Arte

  • Milano e l’arte negata

    L’arte in ogni propria espressione rappresenta la sublimazione del libero pensiero e come tale deve venire rispettata, indipendentemente persino dalla complessità umana e politica del suo stesso autore.

    Ugualmente l’arte deve essere svincolata da ogni valutazione di opportunità storica e, di conseguenza, dal contesto politico e sociale nel quale questa possa trovare la propria forma ma soprattutto indipendentemente dal possibile utilizzo propagandistico ed ideologico, come già avvenuto in passato, dei diversi protagonisti politici ed istituzionali.

    Questa forma di libertà, però, deve trovare medesima forma ed applicazione nei confronti dell’autore stesso o meglio dell’artista al quale si deve concedere di non prendere posizione in relazione a tematiche politiche e sociali proprio in virtù di quella tutela come valore assicurato per l’espressione artistica.

    La storia spesso ha assistito all’uso dell’arte e dello sport come veicolo finalizzato alla propria propaganda ideologica da parte delle istituzioni. Probabilmente, ragionando ex post, esiste un trait d’union tra la retorica espressa durante le Olimpiadi di Berlino volute da Hitler e quelle invernali del 2014 a Sochi di Putin.

    Per entrambi rappresentavano l’occasione e la certificazione della propria grandezza e della nazione ospitante a testimoniare poi l’ingresso nell’alveo dei potenti.

    L’arte, però, a differenza del gesto atletico dovrebbe venire valutata proprio e solo in quanto libera espressione della mente umana nelle sue più molteplici forme all’interno di un contesto che sappia riconoscere e tutelare la stessa libertà dell’autore, la quale diventa la stessa garanzia di integrità artistica.

    Quanto preteso dal sindaco di Milano dal maestro russo Valery Gergiev, da sempre vicino alle posizioni di Putin, che, e di fronte al suo diniego, ha deciso il suo allontanamento, rappresenta, sia chiaro, il punto più basso da parte di una istituzione italiana all’interno di un sistema democratico o presunto tale nell’ambito dell’esercizio del proprio potere.

    Questo delirio milanese di fatto introduce all’interno della valutazione di una qualsiasi opera d’arte la necessità di una ulteriore certificazione di vicinanza ai parametri decisi dall’autorità stessa, limitando inevitabilmente la libertà stessa dell’opera e dell’autore.

    Probabilmente il sindaco di Milano non si rende neppure conto delle conseguenze della propria richiesta né tanto meno delle conseguenze relative alla libertà di espressione e delle libertà di espressione garantite costituzionalmente.

    Mai come ora il “politicamente corretto” all’interno del quale si può inserire questa richiesta del sindaco di Milano assomiglia sempre più al nazismo di ottant’anni (80) anni addietro. L’arte nasce libera e tale deve restare, così libera persino da ogni considerazione relativa al suo stesso autore.

  • “Ritratte – Direttrici di musei italiani”: la mostra fotografica che racconta la leadership al femminile

    Apre il 3 marzo 2022 nelle Sale degli Arazzi a Palazzo Reale di Milano la mostra fotografica “Ritratte – Direttrici di musei italiani”, promossa e prodotta da Palazzo Reale, Comune di Milano Cultura e Fondazione Bracco e visitabile gratuitamente fino a domenica 3 aprile 2022. Con questa mostra Fondazione Bracco continua nel proprio impegno per valorizzare l’expertise femminile presentando le professioniste che dirigono i luoghi della cultura italiani.

    Il progetto artistico con gli scatti d’autore del fotografo Gerald Bruneau si colloca nell’impegno della Fondazione per valorizzare le competenze femminili nei diversi campi del sapere e contribuire al superamento dei pregiudizi, così da incoraggiare una sempre più nutrita presenza di donne in posizioni apicali.

    La mostra illumina vita e conquiste professionali di 22 donne alla guida di primarie istituzioni culturali del nostro Paese, una sorta di Gran Tour che tocca 14 importanti città italiane da Nord a Sud: da Trieste a Palermo, da Napoli a Venezia per citarne solo alcune. Il soggetto principale di “Ritratte” è la leadership al femminile. I musei, “luoghi sacri alle Muse”, sono spazi dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, custodi del nostro passato e laboratori di pensiero per costruire il futuro. Inoltre, sono anche imprese con bilanci e piani finanziari, che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia. Dirigere tali istituzioni comporta competenze multidisciplinari, un connubio di profonda conoscenza della storia dell’arte e di capacità gestionali e creative.

