Ghepardi

  • La storia di Hela: da cucciolo di ghepardo orfano a madre selvaggia

    Era l’agosto del 2018, quando gli incaricati del Ministero dell’Ambiente, delle Foreste e del Turismo della Namibia (MEFT) hanno recuperato quattro fratellini di ghepardo di circa quattro mesi, rimasti orfani in circostanze sconosciute.  Affidati immediatamente alle cure del Cheetah Conservation Fund di Otjiwarongo, i cuccioli, dopo i primi esami di routine, risultavano in buone condizioni fisiche e di salute. Come da prassi sono stati assegnati loro, per la distinzione tra i soggetti, i nomi di Thor, Loki, Mike e Hela, la nostra protagonista.

    Le fasi del ciclo di vita di un ghepardo sono tre: cucciolo (dalla nascita a 18 mesi), adolescenza (da 18 a 24 mesi) e vita adulta (da 24 mesi in poi). A 4 mesi di età, in natura, i cuccioli di ghepardo sono molto attivi e curiosi, apprendono velocemente dal mondo che li circonda iniziando ad esplorare il territorio seguendo ed accompagnando la madre nel quotidiano. Ogni occasione è buona per il gioco, stimolo all’attività futura di “veloci cacciatori”. In questa fase vitale, le loro unghie semi retrattili sono ancora affilate, arrampicarsi sugli alberi è una divertente attività per ottenere una visuale più lunga sull’orizzonte, oggi un gioco, e domani utile pratica per localizzare le prede in lontananza.

    È noto che la privazione precoce dell’influenza degli adulti ha effetti a lungo termine sulla possibilità di apprendimento alla vita selvaggia, poiché gli adulti svolgono un ruolo chiave nel guidare e regolare il comportamento dei giovani. I ghepardi restano accanto alla madre per 18 mesi (fase adolescenziale), quindi è probabile che l’assenza della madre possa aver provocato una perdita di apprendimento nello sviluppo delle abilità dei cuccioli recuperati. La risposta ai primi esami comportamentali dei cuccioli orfani, ha fatto ben sperare per un eventuale e potenziale rilascio in natura.

    Accolti nell’area di riabilitazione, dove le interazioni umane sono ridotte al minimo, sono stati affiancati con successo ad altri ghepardi orfani di età maggiore. Una buona reazione all’ambiente che li ha accolti, aggiunto alle scrupolose cure del personale del CCF hanno fatto sì che raggiungessero i 18 mesi forti e sani. La speranza di un ritorno in natura si faceva più tangibile. Per evitare le note zuffe fra i sessi opposti, soprattutto in fase adolescenziale, sono stati separati in gruppi maschili e femminili. Hela è stata unita ad un’altra femmina di nome Adina, e i maschi congiunti ad altri tre.

    Dopo due anni di monitoraggio nell’area di riabilitazione, confermato l’atteggiamento “selvaggio” e la percezione di “pericolo” nei confronti dell’essere umano, si è potuto finalmente confermare il rilascio in libertà di Hela. Inizialmente Adina e Hela sono state sedate per il controllo sanitario, che comprendeva la pesatura, la misurazione, il prelievo dei campioni di sangue. Dotate anche di collari satellitari per monitorarne gli spostamenti sono state accompagnate. Nella prima fase del rilascio che comprendeva il trasferimento in un “boma” di 200 ettari (area di controllo recintata per il periodo di adattamento), e successivamente, qualche mese dopo, è avvenuto il rilascio in Natura delle due femmine.

    Hela ha svolto la riabilitazione in modo straordinario, tanto da diventare un’ottima cacciatrice. Abbatteva regolarmente le prede, e il suo atteggiamento schivo nei confronti dell’essere umano la rendeva “selvaggia” a tutti gli effetti. Questo è stato uno dei motivi per cui è stata inizialmente selezionata come uno degli otto ghepardi candidati al trasferimento in India per il programma di reintroduzione Cheetah Project. Durante il controllo sanitario, prima della partenza, abbiamo scoperto che Hela era incinta, accoppiatasi certamente nel periodo passato in libertà, e si è deciso immediatamente di escluderla dal progetto, di farla partire per l’India. Lontano dalle interazioni umane e nella privacy più totale, nell’area di riabilitazione ha partorito quattro bellissimi cuccioli che ha cresciuto in modo esemplare.

