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In attesa di Giustizia: giustizia ai tempi del coronavirus

Curioso ma non troppo: in tempi di influenza, epidemia, pandemia – chiamatela come volete – la preoccupazione si è rivolta subito alla diffusione del contagio, alla ricerca di un vaccino, alle ricadute sulla economia e a molti altri aspetti ad essa collegati. Tranne uno: l’amministrazione della giustizia.

Eppure non è un problema secondario e ciò non solo nel territorio dei comuni isolati dove e da dove dei professionisti, parti, imputati, testimoni, periti, agenti delle Forze dell’Ordine, si devono recare o dai quali dovrebbero uscire ma non possono…e la criticità si è estesa più velocemente del coronavirus.

Vale la pena fare qualche esempio: con l’allarme scattato nel corso di un fine settimana, già all’inizio di quella successiva circolari interne dei capi degli uffici disponevano la limitazione di accesso del pubblico alla Procura della Repubblica di Milano mentre nelle aule destinate ad udienza gli avvocati sono stati fatti entrare a seconda che la causa di loro interesse venisse chiamata oppure no. Tutto questo per evitare assembramenti in aula di esseri umani costretti pericolosamente a respirare in prossimità dei Magistrati; è stata anche individuata una distanza di sicurezza da mantenere non inferiore ai due metri (mistero su chi sia deputato a misurarla e farla rispettare). Fuori dall’aula, invece, può succedere qualsiasi cosa e dall’edificio del Tribunale sono stati del tutto esclusi i praticanti avvocati; le segretarie no e non si capisce il perché. Il presidio sembra funzionare, tanto è vero che di magistrati contagiati non si ha notizia mentre – come pare – un avvocato napoletano ha infettato tutto il suo studio (sette persone) al rientro da una trasferta a Milano.

Dàgli all’untore! A Potenza degli avvocati giunti per un delicato processo a carico di dirigenti dell’ENI si sono visti respingere all’ingresso riservato non appena mostrato come riconoscimento il tesserino dell’Ordine di Milano.

In Corte d’Appello a Reggio Calabria un avvocato è stato rampognato dal Presidente poiché non aveva avvisato che sarebbe andato a discutere il suo processo sebbene proveniente dalla Lombardia e intimato di “stare distante” dal banco delle Eccellenze Loro. La legge è uguale per tutti, il diritto alla salute sembrerebbe di no: infatti negli ospedali non c’è scritto.

A Siracusa, per accedere al carcere e far firmare a un detenuto (sotto processo a Milano ma poco comprensibilmente detenuto in Sicilia) una procura per un’attività difensiva da svolgere tassativamente entro pochi giorni due avvocati milanesi hanno dovuto chiedere uno speciale nulla osta al Direttore dell’Istituto e redigere, previamente, una sorta di autocertificazione di sana e robusta costituzione. Il disbrigo di queste procedure ha consentito di procedere alla firma un giorno solo prima della scadenza del termine. Se non altro, nessun problema a trovare posto su un volo verso il nord: aerei sostanzialmente vuoti.

C’è voluta una settimana perché, tra iniziative e provvedimenti dispari, a macchia di leopardo sul territorio, qualcuno al Governo si ricordasse che era il caso di intervenire dando uniformità alla gestione della crisi e con decreto legge del 28 febbraio si sono adottati provvedimenti a valere sino al 31 marzo: dal rinvio di ufficio delle udienze civili pendenti  presso gli uffici giudiziari dei circondari dei Tribunali cui appartengono i Comuni di cui ad un elenco allegato al decreto, estensibile a seconda dell’eventuale estendersi della epidemia. Anche per i giudizi penali, con talune eccezioni, è stato previsto il rinvio dei processi nei quali sia impegnato un avvocato residente in uno dei Comuni dell’elenco medesimo, i termini processuali sono sospesi con analogo criterio “territoriale” di individuazione dei casi.

Il 28 febbraio era venerdì, il decreto deve andare alla firma del Capo dello Stato e poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale affinché entri in vigore. Passeranno altri giorni nel disagio, passerà – forse – anche la psicosi da coronavirus o forse no. Nel frattempo, e lo spazio ha consentito di fare solo qualche esempio, si sono realizzati problemi notevoli, qualcuno sicuramente non più rimediabile. Ma tanto, si sa, la Giustizia può attendere.

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