    Tra le protagoniste della mostra figurano i ritratti di Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese di Roma; Emanuela Daffra, Direttrice Regionale Musei della Lombardia; Flaminia Gennari Santori, Direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma; Anna Maria Montaldo, già Direttrice Area Polo Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Milano; Alfonsina Russo, Direttrice del Parco Archeologico del Colosseo; Virginia Villa, Direttrice Generale Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari di Cremona; Rossella Vodret, Storica dell’arte, già Soprintendente speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma; Annalisa Zanni, Direttrice del Museo Poldi Pezzoli di Milano.

    Fondazione Bracco da tempo è impegnata per contribuire alla costruzione di una società paritetica, in cui il merito sia il criterio per carriera e visibilità. Nel 2016 è nato a questo scopo il progetto “100 donne contro gli stereotipi” (100esperte.it) ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A., sviluppato con Fondazione Bracco, grazie alla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. La banca dati online raccoglie profili eccellenti di esperte, selezionate con criteri scientifici, in vari settori del sapere, strategici per lo sviluppo del Paese, allo scopo di aumentarne la visibilità sui media: l’ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics – dal 2016), le esperte di Economia e Finanza (dal 2017), Politica Internazionale (dal 2019), Storia e della Filosofia (dal 2021). Basti pensare che secondo il Global Monitoring Project 2020 in Italia nei media tradizionali le donne interpellate come esperte sono solo il 12%, contro il 24% dell’Europa.

    Accanto alla banca dati online, Fondazione Bracco ha deciso di sviluppare una narrazione complementare. Nel 2019, sempre grazie alla collaborazione con Gerald Bruneau, è stata realizzata la mostra fotografica “Una vita da scienziata” con i ritratti di alcune delle più grandi scienziate italiane, da allora esposta in numerose sedi italiane e internazionali, tra cui Milano, Roma, Todi, Washington, Philadelphia, Chicago, Los Angeles, New York, Città del Messico e il prossimo 8 marzo a Praga.

    In ottica di continuità e dialogo, l’esposizione “Ritratte”, dedicata al settore dei beni culturali, aggiunge un importante tassello all’intervento di lotta agli stereotipi di genere e di promozione delle competenze, unico discrimine per qualsiasi sviluppo personale e collettivo.

  • Il primato dell’Italia nella lista del Patrimonio Culturale Mondiale dell’Unesco

    Ho letto con grande piacere e legittima soddisfazione il raggiungimento del primato dell’Italia nella lista del Patrimonio Culturale Mondiale UNESCO, almeno così è stato annunciato.

    La notizia appare coerente con la storia e l’identità del nostro Paese e semmai la sorpresa sarebbe stata del perché tale primato non fosse arrivato prima, attesa la ormai quasi cinquantennale istituzione della lista.

    Ed infatti il motivo di questa riflessione, lungi dal rivendicare meriti di qualunque genere, è unicamente finalizzata a precisare che l’Italia aveva conquistato il primato mondiale dei siti UNESCO già nel lontano 2004, superando la Spagna che da anni lo deteneva e da allora non lo ha più perduto.

    Il sorpasso fu possibile grazie al rafforzamento dell’Ufficio Unesco del Ministero dei BB.AA.CC., fino ad allora gestito da due funzionari part time con altre competenze e grazie al perfezionamento della tecnica di presentazione delle candidature, specialmente per la parte relativa alla innovativa elaborazione dei “Piani di Gestione”.

    Quel sorpasso, seguito da una costante presentazione dei siti, specie dopo l’introduzione del vincolo di presentazione di non più di un sito culturale l’anno a Paese, fu fondamentale per assicurare la costanza del primato italiano che, solo nel 2019, è stato raggiunto dalla Cina.