    Il mese scorso (24 marzo), confermate le eccezionali attitudini di Hela si è deciso per il grande, e definitivo, ritorno della famiglia in natura. Ai cuccioli è stato riservato un controllo speciale: sono stati pesati, misurati e dotati di collari localizzatori per monitorarne gli spostamenti, e garantire loro sicurezza e nel caso di bisogno ed intervenire con le cure necessarie. Ogni cucciolo pesava tra i 32 e 35 kg.

    Il loro rilascio è andato liscio, l’istinto di Hela ha preso il sopravvento quando, una volta libera, ha subito richiamato a sé i suoi cuccioli attraverso le tipiche vocalizzazioni cosicchè ciascuno dei cuccioli si è rapidamente ricongiunto alla madre. È stato commovente vedere il legame tra “madre e cuccioli”, ed era chiaro che tutti erano pronti per iniziare la loro nuova vita in libertà. Oggi Hela caccia regolarmente per lei e ed i suoi cuccioli. Ciò che verrà trasmesso alla prole da questa madre straordinaria sarà il risultato di una nuova popolazione di ghepardi selvaggi e liberi di correre veloci nelle savane Namibiane.

    “Sono entusiasta di vedere che Hela e i suoi cuccioli hanno la possibilità di vivere nel loro habitat naturale” dice la Dott.ssa Laurie Marker, “Tutto può succedere ad Hela ed ai suoi cuccioli in natura; la sopravvivenza non è garantita. Ma, nei primi momenti dopo il rilascio, guardandola chiamare i suoi cuccioli, so che tutta la dedizione dello staff del CCF ha dato un risultato straordinario”. 

    Grazie al vostro sostegno, lavoriamo quotidianamente per rendere la natura un posto migliore sia per i ghepardi che per gli esseri umani.

  • Lettera di Laurie Marker ai Soci e donatori

    Cari Amici dei Ghepardi,

    Quest’anno è stato un anno positivo per i ghepardi, a partire dalla nascita di quattro cuccioli di un ghepardo liberato di nome Hela. I nuovi cuccioli dimostrano che il nostro programma di rilasci funziona. La riproduzione dà la misura del successo di ogni riabilitazione con rilascio. Abbiamo anche liberato quattro ghepardi adulti in Namibia, Oban, Freddie, Elton and Aasha nel territorio non recintato del Parco Nazionale di Kuno, in India. I quattro stanno bene, esplorano e cacciano in modo indipendente, altro successo di rilasci in natura.

    Per più di 45 anni ho diretto la ricerca che caratterizza i programmi del CCF. Grazie al vostro aiuto, stiamo salvando i ghepardi selvatici. Voi potete avere un impatto doppio con una donazione entro il 31 agosto. La vostra donazione verrà raddoppiata fino all’importo di $350,000 durante la Chewbaaka’s Wild Cheetah Challenge.

    Dedicata ad uno dei primi ambasciatori del CCF, questa sfida consiste delle varie azioni che conduciamo:

    – Riabilitiamo i ghepardi orfani o feriti…

    – Rigeneriamo l’habitat e facciamo prevenzione nei conflitti tra umani/animali selvatici

    –   Preveniamo il commercio illegale di ghepardi quali animali da compagnia esotici

    RADDOPPIA LA TUA DONAZIONE PER I GHEPARDI E

    DONA ENTRO IL 31 AGOSTO 2023

    I programmi di riabilitazione dei predatori richiedono molta ricerca. Quando una specie come il ghepardo scompare dagli ecosistemi, non è molto facile ricrearla. La reintroduzione dei ghepardi in India ha richiesto più di un decennio di ricerche, pianificazione e dibattiti. La loro liberazione nel Parco Nazionale di Kuno ha posto fine a ben 75 anni di assenza della specie in India, e ha riacceso l’interesse verso il ripopolamento di ghepardi nei territori originari della specie.

    I costi legati a riabilitazione e rilascio sono elevati, ecco perché abbiamo bisogno del vostro sostegno. Il cibo, le cure veterinarie e gli arricchimenti per ogni ghepardo orfano o ferito residente nel CCF ammontano a più di $5,000 l’anno. Tuttavia, dare ad un ghepardo una seconda opportunità di vita, sia nel nostro centro che in natura, ha un valore incommensurabile. Le vostre donazioni entro il 31 agosto saranno raddoppiate, ma il loro impatto durerà per molti anni a venire.

