vacanze

  • Estate passabile per la ristorazione al mare ma non per quella nelle città d’arte

    Agosto a tinte fosche per i bar e i ristoranti del Belpaese, dopo un periodo “disastroso”, ed un futuro che si preannuncia denso di nubi a causa di una netta ripresa dei contagi da Covid in tutta la penisola. “Generalmente rispetto agli altri anni c’è un calo, anche del 30%”, del fatturato di bar e ristoranti ad agosto di quest’anno ma “la situazione è anche a macchia di leopardo: nelle zone balneari agosto non è andato male mentre nelle città d’arte le cose stanno andando molto male”, dice il presidente di Fiepet, l’associazione di categoria di Confesercenti, Giancarlo Banchieri. Gli fa eco Roberto Calugi, direttore generale Fipe-Confcommercio che parla di una “boccata di ossigeno” ad agosto per i bar e i ristoranti di quei luoghi “legati ai posti di villeggiatura, come mare e montagna” perché c’è stato il “turismo italiano” mentre “nelle città d’arte, dove è mancato tantissimo il turismo straniero, la situazione è drammatica”. Infatti, nelle città d’arte “quel flusso internazionale non è stato compensato dagli italiani che in estate preferiscono il mare,” sottolinea Banchieri. Bar e ristoranti nelle città balneari di Emilia Romagna, Riviera Ligure o all’Argentario in Toscana “hanno tenuto” e “lavorato come l’anno scorso, se non di più”, spiegano i due esponenti di Fiepet e Fipe. Nel complesso “ci aspettiamo un calo del 30%” dei ricavi “con questa differenziazione”, precisa Banchieri.

    Ma il buon andamento di bar e ristoranti nelle zone di villeggiatura e del divertimento estivo non deve illudere che la crisi del settore sia superata. “E’ un po’ una fiammata”, afferma Calugi. “Non scambiamo un fuoco di paglia per un’uscita dal problema, nel senso che chi ad agosto ha lavorato meglio deve fare i conti con quattro-cinque mesi in cui non ha lavorato e i prossimi mesi in cui faranno fatica a lavorare”, avverte il direttore generale di Fipe-Confcommercio. “Dalle nostre rivelazioni, abbiamo una media da gennaio ad agosto, del 40% di perdita del settore di fatturato con situazioni a macchia di leopardo con un 30% dei nostri che ha perso anche l’80% di fatturato”, fa notare Calugi, ricordando che in città come Milano, Firenze, Venezia e Roma molti ristoranti e bar “non hanno nemmeno riaperto”.

    Naturalmente l’evoluzione dell’emergenza Covid “è la cosa più difficile e preoccupante” circa le prospettive future del settore. “Quello che succederà nei prossimi mesi nessuno lo sa. Le previsioni non sono incoraggianti”, aggiunge Banchieri, sottolineando che tra gli addetti ai lavori “prevale un sentimento di ansia e di paura”. Sempre guardando ai prossimi mesi, il presidente Fiepet spiega che la possibilità di ampliare i dehors “è stata una cosa positiva” in tutte le città ma andando incontro all’autunno e poi all’inverno, “le possibilità di star fuori, soprattutto al centro-nord, verranno meno” per cui “con un flusso di turismo scarso, con uno smart working che rischia di essere un’abitudine consolidata e con meno posti a sedere all’interno dei locali per motivi di distanziamento, ci sono molte preoccupazioni”.

  • Il coronavirus intasa le Dolomiti di turisti

    L’effetto Covid si ripercuote sulle località di montagna. Complici le restrizioni ai viaggi all’estero e il numero limitato dei posti in spiaggia si sta assistendo ad un vero e proprio boom in località montane per molti anni trascurate dal turismo di massa. L’assalto dei turisti soprattutto nella zona delle Dolomiti ha raggiunto livelli mai visti prima.

