traffico

  • Nuovi arrivi in Somaliland

    Altri tre arrivi al CCF (Cheetah Conservation Fund) ma c’è poco da stare allegri. Il numero dei cuccioli di ghepardo confiscati, con gli ultimi tre arrivati, ha fatto salire infatti a 91 il numero dei protetti che richiedono cure nel centro del CCF in Somaliland. Tre cuccioli (due maschi e una femmina) sono stati strappati al commercio clandestino. La polizia locale ha collaborato con il Ministero per l’Ambiente e il Cambiamento Climatico Local (MoECC) per attuare le confische. I cuccioli erano tenuti in condizioni insicure al momento delle tentata vendita. In origine erano quattro, ma uno di loro era talmente traumatizzato da morire durante l’operazione di salvataggio.

    I sopravvissuti avevano problemi di salute, come tutti i cuccioli confiscati al commercio illegale. Ferite superficiali, parassiti esterni, e infezioni gastrointestinali. Sono stati subito somministrati loro i medicinali ed è stata monitorata la situazione.

    Il sostegno di tutti permette al CCF di fare il suo lavoro, per eliminare il traffico e lasciar vivere questi animali a rischio in natura, cui appartengono.

    Per aiutare il CCF basta seguire il link https://www.facebook.com/donate/1239269656640286/
    https://cheetah.org/mini-campaign/

  • Sempre più redditizio il traffico di specie protette

    Nonostante la sempre più incisiva azione delle forze di polizia, per  contrastare i traffici di specie protette, la realtà è che questi continuano e le associazioni criminali, con i loro soci, possono contare su un guadagno annuale di diversi miliardi di euro ricavati dal traffico di animali, di piante, di qualunque cosa sia vietata e rara.

    Mille cactus rarissimi sono stati sequestrati ad un collezionista di Ancona e si stima che solo il traffico di questo tipo di piante, ricercate dai collezionisti, abbia portato al trafficante ed al suo giro un introito di 1,2 milioni di dollari.

    Nel libro di Franco Angeli, Il traffico di specie protette, si legge che dopo il traffico di droga e di esseri umani il traffico di specie protette è uno dei settori criminali più redditizi.

    Ovviamente la rete, il cyberspazio, senza regole e perciò con una grande difficoltà per controllare ed intervenire in tempo, ha reso più facile l’incontro tra domanda ed offerta rendendo sempre più remunerativa l’attività criminale dal raccoglitore della merce ai facilitatori in dogana. Bisogna anche ricordare che a volte alcuni esemplari di flora protetta sono utilizzati come componenti di altri prodotti e che altre piante sono vendute sul web per le loro vere o presunte proprietà terapeutiche, basti pensare a certe polveri od olii utilizzati per preparazioni di medicine alternative. Sulla rete inoltre sono date anche tutte le informazioni necessarie per bypassare i controlli.

    Anche l’Italia fa parte dei paesi coinvolti nel traffico illegale sia perché qui opera la criminalità specializzata nel settore sia perché vi sono molti acquirenti e spesso diventa anche il Paese dal quale provengono, e poi sono vendute altrove, specie protette di uccelli o cavallucci marini.

    Diventa perciò sempre più necessario, per la conservazione dell’ecosistema e per la lotta alla criminalità organizzata, che oltre alla sempre più attiva opera delle forze di polizia, aumenti l’informazione del consumatore perchè sappia che ogni acquisto di merce particolare o di animali sul web, da siti non conosciuti, può essere un rischio per la salute ma  è molto spesso un grave reato.

  • In arrivo lezioni a scuola per l’uso dei monopattini

    Sulle strade delle grandi città è ormai boom di monopattini elettrici. Una scelta ecologica favorita da politiche di mobilità sempre più green, ma anche da un cambiamento delle abitudini negli spostamenti dettate dal Covid. Ma questa nuova tendenza deve fare i conti con un crescente problema di sicurezza: aumentano infatti gli incidenti e si anima anche il dibattito intorno alla necessità di regolamentare l’utilizzo di questi mezzi. Ad evidenziare l’urgenza di misure che aiutino a far crescere la cultura della sicurezza, è l’iniziativa cui sta lavorando il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Enrico Giovannini, che sta preparando una campagna di formazione per le scuole “sull’utilizzo in sicurezza del monopattino “: “E’ un tema che sta crescendo anche negli altri paesi dell’Ue. Dobbiamo garantire la sicurezza delle persone”, ha spiegato il ministro intervistato a Tech Talk di Repubblica.