    Il successo delle riabilitazioni e dei rilasci del CCF significa che continueremo a svolgere un ruolo cruciale nell’impegno dei rilasci, dovunque essi avvengano. Va detto però che è molto più semplice mantenere floride le popolazioni di ghepardi nei territori in cui vivono, che reintrodurli là dove si sono estinti. Così, con il vostro sostegno, continueremo nel nostro impegno quotidiano che aiuta coloro che vivono in armonia accanto ai ghepardi. Quindi rispondiamo alle chiamate telefoniche sui conflitti tra umani e predatori, andiamo nelle scuole che si trovano nei territori comunali, accogliamo i nostri visitatori nel centro di educazione, e portiamo a termine i nostri progetti di   ricerca a lungo termine che studiano la specie (dal naso alla coda) e il suo ecosistema.

    Siamo molto emozionati del recente trasloco dei ghepardi confiscati dalle nostre tre Safe House di Hargeisa al nuovo territorio naturale di Geed-Deeble, che sarà presto il primo Parco Nazionale del Somaliland. Grazie ai vostri generosi contributi, abbiamo concluso da poco il il trasloco nel nuovo Cheetah Rescue and Conservation Centre (CRCC). Tutti i 90 ghepardi ora vivono nel Centro di Soccorso e Conservazione del Ghepardo. Stiamo continuando a creare nuovi habitat, e le vostre donazioni ci aiuteranno a concludere i lavori. I ghepardi hanno potuto godere del nuovo panorama, dei profumi della loro nuova residenza, compresa la vista dagli alberi che crescono nelle recinzioni. Hanno potuto darsi la caccia e giocare tra loro, nascondendosi nell’erba alta…

    Cordialmente,

    Dr. Laurie Marker

    Founder and Executive Director, Cheetah Conservation Fund

  • Salvata la piccola ghepardina Lily

    L’ultimo arrivo al CRCC, il Centro di Soccorso e Conservazione del CCF in Somaliland, è una tenera ghepardina femmina che e’ stata chiamata Lilly, in onore di Tigerlily, una delle favorite di Laurie Marker, che si trova in Namibia. Lilly è arrivata al Centro dopo pochi giorni dal trasloco dei ghepardi nella loro nuova casa, ed era in condizioni abbastanza pietose: infestata dai parassiti, denutrita e disidratata, a circa 5 mesi di età pesava solo 3,8 kg. Le cure solerti del personale hanno dato presto, dopo alcuni giorni, buoni risultati: Lilly si è stabilizzata e ha dormito moltissimo-

    Chi desidera dare un aiuto alla piccola Lilly, può adottarla sul sito del CCF cliccando sul link https://ccf-italia.org/aiuta-i-ghepardi/fai-una-donazione/

     

  • In Somaliland, i cuccioli sequestrati trovano la loro nuova casa

    Cizi e Bagheer, due cuccioli di ghepardo, sottratti ai bracconieri dal Governo del Somaliland nel mese di febbraio del 2020 e destinati al commercio illegale di fauna selvatica, per la prima volta possono godere del paesaggio senza muri di cimento che hanno coperto i loro occhi. Dopo essere stati confiscati, i cuccioli sono stati affidati al Ministero dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico (MoECC) per essere accuditi dal partner ormai storico, il Cheetah Conservation Fund (CCF). Fino alla settimana scorsa, Cizi e Bagheer hanno vissuto in una delle tre strutture temporanee gestite dal CCF ad Hargeisa, capitale della Repubblica del Somaliland, condividendo gli spazi con altri 90 felini. Ma adesso Cizi e Bagheer sono tra i 52 esemplari che sono stati insediati nel Somaliland Cheetah Rescue and Conservation Centre (CRCC) del CCF a Geed-Deeble.

