ideologia

  • La nudità ideologica

    Da sempre, da troppo si potrebbe aggiungere, in Italia si assiste ad un pietoso spettacolo offerto, indipendentemente dal proprio orientamento politico, dalle diverse cariche istituzionali rappresentate da figure politiche.

    Solo poche ore fa un portavoce della Regione Lazio ha rilasciato delle dichiarazioni a titolo personale in relazione alla strage di Bologna, dimenticandosi completamente del ruolo che ricopre all’interno della Regione stessa. Anzi, ha affermando di parlare a titolo personale, dimenticando come nel momento in cui si assume un incarico il fattore personale non dovrebbe neppure venire più preso in considerazione a favore del ruolo pubblico.

    Negli ultimi mesi, in più riprese, il Presidente del Senato La Russa ha avuto modo di esternare affermazioni espressione di un proprio e forte orientamento politico.

    In altre parole, esattamente come nelle precedenti legislature gli stessi miserevoli comportamenti potevano venire attribuiti all’ex Presidente della Camera Fico e alla Boldrini, continua un orrido spettacolo offerto ai cittadini all’interno di ogni singola legislatura.

    Questo conferma, ancora una volta, come il ceto politico nostrano, nella propria articolata complessità e completezza, abbia solo compreso quali e quanti onori implichi una rappresentanza, una carica istituzionale, ma contemporaneamente ignori quali e quanti obblighi comporti la sua accettazione.

    Pur consapevoli quindi che una qualsiasi carica istituzionale, a maggior ragione se a livello nazionale, offra un prestigio unico ad un qualsiasi esponente politico, tuttavia sarebbe opportuno anche rendersi conto che implica inevitabilmente una serie di attenzioni, la prima delle quali dovrebbe essere quella di dimostrarsi in grado di rappresentare l’intero Paese e non la sola parte della maggioranza elettorale.

    Anche perché, in considerazione tanto della legge elettorale, la quale impedisce di scegliere i propri rappresentanti agli aventi diritto, quanto dell’astensionismo, molto spesso al governo finiscono coalizioni che rappresentano poco più di un quarto dell’intero popolo elettorale.

    Proprio in ragione di questa situazione la figura istituzionale dovrebbe essere una figura unificante e non certamente divisiva della sua attività politica ed istituzionale ed a maggior ragione nelle proprie esternazioni.

    Viceversa, da anni le maggiori cariche istituzionali esprimono personaggi passati direttamente da un ideologico bar all’angolo ai vertici dello Stato ed esternano il solo proprio chiaro orientamento politico e, di conseguenza, dimostrano di non essere in grado di rappresentare lo Stato nella propria unità.

    Dismettere le vesti ideologiche e politiche ed assumere una “nudità ideologica” dovrebbe rappresentare la conditio sine qua non in grado di assicurare la rappresentanza dell’intero Paese.

  • Il Presidente del Consiglio

    Questa è la testimonianza inequivocabile della “ideologia eversiva” dei centri sociali e degli antagonisti di sinistra: la sagoma posta a testa in giù ed appesa “esanime” è pronta per l’orrendo vilipendio del corpo ripercorrendo la storia di 75 anni fa.

    Ovviamente si sprecheranno le giustificazioni espresse dai vertici di tutti i partiti di sinistra, fino ad arrivare alla famosa frase “sono solo compagni che sbagliano” magari solo nella forma e nei modi.

    Per chi ha vissuto, invece, anche se solo da liceale, gli anni di piombo con le vittime innocenti di azioni assassine e delle stragi operate da organizzazioni terroristiche tanto di sinistra quanto di destra, non sarà difficile percepire le similitudini nei toni degli slogan e nei conseguenti comportamenti dei centri sociali (gli epigoni di Autonomia Operaia e Lotta Continua) i vagiti di una nuova sinistra non più solo antagonista. Ora vengono poste le basi ideologiche per un substrato “culturale” nel quale possano attecchire le malsane menti malate di una nuova forza eversiva.

    La storia spesso si ripete con forme forse diverse, ma attraverso contenuti decisamente simili anche se espressi a decenni di distanza. Allo Stato, nella sua articolata struttura istituzionale, e alle forze politiche va attribuita la responsabilità di comprendere i pericoli e le criticità di questa situazione esplosiva. Di conseguenza dagli stessi ci si dovrebbe attendere la capacità di attuare un diverso monitoraggio delle evoluzione di questi movimenti, ma, al tempo stesso, dovrebbe emergere una volontà politica di riconoscere le radici sociali, economiche e politiche che originano le cause di simili comportamenti.

