partiti

  • La santa alleanza

    Si rivela, ormai, sempre più ridotto il perimetro democratico all’interno del quale i cittadini possano vedere garantiti i propri diritti.

    In questo contesto verrebbe da chiedersi il senso di un’alleanza tra la Lega di Zaia proprio con il PD in relazione alle ulteriori limitazioni all’utilizzo dell’automobile privata.

    Sembra incredibile, infatti,come una inconfessabile incapacità di gestire una crisi economica ormai alle porte spinga tutte le forze politiche ad allearsi per introdurre nuove limitazioni alla movimentazione privata (*). Questa strategia esprime solo un approccio politico ed ideologico il cui effetto sull’inquinamento risulta nullo.

    L’unico obiettivo conseguito, viceversa, è quello di certificare la propria esistenza politica la quale non si nutre certamente di alcuna conoscenza o competenza (agosto 2022 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-colpevole-immaginaria-lautomobile/).

    Questa metamorfosi della Regione Veneto, già palesatasi precedentemente  in Piemonte (**), ed in particolare del suo presidente Zaia e della Lega che lo appoggia, rappresenta l’ultimo anello di un declino politico istituzionale generale senza precedenti, tale da creare le condizioni di un’alleanza tra Lega e PD finalizzata alla introduzione di nuove limitazioni alla movimentazione semplicemente sulla base di motivazione ideologiche ambientaliste.

    Se poi a questo processo di alleanza di pura sopravvivenza tra maggioranza ed opposizione si volesse aggiungere l’introduzione del ticket di ingresso a Venezia, voluto dal sindaco Brugnaro, grande alleato di Zaia, il quale non soddisfatto di pretendere 7,50 euro a testa per una semplice corsa in vaporetto, risulta evidente la svolta autoritaria delle istituzioni regionali e comunali nel desiderio di limitare il perimetro della tutela dei diritti.

    Questa vera e propria metamorfosi democratica, nella quale i diritti dei cittadini vengono sostituiti da obblighi in nome di una tutela all’ambiente, rappresenta semplicemente il cavallo di Troia per diminuire poco alla volta le sempre minori aspettative democratiche dei cittadini sempre più sudditi di uno stato etico.

    Una santa alleanza che vede coinvolti e complici i tutti i partiti dell’intero parlamento i quali dimostrano, ancora una volta, una assoluta incapacità nella gestione dei flussi turistici e delle crisi economiche e climatiche ma, contemporaneamente, solo per fornire un semplice esempio, si dimostrano non in grado di valutare l’effetto della politica energetica della Cina la quale apre  una centrale energetica a carbone ogni settimana e mezzo (***) .

    In altre parole, per giustificare la propria esistenza politica all’interno delle istituzioni si adottano sempre nuove limitazioni e divieti alla libera circolazione delle persone giustificandoli con la applicazione di una rinnovata attenzione all’ambiente.

    Mai come ora l’attacco alla democrazia avviene proprio da chi la democrazia dovrebbe rappresentarla.

    (*) https://www.ilgazzettino.it/nordest/primopiano/auto_inquinanti_vecchie_scatola_nera_tetto_di_chilometri_regione_veneto-7613792.html#amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=16939826380606&csi=0&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.ilgazzettino.it%2Fnordest%2Fprimopiano%2Fauto_inquinanti_vecchie_scatola_nera_tetto_di_chilometri_regione_veneto-7613792.html

    (**) https://www.ilpattosociale.it/politica/quale-democrazia-dal-diritto-alla-pianificazione-del-premio/

    (***) https://www.ilpattosociale.it/attualita/lapocalisse-settimana-dopo-settimana/

  • Mettiamo i puntini sulle i

    Qualche giorno fa Salvini, in una delle sue molteplici interviste, ha dichiarato di voler riunire in Europa tutti i partiti di destra in coalizione, alleanza, con il Partito Popolare Europeo.