    Il CRCC e’ stato costruito per fornire una residenza permanente ai 92 felini salvati, con spazi sufficienti ad ospitare altri animali se necessario, ed è munito di ampi spazi cintati, che si trovano in aperta campagna in un ambiente naturale. Si tratta della prima struttura dedicata ai ghepardi strappati al commercio illegale nel Corno d’Africa. Il CRCC si trova su un territorio di circa 800 ettari a circa un’ora da Hargeisa, a Geed-Deeble (“Terra degli alberi”), e fungerà anche da centro di ricerca, educazione e formazione. E’ parte di un’area di circa 50.000 ha che il Governo del Somaliland ha istituito come Parco Nazionale di Geed-Deeble, il primo Parco nazionale del Somaliland. Il CRCC in seguito diventerà un centro di educazione e formazione, un museo vivente che attesterà l’esistenza del traffico illegale di ghepardi selvatici. Tutti I residenti del CRCC sono stati confiscati dalle agenzie governative del Somaliland al commercio illegale o a situazioni di conflitto animali-uomo. Dopo il sequestro, i felini hanno sempre vissuto sotto l’occhio vigile dei veterinari e I guardiani del CCF.

    Ora che i 52 cuccioli sono stati sistemati al CRCC, il CCF deve raccogliere i fondi necessari a costruire le recinzioni a Geed-Deeble per i restanti 39 ghepardi che ancora vivono nei Rifugi 2 e 3.

    Il CCF, con il partner MoECC, ha colpito duramente il commercio illegale di ghepardi nell’ultimo decennio, sia in Somaliland che nel Corno d’Africa e stanno lanciando attività di ricerca e conservazione sulle popolazioni selvatiche di ghepardi, che puntano a sostenere le comunità umane. Per incrementare le opportunità di sussistenza, il CCF sta introducendo la sua popolare formazione per allevatori e pastori in coesistenza con la fauna selvatica.

    Chi desidera dare un aiuto per la costruzione delle recinzioni mancanti presso il CRCC, può cliccare sul link https://cheetah.org/donate/ e donare per I ghepardi del Somaliland.

  • Un caso per la reintroduzione dei ghepardi in India

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di un gruppo di scienziati tra qui Laurie Marker, fondatrice del Cheetah Conservation Fund, scritto dopo il rilascio di 12 ghepardi in India

    In una recente corrispondenza a Nature Ecology & Evolution, Gopalaswamy et al. si esprimono criticamente sulla reintroduzione in India dei ghepardi, riferendosi ripetutamente ai rischi ecologici, genetici e patologici che ritengono non siano stati considerati nel sostituire i ghepardi asiatici con i ghepardi dell’Africa australe. Inoltre affermano che tre elementi esposti nella reintroduzione di ghepardi in India sono privi di sostanza: che i ghepardi in Africa non hanno più sufficiente spazio; che c’è abbastanza spazio adeguato per accoglierli in India; che la translocazione per la conservazione dei ghepardi ha avuto successo nello sforzo di recupero di areali. Inoltre affermano che la densità bassa è un fatto naturale nei ghepardi, rendendoli sensibili alla rimozione di alcuni individui dalle popolazioni d’origine.

    Siamo stati coinvolti in consulenze scientifiche sul progetto di reintroduzione in India, e ci permettiamo rispettosamente di non essere d’accordo. In questa sede affronteremo tutti gli argomenti di Gopalaswamy e colleghi, dimostrando scientificamente e appoggiando l’operazione di rinaturalizzazione attualmente in corso.

    I ghepardi storicamente occupavano una nicchia ecologica all’interno delle savane indiane e nei sistemi di foreste aperte che attualmente sono deprivate della fauna selvatica. Riempire questo vuoto contribuirebbe a restaurare l’ecologia funzionale di questi sistemi tramite un processo top down. Ripristinare le specie ed il loro ruolo negli ecosistemi è essenziale per una rinaturalizzazione efficace e onnicomprensiva; la reintroduzione dei carnivori è particolarmente importante per il ripristino degli ecosistemi. Le minacce principali, quali soprattutto il conflitto umani/predatori che ha causato l’estinzione in India, sono state ridotte sensibilmente tramite leggi e azioni di contrasto efficaci. Inoltre, la reintroduzione è stata proposta all’interno di siti protetti negli areali storici, dopo un’attenta valutazione della disponibilità di habitat e prede, oltre alla pressione antropogenica. Attualmente esistono circa 100.000 km2 di riserve protette all’interno degli areali storici del ghepardo in India, che potenzialmente sono in grado di accogliere popolazioni di ghepardi in età riproduttiva, oltre a 700.000 km quadrati in grado di sostenere la presenza di ghepardi.