    La risultante di queste due strategie dovrebbe portare alla conoscenza dalla quale elaborare e dimostrare la volontà di porvi rimedio togliendo così le ideologiche giustificazioni addotte da sempre dalle organizzazioni estremiste e quindi evitare di  arrivare ancora ad una nuova ondata terroristica.

  • Quale senso della realtà

    Come se nulla fosse più importante dell’affermazione della propria supremazia ideologica, in un periodo (oltre due anni) di forte difficoltà non solo sanitaria ma anche economica il delirio ideologico politico dei massimi esponenti della maggioranza non si ferma neppure mentre si annuncia nel 2022 una stangata per le bollette con rialzi fino al 61% del gas seguiti da rincari fino al 48% per la luce (percentuali già calcolate sui rincari già avvenuti nel 2021).

    Questa situazione determinerà inevitabilmente una quinta, contemporanea alla quarta, ondata di pandemia ma in questo caso di natura esclusivamente economica, ma non per questo meno devastante.

    In questo incredibile contesto solo pochi mesi fa un ministro inneggiava al boom economico e affermava senza pudore che “Col super green pass avremo un Natale totalmente aperto. Nessuna restrizione per i vaccinati, per le attività sociali, culturali e del tempo libero e consumi da boom economico”, by Renato Brunetta (04.12.21).

    Contemporaneamente un segretario di partito della maggioranza pensa per il 2022 di riproporre il Decreto Zan dopo averlo affossato per la propria incapacità di trovare una semplice e possibile mediazione.

    Entrambi, Brunetta e Letta, rappresentano la peggiore espressione di quella medesima presunzione intellettuale, mai come in questo caso assolutamente risibile e priva di qualsiasi riscontro oggettivo.

    Esiste un limite anche nella dimostrazione di disprezzo nei confronti dei cittadini e questi due politici lo hanno già ampiamente superato.

    Il senso della realtà invece rimane sconosciuto ad entrambi.

  • I costi della ideologia ambientalista

    Molto spesso si parla di ideologia ambientalista solo in relazione alla pura scelta fideistica ed ideologica ma mai in riferimento ai suoi eventuali costi, soprattutto in una prospettiva futura che queste scelte scaricano sulla collettività come espressione delle cieca ideologia.

    Il termine ideologia ambientalista, quindi, serve a definire un movimento politico molto spesso privo di competenze specifiche ma sostenuto dalla fede ideologica divenuta la propria ragione anche solo di sopravvivenza politica a scapito ovviamente degli interessi del paese e dei cittadini la cui provenienza spesso viene da ideologie politiche ampiamente sconfitte dalla storia.

    In questo contesto risulta impossibile pretendere da questi novelli cavalieri della salvezza del pianeta anche la sola comprensione dell’effetto devastante per la vita quotidiana dei cittadini delle proprie decisioni. Nel 2020 il governo Conte stabilì il blocco delle trivellazioni per l’estrazione del gas per la zona di Ravenna nella quale da sempre l’attività estrattiva nel suo complesso è una delle principali realtà economiche e contemporaneamente fonte di occupazione di alto livello. Una decisione scellerata e puramente ideologica la quale ha determinato come prima nefasta conseguenza l’aumento fin da subito del livello di dipendenza dell’approvvigionamento energetico del nostro Paese, problema ovviamente sconosciuto ai rappresentanti di questo delirio ideologico. Questo miope divieto ovviamente non riguardava la Croazia la quale ha continuato giustamente ad estrarre il gas dal mare Adriatico traducendo questa disgraziata scelta politica del governo Conte e dalla sua maggioranza (5Stelle e Pd) in nuova disoccupazione per un’economia già in difficoltà regalando anche un ulteriore vantaggio competitivo ad un nostro concorrente come lo stato della Croazia.

    Da sempre l’effetto delle scelte politiche si dimostra non tanto nell’immediato quanto nel medio e lungo termine. Certamente nel 2020 nessuno poteva immaginare una crisi energetica di simili proporzioni tuttavia la scelta ideologica del governo Conte già allora si dimostrò scellerata di per sé ed ora persino disastrosa in un contesto di estrema difficoltà come quello attuale.