    Se ne è accorto anche il re degli ottomila, Reinhold Messner che nella zona dolomitica attorno alle Pale di San Martino ha passato gli ultimi giorni, girando un film. “La situazione è come ogni anno in piena estate, ma con un ulteriore aumento. Spero che questa sia l’occasione di prendere in mano la situazione. La politica deve prendere delle decisioni per il management dei flussi turistici, è una questione di organizzazione”, sostiene Messner. “E’ comprensibile che i turisti vogliano evadere dalle torride città per cercare degli spazi liberi, ma queste libertà vengono meno quando si formano lunghe code, quando non si trova parcheggio, perché ai passi non ci sono spazi di sosta. Attualmente sui passi dolomitici si verifica un caos paragonabile al peggior ingorgo che si possa immaginare in una grande città”, così l’alpinista.”Intendiamoci – dice Messner – è un bene che gli alberghi siano pieni e che ci sia un guadagno dopo il lockdown, ma ora la politica deve agire, perché l’afflusso di auto e moto va in qualche modo arginato. I passi vanno organizzati in modo da poter essere fruibili”. Messer suggerisce che vengano chiusi al traffico per qualche ora al giorno e che siano istituiti dei bus navetta per permettere ai turisti di giungere in quota.

    Dello stesso avviso è anche l’imprenditore e albergatore Michil Costa di Corvara in Val Badia, che chiede ai responsabili politici di avere “il coraggio di scelte radicali”. Per Costa il caos che si è venuto a creare nella zona dolomitica, dove l’afflusso di turisti ha superato ogni aspettativa è “un’anticipazione di quello che succederà nel 2024. Perché alla fine di questa crisi che durerà perlopiù un anno e mezzo – stima Costa – si cercherà di attrarre nuovi mercati, quello cinese e quello indiano, per esempio, e arriveranno nuovi flussi di turisti. Pertanto se non ci adoperiamo ora, con la gestione di questi flussi, chiudendo i passi dolomitici, mettendo fine al lievitare di nuovi alberghi grazie ad una legge urbanistica che ponga dei veti, non riusciremo a venirne fuori”, dice Costa. “Questa corsa alla montagna fa malissimo ai veri amanti della montagna che si disaffezionano per via dei problemi della mobilità, dell’inquinamento acustico e via dicendo. Con questo caos della montagna non resta più nulla”, aggiunge Costa. In un post su facebook il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico Cnsas, visto l’afflusso dei turisti chiede rispetto delle regole e propone un vademecum di comportamenti da tenere in montagna.

     

  • Turismo autarchico e il settore della balneazione

    Le conseguenze dell’epidemia di Covid-19 che hanno colpito il turismo in modo più duro di qualsiasi altro evento (dalle Torri Gemelle alla crisi del 2009) continuano a farsi sentire. E a piangere sono anche i luoghi in cui solitamente in questo periodo di registrava il sold out, come ad esempio le spiagge. Anche se l’Enit, l’agenzia nazionale del turismo, vede in qualche modo segnali di ripresa e comunque una perfomance dell’Italia migliore rispetto alle rivali Spagna e Francia.

    A certificare lo stato di salute precario dell’industria balneare è il Sindacato Italiano Balneari che aderisce a Fipe Confcommercio e associa più di 10mila imprese. Anche a luglio le spiagge hanno registrato una buona affluenza, ma soltanto nei week end, mentre nei giorni feriali sono rimaste desolatamente vuote. I cali più vistosi si registrano in Sardegna (-70% delle presenze rispetto allo stesso periodo del 2019), Campania, Calabria, Sicilia e Veneto (-40%). Cali del 35% invece in Basilicata, Liguria, Marche, Molise e del 30% invece in Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Toscana. Regge un po’ meglio il Lazio che registra “solo” un -20%.

    “La gran parte degli italiani sta riscoprendo la bellezza dei litorali nazionali vicino ai propri luoghi di residenza – dice il presidente del Sib Antonio Capacchione – ma mancano all’appello gli stranieri, tanto che diverse località a vocazione turistica sono state maggiormente penalizzate. Siamo ottimisti per il mese di agosto, da sempre scelto dalla maggior parte degli italiani per le vacanze, anche se siamo già consapevoli che il comparto turistico-balneare del 2020 rispetto allo scorso anno, complessivamente, non raggiungerà purtroppo il segno ‘+’ in nessuna delle nostre regioni”.

    Sulla questione interviene anche il Codacons secondo cui “alla base della scarsa affluenza sulle spiagge non vi è solo l’assenza dei turisti stranieri, ma anche il fenomeno del caro-lettino e gli ostacoli al bonus vacanza, che finiscono per allontanare i cittadini dal mare”.