    L’UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ha sviluppato linee guida chiare sulla riproduzione delle popolazioni: nello specifico, i fondatori selezionati dovrebbero fornire diversità genetica adeguata, e la loro rimozione non dovrebbe mettere a rischio le popolazioni d’origine. Le linee guida appoggiano inoltre la sostituzione sostenibile di taxon (gruppo tassonomico) allorquando “una specie simile, imparentata, o una sub-specie può essere sostituita quale surrogato ecologico“.

    Nel 2022, il Dipartimento dell’Ambiente Iraniano ha riferito che solo 12 ghepardi asiatici in libertà sono stati confermati ancora in vita. Le cifre così basse ed il livello di endogamia della popolazione di ghepardi iraniani li escludono come fonte di popolazione potenziale per la reintroduzione in India. La popolazione di ghepardi sudafricani possiede la maggiore diversità genetica documentata ed è sufficientemente numerosa da fornire fondatori, senza che una rimozione vada a danneggiare le popolazioni coinvolte. Secondo nostri dati non ancora pubblicati (V.v.d.M. E Y.V.J.) la metapopolazione di ghepardi sudafricani (circa 500 individui) cresce con un incremento dell’8,8% annuo; l’analisi di fattibilità della popolazione suggerisce che la componente sudafricana di tale popolazione può reggere la rimozione annua di 29 ghepardi, senza effetti dannosi.

    Sulla base di queste informazioni, l’Autorità Scientifica del Sudafrica ha acconsentito all’esportazione del 10% di maschi e del 4% di femmine l’anno. Nel corso degli ultimi due decenni, in Sudafrica sono state coordinate settanta reintroduzioni di ghepardi. Anche se tali reintroduzioni sono avvenute principalmente in riserve recintate, 22 ghepardi sono stati liberati nel Zambezi Delta in Mozambico fin dall’agosto del 2021. In Namibia, in un altro progetto, 36 ghepardi sono stati rilasciati in territori agricoli o in riserve recintate e non, con il 75-96% degli esemplari che hanno raggiunto l’indipendenza dopo il rilascio ed con una percentuale di sopravvivenza annuale elevata.

    Come da prescrizioni della World Organization for Animal Health e dell’UICN noi (A.S.W.T., Y.V.J. E R.A.K.) ed altri abbiamo condotto un’analisi esauriente sui rischi di patologie per il progetto indiano di reintroduzione. La maggior parte dei rischi di patologie sono stati valutati come bassi o minimi.

    La trasmissione di patologie considerate di medio rischio viene mitigata dallo screening patologico e dalla somministrazione di vaccini e cure antiparassitarie durante il periodo di pre – e post quarantena.

    Pur convenendo che esistono spazi ecologici potenzialmente adatti alla reintroduzione di ghepardi in molte parti dell’Africa, la realtà ci dice che pochi siti in Africa sono in grado di fornire un livello adeguato di protezione per gli animali, tanto da garantire il successo delle reintroduzioni. I contributori culturali, religiosi e socioeconomici della tolleranza nei riguardi di grandi carnivori se paragonati all’India sarebbero troppo lunghi da dibattere in questa sede, ma riteniamo sia evidente che i ghepardi sono probabilmente meno minacciati dalle persecuzioni in India, dove altri sforzi di conservazione di grandi carnivori sono stati notevolmente pieni di successo.

    Non concordiamo con l’approccio di Gopalaswamy e coautori quando valutano la capacità di sopportare i rilasci sulla densità delle popolazioni di ghepardi dell’Africa orientale (circa 1 per 100 chilometri quadrati), in quanto le densità sono ampiamente definite dalle biomasse di prede adeguate – che a loro volta sono il prodotto delle condizioni della vegetazione. Le densità storiche di popolazioni di ghepardi in Africa Orientale probabilmente erano maggiori prima del marcato declino di prede di base, e i ghepardi a loro volta probabilmente abbondavano maggiormente in aree più produttive dei loro areali storici che oggi sono state soppiantate dall’allevamento di bestiame. In una riserva nel sud del Botswana, con recinzioni permeabili ai predatori, è stata riferita una densità media e reale di 5,23 ghepardi per 100 km2, il che sta ad indicare che densità superiori sono possibili.

    Le raccomandazioni generiche offerte da Gopalaswmy et al. relative a come l’India dovrebbe impegnarsi nella conservazione globale dei ghepardi sono affascinanti, ma ci permettiamo di suggerire che sono molto poco fattibili nell’attuale clima politico. Con alcune eccezioni degne di nota, i governi, soprattutto dei paesi in via di sviluppo, tendono a dare priorità agli investimenti nelle proprie giurisdizioni che non in progetti di conservazione in altri paesi.

