Politica

La separazione dei poteri

I tre poteri, legislativo, esecutivo e giurisdizionale, vengono assegnati dalla nostra costituzione a tre organi statali: il governo, il parlamento e la magistratura.

All’interno di una democrazia delegata come quella italiana, gli elettori scelgono i propri rappresentanti al parlamento attraverso le elezioni, il cui modello attuale tuttavia riduce la possibilità di espressione.
A questi rappresentanti viene delegata la funzione legislativa ed implicitamente la rappresentanza e la tutela degli interessi politici ed economici degli elettori.

L’azione del governo esercita la funzione esecutiva, trae la propria forza dal supporto di una maggioranza parlamentare e rappresenta la funzione esecutiva che esercita con pieno mandato.

La magistratura rappresenta il terzo potere il cui esercizio meriterebbe una riflessione aggiuntiva.

In questo contesto istituzionale sarebbe bastato  leggere poche pagine del libro di Crisafulli di Diritto Costituzionale per chiudere una volta per tutte questa penosa querelle relativa al limite di mandati alla Presidenza della Regione che ha innestato l’attuale governatore Zaia.
Andrebbe ricordato come non viene previsto un limite alla rappresentanza dei propri elettori, come un delirante partito di 5Stelle cercò di introdurre, in quanto il consenso elettorale incide  molto meno nelle articolazioni dello Stato rispetto alla funzione governativa.

Il potere esecutivo, anche se è eletto direttamente come nella ipotesi di un premierato, viceversa deve essere soggetto ad un limite in quanto il suo esercizio crea una rete di interesse che solo un termine temporale può depotenziare e non rendere parte integrante dello Stato.

Le democrazie più avanzate, infatti, pongono un limite numerico alla elezione del presidente, come, per esempio, negli Stati Uniti.

Tornando alla Regione Veneto, sarebbe bastato leggere poche pagine del libro di Diritto Costituzionale per togliere ogni vis polemica a chi non si dimostra ancora pago di essere al comando della Regione dal 2010 e che sta cercando di trasformare un consenso in un diritto regale.

La democrazia, per sua stessa natura, pone dei limiti al potere esecutivo proprio per mantenere le proprie caratteristiche ed assicurare un minimo di garanzie.

Sole poche pagine del libro di Crisafulli sarebbero state sufficienti per capirlo, piuttosto che esercitarsi nell’equitazione.

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