Natale

  • Buon Natale con amicizia

    Non è ancora Natale ma lo sarà tra pochissimo e in un attimo saremo nel nuovo Anno e voglio dirvi tutto quello che non mi è piaciuto, non mi piace e non mi piacerà, visto che immagino che le cose non cambieranno molto.

    1) Non mi piace Elon Musk con buona pace di tutti coloro che lo invitano, lo invidiano, lo cercano di imitare, nel loro piccolo, o ne fanno un esempio.

    Non mi piace che abbia utilizzato la maternità surrogata per arrivare a 11 figli, alcuni dei quali hanno nomi che sembrano formule chimiche, figli che sembrano costruiti come i suoi robot, gli androidi, le macchine che vuole fare diventare sempre più simili nell’aspetto all’essere umano e con un’intelligenza artificiale che presto sarà in grado di pensare al posto dell’uomo e di decidere di conseguenza. Macchine, futuri umanoidi che toglieranno anche posti di lavoro.

    Non mi piace che continui a sparare in aria i suoi satelliti che, a questo ritmo, rischieranno presto, come dicono coloro che hanno sommato i numeri, di impedirci la vista delle stelle.

    Non mi piace che mentre noi dobbiamo sottostare alle nuove regole, necessarie per tentare di preservare il pianeta, lui porti in giro nello spazio i suoi amici miliardari, che pagano profumatamente per inquinare l’aria: strano mondo il nostro dove non sono impediti i voli privati nello spazio ma l’accensione del caminetto in casa.

    Non mi piacciono le sue pericolose macchine elettriche, i licenziamenti delle sue aziende, il monopolio di X, simbolo di una lettera che nell’immaginario collettivo ha sempre rappresentato un simbolo di anonimato, di mancanza di alfabetizzazione. X come la firma di chi non sapeva scrivere, X per manipolare milioni di persone che lentamente ed inesorabilmente hanno smesso o stanno smettendo di pensare.

    Non mi piace che ora sembri aiutare l’Ucraina ma poi strizzi l’occhio alla Russia, che si senta un maschio bianco dominante, che nasconda, dietro la sua sicura intelligenza ed inventiva, tante fragilità pericolose per gli altri.

     

    2) Non mi piacciono gli influencer perché, come dice la parola stessa, influenzano gli altri guadagnandoci sopra, mi dispiaccio che tante persone siano così insicure d’aver bisogno del consiglio degli influencer per comperare una borsa o uno shampoo.

    Molte dittature sanguinarie sono nate sotto l’influenza di persone capaci di affabulare il prossimo, ancora oggi scontiamo le conseguenze di quel passato, recente e lontano nei secoli della storia

    Dovremmo cercare di liberarci dall’influenza di chi ci spinge a comperare un oggetto e tornare a capire che la nostra peculiarità, il nostro sentirci qualcuno, non dipende da cosa indossiamo ma da come siamo.

    Dovremmo essere più attenti alle manipolazioni della rete, dei media, della politica o dell’intellighentia, quello che dicono spesso tira acqua al loro mulino, non al nostro oggettivo interesse, i manipolatori si ammantano di sorrisi o promesse e così si veicola anche la violenza contro intere categorie.

     

    3) Non mi piace che si confonda il patriarcato con il maschilismo imperante che porta le donne a cercare l’eterna giovinezza e gli uomini a perdere il rispetto dell’altro, non mi piace una società liquida dove l’identità è annullata

    Legittimo per tutti scegliere di tatuarsi come di cambiare sesso, se lo si sente necessario per la propria stabilità, ma non certo in età adolescenziale, ma non certo per cercare una strada d’uscita all’angoscia che fa parte della vita stessa e che va combattuta con la conoscenza di se ed il rispetto dell’altro.

     

    4) Non mi piacciono la verità a senso unico, la discriminazione, il preconcetto, l’indifferenza, l’ostentazione, l’arrivismo, la prevaricazione, la banalizzazione, la strumentalizzazione, la negazione della storia, l’uso della tecnologia senza regole certe, la superficialità di troppi genitori, l’impreparazione della scuola rispetto ai nuovi problemi del terzo millennio, la violenza verbale e fisica, l’impreparazione culturale e politica, l’attenzione dei media solo all’audience senza valutare le conseguenze di quanto trasmettono

    5) Non mi piace una società che mette troppe regole a chi onestamente cerca di rispettarle e lascia che altri le calpestano impuniti

    Non mi piace la burocrazia inutile e la mancanza di una politica europea che sappia difendere valori ed accogliere chi ha necessità di accoglienza.