    Quindi la notizia, più correttamente, consiste nella riconquista del primato in solitaria dell’Italia, che si spiega, a fronte del vincolo della presentazione per ogni anno di un solo sito culturale per Stato, con il fatto che la Cina ha presentato un solo sito, passando da 55 a 56 iscrizioni, mentre l’Italia per il 2020, in considerazione che a causa della pandemia non si era tenuta la riunione dell’ICOMOS, ha avuto il riconoscimento del sito “I cicli di affreschi trecenteschi di Padova” ed il sito “Le grandi città termali d’Europa”, che comprende 11 città tra cui Montecatini e che, trattandosi di sito transnazionale presentato da un altro Paese, è stato possibile aggiungere al sito annuale; nonché per il 2021 il sito “I Portici di Bologna”, raggiungendo pertanto la prestigiosa cifra di ben 58 siti.

    Ma appare più che evidente che il bollino dell’UNESCO da solo non basta, ed è in tal senso che andrebbe ulteriormente ripresa la strategia iniziata agli inizi degli anni 2000 dal Ministero, poi abbandonata dal 2006, di sviluppo ed approfondimento delle politiche di valorizzazione dei siti di eccellenza, soprattutto con il perfezionamento dei “Piani di Gestione”, che dovrebbero evolvere per puntare alla costituzione, sito per sito, di una sorta di “cabina di regia” di tutti gli stakeholder la cui potenzialità, sia nei siti culturali, che in quelli naturali e del patrimonio immateriale, allo stato appare fortemente penalizzata, per l’assenza di un diverso sistema di sviluppo, capace di integrare ed armonizzare una moderna strategia di valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale nazionale di eccellenza e non solo.

    * Già Sottosegretario al Ministero dei BB.AA.CC. con delega all’UNESCO dal giugno 2001 al maggio 2006

  • Livorno dedica una mostra al ‘Van Gogh involontario’ Mario Puccini

    Si intitola Mario Puccini “Van Gogh involontario” la mostra che il Museo della Città di Livorno ospiterà dal 2 luglio al 19 settembre 2021 dedicata al grande pittore nel solco dei Macchiaioli che Emilio Cecchi nel 1913 definì appunto un “Van Gogh involontario”. Curata da Nadia Marchioni con il supporto del Comitato scientifico formato da Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon e Carlo Sisi, l’esposizione monografica celebra il centenario della morte del pittore nel 2020 e amplia le ricerche avviate in occasione dell’esposizione del 2015 al Palazzo Mediceo di Seravezza.

    La collezione “riscoperta” permette infatti di seguire lo sviluppo della carriera artistica di Puccini dal suo esordio, a partire dai rari ritratti della fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, in cui si evidenzia il legame con l’ambiente artistico fiorentino di fine secolo e con i maestri Fattori e Lega, alla maturità dell’istintivo colorista, così come si manifestò dopo i cinque anni trascorsi negli ospedali di Livorno e Siena, dove, ricoverato per “demenza primitiva”, fu dimesso dagli psichiatri nel 1898 e affidato, “non guarito”, alla custodia del padre, permettendogli di riacquistare la libertà. La malattia mentale, oltre all’appassionato utilizzo del colore, ha contribuito a suggerire già ai contemporanei l’ipotesi storico-critica di un legame fra la pittura di Puccini e quella di Van Gogh, la cui opera il livornese aveva effettivamente ammirato, assieme a quella di Cézanne, nella celebre collezione fiorentina di Gustavo Sforni, con il quale entrò in contatto nel 1911 grazie all’amico Oscar Ghiglia.

    Con oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni, la mostra è l’occasione per far dialogare i capolavori della citata collezione con una serie di altri selezionatissimi dipinti provenienti da diverse raccolte e da prestigiose istituzioni museali come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e le Gallerie degli Uffizi, per illustrare il percorso dell’artista nella sua completezza e attraverso i lavori di più alta qualità formale, permettendo al pubblico e agli studiosi di confrontarsi con opere rare o mai viste precedentemente e aggiungendo preziosi tasselli alla conoscenza dell’enigmatica figura di un artista “senza storia” e del vivacissimo panorama artistico toscano fra la fine dell’Ottocento e i primi venti anni del Novecento.

  • Mauro Balletti a Noto

    Quando è nata la sua passione per la fotografia? E quella per la pittura?