    Tajani, anche a nome del PPE, ha sottolineato che nel Gruppo Popolare non può e non potrà esserci spazio per i movimenti di estrema destra, come il partito della Le Pen, o che comunque rappresentano filoni politici contrari ai valori del Partito Popolare Europeo.

    Salvini ha ribadito che anche il Movimento Sociale Italiano era stato sdoganato da Berlusconi e che perciò Forza Italia non poteva, non doveva essere contraria all’ingresso nei popolari, o in una coalizione con loro, del partito della Le Pen.

    Tanto per rinfrescare la memoria di tutti, cominciando da Salvini, se è vero che Berlusconi, alleandosi con la Lega nel nord Italia e con l’MSI al centro sud andò per la prima volta al governo con gli alleati è altrettanto vero che l’MSI si era sdoganato da solo con il consenso di voti che era andato via via aumentando.

    Ancora più importante ricordare che Forza Italia in Europa, dove si era presentata come Forza Europa, non volle mai fare gruppo con i deputati del Movimento Sociale e neppure in seguito con quelli di Alleanza Nazionale e che l’Msi, dal 1989, non aveva più fatto gruppo con il partito di Le Pen.

    Il Movimento Sociale e poi Alleanza Nazionale in seguito costruirono in modo indipendente e lineare il loro percorso europeo fino alla creazione del gruppo Unione per l’Europa delle Nazioni, senza nessun aiuto, neppure esterno, da Forza Italia, anzi si subirono anche qualche non dimenticato e non marginale ostacolo.

    Forse sarebbe bene che tutti si andasse a rileggere la recente storia, dal 1989 sono passati 34 anni, molte cose sono accadute e molti di quegli avvenimenti hanno portato fino ai giorni nostri, ignorare o manipolare il percorso che i deputati europei prima del Msi e poi di AN hanno fatto, raggiungendo traguardi politici che oggi sono presentati come novità e che invece prendono origine da battaglie, impegni, visioni del passato, non giova a nessuno.

    Forza Italia dopo aver rifiutato di fare gruppo con il Msi/AN. fece parte, con colleghi di altri Stati, del gruppo UPE che poi lasciò per andare con il Gruppo Popolare, l’adesione al Gruppo Popolare non avvenne come partito, i deputati forzisti aderirono tutti singolarmente, questo era la condizione voluta dai Popolari.
    Le stesse condizioni di adesioni personali, e non di partito politico, i popolari le richiesero anche nel 2009 alla formazione che aveva inglobato in un unico soggetto, in Italia, Forza Italia e Alleanza Nazionale con il nuovo nome di Partito del Popolo delle Libertà.

    Ricordiamo anche come l’esperimento del nuovo soggetto politico finì poi malamente.

    Perciò Salvini, e non solo, si ripassi la storia recente e non tiri fuori a sproposito il nome del Msi.

  • Adesso basta

    C’è un limite a tutto, anche alla pazienza dei più pazienti e questo limite è stata decisamente superato da una parte “sinistra” dei partiti d’opposizione contestando il ricordo della nascita del Msi fatto da Isabella Rauti, Ignazio La Russa ed altri.

    Solo degli uomini piccoli, i quaquaraquà, possono ancora oggi sostenere che un partito che dalla sua nascita è stato presente nelle istituzioni italiane e poi europee non sia stato un partito democratico.

    Non sono bastati i morti ed i feriti che l’Msi ha purtroppo annoverato tra i suoi iscritti e simpatizzanti né i voti favorevoli all’Europa, mentre il Pci votava contro, non è bastato che sia stato l’unico partito uscito indenne da Mani Pulite e Tangentopoli. A distanza di anni dalla chiusura di un movimento che ha contribuito alla crescita politica dell’Italia, continuano le calunnie e le mistificazioni di troppi che parlano di democrazia mentre nei fatti la calpestano anche con leggi elettorali che espropriano gli elettori dal loro diritto di scelta.