    Non mi piace il politicamente corretto quando diventa la strada per cercare di impedire la libera espressione ed apre il percorso che porta la normalità della maggioranza ad essere subordinata ad altre realtà minoritarie.

     

    Mi rendo conto che sono troppe le cose che non mi piacciano e non voglio rattristarvi oltre, tra poco sarà Natale ed un nuovo anno perciò ricordiamoci che la democrazia e la libertà sono beni preziosi che ogni giorno vanno preservati all’interno di regole chiare, condivise, applicate e difese sia dalla classe dirigente, di maggioranza ed opposizione, in politica e nella cultura, sia da ciascuno di noi singoli individui.

    Che noi si abbia una religione di riferimento, o che si sia laici in modo assoluto, dobbiamo sapere tutti che c’è un mondo intorno a noi fatto di essere umani, come noi o diversi da noi, e questo mondo, tutte queste persone, hanno diritto alla vita ed al rispetto

    Il mio augurio è che si riesca a camminare insieme agli altri con la disponibilità a comprendere le unicità e le diversità, in una società che diventi capace di affrontare tutte le forme di progresso valutando le conseguenza di ogni grande e piccola scelta.

    Il mio augurio è di guardare all’ecosistema sapendo che senza averne rispetto anche noi contribuiamo alla lenta morte della terra perché le leggi di natura possono essere, per qualche tempo, violate ma alla fine sarà la natura stessa a renderci la vita impossibile

    Il mio augurio è che, guardando dentro di noi, troviamo umanità, empatia, rispetto per noi, per il nostro corpo, per la nostra anima e per gli altri

    Un pensiero a chi vivrà questi giorni, e purtroppo i futuri, in zone di guerre o minacciati dal terrorismo, dalla fame, dalla siccità, dalla violenza o dalla paura, a chi non ha nulla o a chi ha troppo e non se ne accorge

    Buon Natale con amicizia

  • E’meglio accendere un lumino che maledire l’oscurità

    A Natale, il giorno della vigilia, penso non vi sia buio nel mondo. Almeno, non nel mondo in cui sono cresciuto e che mi si è impresso profondamente nell’anima. E nel cuore.

    Da piccolo, aspettavo tutto l’anno la messa di mezzanotte, settimane prima della vigilia ci si litigava, tra fratelli, il privilegio di portare la lampada, poiché a quei bei tempi le luci stradali non c’erano ovunque, anzi, in certe valli sperdute non ci sono ancor oggi. Così, nella notte di Natale molti – e noi tra di loro – portavano la lampada, anche se il cielo era pieno di stelle e la luna largiva un ampio sorriso.

    Ma così doveva essere.

    Eppure, in lungo e in largo si diffondeva la canzone “Tu scendi dalle stelle, o re dei cieli…

    ” E come avrebbe potuto essere altrimenti?

    A quel tempo mi sembrava che tutte le stelle si fossero date appuntamento nelle nostre valli e avrebbero preso a muoversi, laggiù, come in cielo.

    Penso che il buio neppure sfiorasse le nostre menti, come se il buio, al mondo, non ci fosse per niente. Le finestre della chiesa risplendevano, dentro era pieno di luce e la gente aveva negli occhi tanta gioia…

    Tanta gioia, tanti lumini li avevamo anche sull’albero di Natale e desideravamo averne ancora di più.

    Ma gli anni passavano e con gli anni arrivarono Natali di ogni genere. Infatti, s’approssimava anche la tenebra.

    Ricordo una grande tormenta, bioccoli di neve fradicia frustavano il viso, ma ciononostante andavamo alla messa di mezzanotte, forse sentendo che avevamo bisogno di racimolare più luce possibile, anche per domani, anche per gli anni futuri…

    Il buio sta sempre in guardia. Subito ti si fa addosso, solo che per un attimo tu dimentichi di pensare allo splendore, che tu dimentichi di accendere un lumicino.

    Un Natale uno dei fratelli si ammalò.

    Un altro Natale la nostra madre non fu più con noi…

    Poiché gli anni passavano.

    Una volta, durante la guerra, in trincea, avevamo solo una candela, la vigilia di Natale. Qualcuno l’aveva serbata apposta per quella sera e così l’accendemmo, in quell’umido scavo, sotto ad un mantello e a turno l’andavamo a guardare.