    Non parlerei di passioni ma di attitudine verso qualcosa che vedevo intorno a me sin dalla prima infanzia. Parlo della pittura. Mio nonno paterno era pittore, mio padre anche e mia mamma ha iniziato la sua attività di acquarellista verso i cinquant’anni. Quindi, anche da bimbo, nella casa dei nonni e nella mia non c’erano pareti vuote ma solo distese di quadri. Ho trovato recentemente le mie pagelle scolastiche delle elementari e delle medie e ho scoperto che ho avuto sempre 10 in disegno. Non me lo ricordavo affatto! A dipingere e a disegnare con vera coscienza ho iniziato solo verso i 18 anni. Ancora adesso guardo le matite colorate e i tubetti dei colori come se fossero edibili, come articoli di una meravigliosa pasticceria.

    Per quando riguarda la fotografia, il primo seme del riconoscimento della forza delle immagini impressionate sulla pellicola me l’ha donato mio padre portandomi quando avevo circa 8 o 9 anni nell’allora unico Cineforum di Milano, al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, tutte le settimane, di sera.

    Ho visto immagini grandiose, storiche, epiche, geniali e ipnotizzanti che mi sono rimaste impressionate sulla retina per sempre, con la certezza e il riconoscimento della loro artisticità. Scorrono spesso sullo schermo della mia memoria.  Erano film come “Ordet” di Carl Theodor Dreyer, “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini, “Alexander Nevsky” di Sergei Eisentein e “la Strada” di Federico Fellini. In quelle immagini riconoscevo il genio, la follia, l’arte dell’estetica fotografica moderna; si sono sedimentate in me con tranquillità e mi hanno poi aiutato per sempre nel distinguere l’immagine intelligente da quella banale. Poi nel 1973 Mina Mazzini (che avevo conosciuto da poco grazie alla determinazione e alla caparbietà adolescenziali dell’amore assoluto che avevo per lei e la sua Arte), sapendo che io disegnavo mi chiese di farle delle fotografie durante la realizzazione di alcuni Caroselli. Accettai. Non avevo neppure una macchina fotografica e non avevo mai fatto una fotografia. Mi feci prestare una Nikon da un amico e realizzai delle fotografie che furono subito utilizzate per le copertine dei nuovi Album di Mina pochi mesi dopo. Iniziai così, con amore e totale incoscienza, a fare anche il fotografo.

    Ci sono tecniche fotografiche e pittoriche che ama maggiormente?

    In pittura amo molto disegnare con la china sulla carta; sentire il rumore (crr crr crr) che procura lo scorrere del pennino sulla carta è davvero meraviglioso! Ma disegno anche volentieri con le matite e i pastelli-gessetti. Sulla tela dipingo con i colori acrilici e i pastelli ad olio morbidi, ma sto tornando ad usare i classici colori ad olio. Nella fotografia la mia tecnica prioritaria è la ricerca della luce che meglio si adatta al viso della persona che sto ritraendo; ho una grande attrazione per il bianco e nero, tecnica che, con l’arrivo della fotografia digitale, è divenuta ancor maggiormente un motivo di ricerca estetica. Si ottiene in maniera diversa dalla fotografia analogica del secolo scorso. Le tonalità dei grigi, i contrasti, la luminosità sono ora ottenuti tramite il computer; ma il risultato è sempre una questione di scelte personali ed è quasi identico a quello ottenuto con la pellicola in ripresa e la successiva stampa su carta sensibile in camera oscura.

    Ci sono artisti che l’hanno ispirata maggiormente? 

    In pittura sono sempre in ginocchio davanti a Picasso, alla sua evoluzione geniale e rivoluzionaria. Amo tantissimo Giotto, il Beato Angelico, Michelangelo, El Greco, Ingres, Francis Bacon, Lucian Freud, Umberto Boccioni, Caravaggio (“Canestra di frutta” è uno dei capolavori assoluti della storia dell’Arte), Giorgio Morandi, Klimt. Recentemente ho scoperto Puvis de Chavannes, grande pittore francese dell’Ottocento, che Picasso aveva “guardato” con molta attenzione. Inoltre trovo modernissimi nelle pennellate libere (come solo poi a fine ‘800 accadrà) tutti i ritratti di El Fayum (durante l’impero Romano in Egitto). Per quanto riguarda la moderna arte concettuale, l’arte che parte principalmente da un’azione o da un concetto e in esso si sviluppa, mi attrae solo se il concetto è molto forte, come in Lucio Fontana. Il virtuale è meraviglioso come fonte di una coscienza collettiva primordiale dell’evoluzione artistica. In generale m’interessa e mi attrae molto la calligrafia pittorica, scultorea e mentale dell’artista. Se rimane solo concettuale senza personalità e carattere, mi appassiona di meno.