    Tira su il morale il bollettino dell’Enit che parla di “quasi sold out in Italia a Ferragosto”: dal 10 al 16 agosto l’Italia fa meglio della Spagna con il 79% delle disponibilità di offerte online già “vendute”, mentre il Paese iberico è al 72%. Spiccano le maggiori destinazioni balneari: non più disponibili l’80% a Rimini, l’81% a Ravello, l’86% a Cavallino-Treporti, il 94% nel Cilento ed il 98% nel Salento. Anche la montagna vede le destinazioni delle Alpi non più disponibili all’84% in competizione con quelle francesi (87%). In termini economici, tenendo costante il Pil totale dell’Italia 2019, il confronto – spiega l’Enit – indica che il contributo diretto del turismo all’economia italiana diminuirà di -2,6 punti percentuali nel 2020 rispetto al 2019 quando rappresentava il 5,7 del prodotto interno lordo. Si prevede, quindi, che il contributo totale (che comprende gli effetti indiretti e indotti, nonché l’impatto diretto) del settore diminuirà di -5,8 punti percentuali, rispetto al 13% del Pil nel 2019. Come per gli impatti diretti, la riduzione prevista per l’Italia è inferiore rispetto agli altri Paesi selezionati (-7,4% la Spagna sul valore 2019).

  • Truffe estive e come difendersi

    Ogni anno, nel periodo che va da luglio ad agosto, giungono puntuali nella mia mail diverse richieste di supporto da parte di persone truffate nell’ambito della prenotazione delle vacanze. Nella migliore delle ipotesi ci si rende conto di essere stati imbrogliati prima della partenza e, dopo aver accusato il colpo, il malcapitato di turno provvede a prenotare da un’altra parte (sostanzialmente pagando due volte), nei casi peggiori ce ne si accorge troppo tardi, magari giunti in loco e a cavallo dei giorni di ferragosto, senza la possibilità di trovare un alloggio disponibile. La vacanza sognata per mesi, si trasforma così in un incubo.

    In realtà situazioni di questo tipo si verificano tutto l’anno, ma aumentano a dismisura durante la fine di luglio, ed in prossimità di importanti manifestazioni che prevedono un aumento di soggiorni in una determinata città, come ad esempio nel caso di una importante fiera di settore o di una partita di calcio.

    Ma per quale motivo?

    Tendenzialmente i truffatori sfruttano il fattore sold out e gli alti costi delle stanze in affitto/hotel, inserendo annunci di soggiorni con prezzi particolarmente allettanti ed attirando così l’attenzione di più persone. Una volta mostrati loro i vantaggi economici, le foto delle camere e le false recensioni, dirottano i clienti su piattaforme di terze parti per l’effettuazione del pagamento.

    È la tipologia di truffa più diffusa su Airbnb, il noto sito per l’affitto di appartamenti e posti letto, truffa che si ricollega al caso di Francesca, una studentessa caduta nella trappola di un falso annuncio relativo all’affitto di un appartamento a Barcellona.

    Il truffatore, particolarmente abile, spiegò di come la casa fosse già prenotata per quelle date, ma siccome Francesca ed i suoi amici sarebbero rimasti qualche giorno in più, lui avrebbe annullato la prenotazione dell’altro gruppo a favore di Francesca, ma solo a fronte di un pagamento al di fuori della piattaforma Airbnb, così da non pagare la percentuale ad Airbnb, dato che a seguito dell’annullamento della prenotazione precedente, avrebbe dovuto pagare una penale.

    Non trovando altre soluzioni con simili vantaggi, Francesca effettuò il pagamento, peccato però che al suo arrivo non trovò nessun appartamento ad attenderla.

    Il padre di Francesca mi chiese di poter risalire al truffatore, e fu così che, analizzando le fotografie dell’appartamento utilizzate nell’annuncio e le altre informazioni presenti al suo interno, trovai alcune tracce interessanti nella rete, riuscendo quindi a risalire ad alcuni nuovi annunci del truffatore.

    Lo contattai con la scusa di una prenotazione a lungo termine, una prospettiva troppo allettante da farsi sfuggire.

    Finsi di essere decisamente poco sveglio, e spiegando di avere problemi con la carta di credito, domandai se un mio amico presente in loco potesse pagare metà della somma in contanti per bloccare la prenotazione, mentre io avrei provveduto al pagamento della quota rimanente al mio arrivo. L’uomo acconsentì, ma poco prima dell’incontro inviò un messaggio spiegando che “causa impegni di lavoro”, all’incontro sarebbe andata una sua amica.