    Nel ’44, la sera della vigilia, sotto le nostre finestre scorrazzavano i carri armati, tremolavano i lumini sull’albero di Natale, gli aerei gironzolavano sotto le stelle, c’era tanta tenebra, tanta angoscia intorno, in molti si sapeva già che quello era l’ultimo Natale in Slovachia per noi, giacché erano vicine ormai anche luci, quali quelle di interi villaggi dati alle fiamme…

    E tuttavia, quella sera cercammo di tenere a bada l’angoscia, e provammo a cantare “O Bambino mio divino, io ti vengo qui a trovar…”

    Ma non c’era la gioia propria a quella sera, non c’era l’impeto della vigilia, c’era dell’altro.

    C’erano i lumini che albergavano in noi dai Natali passati, i canti annidatisi nelle nostre anime in quei giorni di gioia, i Padrenostro instillatici nel profondo del cuore dalle nostre madri, la fede nella redenzione, in Cristo, nel Salvatore, erano i vecchi, remoti lumini, che ora ci proteggevano perché il buio non ci soffocasse, erano le speranze accese tempo addietro, che saremmo sopravvissuti anche a queste angustie…

    Erano i doni più preziosi lasciatici dai nostri genitori e mi piacerebbe avere ora una voce capace di risuonare in ogni dove, di richiamare tutte le madri, tutti i padri:

    – Meglio accendere un lumino per tempo!… Accendete per tempo, nelle anime dei vostri figli, dei lumini per Gesù Bambino, per il grande dono di Betlemme, i lumini della fede, i lumini della speranza, perché per ciascuno di noi da qualche parte sta in agguato il buio, ma chi porterà dentro di sé la luce non maledirà i momenti difficili…

    Da tempo sono ormai canuto, ma non di rado mi sembra di stringere ancora in mano l’impugnatura di quella lampada natalizia della mia infanzia, ed essa mi illumina, mi indica una via chiara ancor oggi, nei momenti di smarrimento.

    Jozef Cíger Hronský, è uno dei più celebri scrittori slovachi del Novecento. Per salvare la propria libertà di uomo e di artista davanti all’invadente e disumana ideologia comunista, nel 1945 egli lasciò la Patria e, passando per l’Austria, Baviera e Italia, trovò rifugio in Argentina. Il pseudonimo Hronský trae origine dal fiume Hron, sulle rive del quale Marco Aurelio aveva iniziato la stesura dei suoi Ricordi e che scorre lungo la città di Zvolen, nella Slovachia centrale, dove Jozef Cíger nacque ne 1896. Prima di espatriare, egli diresse la più importante istituzione culturale slovaca, Matica slovenská, portandola alla massima fioritura. Lo scrittore scomparve prematuramente nel 1960 a Lujan (Buenos Aires). Nell’estate del 1993, in adempimento di un suo desiderio ardente più volte espresso in esilio, i suoi resti mortali furono traslati in Slovachia e tumulati al Cimitero Nazionale di Turčiansky Sv. Martin.

  • Natale

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Michel Lodigiani

    L’anno che ci lasciamo alle spalle sembra averci fatto fare un desolante viaggio a ritroso nel tempo: la pandemia non ha cessato di falcidiare vite umane, imponendo quotidianamente un tributo che grava soprattutto sui più deboli e, forse per questo, non sembra interessare più di tanto agli altri; la guerra è tornata in Europa, segno che le tragedie del ‘900 non sono state sufficienti a vaccinarci contro di essa; la crisi alimentare, che per noi si traduce in uno scontrino più alto alla cassa di supermercati comunque saturi di prodotti, altrove assume il nome sinistro di carestia; i regimi totalitari impongono brutalmente le loro regole mentre le democrazie esitano e sacrificano i princìpi fondatori, per necessità o per scelta, ai dettami della “real politik” quando non, peggio ancora, ad astratte diatribe ideologiche e a meschini giochi di potere.

    Sinceramente, confesso, mi riesce difficile in questo quadro trovare i motivi di speranza con cui vorrei accompagnare i miei auguri, se non nella possibilità che la consapevolezza della gravità di questo momento storico costituisca la molla, per i potenti come per ognuno di noi nella propria quotidianità, per trovare la strada del bene. “La crisi” – scriveva Einstein – “può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perchè è proprio la crisi a portare progresso. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura”. Speriamo che avesse ragione! Potremo tuttavia godere dei frutti straordinari della mente umana soltanto se sapremo dar loro vita con quelli del cuore, facendo nostri gli scandalosi comandamenti che ci ha lasciato quel bambino di cui ci accingiamo a celebrare il 2022° compleanno: “ama il tuo prossimo” e “ama il tuo nemico”.

    Buon Natale e Buon Anno!

