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Il gioco delle parti

Putin, con la scellerata guerra che ha portato in Ucraina, non ha soltanto ucciso civili, deportato bambini, seviziato donne, distrutto intere città, condannato alla fame anche altri popoli, procurato una tragedia ambientale che si è riversata e si riverserà per anni su gran parte del pianeta, ma ha anche mandato al massacro centinaia di migliaia di russi trascinando il suo Paese in una crisi profonda.

Prigozhin è il padrone di una milizia sanguinaria che prima di portare le sue efferatezze in Ucraina ha insanguinato, per seguire gli interessi ed i voleri di Putin, tanta parte dell’Africa e di altri Paesi.

Putin è un dittatore che ha violato il diritto internazionale, che da sempre ha impedito, in Russia, ogni espressione di libertà: per suo ordine sono stati ammazzati ex amici e collaboratori anche fuori dal territorio della Federazione Russa e si è arricchito smodatamente ai danni della sua popolazione.

Prigozhin è un oligarca di grande potenza economica, privo di scrupoli e assettato di potere, almeno quanto Putin, e oggi sta giocando la sua carta: chiede alla popolazione, all’esercito di ribellarsi alla catastrofe voluta dall’ex amico e padrone o, in un gioco delle parti, fa un altro servizio al capo del Cremlino?

Entrambi più o meno vengono dal nulla ma con una volontà implacabile, un cinismo esasperato, una preponderante vena sanguinaria ed una dose considerevole di furbizia e spregiudicatezza sono arrivati, nei rispettivi ruoli, ai massimi livelli.

E’forse giunto il tempo della resa dei conti, ed i conti si fanno quando il capo è più vecchio e più debole, o semplicemente è una manovra per ottenere altra libertà di movimento, la testa di qualcuno, generale o ministro, scomodo ad entrambi ? O l’alibi per arrivare finalmente a mettere i presupposti per una trattativa di cessate il fuoco, se non di pace, o per scatenare una ancora maggior repressione interna?

O anche questa fase che sembrava preannunciare l’avvio di una guerra interna è invece l’ennesima matrioska?

E’, ancora una volta, un’operazione di contro controinformazione?

Un’apparente ribellione per sconfiggere altri nemici interni o, soprattutto, per confondere la Nato e gli ucraini?

Può essere tutto e il contrario di tutto come siamo abituati da tempo a vedere, senza mai imparare, fino in fondo, cosa si cela dietro le minacce od i sorrisi degli uomini di potere, non solo in Russia.

Il ruolo del presidente bielorusso è quello di pontiere o la paura di una rivolta popolare potrebbe portare Lukashenko  a scelte diverse da quelle che Putin dà per scontate?
Sappiamo che, da sempre, il compromesso fa parte della vita e specialmente della politica, la ragion di stato è superiore a qualunque considerazione morale, bisogna saper fare di necessità virtù come ha dimostrato l’alleanza con Stalin fatta prima da Hitler e poi dagli alleati per sconfiggere Hitler. La ragion di stato per Putin è mantenere il suo potere oggi sempre più vacillante sia per la coraggiosa resistenza Ucraina, appoggiata da tutto il mondo libero, che per le più variegate e nuove opposizioni interne.

La priorità, non solo per l’Occidente, è che la guerra finisca riconoscendo all’Ucraina i suoi diritti, dalla sicurezza all’integrità territoriale, dalla ricostruzione alla capacità di tornare ad essere granaio del mondo perché troppi altri popoli stanno soffrendo, per Putin la priorità potrebbe essere trovare quella via di uscita che forse proprio la misteriosa avanzata e poi ritirata di Prigozhin gli sta fornendo.

Il gioco delle parti continua ma per tanti, troppi è un gioco di morte che non avevano voluto e che non possono evitare.

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