    Il nostro contatto venne raggiunto da una donna peruviana di circa 45 anni, che dopo aver preso la busta con i contanti, si allontanò sorridendo. La donna però non sapeva che in realtà i miei agenti la stavano pedinando e che di lì a breve avrebbe perso il suo sorriso.

    Giunse in un Bar nella zona di Gracia e dopo alcuni minuti venne raggiunta da un uomo di circa 30 anni, anch’egli peruviano, che dopo averla salutata, prese la busta con il denaro da sotto il tavolo.

    Tutti i passaggi erano stati documentati e filmati dai miei agenti, una occasione troppo allettante per non allertare la Guardia Civil. Pochi minuti dopo gli agenti giunsero sul posto e bloccarono i due, che vennero messi in stato di fermo. La coppia confessò subito, si trattava della “banda criminale” che aveva truffato Francesca ed ovviamente molti altri.

    Questo fu solo un episodio, in realtà le tipologie di truffe relative al mondo delle prenotazioni vacanze sono molteplici.

    In alcuni casi, i pagamenti delle prenotazioni vengono sì effettuati tramite la piattaforma ufficiale dei siti di riferimento, ma al momento dell’arrivo è facile constatare come la situazione sia ben diversa da quella prospettata sull’annuncio. Ci si trova difatti in tutt’altro appartamento/hotel rispetto a quello visto sul internet.

    Nella maggior parte dei casi i clienti rinunciano a contestare, in quanto in determinati periodi dell’anno è difficile trovare altre soluzioni/sistemazioni. In altri casi le prenotazioni vengono annullate dagli host con breve preavviso, spesso con motivazioni riconducibili a problemi ai bagni e/o di tubature che rendono la casa inagibile, ma in realtà poi la prenotazione va a favore di utenti che desiderano soggiornare di più e che quindi rappresentano un vantaggio economico maggiore per il proprietario. Altre volte gli host cercano di addebitare danni inesistenti ai clienti. Anche se tecnicamente i soldi non vengono propriamente “rubati”, si tratta sempre di una tipologia di truffa.

    Talvolta però i criminali agiscono in maniera decisamente più subdola: vengono inviate delle mail con offerte vantaggiose e link apparentemente provenienti da siti molto conosciuti. Questi siti mostrano layout e stili identici a quelli originali, ma in realtà, una attenta analisi mostrerà come i nomi dei dominii siano in realtà storpiati in maniera impercettibile. L’obbiettivo dei truffatori sarà quello di farci effettuare una prenotazione, così da poter sottrarre i nostri dati bancari e la nostra identità.

    Il mio consiglio per prevenire questo tipo di truffe è quello di effettuare acquisti sempre e solo da siti attendibili ai quali si effettui accesso dal proprio browser, preferibilmente disponendo di un proprio account e senza mai cliccare su link provenienti da offerte ricevute tramite email, a meno che non si sia certi della loro provenienza. Le cosiddette “email di phishing”, vengono create con l’obbiettivo di infondere nel lettore un senso di urgenza, inserendo messaggi come, “OFFERTA LAST MINUTE CON SCONTO DEL 90% SE PRENOTI ENTRO 30 MINUTI” etc.

    Una mail affidabile finirà sempre con il nome del dominio originale, per questo motivo ad esempio, tutte le mail di Booking.com finiranno con “@booking.com”, mentre una tipica mail phishing, potrebbe finire con “@booking-186237.com”, la vostra casella mail dovrebbe filtrarle il più delle volte, ma non si sa mai.

    Evitate sempre di inserire i vostri dati di accesso dopo aver cliccato su un link e non effettuate mai pagamenti di soggiorni da siti non conosciuti o di terze parti, ma solo utilizzando le piattaforme ufficiali dei siti di riferimento.

    Se ricevete una mail che ritenete attendibile, ma poi cliccando sul link vi doveste ritrovare su un dominio avente un nome differente, evitate di procedere con gli acquisti.

    Verificate sempre le recensioni delle strutture che vi interessano (spesso quelle create ad hoc contengono numerosi errori grammaticali) e verificate la presenza di annunci simili sulla rete effettuando la ricerca delle immagini presenti nell’annuncio utilizzando Google immagini, potreste scoprire come le foto della casa che vorreste affittare, in realtà, siano le stesse di un altro annuncio relativo all’affitto di un appartamento in un’altra città.  Segnale inequivocabile di come almeno uno dei due annunci stia celando una truffa.

