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Un autocrate colpevole che cerca di nascondersi codardamente

Il colpevole, anche se sta nascosto, non ha mai la certezza di poter restare nascosto, poiché la sua coscienza l’accusa e lo svela a sé stesso: il colpevole vive in continua trepidazione.

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, 62/65

La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato delle accuse fatte al primo ministro albanese da un suo stretto collaboratore (Altre rivelazioni clamorose che accusano un autocrate corrotto; 28 gennaio 2025). Si tratta dell’ex vice primo ministro (2021-2022). Ma lui dal 2013 è stato anche ministro dello sviluppo economico, ministro delle finanze e, in seguito, ministro di Stato per la Ricostruzione del Paese, dopo il terremoto del 2019. E sempre il suo diretto superiore è stato l’attuale primo ministo albanese. Uno stretto collaboratore che, ad un certo momento e non si sa ancora il perché, è diventato una persona “non gradita”. Ragion per cui il primo ministro ha deciso di consegnarlo alla Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata. Una Struttura quella che, fatti accaduti e che tuttora stanno accadendo, fatti pubblicamente noti e anche denunciati alla mano, risulta essere sotto il diretto e totale controllo del primo ministro. Ma lui, nel frattempo, era riuscito a fuggire all’estero. E dalla Svizzera, dove ormai si trova e gode dello stato di avente asilo politico, l’ex vice primo ministro ha rilasciato una lunga intervista ad una delle poche emittenti televisive in Albania non controllate dal primo ministro.

Durante l’intervista del 27 gennaio scorso, oltre alle tante pesanti accuse fatte dall’ex vice primo ministro nei confronti del primo ministro albanese, ha attirato l’attenzione pubblica un particolare. L’accusatore ha sempre chiamato l’accusato come “il capo dell’organizzazione criminale” e ha anche spiegato il perché. Bisogna sottolineare che l’accusatore è una di quelle poche persone che conosce bene cosa ha realmente fatto il primo ministro durante tutti questi anni. Sì, lo ha affermato, poco tempo prima che venisse emesso l’ordine per l’arresto dell’ex vice primo ministro, proprio il primo ministro. Lui, durante una sua intervista aveva dichiarato che l’ex vice primo ministro era uno dei suoi collaboratori “…con il quale mi sono incontrato molto frequentemente; ho comunicato di più telefonicamente, ho discusso per la maggior parte delle [nostre] decisioni prese durante questi anni.”! Ragion per cui bisogna che tutte le accuse fatte dal vice primo ministro albanese, sia durante la sopracitata intervista del 27 gennaio scorso, sia quelle fatte durante le due precedenti interviste (1o febbraio 2024 e 29 luglio 2024) nei confronti del primo ministro vengano considerate con la massima attenzione da chi di dovere. Ma purtroppo chi ha il dovere istituzionale di trattare quelle accuse, e cioè la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, durante tutto il suo operato, dal 25 novembre 2019, quando è stata costituita, ad oggi, ha testimoniato, sempre fatti alla mano, che consapevolmente calpesta i doveri istituzionali, sanciti dalla legge. Un fatto questo sottolineato anche dall’ex vice primo ministro, durante la sua ultima intervista. In base a tanti fatti da lui evidenziati, risulta che quella Struttura è vergognosamente ubbidiente alla volontà del primo ministro.

Durante la sua lunga intervista del 27 gennaio scorso, l’ex vice primo ministro albanese ha fatto delle accuse molto pesanti nei confronti del primo ministro. Ed ha pubblicamente dichiarato la sua piena disponibilità a presentarsi davanti a qualsiasi tribunale, basta che non sia in Albania, dove lui può essere ucciso. Lui ha parlato della famigerata strategia della cannabizzazione del Paese, proposta dall’attuale primo ministro all’inizio del suo primo mandato. L’accusatore, insieme con quattro altri ministri hanno presentato allora, durante una riunione, tutte le loro contrarietà ad una simile strategia. Ma il primo ministro ha imposto la sua volontà. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito di quella attuata strategia e delle sue gravi conseguenze.