    Se le chiedessero di dare un consiglio ai giovani che si avvicinano alla pittura e al mondo dell’arte in generale, cosa si sentirebbe di consigliare loro? 

    Di fare, dal punto di vista artistico, solo quello che vogliono e di seguire il loro istinto senza ascoltare alcuno, ma solo le sirene del futuro, dopo aver conosciuto e studiato l’Arte del passato.

    Qual è la sua prossima mostra? 

    “Disegno, Pittura e Fotografia”, presso la Galleria di Palazzo Nicolaci a Noto dal 22 maggio al 25 luglio. Mostra curata dalla Presidente dell’Associazione Altera Domus, Paoletta Ruffino, e organizzata con il Patrocinio del Comune.

  • Nessuno escluso, la mostra di Christian Tasso che racconta storie di disabilità in varie parti del mondo

    Ha aperto il 5 maggio a Milano alla Fabbrica del Vapore – Sala delle Colonne, NESSUNO ESCLUSO, la coinvolgente mostra di Christian Tasso, a cura di Adelina von Fürstenberg, prodotta da ART for The World, (www.artfortheworld.net) dove l’artista fa emergere – attraverso le sue fotografie – storie, situazioni e aspirazioni di persone con disabilità in varie parti del mondo. Le immagini non mettono in evidenza la loro “diversità”, ma il forte contributo che la loro inclusione porta alla società.

    Christian Tasso è artista e regista, vincitore di premi internazionaliSviluppa progetti a medio e lungo termine su temi come la comunità, i costumi e i rituali, la ricerca dell’identità attraverso e con gli altri, l’interazione tra umanità e natura e il rapporto tra memoria e territorio. La condivisione delle esperienze, la curiosità verso il genere umano, la ricerca del rapporto tra memoria e territorio, il legame con la natura, sono i tratti distintivi di Tasso (www.christiantasso.com).

    Con NESSUNO ESCLUSO l’artista presenta una serie di lavori fotografici di grande e medio formato – esclusivamente in pellicola sviluppata manualmente in camera oscura – che celebrano la diversità come risorsa per l’intera umanità. Con questo specifico lavoro, Christian Tasso ha voluto ispirarsi a situazioni e persone in diverse parti del mondo (Italia, Ecuador, Romania, Nepal, Germania, Albania, Cuba, Mongolia, India, Irlanda, Svizzera, Kenya, Cambogia, Paraguay ed Etiopia) che abbracciano la “diversità” come una risorsa integrata nel contesto sociale in cui vivono. Presentando al pubblico stralci di vita delle persone con disabilità, la mostra NESSUNO ESCLUSO è uno strumento di incontro e avvicinamento all’inclusione.

    Ogni immagine scattata da Christian Tasso riflette sulla storia personale del soggetto fotografato prima di tutto come individuo con la sua storia e con le sue ambizioni personali: la disabilità diventa così un elemento tra i tanti che costituiscono la sua identità. La serie fotografica cerca di liberare lo sguardo dell’osservatore da visioni basate sulla disinformazione e su idee oggi controverse riguardanti le persone con disabilità. Diversamente dalle fotografie estreme della grande fotografa americana Diane Arbus sul mondo della diversità, Tasso porta alla luce l’aspetto sensibile e umano dei soggetti che fotografa, facendoci scoprire la loro vita quotidiana, il loro lavoro, il piacere di stare in famiglia e il piacere della vita.

    La mostra, ad ingresso gratuito e su prenotazione, rimarrà aperta fino al 28 maggio 2021.

  • Displaced, la prima mostra antologica del fotografo Richard Mosse al MAST di Bologna

    Si intitola Displaced la prima mostra antologica dell’artista Richard Mosse presentata dalla Fondazione MAST di Bologna e curata da Urs Stahel, visitabile, ad ingresso gratuito (solo su prenotazione), fino al 19 settembre 2021. Ampia la selezione delle opere del fotografo irlandese, un’esplorazione tra la fotografia documentaria e l’arte contemporanea su migrazione, conflitto e cambiamento climatico che ha l’intento di mostrare quel confine in cui si scontrano i cambiamenti sociali, economici e politici.