    Michele

  • Pensieri

    Questo Natale sarà il primo senza la grande paura del covid, ma il covid non è sparito, molte persone devono ancora andare all’ospedale e qualcuno non sopravvive, l’influenza si sta espandendo, i pronto soccorsi sono pieni e mancano medicine, un consiglio per tutti: nei luoghi affollati, nei grandi magazzini, sui mezzi pubblici e nei negozi mettiamoci la mascherina, disinfettiamoci le mani, un po’ di saggia precauzione aiuta!

    Questo sarà il primo Natale di guerra per gli ucraini senza luce, acqua, riscaldamento e che da febbraio sono sotto le bombe. Moltissimi sono rimasti senza casa, vestiti, ricordi di una vita, troppi  sono stati i morti ed i feriti, molti bambini e vecchi soffrono più di tutti, facciamo, ciascuno, quello che possiamo per alleviare le loro sofferenze, se abbiamo già dato diamo ancora un po’ perché la loro resistenza è anche il nostro futuro di libertà.

    Sarà il primo Natale nel quale, per quanto possano officiare ed assistere a funzioni religiose, Kirill e Putin saranno guardati dal mondo civile, di qualunque religione, come i mandanti ed i finanziatori di assassini, siano questi uomini della Wagner o di altre formazioni. Il primo Natale nel quale gran parte del popolo russo dovrà piangere i suoi figli mandati a morire inutilmente in una guerra ingiusta e crudele iniziata e continuata, contro ogni ragionevolezza ed in spregio ad ogni legge internazionale, solo per appagare la sconfinata sete di potere del nuovo zar e del suo accolito Kirill che ha utilizzato ed utilizza la religione per arricchirsi.

    Non si festeggia il Natale in molti paesi nei quali la violenza, il sopruso, la mancanza di libertà, dei più elementari diritti umani, sono la norma. Pensiamo al coraggio dei tanti che manifestano in Iran, che sono uccisi per strada o sul patibolo solo perché cercano libertà e giustizia. Pensiamo alle donne afgane, alla bieca arretratezza dei talebani, ad un popolo ridotto allo stremo, pensiamo alle stragi perpetrate degli Shabaab non solo in Somalia, ai folli lanci di pericolosi missili fatti con sempre più frequenza del dittatore coreano, alle migliaia e migliaia di lavoratori morti in paesi come il Qatar, ai troppi migranti vittime dei trafficanti di esseri umani e a tutti quelli morti in mare mentre tentavano la strade dell’Europa e di una vita senza fame e guerre.

    Non può essere Natale senza pensare a tutti coloro, partendo dall’Italia, che attendono giustizia, al tragico numero di giovani morti per droga, a come dovremmo rivedere il nostro modo di vivere affinché il progresso si coniughi con il rispetto per chi ha bisogno di più tempo e cechiamo di far sì che il riconoscimento dei diritti vada di pari passo con il riconoscimento dei doveri di ciascuno e delle istituzioni.

    È Il primo Natale per il governo presieduto da Giorgia Meloni che, con determinazione e fatica, ha rotto steccati e pregiudizi. C’è molta strada da percorrere per il bene dell’Italia, dell’Europa, della democrazia e della libertà, passo dopo passo impegniamoci tutti, di qualunque parte politica, a percorrerla sapendo che il confronto corretto, anche acceso, fa crescere il Paese mentre insulti, preconcetti e menzogne scatenano spirali violente che non vogliamo veder tornare.

    Per troppi sarà ancora un Natale povero e freddo, di solitudine e paure, ascoltando Papa Francesco non dimentichiamoci di loro nei pensieri e nelle azioni, come singoli cittadini e come istituzioni.

    Buon Natale

  • Il mio presepio e Buon Natale

    Il mio è un piccolo presepe, nulla a che vedere con altri grandi e ricchi di figure, li ho sempre ammirati, sono in molti casi vere opere d’arte, ma non sono capace di costruzioni complesse e, soprattutto, anni fa ho deciso che avrei avuto un presepio che mi ricordasse anche momenti di vita.

    Il mio presepio riunisce, senza badare all’altezza delle statuine, mondi diversi: Madonna e San Giuseppe sono di legno, acquistati a Gerusalemme, Gesù bambino, delicato e dolce, viene da casa dei miei, alcuni pastori sono di colore, trovati in Kenya e alle isole francesi d’oltre mare, i cammelli vengono dal Marocco e dalla Tunisia, le pecore dall’Europa del Nord e dalle bancarelle italiane, i Re Magi da un mercatino di Natale di Strasburgo.