    Dubitate delle tariffe estremamente convenienti. Se il prezzo medio di mercato per una stanza a New York in un determinato periodo dell’anno ed in una determinata zona non fosse inferiore a 200 Dollari al giorno evitate di prenotare lo stupendo attico nella Fifth Avenue, che costa solo 80 dollari a notte… nessuno vi regalerà mai niente per niente.

    Se l’host vi dovesse chiedere di pagare al di fuori della piattaforma ufficiale segnalate subito l’annuncio al sito, provvederanno a rimuovere l’annuncio evitando che qualcuno meno attento di voi cada nella rete dei truffatori.

    Infine, ascoltate sempre il vostro istinto, ma soprattutto date retta al buon senso. Non sbaglierete mai.

    Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubricad.castro@vigilargroup.com

     

  • Un italiano su tre farà le vacanze nel giardino di casa

    L’emergenza coronavirus pesa anche sulla fase 3 e la paura del contagio da Sars-Cov-2 spinge un 32% degli italiani a dire no alle vacanze. Stando infatti al sondaggio effettuato in questo mese di giugno da Kantar per idealo – e che l’Adnkronos ha potuto consultare – il 31,9% degli italiani non andrà affatto in villeggiatura, il 31,7% dei nostri connazionali è ancora oggi indeciso su cosa fare mentre solo il 36,5% degli interpellati ha risposto che andrà in villeggiatura quest’estate.

    Insomma un ‘new normal’ che ha fatto contemporaneamente crescere la necessità di preparare la propria casa per l’estate. Tanto che le ferie di quest’anno si stanno delineando come le vacanze ‘in giardino’, preferibilmente nella seconda casa e scandite dalla ‘piscina-mania’. Un trend, rivela idealo, che mostra infatti sul fronte delle compere online un vero e proprio “boom di ricerche sul web di piscine gonfiabili, tende da sole, barbecue o mobili outdoor”. “L’anomalia” del primo trimestre “emerge chiaramente – sottolinea l’Istat – alla luce del fatto che al rallentamento della crescita del tasso di occupazione corrisponde un aumento degli inattivi più distanti dal mercato del lavoro, cioè di coloro che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare, associato al calo dei disoccupati”. A spiegarla è proprio l’impatto dell’emergenza sanitaria su disoccupazione e inattività. Dinamica che caratterizza in particolare, come sottolinea ancora l’Istituto, il mese di marzo, quando la progressiva chiusura dei settori produttivi non essenziali e le limitazioni nella possibilità di movimento delle persone per l’emergenza sanitaria hanno modificato i comportamenti individuali nella ricerca di lavoro. Mettersi alla ricerca di un lavoro o essere disponibile ad iniziare un impiego entro due settimane è stato “difficile, se non quasi impossibile” durante il lockdown. Così sono diminuiti i disoccupati e aumentati gli inattivi.

    Sono infatti circa 6 su 10 le abitazioni in Italia che dispongono di uno spazio all’aperto che, come emerge dalle ricerche online condotte sul portale idealo.it nell’ultimo mese, gli italiani stanno allestendo come ‘nuova meta’ dove trascorrere le prossime vacanze. In particolare, il portale di comparazione basato a Berlino anticipa all’Adnkronos che si sta registrando “un boom di interesse per le piscine con punte di crescita record del 5.052,9%. Non solo. Con gli occhi puntati alle vacanze nell’era Covid-19, le ricerche online degli italiani di tavoli da giardino sono cresciute del +2.843,1%, degli ombrelloni da esterno del 2.174,4% e dei set di mobili da giardino del 2.008,0%, accompagnate da ricerche di sedie da giardino (+1528,6%) e senza tralasciare il tradizionale barbecue (+442,7%).

    Per coloro che andranno in vacanza quest’anno, sembra essere indifferente la meta purché si tratti “di vacanze in movimento, all’aria aperta e distanziate”. Dalle ricerche condotte nell’ultimo
    mese su idealo.it risultano infatti in crescita quelle di prodotti per sport acquatici e pesca (+472,8%), abbigliamento e accessori outdoor (+220,8%) e articoli per arrampicata e alpinismo (+151,3%).