    Esposte 77 fotografie di grande formato, inclusi i lavori più recenti della serie Tristes Tropiques (2020), realizzati nell’Amazzonia brasiliana. Oltre a queste straordinarie immagini, la mostra propone anche due monumentali videoinstallazioni immersive, The Enclave (2013) e Incoming (2017), un grande video wall a 16 canali Grid (Moria) (2017) e il video Quick (2010).

    Nella sua intera opera, frutto di lavori realizzati in Bosnia, Kosovo, Striscia di Gaza, frontiera fra Messico e Stati Uniti, Congo, Turchia, Grecia, Amazzonia brasiliana Mosse rinuncia a scattare foto ad immagini iconiche legate all’evento preferendo raccontare le circostanze e il contesto, l’obiettivo è mettere ciò che precede e ciò che segue al centro della sua riflessione. “Le sue fotografie – spiega il curatore Urs Stahel – non mostrano il conflitto, la battaglia, l’attraversamento del confine, in altri termini il momento culminante, ma il mondo che segue la nascita e la catastrofe”.

  • Arte e cultura: l’Europa sostiene la ripresa con gli itinerari delle Giornate FAI di primavera

    Il 15 e 16 maggio 2021 anche l’Europa darà il suo contributo alla bellezza, all’arte e alla cultura del nostro Paese. Grazie infatti alla collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano, 34 siti storici, artistici e culturali destinatari di finanziamenti europei saranno visitabili in occasione della 29a edizione delle Giornate FAI di Primavera 2021, che vedranno l’apertura al pubblico di 600 luoghi in oltre 300 città italiane.

    In questi due giorni, la Rappresentanza a Milano della Commissione europea in Italia vuole contribuire alla ripartenza culturale del Paese attraverso l’apertura di beni culturali e paesaggistici che hanno beneficiato di fondi europei per il loro recupero e la loro valorizzazione.

    Siamo in un momento di ripartenza e anche la cultura e il turismo possono aiutarci a uscire dall’emergenza Covid-19. Con questa iniziativa vogliamo mostrare i progetti che l’Europa sostiene per lo sviluppo locale e per la ripresa del settore culturale e artistico del nostro Paese” dichiara Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea in Italia.

    Protagonisti di questo progetto saranno infatti monumenti, palazzi storici e opere che costituiscono parte del patrimonio italiano e che saranno simbolo di riapertura dopo l’emergenza Covid-19.

    Dal Castello di Masino (TO) a quello di San Michele (CS), dalle Piccole Dolomiti Lucane (PZ) all’Alpe Pedroria e Madrera (SO), da Villa dei Vescovi (PD) alla Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli (BR), sarà possibile seguire un incredibile percorso artistico e culturale che attraversa tutta l’Italia. Per l’edizione 2021 delle Giornate FAI di Primavera sono stati selezionati beni storici, artistici e culturali che hanno beneficiato di finanziamenti del fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) o del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).

    Questa iniziativa si aggiunge alle misure della Commissione europea per tutelare e promuovere la cultura attraverso strumenti dedicati, come i programmi Europa Creativa e LIFE. Europa Creativa dà sostegno alle produzioni europee di film e documentari, alle capitali europee della cultura e al fondo di garanzia per agevolare l’accesso ai finanziamenti per le PMI. LIFE si occupa invece della tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico in Europa. A seguito dell’approvazione del bilancio 2021, sono stati destinati ai due programmi rispettivamente 2,4 e 5,4 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.

  • Aiuti di Stato: un ristoro da 12 milioni di euro per l’editoria specializzata in arte e turismo in Italia

    La Commissione ha approvato un regime italiano di 12 milioni di euro a sostegno dell’editoria specializzata in arte e turismo, ai sensi del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato.

    Il sostegno pubblico assumerà la forma di sovvenzioni dirette per compensare in parte la significativa riduzione delle entrate associate alla vendita di pubblicazioni specializzate in arte e turismo nel 2020, a seguito della pandemia di coronavirus.  Il regime mira infatti a soddisfare il fabbisogno di liquidità dei beneficiari e ad aiutarli a proseguire le loro attività durante e dopo la pandemia.

