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Altre rivelazioni clamorose che accusano un autocrate corrotto

Chi commette una piccola colpa cade sotto i rigori della legge,

ma i grandi colpevoli hanno l’onore del trionfo.

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, 62/65

Che in Albania da anni ormai sia stata restaurata una nuova dittatura sui generis non rappresenta più una novità. Almeno per tutte le persone che conoscono la vera, vissuta e spesso anche sofferta realtà albanese. Che in Albania, da anni ormai, sia stato consapevolmente calpestato il principio di Montesquieu sulla separazione dei poteri si può facilmente verificare. Che in Albania da anni ormai esistono solo sulla carta i tre poteri indipendenti tra di loro non lo ammettono solo i diretti interessati, coloro che volutamente hanno generato una simile e pericolosa situazione e anche la schiera dei soliti approfittatori e leccapiedi. Che in Albania il potere esecutivo controlli con mano di ferro i due altri, e cioè il potere legislativo e quello giudiziario, si sa, è un dato di fatto. Ed il controllo di quest’ultimo è stato istituzionalizzato dal 21 luglio 2016, con l’approvazione in parlamento della “riforma” del sistema della giustizia. Una “riforma” quella che è stata ideata, programmata, assistita in tutte le fasi della sua stesura, fino all’approvazione finale, soprattutto da un raggruppamento occulto di oltreoceano, capeggiato da uno speculatore di borsa. Proprio colui che ha ideato ed il 16 settembre 1992 ha anche attuatto quello che ormai viene riconosciuto come il mercoledì nero (Black Wednesday; n.d.a.) della Borsa di Londra. E proprio le organizzazioni che fanno capo a questa persona, dopo l’approvazione della “riforma” del sistema della giustizia in Albania, si sono vantate della loro “validissima assistenza”. Ma non sono state solo loro. Purtroppo la “riforma” del sistema della giustizia in Albania è stata assistita e finanziata anche dalle strutture della Commissione europea. E anche loro si sono dichiarati “orgogliosi”.

Montesquieu, nella sua opera De l’Esprit des lois (Spirito delle leggi; n.d.a.) pubblicata nel 1748, tra l’altro sottolineava: “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti”. Una sua convinzione che si adatta a tutti i dittatori, gli autocrati e i loro simili. Compreso anche l’ormai noto autocrate albanese, il primo ministro che è al potere da dodici anni e controlla tutto e tutti. Montesquieu aveva però anche la soluzione per non permettere una simile realtà. Lui ne era convinto e affermava: “Perché non si possa abusare del potere occorre che […] il potere arresti il potere”. Ma in Albania la vera, vissuta e spesso sofferta realtà, fatti accaduti e che continuano quotidianamente ad accadere, fatti noti e denunciati alla mano, testimoniano proprio il contrario. E cioè che non solo il potere non può arrestare l’altro potere, ma che un solo potere, quello esecutivo, controlla gli altri due poteri. Compreso anche quello che ormai viene riconosciuto come il quarto potere, il potere mediatico. Un potere non esistente come tale quando Montesquieu scriveva la sua opera De l’Esprit des lois.

Il nostro lettore da quasi dieci anni ormai è stato informato, con la dovuta e richiesta oggettività della realtà albanese. Di quella realtà che, purtroppo, non viene conosciuta all’estero perché è stato investito molto e in varie forme, per camuffarla. Il nostro lettore da anni ormai è stato informato che in Albania si sta consolidando una nuova e pericolosa dittatura sui generis. Una dittatura che cerca di camuffarsi dietro una facciata di pluripartitismo e di falso liberalismo. Il nostro lettore è stato informato, fatti alla mano, che si tratta di un’alleanza tra il potere politico, rappresentato istituzionalmente da dodici anni ormai, dallo stesso individuo, il primo ministro, la criminalità organizzata, locale ed internazionale, compresa quella italiana ed alcuni raggruppamenti occulti, il più attivo dei quali è quello capeggiato dell’ideatore del mercoledì nero nella Borsa di Londra. Un raggruppamento quello che ha individuato, scelto e sostenuto, da molti anni ormai, l’attuale primo ministro albanese. Ma non solo lui. Ovviamente per realizzare ed ottenere quello che hanno programmato di avere nella regione balcanica. E per permettere la realizzazione delle loro strategie garantiscono anche il funzionamento di determinate attività lobbistiche, dietro i necessari e lauti finanziamenti. Attività lobbistiche quelle che spesso arrivano a convincere, purtroppo, non pochi alti funzionari delle istituzioni internazionali, comprese quelle dell’Unione europea.