    Va ricordato infatti come il gas che noi importiamo costi più del doppio rispetto al costo pagato dall’utenza croata.

    Ecco quindi come le responsabilità della chiusura, per esempio, per il caro bollette di alcune vetrerie a Burano (Venezia) e di molte aziende tessili che stanno fermando la produzione in quanto la bolletta elettrica le rende anti economiche non nasca solo da un contesto internazionale di estrema difficoltà ma dalla semplice ottusità di chi ci ha governato negli ultimi anni.

    Esponenti politici espressione di quella ideologia ambientalista che non si preoccupa dei disastri economici provocati ma semplicemente  vive di luce propria come unica ragione della propria esistenza ed azione.

  • La democrazia condivisa e Bella ciao

    La democrazia rappresenta una forma di governo basata sulla condivisione di principi e valori da parte di tutta la variegata composizione della cittadinanza. L’Inno nazionale la rappresenta e possiede la funzione di esprimere un senso di appartenenza il più ampio possibile. Bella ciao rappresenta, invece, solo una parte ben definita di questo Paese che si riconosce nei valori della Resistenza, ma forse neppure tutta in considerazione della sua articolata composizione. Questi stessi valori ovviamente non possono venire considerati in antitesi rispetto a quelli democratici condivisi ma di certo rispecchiano una visione di parte quindi risultano divisivi.

    Imporre ora, in quanto la sola richiesta rappresenta già un atto di imposizione, dopo l’Inno nazionale questa Bella ciao rappresenta un atto antidemocratico in quanto esprimerebbe solo la volontà di una parte dei cittadini bypassando il ‘sentiment’ della restante parte di italiani.

    Ancora una volta la democrazia viene intesa da una parte di un preciso ed identificabile schieramento politico come il mezzo attraverso il quale imporre la propria visione ideologica all’intero Paese. Quando il principio stesso della democrazia, basato, si ricorda, proprio sulla condivisione di valori comuni, dovrebbe escludere qualsiasi tentativo di imposizione ideologica esclusiva e divisiva.

    E’ evidente come alla compagine che abbia proposto questa iniziativa sfugga completamente il concetto di democrazia condivisa la quale viene accettata ed utilizzata più come uno strumento per raggiungere i propri obiettivi politici. Una visione, quindi, molto lontana da quella di tutti gli altri italiani che considerano la nostra democrazia come espressione di una felice sintesi di valori condivisi.

  • La Molisana ed il terrorismo mediatico

    La furia iconoclasta, espressione del peggiore e fetido talebanismo identificabile nel “politicamente corretto”, sta massacrando il pastificio italiano
    ‘La Molisana’ per avere inserito all’interno della descrizione delle proprie varietà di paste dei riferimenti al littorio ed al periodo coloniale. E’ evidente anche per un bimbo come questa strategia di comunicazione non rappresentasse alcuna intenzione di proporre una apologia di quei periodi, semplicemente si intendeva offrire un riferimento storico (la storicità rappresenta un plus nella comunicazione) per un pastificio che da sempre utilizza solo grano italiano e rappresenta l’eccellenza del made in Italy nel mondo.

    L’interpretazione malevola e figlia di una mentalità malata, che trova la sponda anche all’interno del parlamento in tale Boldrini Laura, ha spinto la direzione marketing del pastificio addirittura a chiedere scusa per il riferimento, quando avrebbe dovuto tranquillamente ribadire il valore del semplice riferimento storico senza nessun riferimento ideologico. Per esplicita responsabilità di questi integralisti vengono esposti ad un ulteriore fattore di rischio, oltre a quello rappresentato dalla concorrenza nel mercato globale, i 207 dipendenti del pastificio ‘La Molisana’, con le rispettive famiglie, a causa delle follie terroristiche mediatiche che il politicamente corretto ormai esprime. Proprio i ridicoli esponenti di questa nuova politica integralista individuano un soggetto sulla base della propria follia ideologia con l’obiettivo di serrare i ranghi dei fedeli ed ottusi seguaci contro un nuovo nemico che oggi è rappresentato da ‘la Molisana’ e domani magari dal Maggiolino Volkswagen voluto e fabbricato su suggerimento di Adolf Hitler.

    La pochezza culturale di questi esponenti rappresenta la metastasi culturale di persone e leader che non trovando argomenti degni di una elementare attenzione preferiscono combattere l’esistente con il fine cosi anche di omettere la propria incapacità di proporre valori e tematiche attuali e contemporanee.

