Elezioni

  • A botta calda

    A botta calda il risultato elettorale premia, giustamente, Giorgia Meloni per come ha saputo crescere politicamente portando avanti il suo partito ma anche aprendosi alla società e dimostra, non solo con le incredibili esternazioni di Berlusconi, che il pericolo maggiore per il governo sono proprio gli alleati di Fratelli d’Italia.

    Il meritato successo non deve distrarre i vincitori, e neppure i vinti, dall’analisi approfondita della sempre maggior disaffezione al voto di tanta parte degli italiani.

    Qualcuno può anche sostenere che lo stesso astensionismo si è verificato in altre democrazie ma in questo periodo storico, nel quale proprio il concetto di democrazia è messo in discussione dai vari presidenti dittatori che governano in troppi paesi, è necessario che chi governa e chi è all’opposizione analizzi e comprenda come l’astensionismo, nato dalla mancanza di credibilità dei partiti, sia un grave pericolo in e per l’Italia.

    Salvini può anche dirsi soddisfatto di aver preso più o meno il 16% ma è il 16% del misero 41% che è andato a votare!

    Se poi vogliamo parlare del peso dell’Italia in Europa le dichiarazioni di Berlusconi non incoraggiano certo le istituzioni europee a fidarsi del nostro Paese nonostante i lodevoli sforzi della Presidente del Consiglio.

    Finita la conta dei voti bisognerà cominciare a fare altri conti e nuove riflessioni.

  • Cultura e turismo

    E’ auspicabile che ogni amministrazione pubblica (naturalmente anche quella privata) si valga di persone competenti. Talvolta non è così perché si fanno prevalere interessi particolari che giovano a chi viene nominato, non a coloro che vengono amministrati. Nella speranza di esprimere della competenza, farò qualche riflessione su ciò che significa cultura nel contesto della pubblica amministrazione.

    Il primo compito è quello di sostenere e incentivare le energie presenti in un’istituzione culturale, dal teatro alla musica, dai musei alle biblioteche e alle altre iniziative che si sviluppano sul territorio. L’amministratore, più precisamente si dovrebbe parlare di assessore alla cultura, non dovrebbe mettere il suo cappello sulla direzione di queste istituzioni imponendo la propria visione, ma neppure essere un passivo erogatore di sussidi a pioggia per evitare di esprimere un proprio giudizio sulla qualità delle prestazioni. L’assessore è da considerarsi come un interlocutore che valuti il più oggettivamente possibile il cammino fatto dall’istituzione culturale, suggerendo qualche miglioramento, rilevando qualche criticità.

    La cultura lombarda dovrebbe essere sempre più internazionalizzata, soprattutto stabilendo degli scambi con le regioni straniere confinanti (Austria, Svizzera, Baviera, Slovenia, Francia del sud) attraverso protocolli di collaborazione scientifica, a cui far partecipare le nostre Accademie e i centri di ricerca. Ma ciò richiede di confrontarsi con le nostre attitudini e specificità culturali, quelle che affondano le loro radici nelle tradizioni Lombarde, tutelando e promuovendo con questa consapevolezza dell’origine, il nostro patrimonio culturale, artistico, archeologico, materiale e immateriale. In questa direzione, particolare attenzione dovrebbe essere dedicata al potenziamento e sviluppo del Vittoriale degli Italiani e del Parco della Reggia di Monza.

    Ma accanto a tali celebri strutture, ci sono tante piccole e medie realtà culturali, create dal volontariato, da un associazionismo che si sviluppa a diversi livelli, che vanno assolutamente sostenute perché sono luci vitali che illuminano la vita delle città, da quelle capoluogo di provincia a quelle di paese. Spesso queste realtà culturali rappresentano luoghi importanti di aggregazione, che, nell’affiancarsi opportunamente alle scuole, danno una originale testimonianza degli interessi dei giovani (in particolare) che dedicano il loro tempo ad approfondimenti scientifici attraverso presentazioni di libri, mostre, eventi pubblici.

    Amministrare la cultura significa anche prestare attenzione alla filiera turistica conferendo incentivi per una valorizzazione integrata dell’offerta culturale, in cui, in primo piano, si colloca la valorizzazione e diffusione comunicativa del nostro artigianato, da quello funzionale alla vita quotidiana (penso all’artigianato del legno, del mobile, che rappresenta un’altissima tradizione lombarda) all’artigianato del lusso, da quello orafo ai tessuti, all’abbigliamento.

    Cultura e turismo entrano in una relazione virtuosa: il turista viene a conoscere le bellezze dei luoghi non solo attraversando strade e piazze, ammirando chiese, palazzi, monumenti, ma anche osservando il lavoro che quella terra ha espresso con le proprie tradizioni nell’artigianato, nel cibo, nello sport. La bellezza monumentale è generata dalle realtà sociali che si sviluppano nel tempo e che lasciano, con il loro lavoro, opere belle alle generazioni future. Questo è il senso più profondo per stabilire un rapporto non arbitrario tra cultura e turismo, a cui va aggiunto anche un’altra necessaria considerazione. La formazione.