    Un’iniziativa analoga è stata lanciata un mese e mezzo fa da Cnel, Ministero dell’Istruzione e Polizia di Stato, che sempre per educare i giovani all’uso in sicurezza del monopattino elettrico hanno realizzato un video educational rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, principali utilizzatori di questo nuovo mezzo di trasporto.

    Solo nei primi 4 mesi del 2021, secondo i dati dell’Osservatorio Asaps (Associazione Sostenitori e Amici Polizia Stradale) sui monopattini si sono registrati due morti, 18 feriti con prognosi riservata, 46 incidenti gravi con il coinvolgimento di 35 maschi e 9 femmine. Un problema, questo dei monopattini, che non è solo italiano, ma che riguarda altri Paesi europei: è di qualche giorno fa la tragica morte, a Parigi, di una trentenne italiana investita mentre passeggiava da due ragazze in monopattino; un dramma che si è consumato nel pieno delle polemiche sulla pericolosità dei monopattini elettrici, ai quali è stata data completa libertà di circolazione a Parigi, senza che sia possibile far rispettare alcuna regola.

    La necessità di una maggior regolamentazione è sentita anche da noi. Alla Camera è in corso l’esame di una proposta di legge sulla circolazione dei monopattini a propulsione prevalentemente elettrica. Intanto alcuni comuni si stanno muovendo in modo autonomo, come ha fatto recentemente Genova, che con un’ordinanza comunale ha fissato il limite di velocità a 20 km/h sull’intera rete viaria cittadina (ridotto a 6 km/h nelle zone a traffico limitato) e introdotto l’obbligo di casco anche per i maggiorenni.

  • Ancora traffico internazionale di cuccioli

    Nonostante la costante attività delle forze di Polizia e dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e delle associazioni che controllano il territorio, per impedire il traffico di animali da compagnia, le organizzazioni criminali, con la complicità di persone che per denari sono disposte anche a tradire i principi deontologici della loro professione, continuano ad esercitare il loro traffico internazionale.

    Nei giorni scorsi sono partite ben quaranta denunce per esercizio abusivo della professione e per reati di maltrattamenti sugli animali in merito al traffico internazionale di cuccioli importati in Italia con falsi certificati, la maggior parte dei cuccioli sono stati sottratti alla madre prima del compimento dei due mesi di vita il che è contro la legge ma anche gravemente compromissorio per la stabilità psichica e relazionale del cucciolo e per il suo futuro di cane adulto. Sono state registrate cinquantadue amputazioni illegali di orecchie e code e 42 cani erano senza libretto sanitario o con documenti falsi e privi delle vaccinazioni obbligatorie e necessarie come l’antirabbica. Il nucleo Cites, dei Carabinieri Forestali di Ancona, durante l’operazione denominata ‘Crudelia demon’, come la donna cattiva che voleva uccidere i cuccioli nel famoso film La carica dei 101, ha denunciato 29 allevatori di razze pregiate di cani, gli allevamenti dei quali sono disseminati in nove regioni italiane. Nel corso dell’operazione, durata due anni e diretta dalla procura di Ancona, si è arrivati a scoprire anche un traffico di cani da e per gli Stati Uniti, sono stati denunciati, oltre agli allevatori, 11 veterinari che si erano prestati a coprire e a collaborare al losco traffico.

  • Ricetta veterinaria obbligatoria per arginare il commercio illecito dei farmaci

    Durante il lungo periodo della chiusura giocoforza moltissime persone,in più del solito, si sono rivolte agli acquisti on line e, come purtroppo accade spesso, sono aumentate le truffe e gli illeciti.

    Il presidente dell’Anmvi, dottor Marco Melosi, si è recentemente rivolto al Ministero della Salute chiedendo un intervento urgente, quali l’applicazione delle misure che sono già allo studio ma che non sono ancora divenute esecutive, per arginare ed impedire il commercio illecito di farmaci veterinari. La vendita di farmaci veterinari senza adeguata prescrizione non è solo pericolosa in sé ma oltre a essere un illecito, consentendo guadagni esenti da ogni tassazione, è ulteriormente pericolosa perché molto spesso sono  venduti farmaci illegali o farmaci che, non utilizzati correttamente, possono portare a gravi conseguenze. Preoccupa inoltre che siano tornati attivi siti commerciali che erano già stati oscurati nel passato, il che dimostra la mancanza di controlli adeguati su quanto viaggia sulla rete.

