adolescenza, Putin raccontò di aver costretto in un angolo e che, per difendersi, gli saltò in faccia.

    Putin pensa di saltare in faccia al mondo civile perché ha capito che, per colpa della sua dissennata e crudele guerra contro l’Ucraina, sta ormai per essere chiuso in un angolo.

    Più che un topo lo zar russo ci ricorda una pantegana, quelle che escono dalle discariche e sono capaci di mangiare tutto quello che trovano, preferibilmente carne come di carne umana Putin sta saziando la sua fame di potere.

    Le pantegane sono pericolose per la salute umana e fanno fermate prima che distruggono quello che incontrano, le pantegane non sono facili da prendere ma messe di fronte ad una seria azione di derattizzazione soccombono.

    Tutti insieme, mentre è nostro dovere continuare con decisione a difendere e ad essere a fianco degli ucraini, diamo una mano anche a derattizzare la Russia per riconsegnare la libertà e la giustizia a tutta quella gran parte del popolo russo costretto a morire per il piacere dello zar.

  • Per Putin la vita umana vale zero

    Un’altra imprevedibile, misteriosa morte nell’entourage di Putin. Dall’inizio del conflitto sono più di 10 i top manager dei quali si conosce la morte prematura ed improvvisa in circostanze più che sospette e probabilmente di altre non si sono avute notizie. D’altra parte il regime di Putin era già noto per aver fatto eliminare, anche nel passato, persone scomode allo zar.

    Certo ormai è chiaro anche ai più distratti che, dopo il massacro ordinato da Putin in Ucraina, per lui il valore della vita umana e zero.

    Vola giù da una barca Ivan Pechorin, top manager di Putin nel Nord Est. La faida dell’Artico: il predecessore era morto di ictus a febbraio a 43 anni – La Stampa, 13 settembre 2022

  • La visione politica di Gorbaciov e il cinismo di Putin

    La morte di Mikhail Gorbaciov, mentre continua la furia omicida di Putin contro l’Ucraina, ci ricorda ancora una volta che se è giusto e necessario sognare è pericoloso illudersi di poter trasformare i sogni in realtà, se non ci sono le condizioni per poterlo fare, se gli altri remano contro, se troppi continuano a rifiutare  la pace.

    Mikhail Gorbaciov anche da morto riceve molte delle critiche che ha dovuto sopportare in vita da coloro che volevano un’Unione Sovietica sempre più aggressiva verso l’Occidente e sempre più comunista, proprio mentre il comunismo dimostrava il suo inesorabile fallimento.

    A onore di un uomo che ha segnato un’epoca è giusto ricordare i tanti meriti che Gorbaciov ha avuto, ed i tanti sogni che si sono dimostrati purtroppo irrealizzabili, prima di tutto quello di una Russia che, nel terzo millennio, potesse essere rispettosa dei diritti umani, dentro e fuori dai suoi confini, e capace di crescere in armonia con l’Europa.

    Mikhail Gorbaciov è stato e rimane un importante, decisivo protagonista della storia recente che, con il suo coraggio ed la sua visione politica, ha impedito la morte di decine di migliaia di persone che erano disposte a sacrificarsi per trovare quella libertà e dignità che il comunismo e l’Unione Sovietica aveva loro tolto.

    Proprio ricordando Gorbaciov salta agli occhi, con ancor maggiore evidenza, il cinismo di Putin e la tragica strada che ha fatto intraprendere alla Russia con terribili conseguenze per tutti.

  • Sangue chiama sangue

    Akim Apachev, noto giornalista russo, dopo la morte, nell’esplosione della macchina del padre, di Darya Dugina, figlia dell’ideologo di Putin che ha spinto e sostiene la guerra all’Ucraina, ha dichiarato che ormai non ci saranno più luoghi sicuri in Russia fino a che non sarà distrutto il nemico naturale di Kiev.
    La verità è che da anni in Russia luoghi sicuri non ci sono più stati, ed anche all’estero, per coloro che potevano essere di ostacolo o che tentavano di opporsi al regime di Putin. Molte sono state le persone uccise, anche negli ultimi mesi, in vari modi compresi i falsi suicidi e lo sterminio delle loro famiglie.
    Se oggi cominciano a cadere anche i sostenitori di Putin e della sua sciagurata guerra criminale non se ne stupisca nessuno perché è dalla notte dei tempi che violenza e terrore chiamano violenza e terrore come ricorda il titolo di un libro di Giorgio Pisano Sangue chiama sangue.

