L’Egitto contesta davanti all’Onu gli accordi marittimi tra Libia e Turchia
L’Egitto ha presentato un memorandum ufficiale alle Nazioni Unite per rigettare una serie di misure e accordi marittimi adottati dalla Libia, incluso l’ultimo memorandum d’intesa con la Turchia. Come riferiscono media greci, Il Cairo definisce queste intese una “violazione della sovranità egiziana” e una lesione dei propri diritti nel Mediterraneo orientale. Il documento, datato 8 settembre, rifiuta espressamente l’accordo firmato il 25 giugno tra la compagnia libica Noc e la Turkish Petroleum Corporation (Tpao) per studi sismici in quattro aree offshore. Una di esse, la cosiddetta “Area 4”, ricadrebbe – secondo le autorità egiziane – entro i limiti della zona economica esclusiva (Zee) e della piattaforma continentale egiziana. Di conseguenza, Il Cairo respinge “qualsiasi misura, condotta o conseguenza giuridica derivante da questo accordo”.
La posizione egiziana non riguarda solo l’intesa energetica, ma anche la definizione unilaterale da parte libica dei limiti della propria piattaforma continentale. Il Cairo richiama la propria legislazione nazionale, in particolare il decreto presidenziale 595/2022, e afferma che le rivendicazioni di Tripoli sono “incompatibili con la Convenzione Onu sul diritto del mare e con il diritto internazionale”. La disputa si inserisce in un contesto già segnato dal rafforzamento della cooperazione tra Tripoli e Ankara. Come già riportato da “Agenzia Nova”, il 27 giugno scorso il ministro del Petrolio del governo libico di unità nazionale, Khalifa Abdul Sadiq, ha incontrato a Tripoli l’omologo turco Alparslan Bayraktar per consolidare il partenariato energetico, con particolare attenzione all’esplorazione congiunta di giacimenti offshore. Un’intesa che ha subito inasprito le tensioni con la Grecia, impegnata in nuove gare internazionali per l’esplorazione di idrocarburi al largo di Creta. Atene ha risposto inviando due fregate e una nave militare nelle acque internazionali davanti alla Libia, ufficialmente per controllare i flussi migratori, una mossa percepita da Tripoli come “provocazione militare”.
La Grecia, insieme a Cipro e all’Unione europea, si richiama alla Convenzione Unclos del 1982, che riconosce alle isole la capacità di generare zone economiche esclusive. Libia e Turchia, invece, si basano sulla Convenzione di Ginevra del 1958 e considerano sproporzionato che piccoli lembi di terra – come l’isola greca di Kastellorizo, a soli due chilometri dalla costa turca – possano estendere ampie Zee. Per Atene, le mosse di Tripoli e Ankara rappresentano un affronto giuridico e geopolitico. Per Il Cairo, un rischio diretto ai propri interessi energetici nel Mediterraneo levantino. Secondo osservatori, un’ulteriore destabilizzazione dell’EastMed metterebbe in pericolo rotte commerciali vitali per l’Italia e l’Europa, aprendo scenari di tensione anche con l’Unione europea, che in base all’articolo 42 del Trattato di Lisbona sarebbe tenuta a fornire assistenza a un Paese membro aggredito.
Alcuni giorni prima dell’iniziativa egiziana il gruppo di lavoro congiunto libico-turco ha tenuto una riunione ad Ankara per affrontare la regolamentazione dei contratti firmati prima del 2011, la revisione degli accordi del 2024 e del 2025, e l’elaborazione di un piano operativo per riattivare i progetti di sviluppo rimasti bloccati. Secondo quanto riferito dal sito di informazione libico “Al Wasat”, l’obiettivo è stato quello di rafforzare la stabilità e la continuità delle iniziative comuni tra i due Paesi. Durante l’incontro, le parti hanno evidenziato la crescita del 31% degli scambi commerciali tra Libia e Turchia nei primi otto mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024. Entrambe hanno ribadito la necessità di consolidare questo slancio per rafforzare la cooperazione economica, sostenere nuovi progetti di investimento e sviluppare un partenariato strategico più solido, con particolare attenzione ai settori prioritari di infrastrutture, costruzioni, commercio e industria. La delegazione libica era guidata dal ministro dei Trasporti e consigliere finanziario del primo ministro, Mohamed al Shehaby, affiancato dal capo del Team per l’attuazione delle iniziative presidenziali e dei progetti strategici, Mustafa al Manie, dal sottosegretario del ministero dell’Economia e del Commercio, Suheil Abu Shaiha, dall’ambasciatore libico in Turchia, Mustafa al Qleib, oltre a rappresentanti di diverse agenzie governative. La delegazione turca, invece, era guidata dal ministro del Commercio, Omer Bolat, con il suo vice Ozgur Volkan Agar, il presidente dell’Associazione degli imprenditori turchi e direttori di vari ministeri e istituzioni.