    Un piccolo presepio che rappresenta mondi e storie diverse uniti dal simbolo di un bambino piccolo, perseguitato, povero, che ha dato, e continua a dare, a gran parte del mondo un insegnamento che dovrebbe valere per tutti: ama, e perciò rispetta, il tuo prossimo come te stesso.

    Buon Natale a tutti con qualche azione concreta, non solo pensieri, per coloro che soffrono, che hanno meno di noi, che insieme ad un segnale di pace aspettano prima un segno di giustizia.

  • Buonsenso a Natale e sempre

    Il Natale dovrebbe indurci ad una rapida riflessione e considerazione: piaccia o non piaccia il covid, come altre drammatiche malattie, esiste, di covid ci sia ammala, spesso in forma grave, e la guarigione è accompagnata da lunghi periodi nei quali le conseguenze dell’infezione continuano a farsi sentire in modo pesante, come testimoniano purtroppo tante persone. Di covid si muore e si muore male. Il covid colpisce specialmente chi non è vaccinato, chi fa l’indifferente e non usa la mascherina, chi è distratto e non si lava le mani, chi è presuntuoso e si infila negli assembramenti senza cautela e protezione. Tutti coloro che si infettano infettano a loro volta altre persone in una catena infinita. Perciò a Natale facciamoci un regalo di buon senso: vacciniamoci, indossiamo la mascherina, quella regolare anti covid e non quelle fantasia intonate all’abito o già usate da giorni e perciò inutili, torniamo a disinfettarci le mani, stiamo lontani dai posti affollati e manteniamo le distanze perchè se non lo facciamo è veramente poi inutile e ridicolo prendersela col governo che dovrà porre limitazioni e indicare paletti. Diciamo la verità abbiamo tutti abbassato la guardia e il virus ne ha tratto vantaggio, se vogliamo veramente aspirare ad un domani migliore cominciamo oggi ad avere maggiore buon senso.

    Auguri a tutti!

  • Non c’è nulla di più fazioso, offensivo e divisivo del “politicamente corretto”

    L’ultima trovata della pericolosa burocrazia dell’Unione Europea, famosa per la stranezza e rigidità parossistica delle sue trovate, ha raggiunto epici traguardi con il documento intitolato “Union of Equality” e cioè il percorso dialettico imposto ai propri funzionari per garantire, con il linguaggio da usare, il diritto a tutti di essere trattati in maniera uguale e, quindi, senza riferimenti di genere, etnia, razza, religione, disabilità, età e orientamento sessuale. Da qui alcune indicazioni ridicole, come il mancato riferimento al Natale, da sostituire con “periodo di vacanze”, il consiglio di evitare di pronunciare nomi cristiani di persone, per non offendere i non cristiani, ed altre incredibili simili amenità.

    Non ci voleva tanto a capire che, così facendo, il tentativo principale di non offendere le diversità, tra l’altro naturalmente minoritarie e proprio per questo da garantire e rispettare, si sarebbe tradotto nell’imposizione alla maggioranza di snaturare se stessa, la propria cultura, i propri valori e le tradizioni più amate, in altri termini la propria identità.

    Per fortuna le vivaci proteste contro questa assurda pretesa hanno imposto l’immediata revoca del provvedimento.

    Da qui un tripudio di gioia e soddisfazione per lo scampato pericolo, con un fiorire di commenti soddisfatti su tutti i media: Quindi va bene così?

    Non credo, perché appare evidente che senza le dimissioni della commissaria Helena Dalli, responsabile politica dell’apparato burocratico che ha dato vita al documento “Union of Equality” e che non sembra convinta di rinunciare del tutto alla gravissima gaffe, bensì a lavorare “di più sul testo”, ma soprattutto senza una volta per tutte eliminare il buco nero di una burocrazia dell’UE che costantemente opera in modo da stupire e indispettire gli europei, si rischia di perpetuare situazioni simili anche in futuro, invece di impedirle per sempre. Anche perché questa volta si è davvero esagerato.

    Il documento appena ritirato, infatti, con la scusa della tutela dei diritti, introduceva una violenza di fatto inaudita, gratuita e finalizzata al progressivo annullamento di qualsiasi cultura e alla evaporazione delle presunte differenze, con il palese tentativo di realizzare una società di uguali, amorfa e priva di riferimenti, se non generici e superficiali.

    In altre parole una disumanizzazione collettiva ricercata e radicale e finalizzata alla robotizzazione collettiva dei comportamenti, dei linguaggi e dei rapporti sociali, imperniati su una falsa narrazione, di una umanità di fatto lobotomizzata.