    E’ doveroso sostenere la cultura delle tradizioni e del lavoro attraverso la scuola o, nel complesso,  con altre forme pubbliche e private di educazione.

    La cultura, soprattutto il valore che noi siamo in grado di dare alla cultura, non scende dal cielo, ma dalla nostra istruzione, dalla nostra sensibilità che si forma nella scuola e in famiglia. Non ci può essere vera cultura se non c’è una scuola che funzioni bene, che sia all’altezza della nostra grande storia di civiltà e che dia l’opportunità di camminare con il passo della modernità. Un amministratore che abbia la responsabilità di gestire la cultura della regione deve continuamente relazionarsi con le scuole del territorio per favorire una formazione che non solo sia in grado di dare ai nostri giovani conoscenze che consentano loro di misurarsi e competere con i loro coetanei europei, ma anche permetta loro di non dimenticare o rinunciare a quell’apprendimento di tradizioni che caratterizzano la terra in cui essi vivono. Tanti artigiani non sono più in grado di trasmettere il loro sapere alle giovani generazioni, perché il lavoro dà poche soddisfazioni economiche: la conseguenza è perdere la storia delle nostre popolazioni, la storia della bellezza creata dal lavoro. Cultura significa anche difendere con opportuni interventi economici e fiscali questa trasmissione di saperi di generazione in generazione.

    Si delinea così il campo d’intervento di un assessore alla cultura della regione Lombardia, che con semplice profondità deve fondarsi sulla stretta relazione sia con il turismo che con la formazione, per favorire progettualità capaci di realizzare una convergenza fra cultura/spettacolo, turismo e scuola con benefici e ricadute a favore del territorio, dei suoi abitanti, dei suoi visitatori.

  • Giovani, inclusione, Milano capitale delle professioni

    “Il futuro dell’Avvocatura è anche quello della Giustizia per la irrinunciabile funzione di difesa dei diritti dei cittadini”. E’ quanto si legge nel programma della lista “Diritti al Futuro” che si presenta a Milano alle prossime elezioni per il rinnovo dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati che si svolgeranno, n tutta Italia, il 7, 8 e 9 febbraio. Per conoscere nel dettaglio la loro proposta abbiamo intervistato l’avv. Manuel Sarno, autore della nostra rubrica ‘In attesa di Giustizia’, che è  tra i 16 candidati della lista.

    Avvocato, il vostro programma parte dai giovani, e ve ne sono tanti che ogni anno si avviano alla professione forense, e dalle opportunità da fornire loro. Quali sono e come sarà possibile realizzarle?

    La stessa scelta del nome “Diritti al Futuro” oltre ad alludere all’evoluzione del diritto e della legislazione, di cui un Consiglio dell’Ordine si deve occupare anche in termini contributo al dibattito politico sulle riforme e di offerta formativa per gli avvocati, sottintende la centrale vocazione a sostenere le fasce più giovani della classe forense che affrontano la professione in un periodo di grande crisi e competitività di un settore che annovera circa un terzo degli avvocati complessivamente esercenti in tutta la UE.

    Ai più giovani è dovuto il trasferimento di esperienza, la effettività di una  guida durante la pratica ed, in seguito, offerta l’opportunità di crescere. Diritti al Futuro, nel suo programma, prevede tra le altre cose di dar loro supporto economico  mediante una tendenziale gratuità della formazione continua, la possibilità di ottenere un “prestito d’onore” garantito dall’Ordine per avviare attività in proprio ed anche la eliminazione della tassa annuale di iscrizione per coloro che non raggiungano determinate soglie di reddito.

    Proponete Milano come capitale europea delle professioni. Che vuol dire?

    Il sogno nel cassetto, per il quale vi è un progetto realizzabile anche grazie al ricorso a fondi comunitari, è quello della creazione a Milano di una “Casa dell’Avvocatura e delle Professioni”: un vero e proprio edificio che sia non solo una sede con spazi attrezzati e disponibili temporaneamente per i professionisti in trasferta per motivi di lavoro da altre città d’Italia e di Europa ma  per loro un vero e proprio punto di riferimento, incontro e confronto di respiro europeo volto a dare sempre più centralità e standing internazionale alla Milano dell’EXPO e delle Olimpiadi, così facendo anche opera di crescita culturale e condivisione di esperienze e tradizioni.