    Il Movimento Sociale Italiano diventa troppe volte il pretesto per attaccare Fratelli d’Italia in un gioco sporco che, fortunatamente, non trova sponda nelle persone, negli elettori, un gioco sporco che si ritorce contro chi lo ha iniziato e continua a giocarlo.

    Le radici profonde non muoiono e danno vita a nuove realtà, le radici del male, del comunismo sovietico hanno dato vita a Putin ed alla sua vigliacca e crudele guerra, le radici del Msi hanno contribuito a dar vita al pensiero di quegli italiani, a partire da Fratelli d’Italia, che sono a fianco dell’Ucraina, con l’Europa e il mondo civile, per far vincere la libertà, l’integrità nazionale, il diritto internazionale, la giustizia.

  • La deriva democratica

    La semplice riduzione numerica, approvata nel  2019, dei rappresentanti eletti al Parlamento, lasciando tuttavia inalterato il già fragile equilibrio tra i diversi poteri dello Stato, implicava velatamente una inconfessabile volontà di una deriva democratica verso un sistema sempre più oligarchico con al centro proprio il controllo del Parlamento, e quindi di uno dei massimi poteri dello Stato come quello legislativo.(*)

    Va sottolineato, infatti, come il medesimo potere, ora attribuito ad un minore numero di parlamentari, di fatto ne accresca l’entità e il peso specifico della delega politica dello stesso rappresentante che lo esercita.

    A questo, poi, si aggiunga come nei successivi tre anni dalla approvazione nessuna proposta di riforma elettorale, che riportasse al centro la possibilità di esprimere la volontà degli elettori, abbia visto la luce.

    La sintesi di questa strategia ha portato ad un Parlamento con un minore numero di eletti, ma  sempre e comunque selezionati dalle segreterie dei diversi partiti e gestiti con liste bloccate, le quali vedono accrescere ancora di più il proprio potere. Una centralità così destabilizzante per  l’intero sistema democratico da influenzare pesantemente anche le stesse priorità dello stesso organo parlamentare.

    Le segreterie di partito diventano così uno “stato nello stato”, con logiche politiche e priorità che troppo spesso non  corrispondono a quelle della collettività e dello Stato stesso. Prova ne sia che gli stessi sostenitori di questa riforma parlamentare, tra le motivazioni della sua approvazione, adducevano  anche una presunta riduzione dei costi delle due Camere.

    Ora dal bilancio della Camera emerge come i costi complessivi risultino invariati anche con la riduzione degli stessi deputati. La oligarchia politica, espressione nello specifico del  potere delle segreterie dei partiti privo di ogni limitazione o bilanciamento, ormai si è insinuata subdolamente addirittura nello stesso assetto costituzionale, avvalendosi  anche del  controllo diretto esercitato su di un ridotto numero dei parlamentari sempre selezionati e proposti al corpo elettorale dallo stesso organo dirigente dei partiti.

    Nel nostro Paese, quindi, la democrazia liberale si riduce ad un modello sempre più retorico  mentre continua la pericolosa deriva  verso una sempre più invasiva oligarchia delle segreterie dei partiti e degli interessi a loro collegati.

    (*) ottobre 2019 https://www.ilpattosociale.it/politica/la-nuova-oligarchia-parlamentare/

  • Pericolosa indifferenza ed errori del passato

    In Iran le ragazze continuano ad essere uccise mentre con tanti altri, non solo giovani fortunatamente, chiedono giustizia per chi è stato assassinato dal regime e lottano per avere un minimo di diritti e di libertà.

    Dispiace che le piazze italiane rimangano vuote e fredde su questo dramma e che tanta parte politica dimostri un’indifferenza pericolosa. Scaldarsi, anche in modo scorretto, sugli immigrati non assolve dal silenzio che è stato lasciato cadere su altre tragedie.

    Sull’immigrazione le parole del Santo Padre tolgono ogni dubbio su cosa è giusto fare.

