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  • La Commissione approva una misura italiana da 512 milioni di € per compensare Poste Italiane per la creazione e l’aggiornamento di servizi digitali

    La Commissione europea ha approvato una misura italiana da 512 milioni di € volta a compensare Poste Italiane per la creazione e l’aggiornamento di servizi digitali nella sua rete postale nei piccoli comuni italiani. Il regime fa parte del piano nazionale italiano per gli investimenti complementari che integrerà il piano di ripresa e resilienza dell’Italia con risorse nazionali.

    L’obiettivo della misura è fornire nuovi servizi digitali della pubblica amministrazione ai cittadini e alle imprese dei piccoli comuni con meno di 15.000 abitanti, colmando così il divario digitale delle aree in questione, stimolando la crescita economica e lo sviluppo imprenditoriale e migliorando il contesto imprenditoriale e dei consumatori.

    La misura sosterrà l’installazione e/o l’ammodernamento di i) ATM, ii) stazioni self-service per l’accesso ai servizi pubblici digitali e iii) schermi interattivi e sportelli negli uffici interessati di Poste Italiane. Nell’ambito della misura, che durerà fino al 31 dicembre 2026, il sostegno assumerà la forma di una sovvenzione diretta e coprirà i costi di sviluppo. Ciò fa seguito a due misure italiane a sostegno di Poste Italiane per i) la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica e ii) la creazione di spazi di co-working, che la Commissione ha approvato rispettivamente il 5 ottobre 2022 e il 19 ottobre 2022. Le tre misure fanno parte di un progetto più ampio (“Progetto Polis”) che consentirà a Poste Italiane di fornire una serie di servizi alla popolazione dei piccoli comuni e delle zone isolate italiane.

  • La Commissione approva una misura italiana da 20 milioni di € per compensare Poste Italiane per la creazione di spazi di co-working

    La Commissione europea ha approvato, ai sensi delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato, una misura italiana da 20 milioni di €, volta a compensare Poste Italiane per la creazione di 80 spazi di co-working in città di piccole e medie dimensioni in Italia. Il regime fa parte del piano nazionale italiano per gli investimenti complementari che integrerà con risorse nazionali il Piano di ripresa e resilienza dell’Italia. L’obiettivo della misura è creare una rete di co-working accessibile e immediatamente disponibile, distribuita in tutto il paese e dotata di infrastrutture digitali. La misura fa seguito a una precedente misura italiana a sostegno di Poste Italiane per la realizzazione di un’infrastruttura di ricarica, approvata dalla Commissione il 5 ottobre 2022. Entrambe le misure fanno parte di un più ampio progetto (“Progetto Polis”) che consentirà a Poste Italiane di fornire una serie di servizi alla popolazione dei piccoli comuni e delle zone remote in Italia. Nell’ambito della misura approvata oggi, che durerà fino al 31 dicembre 2026, il sostegno assumerà la forma di una sovvenzione diretta e coprirà i costi di sviluppo nelle zone in cui gli investimenti privati non sarebbero effettuati in assenza di sostegno pubblico. La Commissione ha valutato la misura alla luce delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che consente agli Stati membri di sostenere lo sviluppo di talune attività economiche a determinate condizioni. La Commissione ha ritenuto che la misura sia necessaria e appropriata per sviluppare spazi di co-working in quelle aree in cui non sarebbero stati effettuati investimenti privati in assenza del sostegno pubblico. La Commissione ha inoltre concluso che la misura è proporzionata, in quanto è limitata al minimo necessario e ha un impatto limitato sulla concorrenza e sugli scambi tra Stati membri.

  • La Commissione approva una misura italiana da 21,1 milioni di euro a sostegno di Poste Italiane per la realizzazione di infrastrutture di ricarica

    Nel quadro delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato, la Commissione europea ha approvato una misura italiana da 21,1 milioni di € a sostegno di Poste Italiane per la costruzione e l’installazione di 5.000 stazioni di ricarica per veicoli elettrici in 2.100 piccoli comuni italiani.

    La misura si iscrive nel piano nazionale italiano per gli investimenti complementari che integrerà il piano di ripresa e resilienza dell’Italia con risorse nazionali.

    La misura è tesa alla realizzazione di infrastrutture di ricarica accessibili a tutti nei piccoli comuni italiani, la cui gestione sarà affidata a terzi sulla base di una gara d’appalto aperta, competitiva, trasparente e non discriminatoria.