    Puntate ad un Ordine inclusivo e sostenibile, parole che ascoltiamo di frequente ormai…

    Noi siamo ciò che siamo stati, i valori di cui siamo portatori dopo anni  di professione devono essere lo spunto per guardare ad un domani in cui non si riconoscano più diversità di qualsiasi natura: all’interno dell’Ordine degli Avvocati per prima cosa e come esempio per la società, assumendo un ruolo guida anche rispetto al tema della sostenibilità intesa da ogni punto di vista. Gli avvocati hanno il dovere di fare cultura, di impegnarsi nel sociale e di farlo ogni giorno: è nel loro DNA, è un modi di difendere anche questo.

    Per cominciare, in maniera emblematica, abbiamo scelto di candidare sedici colleghi equamente divisi: otto donne e otto uomini, con buona pace delle quote rosa perché guardiamo avanti, superando di slancio indicazioni normative di rispetto della rappresentatività, guardiamo al futuro, ad un futuro in cui non sarà più necessario guardare ad un  disposto di legge o parlare di inclusione se non ad un qualcosa che è già stato realizzato.

  • Il Professor Zecchi: innovazione e tradizione per il futuro della Lombardia

    Dopo l’intervista che ci ha rilasciato il Prof. Stefano Zecchi in merito alla sua candidatura, nelle liste di Fratelli d’Italia, alle Elezioni Regionali lombarde, circoscrizione Milano e provincia, gli elettori del Patto Sociale ci hanno chiesto notizie più precise sul suo programma.

    Alla nostra domanda il Professore ha, come suo solito, risposto in modo gentile e fermo sintetizzando per il Patto alcune sue idee.

    “Prima di tutto desidero riaffermare che la vera innovazione ha le proprie radici nel rispetto della tradizione e che non si può andare avanti contro i sentimenti dei popoli.

    Lo spirito ambrosiano ha prodotto eccellenze in vari campi, dalla moda al design, dall’industria all’artigianato facendo sempre dialogare il fattore economico con il rispetto della bellezza e su questa strada intendo procedere.

    Milano è la città della bellezza che vive nell’innovazione, nel progresso, nella tradizione architettonica ed artistica dei grandi come Portaluppi, Muzio, Terragni, Pagano, Sironi, Licini, Fontana, ed i più giovani, come i turisti, devono conoscerli di più e meglio.

    La Regione Lombardia dovrà affrontare investimenti sia per la velocità dei trasporti che per la riconversione ecologica, l’efficienza sanitaria territoriale e le nuove edificazioni necessarie ma dovrà saper coniugare tutto con il rispetto della bellezza, dell’armonia e cioè della qualità della vita.

    Milano e la sua provincia sono il territorio delle grandi università e allargando gli spazi della conoscenza scientifica e tecnologica dovremo sempre avere un rapporto costante e costruttivo con la nostra tradizione scientifica.

    La Lombardia del centro destra dovrà sempre più ampliare le sue solide relazioni culturali ed economiche con le realtà confinanti o vicine e Milano, con il pensiero e l’azione, porterà una nuova luce di speranza e progresso in tutta la nostra Nazione.

    Scegliere Fratelli d’Italia oggi significa sapere che ogni attività, ogni prodotto, nasce da un insieme di storia, cultura, ricerca ed ambiente e cioè dall’amore per la vita dell’uomo e per la bellezza che è intorno a noi, nel nostro territorio che dobbiamo difendere e consegnare alle future generazioni”.

  • In attesa di Giustizia: diritti al futuro

    Nelle prossime settimane, in tutta Italia, si terranno le elezioni per il rinnovo dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati: a Milano, dunque in uno dei Fori di maggiore dimensione con oltre ventunomila iscritti, si candidano, tra gli altri, sedici avvocati (equamente divisi tra donne e uomini) che condividono un programma di lavoro ed intervento fortemente orientato a valorizzare la categoria anche sostenendo in maniera significativa l’accesso ed il progresso nella professione dei giovani, che ne rappresentano il futuro, in un settore professionale sempre più competitivo.

    Non a caso, questi candidati si sono riuniti in una “lista elettorale” cui hanno dato il nome di “Diritti al Futuro” ed il futuro dell’Avvocatura è anche quello della Giustizia per la irrinunciabile funzione di difesa dei diritti dei cittadini, di contributo alla interpretazione delle norme giuridiche e di stimolo per il legislatore.

    Buona fortuna, perché questo futuro – non meno che per altre ragioni – si propone a tinte fosche nella misura in cui si registra la tendenza a sostituire la, sia pur fallace, giustizia degli uomini con quella delle macchine.

    Proprio così: non bastasse la difficile applicazione pratica della già confusa (per usare garbati eufemismi) “Riforma Cartabia”, l’efficentamento del sistema viene proposto come affidabile – già a breve – a quelli che possiamo, simpaticamente, definire dei cretini meccanici.

    Tanto perché si sappia, non stiamo parlando di vaghe idee ed iniziative suggerite da qualche fantasiosa fiction bensì, per fare un esempio, del programma Prodigit messo a punto dal Ministero dell’Economia e dall’Organo di autogoverno della Giustizia Tributaria che dovrebbe essere operativo entro quest’anno: si tratta di un software destinato ad avvocati e commercialisti il cui funzionamento è assegnato ad un algoritmo di intelligenza (??) artificiale capace di prevedere l’esito di un ricorso alle Commissioni Tributarie.