    Anche sull’Ucraina il Papa è stato chiaro: vi è il diritto di difendersi da aggressioni e violenze.

    Altrettanto evidente è che senza l’aiuto delle armi occidentali gli ucraini non avrebbero che potuto soccombere al fuoco russo e sarebbero ora sotto il giogo di Mosca mentre i miliziani della Wagner e i sanguinari ceceni avrebbero avuto tutto l’agio di violentare, stuprare, rubare, saccheggiare su tutto il territorio ucraino così come hanno fatto nei territori che hanno occupato.

    Continua la doppia verità di certa politica, una politica che ha stancato definitivamente coloro che hanno ancora il coraggio di pensare con la propria testa, per questo i partiti al governo stiano attenti a non ripetere errori già fatti da alcuni di loro o dagli avversari ed il terzo polo se vuole veramente, come ha più volte dichiarato, pensare al futuro del Paese senza posizioni precostituite si avvii alle elezioni regionali con idee nuove e non rimestando acqua nel mortaio.

  • La Commissione europea lavora per garantire trasparenza sul finanziamento ai partiti

    Trasparenza e cura dei valori europei. Su questo binario l’Ue si appresta a muoversi in vista delle prossime Europee. Con un primo obiettivo: issare un muro di fronte al pericolo di interferenze straniere. Il tema, non solo in Italia, del resto è attualissimo e vive all’ombra della Russia. La proposta avanzata dalla Commissione nel novembre del 2021 ha incassato il primo sì dell’Eurocamera in una votazione avvenuta 24 ore dopo l’annuncio di Ursula von der Leyen di un Defense Democracy Package contro la costante minaccia di ingerenze da Stati terzi.

    La proposta della Commissione – sulla quale Lega e Fdi si sono astenuti mentre i loro gruppi di appartenenza, Ecr e Id, in gran parte hanno votato contro – mira ad una maggiore trasparenza di partiti e fondazioni attraverso verifiche sulla tracciabilità dei finanziamenti. “E’ chiaro che le donazioni extra-Ue sono totalmente escluse”, ha specificato in Aula la vice presidente della Commissione Vera Jourova, spiegando che Bruxelles si appresta ad avanzare una proposta anche sulla pubblicità elettorale, “per evitare manipolazioni e difenderci dalle campagne di disinformazione”. Un maggiore controllo è previsto anche sull’uso che i partiti europei faranno dei loro fondi, per esempio nelle campagne referendarie, che devono essere connesse all’Unione.

    L’obiettivo insomma è aumentare la portata dell’azione dei partiti ma senza deragliamenti dal “da demos europeo, che esiste ed è sotto i nostri occhi”, ha spiegato l’eurodeputato di S&D Charles Goerens, che ha stilato la relazione sulla proposta. E su questa base il testo raccomanda l’ingresso di partiti di Paesi extra-Ue come “membri a pieno titolo” del Consiglio d’Europa. E delle regole ad hoc saranno varate anche in materie di parità di genere e lotta alle molestie sessuali. Con il sì dell’Eurocamera la proposta è stata rinviata in Commissione per il via al trilogo, ovvero il negoziato tra l’esecutivo Ue, il Consiglio e il Pe. Con una deadline: approvare in via definitiva.

  • Lettera aperta dell’Associazione Europa Nazione ai leader dei partiti italiani

    Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta dell’Associazione ‘Europa Nazione’ 

    L’Associazione Europa Nazione, che ha lasciato libertà di voto ai propri soci, in quanto ha deciso di non prendere posizione ufficiale per nessun partito che concorre alle elezioni legislative del 25 settembre 2022, esprime il suo disappunto e sconcerto per l’indegno spettacolo offerto in merito alle modalità e ai criteri attuati per la formazione delle liste dei candidati.

    Ancora una volta, partiti divisi su tutto e incapaci di confronti sereni, hanno confermato il “patto di ferro” dell’intesa tra loro di continuare l’esproprio del diritto costituzionale dei cittadini italiani di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.