In Albania però alcuni media, riescono ancora a resistere alle varie forme di pressione da parte del regime del primo ministro. E proprio uno di questi, un’emittente televisiva, ha trasmesso lunedì, in prima serata, una lunga intervista dell’ex vice primo ministro (2021-2022) e stretto collaboratore dell’attuale primo ministro albanese. Un’intervista fatta in Svizzera, dove da quasi due anni si trova l’ex vice primo ministro, dopo essere riuscito a fuggire e scappare all’arresto richiesto nei suoi confronti dalla Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata. Si tratta però di una struttura che, innumerevoli fatti pubblicamente noti alla mano, risulta ubbidire agli ordini impartiti dai massimi livelli governativi, soprattutto dallo stesso primo ministro. Anche di questo il nostro lettore è stato informato a più riprese. Chissà perché il primo ministro ha deciso di arrestare il suo stretto collaboratore per molti anni? Le cattive lingue ne hanno parlato tanto. Hanno detto che il primo ministro, trovandosi in grosse difficoltà, è disposto a consegnare alla giustizia anche i suoi più stretti collaboratori. E così lui cerca di far sembrare che il sistema “riformato” della giustizia funziona e che perciò se lui, il primo ministro, non viene indagato significa che è innocente. Questo e tanto altro dicevano allora le cattive lingue.

Ebbene l’ex vice primo ministro dalla Svizzera dove si trova e dove ormai gode dello stato di avente asilo politico, ha rilasciato la sua terza intervista alla stessa emittente televisiva non controllata dal primo ministro. L’intervista, durata per circa tre ore, è stata trasmessa lunedì scorso, in prima serata. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito delle altre due precedenti interviste (1o febbraio 2024 e 29 luglio 2024) e delle forti accuse fatte dall’ex vice primo ministro albanese (2021 – 2022), soprattutto nei confronti dell’attuale primo ministro (Governo che funziona come un gruppo criminale ben strutturato, 17 luglio 2023; Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile, 24 luglio 2023; Rivelazioni riguardanti ruberie milionarie ed abuso del potere; 6 febbraio 2024; Altre clamorose testimonianze di corruzione ed abuso di potere, 8 aprile 2024; Una gola profonda che accusa e rivela gravi verità, 7 agosto 2024 ecc…).

Durante la lunga intervista di lunedì scorso, l’ex vice primo ministro ha fatto altre rivelazioni clamorose che accusano direttamente e senza equivoci l’attuale primo ministro albanese ed alcuni suoi molto stretti famigliari e collaboratori. Lui ha dichiarato che è pronto e sempre disponibile a testimoniare davanti ai tribunali, ma non in Albania. Sì perché, come ha affermato, in Albania lui rischia la vita. Ma anche perché in Albania il sistema “riformato” della giustizia è controllato ed ubbidisce agli ordini del primo ministro. Durante tutta la sua lunga sopracitata intervista, l’ex vice primo ministro chiamava sempre il primo ministro albanese ‘il capo dell’organizzazione criminale’ e ha spiegato anche il perché. Così come ha spesso evidenziato, fatti alla mano, la totale e vergognosa ubbidienza del sistema “riformato” della giustizia alla volontà del primo ministro.

Chi scrive queste righe informerà il nostro lettore delle specifiche accuse fatte durante l’intervista sopracitata, in attesa di altre rivelazioni, analisi e, se mai, anche di una reazione da parte del diretto accusato, il primo ministro. Ma purtroppo in Albania succede quello che affermava Seneca circa ventuno secoli fa. E cioè che chi commette una piccola colpa cade sotto i rigori della legge, ma i grandi colpevoli hanno l’onore del trionfo.

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