    La ricetta veterinaria, ricorda il presidente, è un atto sanitario ed eludere la ricetta non è solo una violazione ma può portare a conseguenze nocive, non solo per l’animale che si deve curare. Infatti Il problema diventa particolarmente rilevante quando si tratta di medicinali per animali d’allevamento, l’utilizzo, ad esempio, di eccessivi antibiotici, sia per gli animali da latte che da carne, comporta conseguenze negative anche per la salute e per  l’alimentazione delle persone. Inoltre spesso i medicinali venduti in rete, senza i debiti controlli, sono contraffatti, come è già più volte avvenuto per i farmaci per gli umani. Dietro la vendita illegale o di prodotti contraffatti vi è un enorme giro di denaro che arricchisce le associazioni criminali. Il governo ha voluto la tracciabilità dei farmaci veterinari tramite l’obbligo della ricetta veterinaria proprio per la tutela della salute degli animali e degli uomini ed i medici veterinari si sono sobbarcati questo incarico. La loro disponibilità e attenzione non può oggi essere vanificata dalla mancanza di controllo dei siti commerciali.

    Aggiungiamo, assumendocene la responsabilità, che ci siamo, anche come clienti, assoggettati a questa regola anche quando, in certi casi, per gli animali da compagnia, non sarebbe stata così indispensabile proprio perché crediamo nella necessità di identificare e tutelare ogni ruolo rivolto alla salvaguardia del benessere animale ed i veterinari si sono sobbarcati questo ulteriore sforzo di organizzazione che ha consentito, durante la chiusura, di poter usufruire direttamente in farmacia della ricetta veterinaria. Tollerare perciò che vi siano ancora tanti modi per eludere la legge e mettere in pericolo la salute è inaccettabile,  i medicinali devono essere tracciabili e si deve essere in grado di  contrastare tutte le pratiche illecite.

     

  • Milano e l’Italia ripartirebbero in monopattino

    Ogni giorno, prima della pandemia da Covid-19, la metropolitana di Milano serviva egregiamente gli spostamenti urbani per un milione e mezzo di persone. Veloce ed economica rappresentava il “mezzo” per eccellenza negli spostamenti all’interno dell’area urbana del capoluogo meneghino.

    Ora la pandemia legata al Covid-19, in prospettiva di una riapertura completa delle attività professionali produttive e di servizi, pone delle serie problematiche alla soddisfazione di questo servizio di mobilità. Con le nuove disposizioni relative al distanziamento sociale che dovranno venire applicate anche all’interno dei servizi pubblici la metro milanese potrà soddisfare la mobilità di non oltre 350/400 mila passeggeri al giorno. Di conseguenza resterà inevasa una domanda legata al mondo professionale, universitario e studentesco per 1.100.000 utenti. Una domanda, vale la pena ricordare, relativa ad un servizio primario in quanto funzionale alle attività professionali, lavorative e di studio.

    In questo contesto di grande difficoltà, quindi, l’unica soluzione dovrebbe essere rappresentata da una deregulation relativa ai vari divieti rispetto alle classi di emissioni dei mezzi privati, alle ZTL e all’area C per una durata di 12-18 mesi.

    Già la crisi economica conseguente a questa pandemia ridurrà notevolmente il traffico, mantenere poi in un simile contesto di difficile ripresa economica degli ulteriori vincoli, tarati per un assai diverso contesto economico, penalizzando ulteriormente la movimentazione di persone e merci, rappresenterebbe un suicidio economico.

    Il Comune di Milano rende noto che ha deciso di realizzare 35 km di piste ciclabili all’interno dell’area urbana (molto interessanti sotto l’aspetto ludico ma certo con effetti ridicoli per la movimentazione  professionale) per rispondere alla necessità di movimento ma soprattutto alla ridotta capacità della metro: quindi in bicicletta e monopattino.

    Il ministro dei trasporti De Micheli ha persino affermato che saranno previsti degli incentivi fiscali per l’acquisto di un  monopattino. Dimostrazione ulteriore di come la visione strategica “dei “mezzi” urbani unisca ente locale e governo abbracciati nella avvilente ideologica operatività.

    Quindi a fronte di 1.100.000 di domanda inevasa di mobilità urbana si risponde con il monopattino e gli incentivi fiscali. A questa strategia illuminante si aggiunge anche l’ipotesi di ridurre la velocità urbana a 30 km all’ora. Tali visioni possono uscire solo da menti che non hanno mai conosciuto le tempistiche del lavoro o dello studio, legate sempre più, anche in un’ampia area urbana, alla velocità e ad una immediatezza dei mezzi pubblici o privati.