    E’ dal 2005, con il varo della legge elettorale definita “Porcellum”, fino all’attuale normativa “Rosatellum”, che la politica si fa beffe dei diritti degli elettori e della rappresentanza dei territori e riduce la scelta dei candidati al Parlamento a decisioni discrezionali e arbitrarie di parenti, coniugi e amici personali, spesso inadeguati al ruolo, che vengono incredibilmente paracadutati in territori a loro del tutto estranei.

    Una sagra di nomine che non hanno nulla di politico e di rappresentativo, fondate sul principio dell’appartenenza fiduciaria ai leader, senza alcun legame con il popolo elettore.

    Un meccanismo prepotente e offensivo della sovranità popolare, che per quanto attiene specificatamente al Senato, potrebbe assurgere a vera e propria violazione della costituzione, atteso che per la Camera Alta il principio di rappresentanza è fondato su base Regionale.

    I candidati dovrebbero quindi essere residenti nella Regione e non sconosciuti esterni che poi si dileguano all’indomani delle elezioni.

    Ma come si può ancora impunemente consentire ai partiti di esercitare poteri che violano la Costituzione? Come si possono ancora ritenere libere elezioni, attività di finta espressione del voto, limitato unicamente ad una scelta di simboli di partito e non di persone, senza più alcun legame con gli interessi popolari e territoriali?

    Ma cosa di diverso si può pretendere dagli attuali partiti, ridotti a comitati elettorali, che non hanno mai adottato regole interne che garantissero gestioni e decisioni democratiche?

    Aveva ragione Piero Calamandrei quando alla Assemblea Costituente dichiarò: “una democrazia non può essere tale se non sono democratici anche i partiti”.

    Anche per questo la politica ha perso ogni credibilità e competenza e subisce il commissariamento di Premier “tecnici”.

    Per queste ragioni Europa Nazione si rivolge a tutti i leader dei partiti in corsa alle elezioni anticipate e chiede una dichiarazione pubblica di impegno, subito dopo le elezioni, ad approvare una legge elettorale che restituisca i diritti negati ai cittadini e ai territori.

    Solo così i cittadini potranno valutare quali leader saranno disponibili ad uscire dalla congrega degli usurpatori dei diritti costituzionali del popolo elettore italiano, così come potranno giudicare i leader che continueranno ad ignorare la richiesta di ripristino delle garanzie democratiche.

    Non è più tempo di egoismi e prepotenze, ma di scelte per il ritorno all’etica e al rispetto della Carta Costituzionale, nel primario interesse del Paese.

    Viva la democrazia e viva l’Italia.

    Europa Nazione

    I firmatati: Nicola Bono, Alfonso Amaturo, Alessandro Arancio, Nadia Barattucci, Corrado Cammisuli, Enrico Facco, Renato Giovannelli, Giorgio Holzmann, Salvo La Porta, Gennaro Malgieri, Dino Melluso, Silvio Meloni, Silvano Moffa, Enzo Molettieri, Pippo Monaco, Mimmo Nania, Adriano Napoli, Oronzo Orlando, Walter Pepe, Maria Rosaria Perdicaro, Rosario Polizzi, Francesco Rubera, Manuela Ruggieri, Noemi Sanna, Rosario Trotta, Roberto Visentin, Vittorio Delogu

  • L’eutanasia dei partiti

    I partiti hanno fatto Harakiri, perché il loro degrado, ed ormai l’evidente incapacità di elaborare analisi politiche, li ha portati irrimediabilmente al suicidio.

    Una stupidata incomprensibile, commessa da un ex premier che non ha mai brillato per carisma e personalità, spinto da ciò che resta dell’intellighenzia, si fa per dire, dei rivoluzionari grillini, è stata di colpo fatta propria da parte dell’intero centrodestra, accecato dalle dinamiche di concorrenza interna, che si è addossato la responsabilità di essere il vero killer dell’unico governo che avrebbe potuto realizzare le riforme, che costituiscono l’unico vero strumento per salvare l’Italia dalle perniciose logiche dell’immobilismo delle lobby, che la stanno logorando.