    Ma che bello, penserete voi, così si potrà divinare il futuro di una lite giudiziaria  evitando di perdere tempo e denaro in quelle perse in partenza: tuttavia, mi fiderei maggiormente di una cartomante tzigana che dello strumento informatico messo a punto da una delle parti in causa (ci mette mano anche l’Agenzia delle Entrate) utilizzando oltre un milione di sentenze la cui modalità di selezione è non proprio trasparente e ricorda quella della raccolta, in altri settori, del Massimario della Cassazione con cui, sostanzialmente, si prefabbricano le decisioni future della Corte. Insomma, basterà scegliersi le sentenze a sé più favorevoli, così come verosimilmente avverrà nella imminente fase operativa cui partecipano novanta giudici tributari e dieci giovani studiosi (avvocati e commercialisti? Anche no, grazie), ed ecco che il miracolo della giustizia predittiva potrà facilmente risolversi in una partita truccata cui parteciperanno – appunto – dei cretini meccanici le cui risposte sono condizionate dal data entry.

    Non so voi, ma io non mi siederei al tavolo con qualcuno fortemente sospettato di barare.

    A questo punto, per essere assistiti tanto varrebbe dare l’incarico ad uno straordinario difensore: l’androide/avvocato messo a punto negli USA da tal Joshua Browder e cioè un simpatico robot esperto in scappatoie che – così viene pubblicizzato – permettono di farla franca con l’obiettivo di rendere la professione legale gratuita (ma il replicante bisognerà pur pagarlo o è in regalo?). Sembra che la prima arringa di questo ammasso di microprocessori, plastica e metallo sia prevista per il mese di febbraio, nel frattempo un ottima alternativa è Alexa con il progetto “La legge per tutti”: una sorta di Avvocato nel cassetto 2.0.

    Chissà, gli avvocati di Diritto al Futuro ce la metteranno tutta per evitare che, per i giovani Colleghi non meno che per i cittadini, il futuro sia questo. La preoccupazione, peraltro, resta, compresa quella che alla realizzazione dei programmi di intelligenza artificiale partecipino Giuseppi Conte e Fofò Bonafede.

  • “La mia presenza? Un piccolo contributo al progetto nazionale”

    Incontriamo il professor Stefano Zecchi nello studio della sua casa di Milano, sommerso da libri, plichi di carte ovunque, alle pareti quadri, sul pavimento grandi sculture, soprammobili che provengono da tutte le parti del mondo …

    Certo non sarà tutto questo che l’ha portata ad accettare la candidatura alle prossime elezioni regionali della Lombardia nella circoscrizione di Milano e Provincia. E, poi, non le bastava quello che ha già fatto? Professore universitario ordinario di filosofia estetica fin dalla fine degli anni Settanta, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera, responsabile italiano all’Unesco per i beni immateriali, Consigliere d’Amministrazione nelle più importanti istituzioni culturali milanesi, dal Piccolo Teatro alla Verdi, al Teatro Parenti; e a Roma al Maxxi. Mi fermo qui senza ricordare altro se non che è stato anche assessore alla cultura del Comune di Milano, attualmente Presidente del Museo delle Scienze di Trento, membro del Consiglio Superiore della Società Dante Alighieri… insomma non le bastava? Ma mi tolga questa curiosità: siccome sono qui seduta rischiosamente con una pila di carte che sembra quasi mi stia venendo addosso, lei non usa il computer?

    “Sì, lo uso, lo tengo sul tavolo nello studio più piccolo dietro quella porta con quelle pitture indiane”.

    Pensavo fosse un quadro, non una porta.

    “E’ come se fosse un quadro: è un dipinto su legno che mi fa da porta. Comunque, uso il computer – non se ne può fare a meno – ma la carta, anche la penna – questa qui – mi piacciono di più”.

    Insomma, adesso la politica …

    “Mi sembra importante, non mi sono mai tirato indietro quando si è pensato che potessi dare una mano, come nel caso dell’Assessorato milanese”.

    Le regionali sono molto impegnative, bisogna prendere qualche migliaio di preferenze per essere eletti, il suo nome deve essere scritto sulla scheda, i posti sono pochi…

    “Mi sta consigliando di fare un passo indietro? Non sarebbe la prima.”

    No, assolutamente, apprezzo la decisione, credo che possa dare un valido contributo…

    Al progetto politico di Giorgia Meloni. Lo trovo decisivo per lo sviluppo dell’Italia: una destra storica, rispettosa della tradizione con lo sguardo coraggiosamente rivolto al futuro. Finalmente la nostra Nazione ha una politica voluta dal popolo; ci si lascia alle spalle tutte le ingegnerie istituzionali che hanno da troppi anni impedito la formazione di un governo voluto dalla maggioranza degli italiani, e già questi primi passi del governo mostrano segni di concretezza istituzionale e di realtà progettuali senza compromessi. E’ un progetto politico che farà molto bene all’Italia anche pensando al confronto dialettico con l’opposizione. Si fa politica.