    E tutto questo per non offendere le “sensibilità”? Cioè obbligare tutti a rinunciare alla propria visione del mondo perché restare come siamo “provoca dolore” a quanti appartengono ad altre culture e religioni? O discendono da popoli colonizzati e maltrattati nel passato?

    Ma da quale data si avrebbe il diritto di potere ottenere tale soddisfazione? Non c’è popolo sulla terra che, nello scorrere dei millenni, non abbia subito invasioni, soprusi e umiliazioni da altri popoli. Anche i grandi imperi sono crollati sotto le invasioni dei popoli nemici e da aguzzini sono diventati vittime.

    La Sicilia ha subito 14 invasioni nell’arco degli ultimi 3000 anni, dovremmo provare dolore alla vista di una qualsiasi straniero a parte cinesi, giapponesi e pellirosse?

    Non è con un linguaggio ridicolo e falso che si possono curare tali ferite, ma con le regole del rispetto reciproco sempre e comunque, imparando che la diversità non va mai cancellata, o peggio nascosta, ma accettata con le regole della civile reciproca accoglienza, punendo chi queste regole non intende rispettare.

    Ecco perché è profondamente sbagliato tentare di imporre alla maggioranza delle persone di modificare e travisare la propria capacità di espressione per creare un contesto di apparente indifferenza alle altrui diversità.

    Ecco perché il “politicamente corretto” è falso, fazioso, offensivo e divisivo.

    La rilettura della storia, il trattamento di statue di eroi e grandi uomini, rimosse ed eliminate come quelle dei peggiori tiranni, la continua richiesta di scuse su tutto e per tutti, non ha trovato ancora nessuna seria e decisa contrapposizione, né politica né culturale.

    Una reazione che, in nome della storia e del dovere di trattarla come tale e non come un perenne dibattito politico attuale, che pretende la gogna sulle colpe, vere o presunte, dei nostri avi dei secoli passati, faccia smettere questa follia della riscrittura ideologica e anacronistica dei fatti dell’umanità e prenda finalmente posizione ovunque, ma soprattutto nelle scuole e nelle Università, per riaffermare i principi eterni che impongono giudizi storici, ma con i criteri del comune sentire di ogni specifico periodo temporale e senza giudici improvvisati, che ideologicamente stendano sentenze di condanna sulla base del comune sentire contemporaneo, ed a soddisfazione di presunti diritti di rivalsa.

    Ma questa ultima gravissima gaffe della Commissione UE, fa capire inoltre quanto sia urgente una gestione politica e non burocratica, dell’Europa che, anche per questo, deve riprendere il percorso della costituzione della Federazione degli Stati d’Europa per recuperare pienamente il ruolo nel mondo che le compete, a tutela dei principi di libertà, democrazia, tolleranza, inclusione e rispetto dei diritti individuali e collettivi, di cui è stata creatrice e culla di civiltà.

    *già Sottosegretario per i Beni e le Attività Culturali

  • Lettera a Babbo Natale

    Caro Babbo Natale,

    quando ero piccola a Natale scrivevo la lettera a Gesù Bambino e trovavo i miei regali sotto l’albero. Un anno, qualche giorno dopo Natale, passando col papà davanti ad un orologiaio posi la fatidica domanda “papa è buono il mio orologio?” e il papà rispose “certo te l’ho comprato io!”. Si aprì un mondo di angoscia e dubbi, allora non me lo aveva portato Gesù bambino… Silenziosamente tornai a casa e scrissi un’altra lettera: “Caro Gesù bambino dimmi la verità l’orologio me lo hai portato tu o lo ha comperato mio papà? Per me va tutto bene ma voglio sapere la verità”. Misi come sempre la lettera sulla scrivania della mia camera e mi addormentai fiduciosa. La mattina dopo la lettera era ancora lì, Gesù bambino, tramite la saggezza dei miei genitori che non l’avevano portata via come in passato, mi aveva detto la verità, era venuto il tempo di cominciare a crescere.

    E dall’infanzia siamo tutti cresciuti, il mondo è cambiato e non sempre in meglio visti non solo gli orrori che ci circondano ma anche l’incapacità di parlarci che, troppe volte, impedisce di capirci mentre Twitter, sms, mail e quant’altro hanno sostituito il contatto umano anche in epoca pre covid. La verità, che chiedevo in quella lettera infantile, resta la preghiera che rivolgo in terra ed in cielo e che affido anche a te Babbo Natale che pur attraverso i pacchetti regalo, i dolci, le decorazioni e il consumismo rappresenti anche un simbolo che spesso riunisce persone lontane per fede e cultura.

