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Riflessioni durante la Giornata internazionale della democrazia

Se la democrazia è distrutta, tutti i diritti sono distrutti.

Karl Popper; da “La società aperta e i suoi nemici”, 1945

Della democrazia, come concetto e come realtà vissuta, da molto tempo ormai si parla, si scrive e si dibatte spesso in tutte le parti del mondo. Si tratta di una delle forme dell’organizzazione e del funzionamento dello Stato, concepita e messa in atto già nella Grecia anticha. Le città-Stato erano tipiche di quel periodo. E nelle città-Stato della Grecia antica, soprattutto ad Atene, funzionava la polis e cioè una forma di organizzazione sociale e politica. La polis si basava sulla diretta partecipazione degli abitanti liberi della città nelle attività comuni ed era caratterizzata da quella che i greci antichi chiamavano isonomia. Una parola che significava uguaglianza di diritti dei cittadini di fronte alla legge. Ad Atene dal VI secolo a.C. la democrazia era una realtà. Il potere spettava a tutti i cittadini liberi e anche a tutti gli stranieri che avevano ottenuto la cittadinanza ateniese. La democrazia nella città-Stato di Atene funzionava, basandosi su tre principi. Il primo era proprio l’isonomia. Il secondo, era l’isogoria, che significava il diritto della libertà di parola. Ed il terzo principio su cui si basava la democrazia funzionante ad Atene era l’isotimia – il diritto della parità di pretendere e di competere per tutte le cariche pubbliche. Da allora, nel corso dei secoli, il concetto e le forme del funzionamento della democrazia si sono evolute ed adattate alla realtà. Ormai con la democrazia si intende una forma di organizzazione dello Stato dove il potere esecutivo, quello legislativo ed il potere giudiziario sono separati ed indipendenti l’uno dall’altro. In uno Stato democratico la sovranità appartiene al popolo che la esercita tramite i loro rappresentanti scelti in seguito a delle libere elezioni a cui partecipano tutti i cittadini che hanno il diritto di voto, previsto dalla legge.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 10 dicembre 1948 ha approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Tra i diritti dell’essere umano è stato annoverato anche il diritto alla democrazia. L’articolo 21 della Dichiarazione sancisce proprio questo diritto. Il primo comma dell’articolo afferma: “Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio Paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti”. Il secondo comma afferma: “Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio Paese”. In seguito, il terzo comma dell’articolo 21 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisce che “La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione”. Si tratta di diritti che erano riconosciuti anche nella Grecia antica ed in seguito, soprattutto durante questi due ultimi secoli, in tutti i Paesi dove è stata attuata un’organizzazione democratica dello Stato.

Domenica scorsa è stata celebrata la diciassettesima Giornata internazionale della democrazia. Era l’8 novembre 2007 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la sua Risoluzione A/RES/62/7 ha proclamato il 15 settembre come la Giornata internazionale della democrazia. Una decisione quella che esprime la vitale necessità di preservare tutto quello che si è ottenuto nel corso dei secoli con tanti sacrifici. Una decisione che esprime anche l’impegno di non indietreggiare. Sì, perché il rischio di indietreggiare e di consentire la restaurazione ed il consolidamento di forme totalitarie di funzionamento e dell’organizzazione dello Stato è ben presente e si sta verificando, fatti accaduti e pubblicamente noti alla mano, in diverse parti del mondo. Europa compresa. Sabato scorso, in occasione delle celebrazioni della diciassettesima Giornata internazionale della democrazia, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, nel suo messaggio ha, tra l’altro, affermato che i diritti dell’essere umano “…sono sotto attacco in tutto il mondo. Le libertà vengono erose, lo spazio civico si sta riducendo, la polarizzazione si intensifica e la sfiducia cresce”.