L’ex vice primo ministro ha affermato durante la sua intervista del 27 gennaio scorso che il primo ministro, insieme con sua moglie, ha frequentato almeno due volte un noto e lussuoso centro per la disintossicazione a Merano in Italia. A proposito, le cattive lingue da anni stanno dicendo convinte che il primo ministro fa un uso continuo di droghe pesanti. L’ex vice primo ministro ha anche affermato che ogni volta che il primo ministro e sua moglie hanno frequentato il centro sono stati in compagnia di un noto costruttore albanese e di sua moglie. E, guarda caso, quel costruttore ha vinto molti appalti pubblici! L’ex vice primo ministro ha sfidato tutti, compresa la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, invitandoli a verificare queste sue dichiarazioni!

L’ex vice primo ministro ha dichiarato, sotto la sua piena responsabilità, che è stato per due volte presente quando il primo ministro, insieme ad un altro ministro e a due imprenditori turchi, hanno trattato un “affare” che riguardava l’apertura di un traforo nel sud dell’Albania. Ebbene quell’“affare” è stato concluso e reso attivo. Ma per i contribuenti albanesi ha aumentato di 50 milioni di euro il costo del precedente contratto. Però da fatti pubblicamente ormai noti alla mano risulta che gli imprenditori turchi hanno dato in subappalto i lavori alla stessa ditta che aveva vinto prima l’appalto proprio per il valore precedentemente stabilito! Anche in quel caso le cattive lingue hanno detto convinte che i 50 milioni di euro sono stati spartiti tra il primo ministro e i turchi.

Durante l’intervista del 27 gennaio scorso, l’ex vice primo ministro ha dichiarato, sotto la sua piena responsabilità che un famigliare molto stretto del primo ministro da anni sta approfittando milioni di euro dagli appalti con l’agenzia che si occupa della protezione cibernetica in Albania.

L’ex vice primo ministro ha accusato pubblicamente, sempre sotto la sua piena responsabilità, che il primo ministro gli aveva chiesto nel 2018, quando era ministro delle Finanze, di modificare la legge e permettere ad un imprenditore israelita di acquistare il diritto di trattare il debito pubblico dell’Albania, dando anche molti dettagli. Ha anche affermato però che lui, dopo aver consultato gli specialisti del ministero, aveva informato il primo ministro che non si poteva fare, perché la legge lo vietava. In più l’ex vice primo ministro ha accusato pubblicamente che il primo ministro voleva dare allo stesso imprenditore israelita un terreno nel territorio dal consolato albanese a New York per costruire. Un fatto questo che l’ex vice primo ministro aveva saputo dall’allora ministro degli Esteri, il quale ha chiesto il suo parere. Bisogna sottolineare che l’amico del primo ministro, l’imprenditore israelita, è attualmente molto attivo in Albania. Ma queste erano solo alcune delle accuse fatte dall’ex vice primo ministro durante la sua intervista. Lui ha, tra l’altro, parlato anche di tanti voli charter del primo ministro pagati da un imprenditore in cambio di appalti vinti. Ha accusato il primo ministro di aver assistito ad un partita di pallacanestro negli Stati Uniti d’America, approfittando di un biglietto che costava non meno di 28.000 dollari, domandando chi gli avesse pagato quel biglietto. E ne ha fatto anche altre di simili accuse.

Chi scrive queste righe informa però il nostro lettore che il primo ministro albanese, ad oggi, non ha detto una sola parola riguardo alle pesanti accuse a lui fatte. Proprio colui che non perde occasione di apparire, di parlare, di ironizzare e di accusare gli altri. Lui adesso si sta comportando come un autocrate colpevole che cerca di nascondersi codardamente. Ma Lucio Anneo Seneca ci insegna che il colpevole, anche se sta nascosto, non ha mai la certezza di poter restare nascosto, poiché la sua coscienza l’accusa e lo svela a sé stesso: il colpevole vive in continua trepidazione. Di certo il primo ministro albanese sta passando dei giorni molto difficili. Lui sa anche il perché.

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