    I partiti, che erano sull’orlo di una crisi esistenziale, impediti nel ricorso alla spesa pubblica dal cerbero Draghi, hanno pertanto strumentalizzato l’errore di Conte e vinto la loro più importante battaglia, di tornare ad avere le “mani libere”, con cui potere affrontare le elezioni potendo tornare al tradizionale carosello di promesse ed elargizioni a puro scopo di acquisizione dei consensi elettorali.

    Il risultato di questa follia, sarà nientepopodimeno che la ripetizione dei disastri del passato, con l’aggravante di elezioni anticipate senza alcun soggetto politico concorrente, riconosciuto capace di esprimere una strategia per tutelare il presente e il futuro dell’Italia.

    Chiunque vincerà queste elezioni sarà incapace di realizzare, come negli ultimi quarant’anni, le riforme, non riuscirà per questo a consumare i passaggi per ottenere le rate ancora spettanti del PNRR, non sarà in grado di ultimare i progetti e sarà costretto a ripetere unicamente il ricorso all’ulteriore aumento del debito pubblico, fino a vedere realizzare gli scenari tremendi di fine 2011, che portarono alle dimissioni di Berlusconi, travolto dai mercati, dall’aumento esponenziale dello spread e dal ritorno dello spettro del default.

    La mancanza di competenze, di senso politico e di responsabilità dei partiti, specie quelli del centrodestra, che per tradizione culturale e storica dovrebbe sentire più degli altri questi valori, porterà l’Italia al disastro.

    Ed a rendere lo scenario ancora più cupo, dopo la scelta oscena dei partiti, in particolare del centrodestra, di assentarsi dal voto, nessuno è in grado di valutare il contraccolpo che la fine improvvisa e traumatica del governo Draghi provocherà sugli orientamenti del corpo elettorale nazionale, mai tenero con i responsabili delle elezioni anticipate, che oltretutto sarà chiamato a votare, per la quarta volta, senza una nuova auspicata legge che sottragga ai capi partito l’intollerabile esproprio del diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti.

    Il disastro annunciato, gli assalti alla diligenza delle risorse UE e del bilancio nazionale, il ricorso all’indebitamento per acquisire consensi, senza più freni da parte di nessuno, non potranno che portare, in tempi brevi, all’inevitabile commissariamento della politica, per salvare, come nel 2011 il Paese dal default.

    E questa volta, speriamo, sarà la fine degli imbonitori da fiera e l’inizio di una nuova era di recupero della politica, fondata su partiti nuovi e costruiti sulla base di ideali valori, contenuti, progetti e soprattutto visioni, in un quadro di rafforzamento della coesione Europea, per affrontare le sfide dei nemici della democrazia e del nostro stile di vita.

  • Un triste spettacolo

    Dopo aver ascoltato oggi gli interventi di molti senatori comincio a chiedermi se non avesse ragione Renzi a chiedere l’abolizione del Senato…

    Come la gran parte degli italiani: lavoratori, pensionati, imprenditori, autorevoli rappresentanti dei mondi della cultura e del volontariato, esprimo la mia solidarietà a Draghi e la tristezza per lo spettacolo al quale abbiamo, ancora una volta, assistito per colpa di coloro che hanno tramutato la Politica nello strumento dei loro interessi.

    C’è però una buona notizia, con le prossime elezioni gran parte di quei deputati e senatori che ci hanno ammorbato con le loro insipienze non torneranno più, il problema è, però, purtroppo, che fino a che non ci sarà una legge elettorale che riconsegni agli elettori il diritto di scegliere i loro rappresentanti continueremo ad avere alla Camera e al Senato i nominati e servi dei capi partito.