    Sono in particolare i gommoni e kayak i prodotti più cercati, con un aumento di 1.230,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sottolineano gli analisti. Non solo. Gli italiani stanno anche puntando di più sul campeggio visto che aumentano, rispetto al 2019, anche le ricerche di articoli per il camping con una crescita in media del +102,3% per i prodotti della categoria. E, in fine, tra coloro che andranno in vacanza, la maggioranza netta (60,9%) ha riferito che ha scelto una località di mare.

  • Turismo italiano: il mare non attira più turisti

    Anche se la stagione estiva è appena iniziata, anche dal punto di vista meteorologico, c’è allarme tra gli operatori turistici. Il rilancio di Egitto, Turchia, Grecia, Spagna si sta facendo sentire sul mercato e sempre più famiglie cercano la settimana di vacanza al mare al prezzo più basso.

    “Per la prima volta negli ultimi cinque anni – commenta Massimo Feruzzi di Jfc, attività di consulenza turistica e marketing territoriale – la durata media della vacanza balneare scende sotto i 10 giorni, e più precisamente a 9,2 giorni di vacanza media, contro i 10,3 dello scorso anno. È il trionfo del nomadismo: il 67,8% degli italiani che intendono quest’estate fare una vacanza in una località balneare è disposto a cambiare scelta all’ultimo minuto se ha la certezza di trovare un’opzione “light & hight”, nasce da qui l’altissima quota dei nuovi turisti nomadi, altamente infedeli a qualsiasi località”. Il turista è sempre più alla ricerca dell’occasione, mentre gli operatori hanno aumentato i prezzi e diminuito gli investimenti, come sottolinea l’indagine previsionale effettuata da Jfc su un campione di circa 7mila operatori. Il mare resta la meta preferita ma in discesa rispetto all’anno scorso, 53,7% del totale (-6 punti percentuali rispetto all’estate 2018).

    Rimane la grande attenzione al budget: la mancanza di disponibilità economica si fa sentire nel 38,4% dei casi (lo scorso anno questo indicatore valeva il 18,4%). Questo è in contrasto col dato che dimostra come ben quattro operatori su dieci abbiano aumentato i prezzi. Gli alberghi delle località balneari (Centro-Nord) hanno apportato un aumento di prezzo dei listini pari al +2,2%; gli alberghi del Sud hanno rincarato del +4,1%; le strutture plein air (villaggi turistici, campeggi ed aree di sosta) delle località balneari hanno aumentato i prezzi del +4,3%; le altre strutture ricettive extra-alberghiere (RTA, B&B, agriturismi, case e appartamenti per vacanze, ostelli per la gioventù) hanno apportato un aumento dei prezzi pari al +5,5%; i servizi di spiaggia subiranno un aumento complessivo che si attesta al +2,1%; la ristorazione aumenta di una quota pari al +1,5%; i costi del viaggio rispetto allo scorso anno crescono del 3,3%; le spese per lo svago (visite, escursioni, divertimento su base nazionale) segnano un incremento pari al +1,9%.

    La spesa media è stata quantificata in 616 euro a persona per una settimana di vacanza al mare in Italia (contro i 620 euro dello scorso anno); spesa che diventa pari ad euro 1.490 per nucleo familiare composto da genitori e un figlio di età inferiore agli 8 anni.

    Per le mete turistiche di mare in Italia si prevede un decremento complessivo delle presenze del 4,1% e degli arrivi dell’1,6%. Anche il dato relativo al fatturato del comparto balneare italiano si allinea a queste previsioni, con una flessione di 3,3 punti percentuali. Il margine aziendale calerà di circa 8 punti percentuali rispetto alla stagione 2018. Vince la classifica generale per l’offerta mare nel suo complesso l’Emilia-Romagna, seguita da Sardegna e Veneto; come area balneare più famosa svetta la Sardegna, seguita da Emilia-Romagna e Veneto; l’area balneare considerata più trendy fa invece riferimento alla Sardegna, seguita da Sicilia e Puglia; per quanto riguarda l’area balneare con la “migliore ricettività”, vince l’Emilia Romagna, seguita da Sardegna e Toscana; la classifica dell’area balneare con le migliori spiagge vede in vetta ancora la Sardegna, seguita da Calabria e Sicilia; infine, la classifica delle aree balneari regionali con più servizi vede la vittoria dell’Emilia-Romagna, seguita da Veneto e Toscana.

