Gesù bambino settimino in Venezuela, Maduro anticipa il Natale
Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha annunciato di aver anticipato per decreto il Natale al primo ottobre. Lo ha comunicato durante una diretta trasmessa dalla televisione nazionale, poche ore dopo l’annuncio del mandato di cattura del candidato di opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia. “Siamo già a settembre e c’è aria di Natale. Sì, c’è aria di Natale e per questo, in omaggio e ringraziamento a tutti voi, vi annuncio che decreterò di spostare questa festività al primo ottobre. Sarà Natale per tutte e tutti il primo ottobre. È arrivato Natale con pace, felicità e sicurezza”, ha detto Maduro.
Non si tratta della prima iniziativa del genere: nel 2020 il presidente aveva annunciato per il 15 ottobre l’inizio delle festività e nel 2021 lo aveva anticipato al 4 ottobre. Durante le settimane che precedono il Natale, il governo venezuelano è solito intensificare gli aiuti e i bonus, soprattutto attraverso la distribuzione di pacchi alimentari, pratica iniziata negli anni peggiori della crisi economica. Ancor prima, già nel 2013, Maduro anticipò la festività all’1 novembre per distogliere l’attenzione del popolo dalla grave crisi economica che attanagliava il Paese, così come dalla carenza di cibo e dall’aumento di criminalità a Caracas.
Dietro la decisione, gli osservatori vedono un modo per tentare di placare le contestazioni sulla regolarità del conteggio dei voti in base al quale Maduro avrebbe vinto le elezioni a luglio scorso. I funzionari di alcuni seggi si sono rifiutati di rilasciare i conteggi cartacei del voto elettronico mentre sono state diverse le segnalazioni di brogli e intimidazioni ai danni degli elettori. Convalidata dalla Corte suprema venezuelana, la vittoria di Maduro sarebbe arrivata grazie al 52% dei voti arrivati dal Consiglio nazionale elettorale (CNE). Ma l’amministrazione non ha mai reso pubblici i resoconti dei seggi elettorali e numerosi Paesi, latinoamericani e occidentali, hanno criticato i risultati per la mancanza di trasparenza. A livello locale la crisi politica si è tradotta in violenza fra i sostenitori di Edmundo Gonzalez Urrutia, candidato dell’opposizione da molti ritenuto il vero vincitore dell’elezione, e i lealisti. Oltre 1.700 persone, sin qui, sono state arrestate e 24 sono morte.
Solo qualche ora prima dell’annuncio della festività anticipata, la Procura del Venezuela ha chiesto l’arresto del candidato dell’opposizione alle presidenziali González, accusandolo dei «reati di usurpazione di funzioni, falsificazione di documenti pubblici, istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, cospirazione, sabotaggio per danneggiare i sistemi ed associazione terroristica». La richiesta, emessa dal procuratore ausiliario Luis Ernesto Dueñez Reyes, è già stata approvata dal Tribunale di prima istanza con funzioni di controllo e resa dunque effettiva. González Urrutia non si è presentato a tre convocazioni in tribunale – l’ultima venerdì scorso – per essere ascoltato sul contenuto di una pagina pubblicata sul sito della coalizione di opposizione Piattaforma unitaria democratica (PUD) in cui il 75.enne viene indicato come vincitore delle elezioni presidenziali. L’ex ambasciatore, che vive in semi-clandestinità, non appare in pubblico dal 30 luglio. Per giustificare le sue assenze, González Urrutia ha detto di temere una magistratura «senza garanzie di indipendenza».