
In attesa di Giustizia: todos caballeros
E’ iniziato un “ponte” da fare impallidire quello onirico tra Scilla e Cariddi e per restare in argomento di feste questa settimana la rubrica si occuperà di una non ufficializzata ma assai partecipata in silenzio da alcune migliaia di cittadini, tutti appartenenti all’Ordine Giudiziario: correva l’anno 1966 ed il 25 luglio il Parlamento, prossimo a sua volta ad andare in ferie, approvò la cosiddetta “Legge Breganze”, dal nome del deputato che ne fu proponente, Umberto Breganze, un avvocato e deputato democristiano.
Questa riforma si poneva nel solco di un principio già affermato nel 1963: le promozioni dei magistrati non avvenivano più sulla base dei posti disponibili (ad esempio: si libera un posto di giudice di Corte d’Appello e, quindi, un singolo viene promosso a quel posto), ma si promuovevano tutti i candidati idonei a prescindere dalla disponibilità dei posti. Si accedeva, quindi, a rango ed incarichi superiori che, però, non esistevano.
La novità della Legge Breganze consiste nel fatto che le progressioni di carriera non debbano più nemmeno avvenire per concorso ma che la promozione al grado di Magistrato d’Appello avvenga in forma automatica, per mera anzianità. Non paghi, nel 1973 i magistrati chiedono ed ottengono che lo scorrimento automatico avvenga, sempre senza concorso per sola anzianità, fino a magistrato di Cassazione.
Fu così che il numero di magistrati con il grado di Consigliere di Cassazione crebbe in maniera esponenziale. Passano poco più di dieci anni ed il 6 agosto 1984, mentre ancora una volta gli italiani si godono le meritate vacanze, l’infaticabile legislatore va oltre ed approva la norma sul “galleggiamento”: cioè a dire che a parità di qualifica deve esserci parità di stipendio. Tutti i magistrati, pertanto, percepiscono uno stipendio pari al più alto pagato ad un singolo magistrato che abbia quella determinata qualifica: se in uno specifico livello entra oggi un magistrato che, per vari motivi, percepisce uno stipendio più alto tutti gli altri, automaticamente, “galleggiano” ed hanno diritto a prendere quella identica retribuzione…così nessuno rischia di annegare e la Patria è salva, almeno per otto anni, come vedremo.
Fra i pochi ad opporsi a queste continue regalie balneari vi fu Giuseppe Gargani, insieme a Cossiga ed altri, compreso il repubblicano Oronzo Reale che era presidente della Commissione Giustizia della Camera, ma fu tutto inutile e l’opposizione mal tollerata, tant’è che Gargani venne chiamato da Flaminio Piccoli il quale gli disse più o meno: “Lascia stare ti portano su una via sbagliata. Questa legge è fondamentale per il nostro Paese”. Gargani tentò ugualmente di prospettare le inique conseguenze tipo che tutti i magistrati, pur rimanendo – magari – Pretori di Capracotta, avrebbero avuto il rango di Cassazionisti e percepito il medesimo stipendio. Era insomma la famigerata progressione automatica delle carriere. Piccoli, come racconta lo stesso Gargani nel libro “Le mani sulla storia” non volle sentire ragioni affermando bruscamente: “Senti, se non passa questa legge ci arrestano tutti”. Se chiedete a qualche magistrato vi dirà che questo generoso trattamento economico è volto ad attuare il precetto costituzionale di indipendenza per evitare che siano soggetti a rivendicazioni da parte di altri Poteri…”
Gargani non pensò a questo e rimase interdetto: intuì che ci fosse qualcosa sotto di inconfessabile ed ancor oggi non sappiamo cosa fosse perché a richiesta di chiarire il suo pensiero e quali timori lo animassero Flaminio Piccoli rispose: “Capirai, capirai…”.
Non tutto è intellegibile ancor oggi però è un fatto che meno di due lustri dopo divampò “Mani Pulite”. Forse i favori fatti alla Magistratura anche dagli avvocati che sedevano in Parlamento non sono stati abbastanza.