    La misura contribuirà all’obiettivo dell’Italia di sviluppare una rete nazionale integrata di infrastrutture di ricarica per i veicoli stradali elettrici, e rientra in un progetto di più ampio respiro, il “Progetto Polis”, che consentirà a Poste Italiane di fornire una serie di servizi agli abitanti dei piccoli comuni e delle zone remote d’Italia.

    Nell’ambito della misura, il sostegno assumerà la forma di una sovvenzione diretta. La Commissione ha valutato la misura alla luce delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato, in particolare della Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell’ambiente e dell’energia.

    La Commissione ha constatato che la misura è necessaria e adeguata per realizzare infrastrutture di ricarica in zone in cui non sarebbero effettuati investimenti privati senza sostegno pubblico. Ha inoltre concluso che la misura è proporzionata, in quanto è limitata al minimo necessario e ha un’incidenza limitata sulla concorrenza e sugli scambi tra Stati membri. Su queste basi la Commissione ha approvato la misura in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

  • Amazon diventa concorrente di Poste Italiane

    Luigi Di Maio aveva invocato una Amazon italiana quando aveva lanciato la crociata contro le aperture domenicali degli esercizi commerciali, ma forse chi gli aveva replicato che un Amazon c’è già e funziona benissimo, alludendo al colosso dell’e-commerce, lo ha convinto. Fatto sta che il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato due società del gruppo americano, Amazon Italia Logistica e Amazon Italia Transport, a operare nel mercato italiano delle spedizioni, insieme ad altri 4.400 operatori, già iscritti nel relativo elenco.

    La scorsa estate l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni aveva multato il colosso dell’e-commerce per 300.000 euro, ma la scelta del dicastero retto dal ministro grillino consente ora ad Amazon di seguire (e gestire) tutta la filiera senza la paura di incorrere in sanzioni, a patto che Amazon Italia Logistica e Amazon Italia Transport osservino la legge vigente (la quale, per le aziende registrate all’elenco degli operatori postali del MiSE, prevede una tassa pari all’ 1,4 per mille dei ricavi e un adeguamento alle norme per i lavoratori che, da ora in poi, dovranno essere inquadrati nel Contratto Nazionale del Settore Postale).

    La licenza concessa alle due nuove aziende ha una durata di 6 anni e si applica su tutta la posta con peso superiore ai 2 chili, sui pacchi tra 20 e 30 chili e su servizi come pony express, raccomandate urgenti e consegna con data e ora certa, ma si parla anche di “servizi a valore aggiunto” per invii postali sino a 2 chili e pacchi fino a 20 chili.

  • Un errore dismettere Poste italiane a fine legislatura

    La decisione del ministero dell’Economia e delle Finanze di cedere ulteriori quote di Poste Italiane è assolutamente deprecabile per due motivi.
    Anzitutto Poste Italiane continua, pur con tutte le modifiche e le problematiche degli ultimi anni, ad essere una presenza sul territorio particolarmente utile e necessaria nelle zone agricole e in quelle svantaggiate dal punto di vista geografico. Tuttora l’ufficio postale, con i vari nuovi servizi, consente anche alle persone che hanno una ridotta possibilità di movimento con mezzi privati o pubblici di poter usufruire di un sistema bancario, di un abbonamento telefonico, della consegna di pacchi, della ricezione di vaglia e via dicendo. L’ulteriore cessione di quote, che ovviamente potrebbero essere acquisite da investitori stranieri, rischierebbe di cancellare gran parte di questi servizi perché, è ovvio, nella logica del profitto, spesso fine a se stesso, potrebbero essere tagliate molte sedi proprio nei paesi più piccoli, nelle aree collinari e di montagna.
    Il secondo motivo è strettamente contingente: non spetta infatti a un governo che fra due mesi sarà cambiato, probabilmente in modo radicale, dal voto del 4 marzo, il compito e il diritto di alienare una parte del patrimonio pubblico.

    Su questo tema condividiamo le dichiarazioni dell’On. Giorgia Meloni di FdI.
    In verità, nei programmi elettorali, se i partiti guardassero all’interesse del Paese e non al proprio, vi dovrebbe essere anche una proposta di legge per vietare ai governi, a fine mandato (e almeno a 6 mesi dalle elezioni), di prendere decisioni che portano ad alienare il patrimonio dello Stato e comunque a prendere decisioni che modificano in misura grave l’assetto del Paese.

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