    Lei, però, è candidato in Regione, un po’ diverso, anche pensando alla Lombardia che è un’eccellenza nel quadro socio-economico italiano.

    “Vorrei che la mia presenza fosse un piccolo contributo al progetto nazionale, che proprio la Lombardia, per i meriti che lei ha sottolineato, può sviluppare in modo virtuoso. La Regione, da anni, ha un’eccellente amministrazione, deve soltanto proseguire per la sua strada con la convinzione di poter sviluppare sempre meglio il progetto politico nazionale”.

    Sta parlando di autonomia regionale?

    “L’autonomia credo abbia grande efficacia amministrativa se coordinata con un forte governo nazionale. Si pensi alla regione tedesca della Baviera e al suo federalismo coordinato dal governo federale nazionale; si pensi alla Svizzera e anche al presidenzialismo francese. La Lombardia può essere un esempio virtuoso di amministrazione in un complessivo rinnovamento istituzionale nazionale”.

    E lei cosa farà? A prescindere dal fatto che ho capito perfettamente, entrando nel suo studio, che i suoi libri, le sue letture, i suoi scritti non li abbandonerà mai.

    “Intanto dipende dal mio risultato elettorale, e poi da quello che deciderà la direzione del partito di FDI. Non è difficile immaginarsi quello che so fare”

    Cultura…

    “E sì, lì un contributo so di poterlo dare; ma intanto trovo importante che in queste elezioni io ci metta il nome e la faccia. So che il mio curriculum è apprezzato, ma vorrei che il mio impegno esplicito, in prima persona, venga considerato un gesto di consapevole adesione al progetto politico di Giorgia Meloni. Poi, certo, sono a disposizione sulla base delle mie competenze”.

    C’è sempre pronto il libro dei sogni di ogni candidato che si presenta alle elezioni. Ho troppo rispetto per lei, quindi non le chiedo neppure di indicarmi i titoli dei capitoli del libro… forse neppure ce l’ha. Ma almeno mi dica proprio sinteticamente qualcosa che le piacerebbe realizzare.

    “Non sottovaluti i sogni: aiutano a rimanere giovani. E, quindi, un libro di sogni (non esclusivamente politico) ce l’ho ben chiaro e non tanto nascosto in un cassetto. Allora, in sintesi, come lei sensatamente mi chiede, le rispondo che vorrei potenziare e sostenere la cultura scientifica e far in modo che questa si confronti costantemente con la nostra tradizione umanistica. E poi vorrei che si costruisse un’alleanza culturale con i nostri vicini d’Europa: la nostra Europa della cultura, in cui vengano coinvolti l’Austria, la Baviera, la Slovenia, la Svizzera, il sud della Francia…”

    Dimenticando il resto dell’Italia…

    “Ma no! Sarebbe un errore clamoroso. Non si dice forse che la Lombardia è la locomotiva dell’Italia? Deve esserlo culturalmente aggregando illustri vagoni – regioni – come quelli che le ho appena citato, e trascinare verso il futuro tutta la Nazione”.

    Grande ambizione in questo progetto. Auguri. Importante se nella sua realizzazione riesce ad aggregare tutte le energie culturali del Paese, senza lasciarle indietro.

    “Proprio così: diversamente sarebbe un’ennesima struttura burocratica di cui non solo non ce ne faremmo niente, ma sarebbe anche dannosa”.

    Verrò di nuovo a trovarla dopo le elezioni, così avrà tempo di spiegarmi cosa sono tutti questi oggetti indiani, giapponesi, arabi e non so da dove altro posto arrivano. E poi il suo gatto si è messo a miagolare: forse, vorrà mangiare

    “Vuole solo qualche carezza, è molto anziano, si è sentito tenuto in disparte. Aspetti, le regalo il mio ultimo libro appena pubblicato: In nome dell’amore. Coi libri vado forte, in politica…”

  • Adesso basta

    C’è un limite a tutto, anche alla pazienza dei più pazienti e questo limite è stata decisamente superato da una parte “sinistra” dei partiti d’opposizione contestando il ricordo della nascita del Msi fatto da Isabella Rauti, Ignazio La Russa ed altri.

    Solo degli uomini piccoli, i quaquaraquà, possono ancora oggi sostenere che un partito che dalla sua nascita è stato presente nelle istituzioni italiane e poi europee non sia stato un partito democratico.

