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  • L’imbuto digitale

    L’innovazione tecnologica rappresenta sicuramente una leva importante finalizzata al mantenimento e allo sviluppo della competitività di un Paese ed all’ampliamento dei servizi alla cittadinanza.

    In questo contesto lo stesso complesso sistema di digitalizzazione contribuisce ad accorciare il Time to Market e quindi ad accrescere la competitività delle imprese all’interno dei mercati globali nei quali la tempistica rappresenta ormai un fattore vincente.

    Quando l’innovazione, tuttavia, viene applicata in modo univoco nei confronti dell’accesso ai servizi della pubblica amministrazione questa assume i connotati di un imbuto digitale, finalizzato alla creazione di una rendita di posizione di imprese che si occupano di servizi digitali necessari per bypassare il restringimento.

    In altre parole, all’interno di uno Stato che fosse anche espressione di valori democratici e liberali la digitalizzazione, essendo questa irreversibile, non comporterebbe tuttavia, come avvenuto in Italia, l’esclusione dai medesimi servizi di un qualsiasi altro accesso, ma non digitale.

    Così configurato questo processo di digitalizzazione diventa semplicemente una imposizione normativa di regole digitali escludenti, le quali accrescono il potere, non solo economico, di aziende e della stessa classe politica. Senza dimenticare come venga cosi ristretto il perimetro democratico all’interno del quale i diritti vengono tutelati e resi disponibili indipendentemente dall’accesso e dalla configurazione più o meno digitale.

    In questo contesto, poi, a riprova di questa ispirazione digitale come semplice espressione di interessi corporativi, risulta infatti ridicolo come gli scontrini emessi dalle casse dei supermercati abbiano assunto una lunghezza imbarazzante: una chiara quanto banale conferma di una rendita di posizione a favore delle imprese che producono carta chimica.

    In ambito internazionale si parla poi spesso di un ipotetico processo di avvicinamento normativo tra i paesi che aderiscono all’Unione Europea. Contemporaneamente si dimentica come, nello specifico, il Portogallo, la Spagna, la Francia e la Germania, cioè le più importanti concorrenti a livello economico e soprattutto produttivo del nostro Paese, non abbiano adottato, pur favorendo la digitalizzazione, lo Spid come accesso ai servizi della pubblica amministrazione e tantomeno una sua obbligatorietà.

    In fondo anche se nel terzo millennio, il nostro Paese continua ad adottare il vecchio principio delle decime anche se in versione digitale.

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