    La Commissione ha constatato che il regime è conforme alle condizioni stabilite nel quadro di riferimento temporaneo. In particolare, il sostegno i) non supererà l’importo di 1,8 milioni di euro per impresa; e ii) sarà corrisposto entro e non oltre il 31 dicembre 2021. Secondo la Commissione, la misura è necessaria, adeguata e proporzionata per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro, in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).

    Fonte: Commissione europea

  • La ragione nelle mani: una mostra di Stefano Boccalini

    Apre il 1° aprile, sino al 27 giugno, a Ginevra alla Maison Tavel/Musée d’Art e d’Histoire la mostra La ragione nelle mani, ideata dall’artista Stefano Boccalini con la collaborazione di quattro artigiani della Valle Camonica.

    La Comunità Montana di Valle Camonica e Boccalini, in collaborazione con il partner ‘Art for the World Europa’, sono infatti tra i vincitori della ottava edizione del bando Italian Council, programma a supporto dell’arte contemporanea italiana nel mondo promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea dell’allora MiBACT, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

    La mostra La ragione nelle mani è curata da Adelina von Fürstenberg e realizzata in collaborazione con ART for THE WORLD EUROPA. Si tratta della prima di una serie di iniziative che fanno capo all’omonimo progetto, realizzato in collaborazione con importanti partner culturali: Musée Maison Tavel-Musée d’Art et d’Histoire (Ginevra) sede della mostra, Art House (Scutari, Albania), Sandefjord Kunstforening (Sandefjord, Norvegia), Fondazione Pistoletto Onlus, Accademia Belle Arti Bologna, MA*GA – Museo Arte Gallarate e GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Bergamo. Dopo aver portato i segni della Valle Camonica in Europa l’opera ideata da Boccalini, composta da vari manufatti, entrerà a far parte della collezione della GAMeC.

    Un progetto che si muove su due livelli, quello del linguaggio e quello dei saperi artigianali, attraverso il coinvolgimento della comunità locale.  Tutti i manufatti che compongono l’opera sono stati realizzati in Valle Camonica da quattro artigiani affiancati ognuno da due giovani apprendisti. Gli otto “allievi” sono stati selezionati attraverso un bando pubblico, promosso dalla Comunità Montana e rivolto ai giovani della valle interessati a confrontarsi con pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno.

    La ragione nelle mani ha preso il via con un laboratorio che ha coinvolto tutti i bambini di Monno, cui è stato raccontato il significato di circa cento parole intraducibili che sono presenti in molte lingue, intraducibili perché non hanno corrispettivi nelle altre lingue e che possono essere solamente spiegate. Insieme ai bambini sono state scelte circa venti parole che identificano il rapporto tra uomo e natura e tra gli esseri umani. Le parole sono infine state sottoposte agli artigiani per capire quali potessero essere le più adatte a essere trasformate dalle loro sapienti mani in manufatti artistici. Ne sono state scelte nove che sono diventate il materiale su cui gli artigiani hanno lavorato con gli apprendisti.  Qui i significati in breve, approfonditi in una apposita scheda: ANSHIM Sentirsi in armonia con sé stessi e con il mondo (coreano), BALIKWAS Abbondonare la propria confort zone (filippino), DADIRRI Quieta contemplazione e ascolto profondo della natura (aborigeni australiani), FRILUFTSLIV Connessione con l’ambiente e ritorno al legame biologico tra uomo e natura (norvegese), GURFA L’acqua che si riesce a tenere nel palmo di una mano come metafora di qualcosa di molto prezioso (arabo), OHANA La famiglia che comprende anche gli amici e non lascia indietro nessuno (hawaiano), ORENDA La capacità umana di cambiare il mondo contro un destino avverso (indigeni nordamericani), SISU La determinazione nella ricerca del benessere nella quotidianità (finlandese), UBUNTU Sono chi sono in virtù di ciò che tutti siamo (Africa meridionale).

    Nello specifico la mostra si compone di: un raffinato ricamo bianco su bianco a “punto intaglio” con tre parole, montato come un quadro; due legni di noce sapientemente intagliati che presentano due parole; cinque manufatti di legno nocciolo intrecciato, realizzati con la tecnica utilizzata per la creazione di cestini e gerle, che insieme compongono una sola parola; tre pezzotti, tappeti fatti con tessuti lavorati a telaio manuale, ciascuno dei quali riproduce una parola.

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