
Non nel nome di Dio
Qualche volta mi chiedono perché non abbia scritto di questo o di quel fatto, fatti che sono stati a lungo nell’interesse dei media parlati e scritti, e la risposta è proprio lì, ne hanno già parlato in tanti e non c’è altro da aggiungere.
Nel caso, però, del nuovo Presidente degli Stati Uniti una breve considerazione la devo fare anch’io, come posso fidarmi di una persona che dichiara di essere stato salvato direttamente da Dio per deportare gli immigrati o per rendere l’America più grande ed aggressiva.
Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio e sinceramente mi preoccuperebbe che Dio che prego spesso e del quale, come posso e riesco, cerco di rispettare i precetti, si fosse impegnato direttamente per salvare la vita a Trump, conoscendo i suoi obiettivi, lasciando contestualmente massacrare ucraini, israeliani e palestinesi.
Diffido da chi parla in nome di Dio non avendone titolo, di chi si sente l’unto del Signore, di chi tiene rosari in mano mentre parla di politica di chi, come ad esempio Putin, bacia pile, frequenta chiese ma non riesce ad amare e soprattutto a rispettare il suo prossimo.
Forse questa riflessione non vi basta, vorreste qualcosa in più, ma se leggete bene sarete d’accordo con me, ogni uomo ha il diritto di sbagliare e il dovere di cercare di non farlo e solo chi non ha sufficiente forza nelle sue idee cerca di mostrarsi come un figlio prediletto del suo Dio.
Più l’uomo è debole e vuole commettere delle ingiustizie più chiede e sostiene l’avallo del cielo, Dio è grande per tutti non solo per i musulmani, i Putin di turno o i presidenti di un paese, grande o piccolo che sia.