    A nostro parere, i dati disponibili e le argomentazioni che abbiamo proposto precedentemente sostengono a sufficienza la reintroduzione sperimentale di ghepardi in india, e siamo ansiosi di valutare i risultati del progetto nel tempo. (Fig.1). I titoli dei media hanno recentemente dimostrato che i ghepardi hanno già richiamato positivamente l’attenzione del pubblico e dei politici indiani, che sono componenti cruciali per il successo del progetto.

    Il loro ruolo di specie ombrello, che gioverà alla conservazione della biodiversità più ampia e agli obiettivi di sussistenza in India – anche se sostenuti in teoria – dovranno essere valutati dopo che i ghepardi saranno reintrodotti e si saranno stabiliti in India.

    Adrian S.D. Tordiffe, Yadvendradev V.Jhala, Luigi Boitani, Bogdan Cristescu, Richard A. Kock, Leith R.C.Meyer, Simon Naylor, Stephen J.O’Brien, Anne Schmidt-Kuentzel, Mark R.Stanley Price, Vincent van der Merwe&Laurie Marker

  • Programma per cani da guardia del bestiame

    Il rinomato programma per cani da guardia del bestiame di CCF è stato molto efficace nel ridurre i tassi di predazione e quindi ridurre l’inclinazione degli allevatori a intrappolare o sparare ai ghepardi. CCF alleva pastori dell’Anatolia e cani Kangal, razze che per millenni hanno protetto il piccolo bestiame da lupi e orsi in Turchia. I cani vengono affidati agli allevatori namibiani come cuccioli. Si legano alla mandria e usano la loro presenza imponente e il forte latrato per spaventare i potenziali predatori.

    Nel 1994, CCF ha avviato il suo programma di cani da guardianìa allevando e collocando cani negli allevamenti. La ricerca mostra che i cani sono molto efficaci. I tassi di riduzione delle perdite di bestiame sono riportati dall’80 al 100%. Gli allevatori adottano i cani da guardianìa di CCF e partecipano alla formazione continua per sostenere lo sviluppo del cane. CCF effettua visite in loco per assicurarsi che i cani si stiano adattando al loro ruolo di tutori e per seguire le cure mediche. Gli allevatori hanno abbracciato con entusiasmo il programma e c’è una lista d’attesa per i cuccioli. La ricerca mostra che l’atteggiamento delle persone nei confronti dei predatori sta cambiando a seguito del successo del programma LGD di CCF.

  • Nuovi passi per salvare il ghepardo

    Laurie Merker, fondatricee del Chetah Conservation Fund, si è di recente recata in Kenya per una riunione del Horn of Africa Wildlife Enforcement Network (HAWEN) come parte della sovvenzione LICIT del CCF da parte del Dipartimento per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali del Regno Unito (DEFRA). Creato in Namibia e da qualche anno attivo anche in Somaliland, il centro che tutela, cura e protegge dall’estinzione i ghepardi, sta facendo grandi progressi grazie al generoso sostegno che riceve da tutto il mondo.  Donando, visitando, facendo volontariato e condividendo il lavoro sui social media il CCF è aiutato nella sua missione di salvare il ghepardo in tutto il suo areale.

  • Nuovi arrivi in Somaliland

    Altri tre arrivi al CCF (Cheetah Conservation Fund) ma c’è poco da stare allegri. Il numero dei cuccioli di ghepardo confiscati, con gli ultimi tre arrivati, ha fatto salire infatti a 91 il numero dei protetti che richiedono cure nel centro del CCF in Somaliland. Tre cuccioli (due maschi e una femmina) sono stati strappati al commercio clandestino. La polizia locale ha collaborato con il Ministero per l’Ambiente e il Cambiamento Climatico Local (MoECC) per attuare le confische. I cuccioli erano tenuti in condizioni insicure al momento delle tentata vendita. In origine erano quattro, ma uno di loro era talmente traumatizzato da morire durante l’operazione di salvataggio.

    I sopravvissuti avevano problemi di salute, come tutti i cuccioli confiscati al commercio illegale. Ferite superficiali, parassiti esterni, e infezioni gastrointestinali. Sono stati subito somministrati loro i medicinali ed è stata monitorata la situazione.