    Non sono bastati i morti ed i feriti che l’Msi ha purtroppo annoverato tra i suoi iscritti e simpatizzanti né i voti favorevoli all’Europa, mentre il Pci votava contro, non è bastato che sia stato l’unico partito uscito indenne da Mani Pulite e Tangentopoli. A distanza di anni dalla chiusura di un movimento che ha contribuito alla crescita politica dell’Italia, continuano le calunnie e le mistificazioni di troppi che parlano di democrazia mentre nei fatti la calpestano anche con leggi elettorali che espropriano gli elettori dal loro diritto di scelta.

    Il Movimento Sociale Italiano diventa troppe volte il pretesto per attaccare Fratelli d’Italia in un gioco sporco che, fortunatamente, non trova sponda nelle persone, negli elettori, un gioco sporco che si ritorce contro chi lo ha iniziato e continua a giocarlo.

    Le radici profonde non muoiono e danno vita a nuove realtà, le radici del male, del comunismo sovietico hanno dato vita a Putin ed alla sua vigliacca e crudele guerra, le radici del Msi hanno contribuito a dar vita al pensiero di quegli italiani, a partire da Fratelli d’Italia, che sono a fianco dell’Ucraina, con l’Europa e il mondo civile, per far vincere la libertà, l’integrità nazionale, il diritto internazionale, la giustizia.

  • La deriva democratica

    La semplice riduzione numerica, approvata nel  2019, dei rappresentanti eletti al Parlamento, lasciando tuttavia inalterato il già fragile equilibrio tra i diversi poteri dello Stato, implicava velatamente una inconfessabile volontà di una deriva democratica verso un sistema sempre più oligarchico con al centro proprio il controllo del Parlamento, e quindi di uno dei massimi poteri dello Stato come quello legislativo.(*)

    Va sottolineato, infatti, come il medesimo potere, ora attribuito ad un minore numero di parlamentari, di fatto ne accresca l’entità e il peso specifico della delega politica dello stesso rappresentante che lo esercita.

    A questo, poi, si aggiunga come nei successivi tre anni dalla approvazione nessuna proposta di riforma elettorale, che riportasse al centro la possibilità di esprimere la volontà degli elettori, abbia visto la luce.

    La sintesi di questa strategia ha portato ad un Parlamento con un minore numero di eletti, ma  sempre e comunque selezionati dalle segreterie dei diversi partiti e gestiti con liste bloccate, le quali vedono accrescere ancora di più il proprio potere. Una centralità così destabilizzante per  l’intero sistema democratico da influenzare pesantemente anche le stesse priorità dello stesso organo parlamentare.

    Le segreterie di partito diventano così uno “stato nello stato”, con logiche politiche e priorità che troppo spesso non  corrispondono a quelle della collettività e dello Stato stesso. Prova ne sia che gli stessi sostenitori di questa riforma parlamentare, tra le motivazioni della sua approvazione, adducevano  anche una presunta riduzione dei costi delle due Camere.

    Ora dal bilancio della Camera emerge come i costi complessivi risultino invariati anche con la riduzione degli stessi deputati. La oligarchia politica, espressione nello specifico del  potere delle segreterie dei partiti privo di ogni limitazione o bilanciamento, ormai si è insinuata subdolamente addirittura nello stesso assetto costituzionale, avvalendosi  anche del  controllo diretto esercitato su di un ridotto numero dei parlamentari sempre selezionati e proposti al corpo elettorale dallo stesso organo dirigente dei partiti.

    Nel nostro Paese, quindi, la democrazia liberale si riduce ad un modello sempre più retorico  mentre continua la pericolosa deriva  verso una sempre più invasiva oligarchia delle segreterie dei partiti e degli interessi a loro collegati.

    (*) ottobre 2019 https://www.ilpattosociale.it/politica/la-nuova-oligarchia-parlamentare/

  • Appello al Presidente della Repubblica perchè invii un messaggio alle Camere sulla modifica in senso democratico della legge elettorale

    Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell’Associazione Europa Nazione inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

    L’Associazione Europa Nazione ha inviato un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il quale elenca tutte le ragioni per le quali la vigente legge elettorale costituisce un gravissimo vulnus alla democrazia italiana, essendo pasticciata ed inutilmente complessa, ma soprattutto perché espropria i cittadini del diritto costituzionalmente garantito di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e non consente la rappresentanza dei territori.

    L’Associazione, costituita ad aprile del 2022, torna sul tema per la seconda volta, dopo la lettera aperta ai leader dei partiti, diffusa poche settimane prima delle elezioni del 25 settembre, con cui, alla luce delle palesi incostituzionalità della legge Rosatellum, invitava i beneficiari della norma a prendere, prima del voto, l’impegno a modificare radicalmente la legge subito dopo la tornata elettorale, restituendo dopo ben 5 elezioni e 17 anni, la piena sovranità al popolo elettore.