    C’è bisogno di verità per ritrovare un po’ di umiltà e di capacità di comprensione, quella verità negata per troppo tempo sul covid e sui necessari presidi di protezione per cercare di contenerlo, ricordate la storia delle mascherine che nei primi mesi non servivano ed ora sono obbligatorie? Verità sull’epidemia, cinese, esportata in e dalla Germania e poi da noi? Mistero, ora ecco la nuova mutazione, che sembra nata nel Regno Unito a settembre, e della quale siamo stati informati pochi giorni fa e solo ora abbiamo saputo che, da diversi giorni, vi sono alcuni ricoverati in Italia, qualcuno sapeva ma i voli dall’Inghilterra sono continuati. Verità per rendere efficaci quelle regole e leggi a difesa dei bambini e delle donne abusate mentre troppe volte ciò che è scritto resta inapplicato e le violenze continuano ed i deboli restano indifesi, verità per gli anziani maltrattati in case di riposo scoperte e dichiarate illegali ma rimaste invece aperte. Verità sull’immigrazione che abbiamo lasciato esplodere senza intervenire per contrastare povertà, diseguaglianza, invasione commerciale scorretta e verità sul terrorismo che non ci ha visto unire, anni fa, tutte le forze per intervenire prima che il tragico fenomeno si radicasse anche a casa nostra mentre invece facevamo affari con governi finanziatori delle più feroci organizzazioni del terrore. Come dimenticare l’appello ai governi europei dell’inascoltato ed eroico comandante Massoud, ucciso in Afghanistan il 9 settembre, due giorni prima degli attentati negli Stati Uniti, e come dimenticare le richieste di attenzione, per quello che avveniva nel Corno d’Africa, dell’ambasciatore somalo alle Nazioni Unite, dottor Yusuf Ismail Bari Bari, poi trucidato a Mogadiscio? Verità sul perché nessun paese europeo ha predisposte leggi che, insieme ad una corretta accoglienza, stabilissero che per attuare la convivenza non si potevano consentire volti coperti, predicazioni in lingua diversa da quella dello stato nel quale si svolgono, macellazioni rituali che vanificano ogni giusta legge sul benessere animale. Verità per sapere perchè mentre si parla da tempo di economia verde si continuano a distruggere boschi e foreste dalla Romania all’Amazonia e si parla di crisi climatica invece che di collasso dell’ecosistema. Verità perché si ammetta che troppe volte i governi, ed i singoli, sono deboli con i forti e forti con i deboli.

    Quante verità sono state negate, quante necessità e giustizie ignorate? Verità che dovrebbero fiorire sulle bocche e nelle coscienze di coloro che, in un modo o nell’altro, condizionano la nostra vita, politici, giornalisti, intellettuali veri e presunti, magistrati non sempre in linea con la giustizia, medici che tradiscono altri medici abdicando al loro dovere. Verità che mancano in troppe famiglie altrimenti non ci sarebbe tanta prostituzione minorile, tanta diffusione di droga, tante persone, specie bambini, scomparse. Se ci fosse maggiore verità, lealtà non saremmo cosi inquieti, arrabbiati, depressi, demotivati. Abbiamo bisogno di verità senza altre menzogne, senza nuovi sotterfugi caro Babbo Natale. Mentre la realtà è quella che viviamo e molte famiglie sono in lutto, non solo in Italia, e troppe sono le persone in coda per un piatto caldo e troppi sono soli, soli anche nel cuore, nell’anima, cerchiamo di dedicare un minuto ad una preghiera, fosse pure laica, una preghiera a te e a noi stessi, preghiamo per avere la forza di cercare sempre e comunque la verità, al di là della nostra fede religiosa o politica, preghiamo per avere la forza di chiedere la verità, anche se scomoda, la forza di offrire verità e con la verità giustizia e, se e veramente necessario, perdono.

    Verità vo cercando che è sì cara…no, non è necessario rifiutare la vita ma è necessario usare la vita perché verità e libertà vivano insieme.

    Buon Natale

  • Speranze e buoni propositi

    I buoni propositi, dall’attuale rappresentanza partitica, non ce li attendiamo più, anche i migliori, o per meglio dire i meno peggio, sono troppo concentrati sulla conquista rapida del consenso e sulla demonizzazione dell’avversario per avere il tempo e la concentrazione necessari a presentate proposte per risolvere i tanti disastri nazionali, europei, internazionali: dal clima all’immigrazione, dalle nuove povertà all’espandersi sempre più forte della criminalità e della violenza.