    Mai come oggi “credere, obbedire, combattere” rappresenta il motto della nuova versione di questo pericoloso movimento politico “politicamente corretto” che si manifesta come una semplice e viscida espressione del vuoto culturale. Ormai il nuovo fascismo viene rappresentato da questo integralismo talebano espressione della furia iconoclasta dei periodi più bui dell’oscurantismo culturale.

  • La mia Italia e la proprietà transitiva ideologica

    Trovo francamente miserabile utilizzare il clamore mediatico di alcuni episodi di cronaca nera per dipingere un quadro degradato del nostro Paese ma soprattutto degli italiani.

    Una tecnica politica rodata da anni e che mira ad affossare e svilire un riferimento (il primo termine di paragone, cioè la cittadinanza italiana) al fine di esaltare, viceversa, la propria differenza (ed ecco il secondo termine) e quindi élite personale, ancora più se politica.

    Risulta evidente come attraverso ogni strumento di comunicazione si cerchi di avviare un processo di identificazione tra il nostro Paese e questi efferati delitti di una banda di criminali o di un fratello intollerante nei confronti dei gusti sessuali della sorella attraverso l’applicazione di una “proprietà transitiva ideologica”, la quale trova la propria giustificazione in un sostanziale disprezzo per il popolo italiano.

    Nonostante questa disgustosa operazione, poi, in ambito prettamente politico, si propone come risposta all’applicazione della proprietà transitiva la propria esistenza politica la quale altrimenti risulterebbe difficile da giustificare ed identificare.

    L’Italia che io conosco e frequento, invece, è un insieme di persone perbene, che lavorano tra mille difficoltà, ma trovano anche il tempo per donare il sangue, amano le persone a loro vicine ma non per questo escludono l’attenzione per quelle a loro lontane.

    Dipingere il nostro Paese attraverso questi efferati delitti rappresenta una visione politica ed ideologica che disprezza la gente comune e che utilizza questi delitti per trovare motivazioni ad una visibilità ma soprattutto ad una propria superiorità ideologica. Considero queste persone delle vere e proprie espressioni della miseria politica ed umana imbevute di una volgare ideologia politica.

    L’Italia che io conosco e frequento è molto diversa da quella che viene dipinta da questi Miserabili.

    Da questa Italia composta da simili sciacalli politici che sfruttano delitti efferati per ergersi a censori e giudici per proporre la propria visione politica ed etica mi allontano sempre più per sentirmi in questo caso veramente diverso.

  • 1945 – 2020: le Foibe, settantacinque anni di inutile storia

    Settantacinque sono gli anni passati dalla fine della guerra fino ai tempi odierni. Anni che hanno permesso al nostro Paese di crescere come democrazia e rientrare nel novero delle società evolute e secolarizzate occidentali. In questo contesto evolutivo, tuttavia, la cultura massimalista comunista rimane semplicemente ed assolutamente fedele a se stessa anche se vestita di un falso progressismo targato Pd. Una dottrina politica che trova nella censura l’espressione di una presunta superiorità ideologica.

    In settantacinque anni di storia democratica del nostro Paese ancora oggi non si intendono comprendere e tanto meno assimilare i valori della Libertà e della tolleranza, soprattutto quando questi risultino espressione di posizioni politiche ed ideologiche contrarie e magari opposte alla propria. Ulteriore dimostrazione di come questa “latitudine” politica non meriti la libertà che il sistema occidentale le ha prima regalato e successivamente permesso di mantenere.

    Ancora oggi nostalgici di una superiorità della ragione statale rispetto alle single opinioni dei cittadini non sono riusciti a raggiungere quel grado di consapevolezza che permetta di apprezzare il piacere di vivere in una società occidentale della quale ogni espressione di pensiero risulti libera quanto tutelata. Quindi, come tale, anche la satira è una libera espressione, alle volte anche estrema e detestabile, della medesima libertà di pensiero.

    Viceversa nulla è cambiato nell’impianto ideologico che include l’utilizzo di una censura la quale invece non potrà mai trovare giustificazione in nome di una qualche ideologia o superiorità delle prerogative statali. La regressione che queste ideologie massimaliste impongono non permettono neppure di comprendere come il ricordo delle Foibe non vada a togliere ma a creare ulteriore spazio alla storia della Seconda Guerra Mondiale e conseguentemente offre il giusto valore ad un dramma per decenni negato. Riconoscimento di un giusto ricordo di un dramma che permetta di completare una visione dei disastri, come dei drammi umani, che la Seconda Guerra Mondiale ha provocato lasciando in eredità un dolore che ancora oggi con difficoltà viene riconosciuto.

