Attualità

In aumento la violenza minorile

Negli ultimi 12 anni, secondo la direzione generale  della polizia criminale, i reati perpetrati da minori  sono aumentati  del 12% e nello stesso periodo, secondo il rapporto criminalità minorile in Italia, vi è stato  un aumento del 31% di giovani denunciati  o arrestati nel nord ovest.

Continua ad abbassarsi l’età di chi commette crimini o violenze come dimostrano le sempre più frequenti aggressioni perpetrate da bande di ragazzini, sia a danno di loro coetanei che di adulti.

L’arrivo di molti migranti minorenni non accompagnati, o figli di famiglie disagiate, ha aumentato il fenomeno che, dopo il covid ed i problemi causati dalla forzata mancanza di socialità e di frequentazioni scolastiche,si è ulteriormente aggravato e  ha reso ancora più evidente l’insicurezza, e la sensazione di pericolo per le persone più fragili, non solo nelle aree metropolitane.

La violenza che porta a risse, furti, soprusi, pestaggi non è un fenomeno legato solo alle periferie e alle grandi metropoli ma si è spostato anche in città di provincia, addirittura in paesi dove si poteva presupporre che vi fosse maggior capacità di controllo ed educazione da parte  delle famiglie e della scuola.

Vi è una sempre maggior diffusione, in età adolescenziale, del consumo di stupefacenti e di alcool e la presenza, sui social, di video che mostrano la violenza, il compimento di reati come fatti da imitare perché creano maggiore considerazione nel gruppo, ha acuito il fenomeno.

Le bande di strada aumentano così come la diffusione di reati sessuali e di stalkeraggio e nei più piccoli cresce l’imitazione dei gesti negativi, come dimostra quanto avvenuto recentemente a Piacenza, in una terza elementare, dove un ragazzino di 8 anni, già noto per le sue eccessive turbolenze fisiche e verbali, ha reagito ad una reprimenda dell’insegnante minacciandola con un coltello.

Da tempo gli insegnanti subiscono atti intimidatori o vere e proprie aggressioni, purtroppo a volte anche da parte dei genitori, e da tempo si parla, inutilmente, di come certi strumenti tecnologici dovrebbero non essere usati dai bambini così come non dovrebbe essere permessa, ai minori, la visione di molto di quanto trasmesso dai social.

Troppe famiglie sembrano non in grado di occuparsi seriamente della crescita corretta dei loro figli, di non essere più in grado di vietare alcunché, troppi minorenni, anche giovanissimi, non hanno nessun controllo, figure di riferimento, remore che facciano comprendere come non può esistere una libertà totale nel disprezzo delle libertà e dei diritti altrui.

La recente intervista, sul Corriere della Sera, al magistrato e procuratore di Napoli Nicola Gratteri dovrebbe richiamare tanta parte della politica ad occuparsi con più attenzione e a tutto campo  dell’educazione dei giovani partendo dalla scuola, dalla famiglia, dall’informazione e all’uso della rete.

Bisogna occuparsi dei giovani, degli adolescenti, dei bambini  prima che il baratro, davanti al quale si trova la società dell’apparire, che ha spodestato la società dell’essere, diventi per tutti la tomba del futuro.

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