Der Spiegel (Lo spechio, n,d,a,), una rivista tedesca con una tiratura media di circa un milione di copie alla settimana, è un settimanale molto noto ed influente a livello internazionale. Lo conferma anche The Economist, un altrettanto noto settimanale inglese d’informazione. Venerdì scorso, 13 settembre, nelle pagine del settimanale Der Spiegel c’era un lungo articolo investigativo che analizzava la preoccupante realtà in Albania. L’autore dell’articolo, un noto giornalista, trattava in base a molti fatti accaduti e documentati, nonché ad interviste fatte da lui o da altri media internazionali, tra cui anche da RAI 3, la drammatica realtà albanese e la galoppante corruzione che coinvolge tutti. Anche i più alti rappresentanti governativi, primo ministro compreso. L’autore dell’articolo trattava, altresì, il comportamento ambiguo di alcuni alti rappresentanti dell’Unione europea, di deterimati Paesi membri dell’Unione e degli Stati Uniti d’America.

Nel capitolo intitolato “La corruzione a tutti i livelli” l’autore dell’articolo di Der Spiegel faceva riferimento al Segretario di Stato statunitense che nel febbraio scorso era in una visita ufficiale in Albania. Una visita di cui il nostro lettore è stato informato (Sostegno da Oltreoceano ad un autocrate corrotto; 20 febbraio 2024). L’autore di queste righe, riferendosi alla visita del segretario di Stato statunitense, in quell’articolo informava il nostro lettore anche che “….il segretario di Stato ha considerato il primo ministro albanese come “un illustre dirigente e un ottimo primo ministro” (Sic!). Chissà a cosa si riferiva? Ma non di certo alla vera, vissuta e sofferta realtà albanese”. Nell’articolo pubblicato la scorsa settimana da Der Spiegel l’autore scriveva che il Segretario di Stato statunitense “…ha trovato delle parole lodevoli “per il primo ministro albanese e per la riforma del sistema della giustizia, dichiarando che “i funzionari corrotti adesso stanno assumendo la loro responsabilità”.  E poi aggiungeva che “….i rappresentanti della criminalità organizzata sono [ormai] in carcere e stanno perdendo la loro ricchezza. Questo è un grande cambiamento”. Ma in seguito l’autore dell’articolo si riferiva al rapporto ufficiale per il 2023 del Dipartimento di Stato, diretto proprio dal Segretario di Stato statunitense. In quel rapporto critico della situazione in Albania era stato evidenziato, tra l’altro, che la corruzione è attiva “…in tutti i dicasteri e a tutti i livelli del governo”. L’autore dell’articolo di Der Spiegel aggiungeva: “questo vuol dire fino in cima”. E si riferiva proprio al primo ministro albanese. Citando poi un ex ministro da lui intervistato, ma che voleva rimanere anonimo, l’autore dell’articolo sottolineava che “…la fusione degli interessi politici e mediatici con quelli della criminalità e degli oligarchi” è alla base del sistema che usa il primo ministro albanese. L’ex ministro aggiungeva che “Tutto questo si fa con la benedizione dell’Unione europea e degli Stati Uniti d’America”. Poi l’autore dell’articolo sottolineava che il primo ministro albanese “…ha portato tutto il Paese alla criminalità. Adesso l’Albania è adatta ad un caso di studio sulla corruzione. Ed aggiungeva che il primo ministro, un furbo, “….riesce [però] a trovare delle conoscenze in Occidente”. L’articolo pubblicato il 13 settembre scorso su Der Spiegel continuava facendo una dettagliata analisi della drammatica e preoccupante realtà albanese, con tante citazioni di fatti accaduti e pubblicamente noti.

Chi scrive queste righe trova molto realistico l’articolo pubblicato da Der Spiegel. Egli da anni ormai ha informato con la dovuta e richiesta oggettività il nostro lettore sulla drammatica e molto preoccupante realtà albanese e sulla restaurazione ed il continuo consolidamento, da qualche anno, di una nuova dittatura in Albania. Una dittatura che ha sgretolato la nascente democrazia. E se la democrazia è distrutta, tutti i diritti sono distrutti. Così scriveva nel 1945 Karl Popper.

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