    Nonostante qualche timido tentativo di porre rimedio al negazionismo ideologico che ha contraddistinto tutta la sinistra nel suo complesso fino a qualche anno addietro, ancora oggi la censura viene finalizzata ed utilizzata come uno strumento politico. In questo con l’appoggio vergognoso di quei ‘miserabili’ dell’Anpi che finanziano i negazionisti delle Foibe.

    Tutto questo dimostra ancora una volta quanto sia manifesto ma soprattutto presente un massimalismo ideologico negazionista relativamente ai drammi legati alle Foibe. Una  regressione culturale ed ideologica di cui la censura odierna ne rappresenta uno strumento e dimostra come questi ultimi settantacinque anni siano passati inutilmente.

    Francesco Pontelli

    Orgoglioso figlio di Antonio Pontelli, un altrettanto orgoglioso esule Zaratino

     

  • La Cina e la nuova ideologia del comunismo capitalista

    Sostenere la difesa dei diritti umani o la difesa della propria identità e sovranità sono concetti che non vanno d’accordo con una più forte alleanza culturale ed economica con la Cina e con il governo del suo presidente a vita. Abbiamo più volte parlato della capacità espansiva ed egemonica che i cinesi hanno dimostrato di possedere, in varie parti del mondo, ed oggi dobbiamo affrontare un nuovo aspetto e cioè quello ideologico. Mentre il mondo occidentale ha ritenuto una conquista la morte delle ideologie e, non avendo saputo sostituirle con idee e valori, è caduto nel vuoto culturale e politico e nella recessione economica, i cinesi hanno fatto dell’ideologia in divenire il motore del loro sistema politico e sociale.

    Prendendo spunto da un’intervista dello scrittore spagnolo Javier Sierra (5 milioni di libri venduti nel mondo), intervista rilasciata a  Edoardo Vigna e pubblicata da Sette del Corriere della Sera, nella quale Sierra afferma che finite le ideologie le stesse sono state sostituite dall’interesse economico del momento, non possiamo che prendere atto che questo è il motivo principale per il quale il continente europeo si sta frammentando in rivoli di interessi e partiti contrapposti che, minando l’unità di schema e di strategie, ci tiene in  un perenne conflitto interno, conflitto che non ci consente di essere in grado di valutare quali e che tipo di rapporti dobbiamo avere con altri paesi e con altri mondi.

    Sierra parla della continua ricerca di identità dei popoli europei che continua dalla fine della Seconda guerra mondiale, parla del problema scuola e cultura, dell’immigrazione e delle nuove generazioni che sembrano convinte di poter governare disprezzando l’esperienza e le persone con più anni: “i giovani hanno molto da guadagnare dalla politica ma poco da dare, da portare, i politici più anziani possono invece dare molto apporto perché ormai dovrebbero avere  poche ambizioni, non dare valore agli anziani è uno degli errori dell’Occidente”, ha affermato Sierra. Anche queste sue considerazioni, così controcorrente, ci riportano al problema Cina, alla nostra fragilità che ci fa distruggere storia ed esperienza mentre la capacità cinese è in grado di permeare, con la saggezza di Confucio, la nuova ideologia del comunismo capitalista. La Cina è il massimo esempio della capacità di coniugare la libertà d’impresa all’interno di un sistema statale centralizzato. Pensieri e considerazioni sui quali veramente è impossibile immaginare che si possano trattenere, anche per poco tempo, i pensieri dei nostri rappresentanti di governo e di opposizione, pensieri per altro e considerazioni che non siamo in grado di fare renderanno gli accordi tra Italia e Cina non una opportunità ma un’ulteriore spinta negativa sia alla nostra economia che alla nostra libertà e identità. Ci dovranno poi spiegare i rappresentanti di governo quali accorgimenti metteranno in essere per evitare che dai porti già di predominio cinese e di quelli che presto lo diventeranno, Genova, Trieste, Palermo, continuino ad entrare merci illegali e merci contraffatte che già da anni hanno invaso il nostro mercato mettendo in ginocchio diversi settori dell’economia italiana.

Pulsante per tornare all'inizio