    Calabria, Sicilia e Veneto sono le mete con il tasso di crescita più alto. Tutte le restanti aree segnano indici negativi, con la Puglia che, dopo anni di crescita costante, nell’estate 2019 perderà sino al 13,6% di presenze e fatturato. In Puglia tutti i tre ambiti analizzati segnano indici negativi, con il Salento che perderà oltre l’11% in termini di presenze e quasi il 14% di fatturato. Altre aree in forte sofferenza saranno quelle sarde (ad eccezione dell’area sudovest), con forti ripercussioni generalizzate. Male anche l’area balneare nord del Lazio (-2,8% di presenze e -3,3% di fatturato) ed il levante ligure (-2,2% di presenze e –2,4% di fatturato).

     

  • Turismo in Italia: il sorpasso degli stranieri

    Non ci sono più i turisti, italiani, di una volta. Questo è quanto è emerso alla recente Bit di Milano, la Fiera Internazionale sul Turismo presente ogni anno.
    Questi sono i dati del XXII Rapporto sul turismo italiano, curato dall’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iriss) presentato alla Bit di Milano: la componente internazionale (210.658.786, +5,6%) ha superato quella nazionale (209.970.369, +3,2%). Complessivamente l’anno 2017 si è chiuso con un incremento pari al 5,3% per gli arrivi ed al 4,4% per le presenze.
    L’incremento dei turisti provenienti dall’estero è dovuto soprattutto alle città d’arte (Roma, Venezia, Milano, Firenze, Torino, Napoli, Bologna, Verona, Genova e Padova) il cui principale punto di forza è rappresentato proprio dalla domanda proveniente dagli stranieri, per i quali gli arrivi sono cresciuti a ritmi elevatissimi tra il 2016-2017.
    Venezia la fa da padrona (86,5%), poi Firenze (73,9%), Roma (70,1%), Milano (64,9%) e Verona (57,5%) sono le cinque città d’arte con la percentuale più elevata di turisti stranieri. Città come Venezia e Firenze presentano un “indice di turisticità” territoriale pari rispettivamente a 45 e 26, il che significa che a Venezia per ogni abitante vi sono 45 turisti, mentre a Firenze ve ne sono 26. Dati incredibili se ci fermiamo a riflettere.
    L’importanza economica di questo comparto va valutata considerando anche la spesa media giornaliera del turista culturale, che secondo i dati della Banca d’Italia (2018), è pari a circa 137 euro contro i 112,9 euro del vacanziere generico. Nel 2017 i turisti culturali stranieri hanno speso in Italia circa 15 miliardi e mezzo di euro, pari al 59,6% della spesa complessiva dei turisti stranieri in Italia.
    Analizzando la spesa complessiva dei turisti in Italia, però, emerge una criticità legata ai territori dove essa avviene. La Lombardia rappresenta la regione che attira il 13,6% (pari a circa 11,0 miliardi di euro) della spesa complessiva effettuata dai turisti non residenti in Italia e di quelli residenti in altre regioni. Seguono il Lazio con l’11,4% (9,2 miliardi), la Toscana con il 11,3% (9,1 miliardi), il Veneto con il 11,3% (8,3 miliardi) e l’Emilia-Romagna con il 10,2% (6,1 miliardi).
    Nel complesso in queste cinque regioni si concentra oltre la metà (54,3%), della spesa di provenienza esterna alle regioni stesse. Non c’è, però, il Mezzogiorno. Incredibile se si pensa alle bellezze del sud Italia.
    Turismo sempre in crescita quindi, ma bisogna tenere d’occhio le nuove realtà che stanno crescendo. Tra il 2016 e il 2017, Spagna e Italia hanno mantenuto le proprie quote di mercato nelle prime due posizioni, ma cominciano a soffrire la concorrenza di paesi come Turchia, la cui quota è passata dal 12,8% al 14,1%, e Portogallo (dal 7,7% al 7,9%).
    Se valutiamo il tipo di vacanza, la Francia è la destinazione preferita per le vacanze brevi all’estero (17,6%), la Spagna per quelle lunghe (12,6%) e per i viaggi di affari (12,4%).
    Tra i viaggi con mete extra-europee, gli Stati Uniti sono la destinazione preferita sia per le vacanze lunghe (2,4%) sia per i viaggi di lavoro (3,9%).
    Per il 2019, anno in cui si stima un ulteriore aumento degli arrivi del 4% in Italia, secondo gli espositori della recente Bit ci sarà un boom del turismo slow e sostenibile, nelle sue diverse declinazioni — dai percorsi religiosi, ai cammini tematici, fino allo slow bike — e, in generale, dell’outdoor e del turismo attivo.

