Politica

Ministero dell’Istruzione e azzeramento culturale

Negli ultimi anni è stato escluso dalle graduatorie il personale docente privo di laurea e con il solo diploma magistrale per le scuole materne ed elementari. La corrente culturale dominante individuava in un corpo docente interamente composto da laureati la chiave di lettura per innalzarne il livello di insegnamento e, di conseguenza, il grado di istruzione.

Ora, dopo una disastrosa sentenza del tribunale amministrativo del Lazio che ha confermato l’esclusione da questa graduatorie di personale docente con oltre venti o trent’anni di esperienza professionale, vengono inseriti gli studenti privi di ogni competenza, come di esperienza, ma che possono vantare dei crediti qualificanti inseriti proprio con il fine di ottenere un punteggio in graduatoria.

Da sempre si afferma che l’Italia sia un Paese rivolto al passato e non al futuro, quindi incapace di comprendere ed assimilare l’evoluzione della società, anche nelle espressioni culturali ed economiche sempre più complesse ed articolate. L’l’ultima scelta del peggiore ministro dell’Istruzione, Azzolina, inserisce all’interno delle graduatorie delle “persone a professionalità ed esperienze zero” in quanto prive di qualifica e titoli e, per di più, senza alcuna esperienza per le scuole materne ed elementari.

Una scelta scellerata che in un colpo solo dimostra come il nostro Paese non rivolga più il proprio sguardo al passato in quanto non riconosce in nessun modo il valore dell’esperienza. Contemporaneamente, “a propria insaputa”, la trovata del ministro “dell’istruzione e della distruzione” pregiudica il futuro di questo Paese in quanto mette in qualità di artifici dello sviluppo futuro una nuova classe di personale docente privo di alcuna qualifica e di esperienza professionale.

L’estinzione della nostra cultura e del ruolo del nostro Paese nel contesto internazionale rappresenta la naturale evoluzione di tali scellerate scelte politiche espresse da una classe politica che elegge la propria inadeguatezza a propria virtù determinando l’azzeramento culturale italiano.

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