  • Se Draghi…

    Se Draghi dovesse seguire il suo personale interesse perché mai dovrebbe accettare di rimanere, per qualche mese, a presiedere un governo formato da partiti che, chi più chi meno, hanno comunque dimostrato di preferire il proprio tornaconto elettorale all’interesse comune?
    Draghi è arrivato a Palazzo Chigi avendo già ottenuto dalla vita, per suoi meriti, i massimi successi e riconoscimenti, come dimostrano, una volta di più, le recenti dichiarazioni di tanti capi di Stato e di governo, accreditati organi di stampa e mondi economici.
    Se Draghi, come ha dimostrato in tante occasioni, tiene più al bene dell’Italia e dell’Europa, agli interessi legittimi di tutti quei cittadini, personalità culturali, categorie ed imprese, ed anche amministratori pubblici, che in questi giorni hanno alzato la testa chiedendogli di restare, Draghi non potrà che rimanere accettando il rischio.
    Rischi ce ne saranno e bocconi amari da far perdere la calma anche ad un santo perché molti di quelli che oggi gli chiedono di restare saranno i primi a cercare  di portarlo, poi, ai margini di quel mondo politico che credono di rappresentare.
    Se Draghi se ne va molti diranno che ha abbandonato la nave nella tempesta, che ha fatto prevalere l’orgoglio alle necessità del Paese.
    Se resta gli stessi, e non solo, diranno che si vuole appropriare della politica usurpando i partiti dal diritto di voto e che la democrazia ha subito un nuovo vulnus.
    La verità è che, comunque, Draghi, grazie alla sciagurata scelta di Conte, che una volta di più ha dimostrato di non capire niente, ha, proprio in questi giorni, trovato quella legittimità politica che i partiti hanno perso da tempo.
    Se ieri Draghi era stata una scelta di Mattarella, accettata per necessità dalla coalizione di tutti, salvo FdI, oggi, con la richiesta di rimanere che gli hanno espresso più di 1300 sindaci, il corpo accademico, sindacati di lavoratori ed imprenditori, associazioni della società civile e con il consenso espresso da tanti cittadini, Draghi ha ottenuto quell’investitura politica necessaria a renderlo personalità sopra le parti e politicamente, profondamente, dentro la cosa pubblica, la res pubblica.
    Come sempre mentre vi è chi cerca di costruire ponti per superare la crisi  altri distruggono e più si parla più è a rischio la credibilità italiana nel mondo e intanto i problemi si aggravano.
    Alcuni sembrano non essere  in grado di comprendere che se in democrazia votare è un diritto dovrebbe essere un dovere delle forze politiche, specie di quelle che chiedono ad ogni piè sospinto il voto come se fosse un mantra, chiedersi da dove deriva quella sfiducia che ha portato il partito dell’astensione ad essere ormai maggioranza relativa.
    I partiti promettono quello che, se governeranno, non saranno in grado di mantenere, si nutrono di atteggiamenti arroganti e frasi fatte, non hanno democrazia interna, continuano a scippare agli elettori il diritto di scelta, nominano i parlamentari secondo la loro vicinanza alla leadership invece che farli scegliere dai cittadini. La incapacità, non solo dei leader, di autocritica, l’assoluta certezza di avere la verità rivelata, la difesa di alcune categorie senza valutare le conseguenze nel contesto generale della società, la mancanza di cultura geopolitica, di empatia e l’indifferenza ad ogni seria analisi sociale sono tra le cause che,se continueranno, renderanno sempre più forte l’astensione.
    D’altra parte a un certo tipo di leader non importa che vadano a votare tutti ma solo che vadano a votare i loro sostenitori perché per certi politici politicanti la democrazia non è portare il più gran numero di elettori a poter scegliere liberamente ma arrivare al governo con la maggioranza di quella minoranza che si recata alle urne!

    Il retro pensiero di troppi è ormai da tempo “meno vanno a votare meglio è“, per averne conferma basta analizzare i dati delle elezioni di questi anni.

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