    In un simile contesto temporale caratterizzato da una drammatica riduzione del Pil bisognerebbe operare in modo da sfruttare tutte le possibilità ma soprattutto le potenzialità dei mezzi considerando come “beni strumentali” anche tutti i veicoli privati con il fine di riavviare un periodo di ripresa economica.

    Queste drammatiche intenzioni palesate dalla Giunta di Milano e dal Governo dimostrano essenzialmente come la conoscenza degli elementi fondamentali di un economia circolare non risulti ancora acquisita (https://www.ilpattosociale.it/attualita/leconomia-circolare-e-lavoisier/).

    Milano e il nostro Paese meritano una visione strategica intonata con il difficile momento economico con l’obiettivo di supportate ogni potenzialità professionale. In questo senso una temporanea deregulation potrebbe risultare funzionale.

    Ancora una volta, invece, si inseriscono ulteriori vincoli e scelte risibili nella movimentazione urbana che mortificheranno le risorse meneghine ed italiane ben in aggiunta alle note difficoltà di una  ripresa dopo la pandemia. In altre parole Milano e l’Italia dovrebbero disporre di migliori risorse umane rispetto a quelle dimostrate sia dalla giunta comunale meneghina priva del senso della realtà e dal Governo centrale. La ripresa economica non potrà mai partire con un monopattino

  • In Italia gap di infrastrutture per 40 miliardi

    La Cgia di Mestre evidenzia secondo i dati della Commissione europea gli italiani sono costretti a rimanere bloccati nel traffico per quasi 38 ore all’anno, praticamente una settimana di lavoro; nell`Europa a 27 solo Malta e Belgio registrano una situazione peggiore della nostra. Rispetto ai principali Paesi europei, segnala la Cgia, il gap di infrastrutture nel nostro Paese è significativo: se in Olanda si rimane congestionati per 32 ore all’anno, in Francia e Germania si scende attorno a 30 e in Spagna a poco più di 26. La media Ue si attesta a 30,4 ore.

    Le lunghe code che ci angosciano ogni giorno sono riconducibili, in particolar modo, a un paio di cause: la prima dovuta all’insufficienza del numero di mezzi pubblici presenti nelle nostre città (bus, tram, metro, treni, etc.) che costringe tantissimi pendolari ad usare i mezzi privati; la seconda è ascrivibile al grave deficit infrastrutturale che caratterizza il nostro Paese. “Secondo i dati del Ministero dei Trasporti, il deficit di competitività del nostro sistema logistico-infrastrutturale costa all’economia del Paese 40 miliardi di euro all’anno. Anche per questa ragione è necessario che il Governo, a seguito della grave recessione economica che si è abbattuta in queste ultime settimane, investa quanto prima in un piano nazionale per la realizzazione delle opere pubbliche che permetta di ammodernare il Paese, di renderlo più competitivo e, soprattutto, di imprimere una forte scossa positiva alla domanda interna”, sostiene la Cgia. I risultati che emergono dai confronti tra il nostro Paese e i principali Paesi europei, rileva la Cgia di Mestre, “sono impietosi e dimostrano la necessità di intervenire quanto prima”.

    “Sebbene i numeri non siano soddisfacenti – dichiara il segretario Renato Mason – anche l’Italia può comunque contare, nel campo logistico, su molte punte di eccellenza. Tuttavia, il risultato medio nazionale è insufficiente e continuiamo ad essere un Paese che ha bisogno come il pane di realizzare sia le grandi opere sia quelle di dimensione inferiore. Grazie alla cantierizzazione di questi lavori potremmo attivare una leva molto importante per aggredire la recessione e per creare nuovi posti di lavoro”. Senza contare che sono circa una decina le grandi opere che, pur disponendo dei finanziamenti, non hanno ancora visto iniziare i lavori. Alcune di queste infrastrutture strategiche ancora ferme ai blocchi di partenza, ricorda la Cgia, sono: Tav Torino-Lione (8,6 miliardi di euro); Tav Messina-Catania-Palermo (costo 8 miliardi di euro); Gronda di Genova (5 miliardi di euro); Av Verona-Padova IRICAV 2 (4,9 miliardi di euro); Terza corsia A11 Firenze-Pistoia (3 miliardi di euro); Autostrada Roma-Latina (2,8 miliardi di euro); Autostrada Pedemontana Lombarda (2 miliardi di euro); Tav Napoli-Bari lotto Irpinia-Orsara/tratta Orsara Bovino (2 miliardi di euro); Autostrada regionale Cispadana (1,3 miliardi di euro). L’auspicio, segnalano dalla Cgia, è che il “modello Genova” – adottato per la costruzione del ponte sopra il Polcevera progettato da Renzo Piano – “venga esteso a tutte le principali grandi opere già finanziate ma non ancora avviate, attraverso la tanto agognata nomina dei commissari”.

