Under 14 iperstimolati prima di essere pronti a gestirsi, dice lo psicoterapeuta
“Un’età di grande potenza in cui non si ha ancora la competenza necessaria per gestirla”. Così Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva, medico e scrittore, definisce l’età tra i 10 e i 13 anni, nota come preadolescenza. “La preadolescenza è l’età dello tsunami – afferma lo psicoterapeuta -. Quando arriva in casa e i genitori se ne accorgono, si rivolgono a noi dicendoci che c’è un “mostro” e ci chiedono di “smontare” e “rimontare” i figli per riavere la vecchia versione. Non è un’operazione possibile, perché nella preadolescenza il bambino o la bambina si spostano dal copione dell’obbedienza a quello dell’autonomia. Il difficile compito degli adulti è allora quello di nutrire i funzionamenti cognitivi dei ragazzi, che da soli non ce la farebbero”.
Osservando quanto la tecnologia riveste un ruolo di primo piano, Pellai evidenzia quanto essa impatta sui più giovani: “Stiamo vivendo il momento di massima emergenza in termini di salute mentale per gli adolescenti. É qualcosa di paradossale, perché siamo la generazione di adulti che più si è posta la domanda su come fare a renderli felici. Le camere dei nostri figli sono diventate delle “centraline della Nasa”, dove c’è sempre un bottone da spingere per vivere esperienze immediatamente appaganti. Farne altre, non immediatamente appaganti, può diventare allora per i ragazzi una fatica enorme. Gli adulti devono dare perciò una direzione e limitare l’iperstimolazione”. Infine, Pellai rimarca come la perdita di sensibilità dovuta al fatto di essere immersi in una quantità innumerevole di materiale desensibilizzante, che spesso provoca analfabetismo emotivo e mancanza di empatia, possa condurre i ragazzini verso il bullismo. I preadolescenti di oggi, sottolinea, vivono in un mondo accelerato in cui sono sottoposti a molti più stimoli di quanti la loro età consenta di gestire.