  • Boom di affitti brevi: Italia seconda in Europa

    Non ci sono ancora dati certi, dato che AirBnb si rifiuta di pubblicarne vista l’impossibilità di distinguere annunci privati e annunci di “affari”. Ciò che è certo è che il mercato degli affitti brevi ha avuto un fortissimo impatto sulle città italiane. Gli affitti brevi turistici sono proliferati negli ultimi anni, e soprattutto le grandi città sono state invase da turisti “fai da te”. Si va dall’8% a Roma al 18% a Firenze, secondo uno studio recente dell’Università di Siena.

    L’impatto di Airbnb sul mercato residenziale è dato dall’alto numero di host commerciali che affittano più alloggi per lunghi periodi, togliendo case al mercato residenziale. Così utilizzata la piattaforma è uno strumento di concentrazione dei profitti – circa due terzi del totale, secondo lo studio dell’Università di Siena – nelle mani di pochi che gestiscono molti annunci, perlopiù per interi appartamenti.

    In Italia, l’intervento del governo nei confronti di Airbnb si è finora limitato all’introduzione di una flat-tax, la cedolare secca sugli affitti brevi non imprenditoriali inferiori a 30 giorni. Misura che rischia di favorire ulteriormente la concentrazione di profitti nelle mani degli host commerciali.

    Diverse città europee hanno regolamentato gli affitti brevi non commerciali con un tetto massimo di giorni di attività e di numero di alloggi per host, limitando l’affitto di case intere a quelle dove l’host è residente.

    Anche se è una piattaforma fondata da giovani e fatta per far viaggiare i giovani, in Italia Airbnb è sempre più frequentato da over 60: sono proprio i senior – host o guest – ovvero persone tra i 60 e i 90 anni, che affittano le loro case o viaggiano con Airbnb, a mostrare la maggior crescita. Oggi sono oltre 400mila gli host senior su Airbnb in tutto il mondo e il numero di over 60 che hanno viaggiato scegliendo la piattaforma è cresciuto del 66% nell’ultimo anno.

    Nel 2017, i senior hanno accolto 13,5 milioni di ospiti da oltre 150 paesi, con ricavi a 2 miliardi di dollari (i ricavi totali degli host si stima attorno ai 30 miliardi, il che equivale a ricavi poco sotto i 4 miliardi per Airbnb). Secondo i dati di Airbnb aggiornati all’1 settembre 2018, in Italia si contano 36.000 host over 60 (su un totale di 200mila), con una crescita del 26% rispetto all’anno precedente: è il segmento demografico di maggior crescita. Quota che ci rende il secondo paese europeo per numero, dietro alla sola Francia (che ne conta oltre 79.000), ma ben sopra Regno Unito (22.500), Spagna (19.000) e Germania (11.000).

    Nel nostro Paese, i padroni di casa senior garantiscono anche un’offerta qualitativamente alta, secondo i dati del portale Usa: più dell’80%, infatti, ha recensioni a 5 stelle, il che fa di loro il gruppo con la percentuale più alta di feedback positivi. Nel 2017, i senior host italiani hanno ospitato complessivamente 800.000 viaggiatori, condividendo la loro casa (o una stanza) per 29 notti l’anno.

    I padroni di casa più anziani sono attivi anche nel campo delle esperienze, soprattutto in alcune categorie: quasi il 12% delle proposte nella categoria “Natura” sono offerte da over 60; percentuale che scende intorno al 10 nella categoria “Storia” e si attesta intorno all’8 nella categoria “Arte”.

    L’host più anziana a Torino, Ivana abita a Torino ed è host su Airbnb dalla scorsa primavera. In pochi mesi, ha già raccolto numerose recensioni, 100% positive. E stabilito un record: a 88 anni (è del 1930), è l’host più anziana d’Italia.

    Quello di Ivana, come detto, non è però un caso isolato: gli over 60 non solo sono il segmento di maggior crescita sulla piattaforma californiana, ma sono anche quello che riscontra il maggior successo in termini di qualità. Probabilmente molti over 60 in pensione o comunque con difficoltà lavorative si sono “riciclati” come padroni di casa per arrotondare la pensione.

Pulsante per tornare all'inizio