    Anche l’opinione dei grandi manager internazionali conferma lo stato di arretratezza logistico/infrastrutturale del nostro Paese. Dall’elaborazione dell`Ufficio studi della Cgia su dati del World Economic Forum (Wef), tra i 10 Paesi europei più importanti presi in esame, l`Italia si colloca sempre in fondo alla graduatoria per qualità/efficienza del sistema infrastrutturale. In particolare per: qualità delle strade; efficienza dei servizi ferroviari; efficienza dei servizi portuali; copertura della linea internet veloce (fonte: Commissione Europea). Rispetto alla Germania, che è il nostro principale competitor in campo economico, l’Italia sconta un gap del 22% per la qualità delle strade; del 19% per l`efficienza dei servizi ferroviari; del 12% per l`efficienza dei servizi portuali; del 178% per la copertura della linea internet ultraveloce.

    La Cgia, infine, tiene a precisare che “oltre alla realizzazione delle grandi infrastrutture materiali e immateriali abbiamo altrettanto bisogno di portare a termine moltissimi interventi ‘minori’ che sono però indispensabili per la messa in sicurezza di tanti cittadini, di moltissime città e piccoli paesi. Interventi che potrebbero dare una grossa mano alla ripresa della domanda interna”. In particolare, la Cgia ricorda che: “l`88% dei circa 8mila Comuni italiani ha almeno un’area classificata a elevato rischio idrogeologico; il 40% circa delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica è ubicato in zone ad alto rischio sismico; su circa 6.000 opere censite (gallerie, ponti, viadotti, etc.) quasi 2.000 necessitano di interventi urgenti; il 38% dell`acqua trasportata dal sistema idrico pubblico si perde per strada a causa dell`elevato livello di deterioramento della rete”.

  • Dal Parlamento europeo una risoluzione contro il traffico illecito di animali

    Secondo le stime verificate dal Parlamento europeo ogni mese sul territorio dell’Unione vengono scambiati, cioè cambiano proprietario, circa 46000 cani, di questi una gran parte non è registrata con le ovvie conseguenze sia per il benessere animale che per la salute e la sicurezza, inoltre vi sono troppi gravi illeciti, come abbiamo denunciato più volte sul Patto.

    Nelle scorse settimane il Parlamento, riunito in assemblea plenaria a Strasburgo, con ben 607 voti a favore, ha approvato una risoluzione che chiede un’iniziativa comunitaria contro il commercio illecito di animali anche per contrastare uno dei tanti affari della criminalità organizzata che sulla la vendita illegale di cani, gatti ed altri animaletti da compagnia, ha messo in moto un affare molto redditizio. I parlamentari europei chiedono un controllo più efficace attraverso un sistema obbligatorio e certificato dell’Unione per l’identificazione di cani e gatti, con sanzioni molto più severe per coloro che promuovono, attuano il commercio illegale che truffa coloro che acquistano animali non registrati esponendo i cuccioli spesso a morte certa in quanto le vaccinazioni non sono regolari ed il loro trasporto, quando sono troppi piccoli di età, procura malattie di vario genere. La risoluzione affronta anche il tema del randagismo, purtroppo presente in tutti i paesi dell’Unione e non sempre vi sono leggi, come invece in Italia, adeguate sul problema offrendo un rifugio agli animali abbandonati. Il Parlamento europeo invita ad adottare cani abbandonati riconoscendo nell’adozione anche una funzione sociale specie nei paesi nei quali i cani randagi sono soppressi dopo pochi giorni se nessuno li reclama come propri o gli adotta. Vi è inoltre la necessità di un quadro di insieme per individuare norme più corrette per gli allevamenti visto l’aumento delle cosiddette puppy farm, vere e proprie fabbriche di cuccioli, delle razze di moda, da immettere sul mercato anche se nati da genitori non sani o non compatibili. Gli europarlamentari chiedono che in tutta Europa siano rispettati uguali livelli di tutela degli animali a partire dal divieto di vendere i cuccioli prima del compimento dei due mesi così che abbiano potuto apprendere dalla madre i modi corretti di socializzazione ed abbiano un certificato di buona salute.