    Non si può neppure ignorare che nel passato molte sono state le voci, autorevoli, che hanno sostenuto che alcuni attentati sul suolo russo, attribuiti ai ceceni, fossero invece stragi di Stato organizzate per aumentare la tensione e dare a Putin il pretesto per colpire con più violenza i ceceni e rafforzare la sua autorità e il totale controllo.

    Inoltre anche  nella recente storia russa alcuni personaggi in vista, e considerati legati a Putin, sono morti più o meno misteriosamente. Certo è che tutti i dittatori non vogliono testimoni scomodi e che per loro la vita dei singoli non ha valore.

    Putin ed i suoi consiglieri ed ideologi comprendano che il popolo russo, come tutti gli altri popoli, vuole, ha bisogno della pace, una pace che dipende solo dal presidente russo che  può ottenere siglando la fine dell’orrenda ed ingiusta guerra contro l’Ucraina.
    La Russia è il più grande paese del mondo ma il tenore di vita della maggior parte dei russi è miserevole ed il Pil è ridicolo rispetto alle risorse ed alle potenzialità. Cominci il presidente, con gli oligarchi, a ridare quanto è stato sottratto al popolo mentre acquisivano per se stessi fortune immani, deponga armi e velleità di conquista e la Russia ed il resto del mondo potranno vivere nel rispetto reciproco.

  • Salvini invece che a Mosca vada da Orban

    Apprezzabile, da parte di chiunque, l’appello alla pace e i tentativi per mettere in essere iniziative che possano agevolarla, facendo la massima attenzione per evitare di inficiare quanto hanno già posto in essere, e continueranno a fare, il governo italiano, l’Unione Europea e le altre istituzioni internazionali.

    In questo quadro l’attenzione di Salvini dovrebbe concentrasi sul suo collega Orban che ha continuato e continua a mettere ostacoli agli accordi europei, dall’embargo al petrolio russo a quelle contro sanzioni Kirill, il patriarca di Mosca, ben noto per il suo appoggio alla guerra contro l’Ucraina  e le cui proprietà  personali sono decisamente molto, troppo  ingenti per un uomo che non è, ufficialmente, un oligarca ma  rappresenta la chiesa ortodossa russa.

    Orban si frappone o cerca di ritardare ogni iniziativa atta a cercare di mettere la Russia in difficoltà mentre sembra completamente indifferente alla tragedia che sta vivendo il popolo ucraino massacrato dai missili di Putin.

    Sappiamo tutti che l’unico strumento, oltre le armi, per cercare di portare Putin al tavolo della pace, a quel cessate il fuoco necessario per salvare vite umane e la distruzione sistematica delle città ucraine, sono e restano le sanzioni, strumento lento, spesso non di totale, immediata efficacia ma comunque utile.

    Chiudere i rubinetti che convogliano miliardi, che siano in euro o in rubli poco conta, al governo russo e sanzionare tutti coloro che appoggiano la guerra o addirittura la fomentano è l’unica strada, oltre, lo ripetiamo convintamente, all’invio più tempestivo di armi, maggiormente efficaci, ai valorosi resistenti ucraini.

    Un’azione diplomatica, politica Salvini potrebbe e dovrebbe portare avanti parlando con Orban e convincendolo che il futuro del suo popolo resta l’Unione Europea e non la Russia del suo amico Putin.

    Se poi Salvini condivide l’atteggiamento di Orban e pensa anche lui che sia meglio la Russia dell’Unione Europea lo dica ora definitivamente così  tutti, elettori e lui stesso compresi, avranno le idee più chiare.

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