    Nessuno dei leader ha mai pensato minimamente di porre fine al bengodi di una norma, che assicura ai leader un potere da sovrano assoluto, oltre che l’indiscutibile vantaggio di un Parlamento totalmente addomesticato e leader-dipendente e, pertanto, l’associazione ha deciso di rivolgere un appello al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, individuando analiticamente tutte le ragioni critiche della legge elettorale vigente, che ha trasformato la democrazia della libera manifestazione del voto, in una triste “democratura illiberale”.

    In particolare, con il suo appello, Europa Nazione, dopo avere elencato tutte le carenze della norma ed alla luce dell’assenza di qualsivoglia iniziativa in merito, chiede al Presidente Mattarella, come previsto dalla Costituzione, di valutare l’esigenza e l’urgenza di inviare un messaggio al Parlamento affinché metta mano adesso, in tempi lontani dalle scadenze elettorali, alla radicale riforma della legge elettorale vigente, rivelatasi inadeguata al rispetto della sovranità popolare, così come definita dalla Costituzione, in quanto non prevede né il diritto di scelta degli eletti da parte degli elettori, né la garanzia del fondamentale diritto di rappresentanza dei territori.

    La richiesta di una nuova legge elettorale che rispetti i diritti e le prerogative costituzionali degli italiani, è una delle principali proposte di cambiamento del Manifesto di Europa Nazione, sulla quale, data la fondamentale importanza del tema e la sua indiscutibile popolarità bipartisan, l’Associazione sente il dovere di insistere, a maggior ragione davanti alla esagerata e inedita astensione dal voto, che evidenzia un enorme e crescente distacco dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni democratiche.

    Il testo integrale della lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

    Ill.mo Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Palazzo del Quirinale 00187 ROMA – Piazza del Quirinale

    OGGETTO: APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PERCHE’ INVII UN MESSAGGIO ALLE CAMERE SULLA MODIFICA IN SENSO DEMOCRATICO DELLA LEGGE ELETTORALE

    Signor Presidente,

    I sottoscritti soci e simpatizzanti dell’Associazione Europa Nazione, con la presente fanno appello al suo Magistero affinché valuti se è necessario o meno inviare un messaggio alle Camere per la modifica della legge elettorale vigente, che lede Costituzione e Democrazia.

    Europa Nazione, prima delle scorse elezioni, aveva inviato ai leader di tutti i partiti italiani interessati al rinnovo del Parlamento, una lettera aperta chiedendo, dopo le elezioni, di modificare il “Rosatellum”, per restituire agli elettori il diritto costituzionalmente garantito di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, nel conseguente rispetto della rappresentanza dei territori.

    Il suo illustrissimo intervento appare indiscutibile alla luce della peggiore campagna elettorale della storia repubblicana e del modo con cui i partiti hanno imposto ai territori candidati nominati dall’alto, spesso sconosciuti e senza collegamento col territorio, cosa che appare ancor più grave se si considera la riduzione del numero dei parlamentari.

    Questa non è Democrazia, e non è un caso che dopo ben cinque elezioni con leggi che hanno espropriato il diritto di scelta dei cittadini, il degrado del rapporto tra elettori, partiti ed istituzioni ha raggiunto il record di astensione del 37%. D’altronde come potrebbe essere diversamente, se il ruolo di elettori si limita ad una croce su un simbolo, a prescindere da qualsiasi rapporto con i candidati?

    Se si aggiunge che negli attuali partiti non ci sono notoriamente garanzie democratiche nella gestione interna, si ha ben chiara la totale e definitiva debacle di ogni forma di partecipazione democratica alla vita del Paese. Sembra un paradosso, ma è un fatto che proprio nel momento in cui è richiesto il massimo di responsabilità dei cittadini per frenare il populismo, si consumi il peggior processo di esproprio dei diritti degli elettori, a favore dei leader di partito che, peraltro, hanno imposto candidature plurime per trasformare quella che dovrebbe essere una elezione dal basso, con una nomina dall’alto.