    L’arrivo dell’anno nuovo, anche se bisestile, può però spingere tutti noi, cittadini con ruoli diversi nella società, a fare alcune cose che la politica, e parte dell’intellighenzia, non fanno. Possiamo tornare, come facevamo un tempo, a inondare di lettere i giornali e le segreterie dei rappresentati politici locali e nazionali per segnalare, denunciare tutto quello che non funziona ad ogni livello. Se la politica e la stampa spesso si estraniano dalla realtà possiamo ricordargliela noi segnalando, documentando, contestando le scelte proprio di chi abbiamo in buona fede votato o del giornale che abbiamo per anni continuato a comperare. Possiamo presentare esposti alla magistratura, collaborare di più con le forze dell’ordine e tornare a parlare con le persone che incontriamo. Possiamo riscoprire l’empatia verso i nostri simili, gli animali, la natura, senza buonismi ma essendo nel profondo e nelle azioni persone di “buona volontà”, persone che non si arrendono all’indifferenza ed al cinismo, persone che non “bevono” tutto quello che sentono o leggono ma che tornano ad essere capaci di studiare, valutare, capire. I mugugni nel bar o le manifestazioni di piazza, modello sardine, già colorate, dopo i primi giorni, di una netta collocazione politica, non risolveranno il problema ma solo sposteranno i voti da una parte all’altra e la politica rimarrà strumento di interessi di parte. Vi è l’urgente necessità di riportare le persone, le necessità ed i diritti ed i doveri collettivi ed individuali, al centro dell’interesse della società nelle sue diverse espressioni culturali, economiche, politiche. Dai ponti insicuri alle scuole pericolanti, dalle barriere architettoniche, nella maggior parte degli edifici pubblici, alle decine di migliaia di persone, bambini compresi, che vivono in situazioni disastrate, dal dissesto idrogeologico ai terremotati senza casa, dal dilagare del consumo di droga alla sempre più forte invasione della criminalità nei gangli vitali della società, dall’immigrazione alle responsabilità europee, comprese quelle del nostro governo che è parte integrante e decisiva sia nel Consiglio europeo che nella Commissione, dall’uso sconsiderato dei social al bullismo, dal comportamento criminale di quelle banche che dilapidano i soldi dei risparmiatori o che licenziano, per loro profitto, migliaia di lavoratori, dall’eccessiva tassazione che crea di fatto evasione ed ingiustizia, lasciando che certe grandi multinazionali trasferiscano altrove i loro guadagni, al consumo del suolo e all’eccessiva proliferazione di centri commerciali che non rispettano la corretta concorrenza ed uccidono i piccoli, dal bullismo all’indifferenza verso gli anziani, e…sono talmente tante le cose da fare che lascio a voi aggiungere tutto quello che non scrivo. Non abbiamo autorevolezza in politica estera ed europea ma non c’è più autorevolezza anche qui, in Italia, ci sono solo imposizioni ma non c è mai né confronto né conoscenza della realtà e capacità di progettare e realizzare. Non dobbiamo cominciare il nuovo anno senza fare noi, finalmente, il buon proposito di impedire che le cose, gli eventi, le ingiustizie ci scivolino addosso. Ciascuno di noi può fare qualcosa, non esiste nulla di grande se non ci sono tanti piccoli pezzi che combaciano, una casa si costruisce mattone su mattone, anche i pezzi prefabbricati hanno bisogno di fondamenta, ricostruiamo giorno per giorno la nostra casa, la nostra patria. Ognuno dia il suo contributo accorgendosi degli altri che gli sono intorno, non lasciando più che le scorrettezze, ingiustizie, negligenze che vediamo continuino, usiamo un po’ del nostro tempo per farci sentire dall’assessore, dal consigliere, dal deputato, dal giornalista. Non ci rispondono? Inondiamoli di lettere, esposti, telefonate, intasiamo le segreterie, facciamo presenza costante, riprendiamoci la nostra dignità e rispettiamo la dignità degli altri.

    Buon Natale e Buon Anno

  • Gran concerto di Natale con canti da tutto il mondo

    Domenica 15 dicembre, alle ore 21.00 l’Associazione nazionale ‘Lirica Domani’ terrà Il Gran Concerto di Natale presso il Circolo Alessandro Volta in via G. Giusti 16 a Milano. Il Tenore Vincenzo Puma, direttore artistico dell’associazione, si esibirà i liriche e canti natalizi provenienti da tutto il mondo con tanti giovani cantanti internazionali. Per informazioni e prenotazioni inviare una mail a vincenzopuma@liricadomani.com o telefonare al numero 339 55274923

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