    La risoluzione, che tratta diversi punti, testimonia come sull’argomento vi sia una forte intesa tra parlamentari di nazioni e partiti diversi, ora si tratterà di trovare lo strumento legislativo più idoneo per tramutare in cogenti i punti proposti tenendo conto che, purtroppo, è sempre in espansione il mercato clandestino di animali come dimostrano, in Italia, i tanti interventi della Guardia di Finanza e tutt’ora i sistemi informatici sono uno dei più noti strumenti utilizzati per questo traffico che in gran parte arriva dall’est.

  • Cani di razza con certificati falsi, sventata truffa commerciale

    Sei persone sono state denunciate per aver organizzato un commercio illegale di cani di razza. Coinvolto anche un medico veterinario.
    A seguito delle segnalazioni di un residente, i carabinieri della Stazione “Parco” Cinque Terre hanno scoperto un commercio illegale di cani di razza. Denunciate sei persone, inclusa la querelante e un Medico Veterinario. Le accuse, a vario titolo, sono di frode nell’esercizio del commercio, favoreggiamento, falsità ideologica, minaccia, truffa, maltrattamento di animali, cessione di cani di razza senza certificato di genealogia.
    La persona che ha fatto denuncia – riferisce la stampa locale- aveva subito minacce per la cessione di un Dobermann. I carabinieri sono arrivati a indagare persone a Reggio Calabria, Salerno, Modena, Cosenza, individuando il commercio con falsi certificati genealogici di cuccioli, separati dalle madri prima dei 60 giorni di vita.
    I reati di truffa e frode nell’esercizio del commercio sono stati commessi “con la complicità di un veterinario, che ha dichiarato il falso nei certificati, per consentire l’iscrizione dei cani nel Libro delle Origini Italiane, così da poterli vendere come tali”- si legge sul notiziario di TeleNord.
    Ad una delle persone denunciate è stata comminata una multa di 31 mila euro per aver ceduto cani di razza privi di certificato di genealogia.

    Fonte:@nmvioggi del 13 settembre 2019

  • Traffico di cuccioli, giro di affari e truffe in agguato

    Le preoccupazioni che avevamo espresso in precedenti articoli, riportando una serie di fatti accertati dalle Forze dell’Ordine, trovano, purtroppo, ulteriore conferma in nuovi recenti avvenimenti. Infatti nei giorni scorsi i carabinieri forestali di Reggio Emilia sono intervenuti per bloccare un nuovo traffico di cuccioli di cane, traffico che portava ad un giro d’affari di più di 500mila euro. La compravendita era attuata via internet, una delle tante truffe che usa i sistemi informatici. Tra il materiale sequestrato medicine, falsi libretti sanitari, cellulari, registratori di cassa, microchip e automobili utilizzate per prendere i cuccioli nei paesi dell’est e portarli in Italia. 108 i cani sequestrati tra i quali 45 cuccioli. La rete criminale si estendeva in varie regioni, oltre all’Emilia Romagna l’attività si svolgeva in Lombardia, Liguria e Toscana. Vari i provvedimenti cautelari e le denunce sia per associazione a delinquere che per maltrattamento agli animali, frode in commercio, falsità in atti e truffa, coinvolti anche negozi per la toelettatura e accessori per cani che procuravano una parte della clientela ai trafficanti di cuccioli. Ispezioni sono state effettuate a Reggio Emilia, Piacenza, Ravenna, La Spezia, Grosseto, Bergamo e Monza. Molti i cagnolini morti durante i viaggi ed altri deceduti dopo essere stati venduti, proprio l’ispezione su strada, nel 2017, di veicoli che trasportavano cuccioli in condizioni precarie, senza cibo ed acqua, e senza la obbligatoria documentazione sanitaria, ha fatto aprire una nuova indagine che si è avvalsa anche delle denunce di diverse persone che, dopo aver comperato a caro prezzo un cucciolo, si trovavano con l’animale gravemente malato o moribondo. l cuccioli appartenevano tutti a razze pregiate ma di taglia piccola, medio piccola, ed erano venduti almeno a mille euro. Secondo le stime, basate sulle intercettazioni, i cani venduti ogni anno sono stati almeno mille.

    Come abbiamo più volte ricordato i cani vanno acquistati solo da persone autorizzate, non devono avere meno di due mesi e devono essere in possesso dei libretti  sanitari con le vaccinazioni documentate ed è meglio visionare la madre ed i fratelli. Non dimentichiamo che chi vuole un amico peloso può anche cercarlo senza pedigree salvandolo da un rifugio dove è stato abbandonato.

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