    Il sostegno di tutti permette al CCF di fare il suo lavoro, per eliminare il traffico e lasciar vivere questi animali a rischio in natura, cui appartengono.

    Per aiutare il CCF basta seguire il link https://www.facebook.com/donate/1239269656640286/
    https://cheetah.org/mini-campaign/

  • Un protocollo per il salvataggio, la riabilitazione e il rilascio dei ghepardi

    I progetti di ricerca incentrati sulla riabilitazione e sul rilascio di grandi predatori sono particolarmente impegnativi, a causa dei tipi di minacce che i predatori devono affrontare in natura. Per i ghepardi, il conflitto uomo-fauna selvatica, la perdita dell’habitat e il commercio illegale di fauna selvatica e animali domestici sono le tre principali minacce che mettono in pericolo la specie in tutto il suo areale. I ghepardi spesso rimangono feriti o orfani a causa di una o più di queste minacce. Il Cheetah Conservation Fund (CCF) riceve spesso questi animali nella nostra struttura di riabilitazione in Namibia. Il protocollo sviluppato dal CCF per la riabilitazione e il rilascio di ghepardi orfani nati in natura è stato ora pubblicato sulla rivista Oryx, con il titolo Raccomandazioni per la riabilitazione e il rilascio di ghepardi selvatici allevati in cattività: l’importanza della gestione pre e post rilascio per ottimizzare la sopravvivenza di Eli Walker, Stijn Verschueren, Anne Schmidt-Kuentzel e Laurie Marker.

    Il documento, pubblicato nel febbraio 2022 da Oryx, raccoglie gli ultimi 15 anni di ricerca sulla riabilitazione e il rilascio di ghepardi orfani catturati in natura in Namibia. L’origine di questa ricerca risale agli anni ’70, all’inizio del mio lavoro nell’Africa Sudoccidentale, che oggi è il Paese della Namibia. Nell’ambito di un progetto di ricerca con Wildlife Safari (un parco zoologico dell’Oregon, USA), sono venuta in Africa per scoprire se un ghepardo nato in cattività potesse imparare a cacciare.

    Il lavoro è continuato nel 1991, quando ho fondato il CCF, trasferendomi nel Paese appena diventato Namibia. Il primo obiettivo del CCF era impedire che i ghepardi venissero rimossi dalla natura, lavorando per affrontare il conflitto uomo-fauna selvatica all’interno della comunità agricola. Questo conflitto aveva provocato la perdita di oltre 800 ghepardi all’anno nel decennio precedente. Molti dei ghepardi che erano stati uccisi erano cuccioli giovani e orfani le cui madri erano state intrappolate o uccise. Abbiamo costruito la nostra struttura di soccorso e riabilitazione e abbiamo iniziato i lavori per rimettere in libertà i ghepardi riabilitati. I programmi del CCF sono cresciuti nel corso degli anni e siamo stati in grado di affrontare le principali minacce al ghepardo, portando la difficile situazione del ghepardo alla consapevolezza popolare, in Namibia e in tutto il mondo.

    In tutti gli areali del ghepardo la specie viene ancora rimossa dalla natura a un ritmo allarmante. Poiché la popolazione di ghepardi è scesa a soli 7.100 adulti e adolescenti rimasti nel 9% del loro areale storico, la riabilitazione e il rilascio di ghepardi feriti e orfani potrebbe essere una parte importante della strategia di conservazione. Per portare la nostra lunga storia di riabilitazione e rilascio di successo alla nostra vasta gamma di partner, il CCF ha sviluppato un sistema di protocolli ripetibili nelle “Raccomandazioni per la riabilitazione e il rilascio di ghepardi selvatici allevati in cattività: l’importanza del pre e post rilascio gestione per ottimizzare la sopravvivenza”. Il nostro studio ha mostrato alti tassi di successo dei candidati al rilascio nel raggiungimento dell’indipendenza (75-96%) e le stime di sopravvivenza corrispondevano alle stime delle specie.

    Il ripristino di popolazioni sane di ghepardi in tutta la gamma delle specie richiederà gli sforzi di tutte le parti interessate. Pubblicando il nostro protocollo di riabilitazione e rilascio, il CCF spera di rafforzare l’impegno per la riabilitazione e il rilascio, per contribuire a garantire un futuro per il ghepardo in natura. Il CCF ha collaborato con diversi partner governativi e privati ​​per rendere possibile questo obiettivo. Siamo incredibilmente grati per il supporto a lungo termine e continuo del Ministero dell’Ambiente, delle Foreste e del Turismo della Namibia, nonché delle nostre riserve partner come la Riserva naturale privata di Erindi e la Riserva naturale di NamibRand.