    Se è vero che la nostra è stata definita da un autorevole studioso una democrazia semi-autoritaria, perché al popolo non resta che prendere o lasciare il pacchetto dei nominati, cioè votarli in blocco, astenersi o annullare la scheda. Se è vero che il “Rosatellum” è congegnato, anche grazie al divieto di voto disgiunto nei collegi uninominali, in modo da “costringere” l’elettore a votare o a non votare l’intero pacchetto formato dal candidato/nominato del sistema uninominale e dai candidati/nominati del sistema plurinominale. Se è vero che col “Rosatellum” il popolo non esercita la sovranità come pensata dal Costituente, perché la legge elettorale non consente all’elettore una scelta, ma solo la ratifica con un “si o un no” di quanto deciso “altrove” dal Partito-sovrano”. Se quanto sopra risponde al vero, le forme e i limiti del “Rosatellum” alla sovranità popolare rispettano l’appartenenza al popolo, o l’hanno trasferita di fatto ai segretari di Partito, mettendone in discussione la titolarità? Esiste un Paese in Europa dove si applica una legge siffatta? Se non esiste, significherà qualcosa? Si può sostenere che col “Rosatellum” la sovranità appartiene al popolo e non a chi ha nominato, dall’alto, deputati e senatori? Si può parlare di sovranità popolare se la scelta a cui sono sottoposti elettrici ed elettori è quella di ratificare la nomina decisa dal proprio partito, oppure quella di annullare la scheda o di astenersi dal voto? Può definirsi democratica una legge che spinge il dissenso ad annullare la scheda o ad astenersi dal voto? Signor Presidente, l’articolo 1 della Costituzione recita che “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nella forma e nei limiti della Costituzione”. Europa Nazione pensa che non si dicano scempiaggini affermando che le forme e i limiti non devono esser tali da mettere in discussione o, peggio ancora, da espropriarne l’appartenenza al popolo e da intaccarne la sua titolarità. Una qualunque legge elettorale di tipo proporzionale o maggioritaria e/o uninominale o plurinominale, non lede la sovranità di cui all’articolo 1 della Costituzione, se riconosce a chi guida una forza politica il diritto di proporre i candidati e al corpo elettorale il diritto di decidere col voto chi vince e chi perde tra i candidati proposti. La lede e lede in radice il sinallagma tra sovranità popolare e democrazia – se riconosce a chi guida una forza politica, grazie ai trucchi e ai marchingegni del “Rosatellum” (tipo candidature quintuple e varie) il diritto di nominare, e dunque di decidere, chi saranno i deputati e i senatori che andranno a comporre la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, già da prima che sia il popolo a votare. Signor Presidente, Lei ha dimostrato con una legge che porta il suo nome, come gestire nel rispetto della costituzione l’esercizio della sovranità popolare, ed ormai è chiaro che i capi-partito non rinunceranno mai a un potere di nomina che li mette in condizione di fare a meno di quel diritto costituzionale di scelta del corpo elettorale, giudicata da loro quasi “un ingombro”, ma che costituisce l’essenza stessa della democrazia, per il necessario periodico ricambio delle classi dirigenti. La democrazia e la sovranità popolare – come Lei sa meglio e più di EN – non è roba da poco, né una questione da affrontare a tempo debito. Con la legge elettorale “non si mangia”, ma di legge elettorale si alimenta la democrazia.

    Questo è il motivo che spinge EN a manifestarLe la preoccupazione per la gravità dello stato in cui si trova la democrazia italiana. Solo Lei, se lo riterrà opportuno, può richiamare l’attenzione delle Camere con un messaggio sull’opportunità di una nuova legge elettorale, che risponda ai requisiti propri di una democrazia, rispetti la sovranità popolare e soprattutto restituisca il diritto di rappresentanza ai territori.

    Con deferenza

    Seguono firme.

    Nicola Bono, Domenico Nania, Alfonso Amaturo, Alessandro Arancio, Nadia Barattucci, Luca Bellotti, Mario Biral, Corrado Cammisuli, Maria Teresa Conte, Piero Daglia, Vittorio Delogu, Enrico Facco, Edoardo Franza, Enea Franza, Renato Giovannelli, Giorgio Holzmann, Salvo La Porta, Mario Landolfi, Antonino Lo Presti, Gennaro Malgieri, Maria Teresa Manuela Ruggieri, Simone Margheri, Dino Melluso, Silvio Meloni, Silvano Moffa, Pippo Monaco, Sabino Morano, Cristiana Muscardini, Adriano Napoli, Orlando Oronzo, Walter Pepe, Perdicaro Maria Rosaria, Rosario Polizzi, Cinzia Renzi, Tommaso Romano, Francesco Rubera, Antonino Sala, Noemi Sanna, Enrico Squillante, Roberto Visentin, Marco Zacchera.  

  • Grazie al Presidente Draghi e in bocca al lupo, viva il lupo, a Giorgia Meloni

    Mentre iniziano gli incontri per dare vita al nuovo governo rinnoviamo le congratulazioni a Giorgia Meloni per il successo ottenuto con il più sentito augurio di mantenere, all’interno della coalizione, quell’indipendenza e capacità di ascolto che tanti italiani le hanno riconosciuto e che si attendono anche nel futuro.

    Vogliamo rinnovare al Presidente Draghi il nostro ringraziamento per quanto ha fatto per l’Italia e per l’Europa in questi anni, non solo come Presidente del Consiglio.

    Ci attendono momenti difficili non solo per la tragica guerra che sta devastando l’Ucraina, e che mette a rischio la sicurezza ed il futuro di gran parte del mondo per la folle sete di potere di Putin, ma anche per le molte realtà che minacciano diritti umani e sussistenza alimentare e crediamo che l’autorevolezza di Mario Draghi potrà dare un nuovo forte contributo in sede nazionale ed internazionale.

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