    Il nostro lavoro è altrettanto importante per le strategie globali sul ghepardo nei Paesi dell’area in cui il ghepardo si è estinto in un passato non troppo lontano. I governi di Paesi come l’India, la Nigeria e l’Arabia Saudita ora chiedono aiuto per ristabilire le popolazioni di ghepardi. Negli attuali paesi degli areali che hanno perso molti ghepardi c’è molto interesse nel rafforzare e recuperare le popolazioni di ghepardi. La pianificazione per la reintroduzione in diversi Paesi è attualmente in corso. Riabilitare i ghepardi in natura è importante ma è un’operazione molto difficile. A volte può essere estremamente triste quando un animale rilasciato non riesce a farcela in natura. Le persone di successo rendono il lavoro utile, ma il monitoraggio a lungo termine degli animali rilasciati richiede un impegno finanziario. Puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro donando oggi.

    Nel Centro, la strategia di conservazione del CCF si concentra sul mantenimento dei ghepardi allo stato brado attraverso programmi di supporto della comunità nell’educazione ambientale e nella formazione degli agricoltori. Anche la riabilitazione e il rilascio di ghepardi orfani nati in natura è una parte importante dei nostri sforzi per salvare la specie. Nel CCF, continueremo a migliorare le nostre tecniche e condivideremo con le parti interessate alla conservazione dei ghepardi e altri partner ciò che impariamo. Ci auguriamo che il nostro protocollo pubblicato venga utilizzato dai professionisti della conservazione dei ghepardi in tutta la gamma del ghepardo, e speriamo che possa servire come base da cui è possibile costruire una migliore pratica nella riabilitazione e nel rilascio dei ghepardi. Il CCF è sempre aperto alla collaborazione in questo impegno.

  • Il Cheetah Conservation Fund diventa Ente del Terzo Settore

    Il 16 marzo scorso Il Cheetah Conservation Fund è stato iscrizione al Registro RUNTS diventando così un’associazione di promozione sociale. Da ora innanzi comparirà la sigla APS ETS dopo nome: nuovo statuto, status e finalmente agevolazioni, compreso il 5 per mille, che potrà essere destinato a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi. Questi i dati: Cheetah Conservation Fund Italia APS ETS – C.F. 90067050022

    Per ragioni di spazio, riassumiamo le nostre azioni del 2021 in maniera sintetica, sperando di non avere dimenticato nulla.

    Il risultato è arrivato grazie a numerose attività, a partire dagli eventi on line, iniziative incontri, accordi e interventi in cui la Dottoressa Laurie Marker, fondatrice del CCF, è stata protagonista.

    Nonostante la pandemia, il CCF non si è fermato, anche se con meno personale, e da marzo di quest’anno è nuovamente aperto al pubblico ed ai turisti. Il DNA dei ghepardi confiscati in Somaliland viene studiato, e si è scoperto che in realtà sono solo 4 le sottospecie di ghepardo. Infatti, in Somaliland i cuccioli confiscati provengono dal Kenya, dall’Etiopia, dal Sudan, e sono tutti sottospecie diverse.

    In Somaliland, ci sono attualmente 81 cuccioli di varie età, da poche settimane a 5 mesi. Il personale è sottoposto ad un tour de force notevole perché sono 10 locali e 5 internazionali, tra veterinari, tecnici infermieri veterinari e semplici lavoratori generalisti.

    La Dr Marker ha viaggiato tantissimo tra il Somaliland e la Namibia, ha tenuto corsi ai capi villaggio, formazione ai veterinari (anche con l’Etiopia) e finalmente, nel dicembre 2021 è stata posata la prima pietra della riserva di Geer Deeble, un territorio semi-arido che dovrà ospitare tutti i ghepardi salvati, finalmente liberi. Il governo del Somaliland ha affidato il terreno per 30 anni al CCF, e già è stata creata la recinzione, e si è iniziato a costruire l’ambulatorio, dopo che è stata trovata l’acqua potabile grazie al sostegno di Terresolidali.

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